8 agosto 1988. Sono passati otto anni dal disastro di Ustica. Il giudice istruttore dell’epoca, Vittorio Bucarelli, emette un decreto di sequestro relativo a tutta la documentazione disponibile presso l’Aeroporto di Grosseto: personale in servizio la sera del 27 giugno 1980, piloti alzatisi in volo e qualunque altra evidenza possa contribuire alle indagini. Il decreto viene eseguito dai carabinieri quattro giorni dopo, il 12 agosto 1988. A Grosseto hanno sede il 9° e il 20° Gruppo dell’Aeronautica militare. Il 9° è un Gruppo operativo, il 20°, invece, è un Gruppo addestrativo. Da quei documenti emerge che, in concomitanza con il volo del DC9 I-ITIGI, tra le 19.30 e le 20.50, erano in missione, a bordo di tre diversi aerei, cinque piloti tutti appartenenti al 20° Gruppo. Si trattava degli Istruttori, Mario Naldini ed Ivo Nutarelli (sullo stesso TF104 biposto), e del loro allievo, Aldo Giannelli (che volava, in coppia con gli istruttori, su un altro aereo). Su un altro TF104, sempre biposto, volavano, impegnati in un’altra missione, l’istruttore Giovanni Bergamini e l’allievo Alberto Moretti. Tre di Loro, Naldini, Nutarelli e Moretti, a distanza di un anno saranno trasferiti al 313° Gruppo, di stanza a Rivolto, il gruppo delle Frecce Tricolori. Nessuno può immaginare il tragico destino che attende Naldini e Nutarelli, solo 16 giorni dopo l’esecuzione del decreto di sequestro. Moriranno in quella che sarà ricordata come la più grande tragedia accaduta durante un’esibizione della nostra Pattuglia acrobatica, a Ramstein, Germania Federale. Nel 1988, tuttavia, si sa già, grazie all’analisi dei tracciati radar, che una coppia di aerei della nostra Aeronautica militare, nei primi minuti di volo del DC9, quando questi si trovava sui cieli della Toscana, aveva volato di conserva all’I-TIGI, molto vicino ad esso e fuori dalla zona assegnata agli aerei militari. Già da anni si è acquisita una telefonata, partita dal Centro di controllo del traffico aereo di Ciampino, nel corso della quale un controllore, molto allarmato, chiede che vengano fatti rientrare due aerei militari che interferiscono col traffico civile in discesa sull’Ambra 14, l’aerovia civile percorsa in quel momento dal volo Itavia. Già da anni è nota la presenza di un aereo radar AWACS in volo sull’Appennino tosco-emiliano. Così come da anni è noto l’allarme, codice 7300, lanciato da uno dei TF104 in volo quella notte (quello di Naldini e Nutarelli). E alcune domande rimangono ancora oggi sospese in aria. Perché impiegare ben otto anni per spedire i carabinieri a sequestrare quei documenti? Cosa avrebbero detto proprio Naldini e Nutarelli se fossero stati interrogati? Cosa sanno, ancora oggi, gli altri tre piloti del 20° gruppo che erano in volo quella notte? Cosa riferirono al loro comandante atterrando a Grosseto? Sono passati 25 anni da Ramstein e 33 da Ustica, ma c’è ancora tempo per rispondere a queste domande.