Una verità europea per la strage di Ustica del 27 giugno 1980. La chiede la presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Daria Bonfietti, che il 30 novembre sarà a Bruxelles per incontrare alcuni europarlamentari di Francia, Inghilterra, Germania e Belgio, tutti i paesi nei confronti dei quali l’Italia ha avviato richieste di informazioni tramite rogatoria, rimaste per lo più inevase. L’incontro con i parlamentari francesi, inglesi, tedeschi e belgi è stato organizzato da tre europarlamentari del Pd, David Sassoli, Salvatore Caronna e Sergio Cofferati. Lo spiega la stessa Bonfietti, oggi a Bologna in San Giovanni in Monte per un convegno sulle stragi.
“Andremo a Bruxelles il 30 novembre. Dobbiamo dire grazie agli europarlamentari Sassoli, Caronna e Cofferati, che hanno ascoltato la nostra richiesta e ci hanno organizzato un incontro con alcuni parlamentari degli stati europei destinatari di rogatorie inevase”, spiega Bonfietti. Ad ascoltare le richieste dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica, ci saranno esponenti parlamentari di Francia, Inghilterra, Germania e Belgio, quest’ultimo “‘unico paese che ci ha risposto qualcosina alla rogatoria”. Che cosa gli chiederete? “Cosa sono disposti a fare per darci le risposte che vogliamo e che chiediamo da 31 anni. Cercheremo di capire con loro quali azioni possono intraprendere, l’importante è fare qualcosa”.
Le possibilità sono tante, spiega Bonfietti, si va da una semplice petizione ad una risoluzione, da un documento condiviso fino alla più corposa idea di avviare una commissione d’inchiesta europea, lanciata dall’associazione dei familiari un paio di mesi fa dopo la sentenza del giudice civile Paola Proto Pisani di Palermo, che ha stabilito un maxi-risarcimento per alcuni familiari e che ha ribadito le parole del giudice Rosario Priore circa la ‘guerra aerea’ che quella sera si combatté sui cieli di Ustica.
“L’importante è fare qualcosa, ci diranno loro cosa è meglio fare e soprattutto cosa sono disposti a fare, a noi basta che qualcosa si faccia”, conclude Bonfietti.
Dire, 7 novembre 2011 [link originale]