Tuttavia la realtà dei fatti è un’altra. Le rogatorie trasmesse alla Francia dal 6 luglio 1990 al 18 dicembre 1997 sono complessivamente 13, più un supplemento datato 30 marzo 1992. In un’altra lettera, inviata l’8 giugno 1996 all’allora ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, il giudice Rosario Priore scriveva: “le rogatorie alla Francia – in numero di 11, dal 06.07.90 al 15.01.96 – hanno avuto risposte in gran parte negative, o perché totalmente negative o perché negative nelle parti di maggior rilievo. Quella datata 29.10.90 ha avuto una esecuzione del tutto inadeguata quanto alla visione dei reperti e alla collaborazione degli esperti francesi, come si legge dalla relazione di questo ufficio datata 05.10.92. Quelle datate 06.07.90, 18.12.90 e 13.06.94 hanno avuto risposta totalmente negativa. Di quelle datate 15.05.92, 16.05.94 e 15.01.96 non si è avuto nemmeno segnalazione di ricezione.”
Riassumendo:
1) 06.07.90 – Risposta: 26.07.90 negativa
2) 29.10.90 – Risposta: 17.09.90 parziale
3) 18.12.90 – Risposta: 28.12.90 negativa
4) 14.02.92 – Risposta: parziale e negativa
4) 30.03.92 – Risposta: parziale e negativa
5) 15.05.92 – Risposta: parziale
6) 21.07.92 – Risposta: completa
7) 27.03.93 – Risposta: negativa
8) 29.04.93 – Risposta: negativa
9) 16.05.94 – Risposta: 30.07.96 negativa
10) 13.06.94 – Risposta: negativa
11) 02.01.95 – Risposta: 30.07.96 negativa
12) 15.01.96 – Risposta: nessuna
13) 18.12.97 – Risposta: parziale
Dagli atti dell’istruttoria emerge anche altro. Il 4 settembre ’86 il SISMI, con una missiva a firma dell’ammiraglio Fulvio Martini, rivolgeva una richiesta di informazioni al suo omologo francese che appena 14 giorni dopo si affrettò a comunicare a Forte Braschi che la caduta del DC9 non costituiva un “affaire de terrorisme” e pertanto il controspionaggio d’Oltralpe non disponeva di alcuna informazione. Sappiamo bene, invece, che proprio il SISMI interessò subito lo SDECE e che il generale Giuseppe Santovito, allora direttore del nostro Servizio segreto militare, si recò addirittura in visita dal suo omologo francese, Alexandre de Marenches, per parlare della strage di Ustica.
Nell’estate del ‘90 la Commissione Stragi, con l’ausilio del Ministero della Difesa, tramite lo Stato maggiore dell’Aeronautica, richiese all’Ambasciata francese di Roma ogni notizia disponibile sulla portata dell’apparecchiatura radar dislocata nella Corsica meridionale all’epoca della strage. L’Addetto militare, colonnello Varizat, il 28 novembre dello stesso anno rispondeva che l’incidente era avvenuto fuori delle normali ore di lavoro dell’aerobase di Solenzara situata nella Corsica meridionale. I radar avevano interrotto la loro attività operativa e comunque la portata delle apparecchiature era limitata al litorale orientale della Corsica. Quindi nessun velivolo dell’Armée de l’Air era presente nella zona quando è avvenuto l’incidente. Gli italiani la bevono così, anche se la risposta di Palazzo Farnese era, ed è ancora oggi, assai discutibile.
Rimane poi la testimonianza del generale dei carabinieri Nicolò Bozzo, stretto collaboratore di Carlo Alberto Dalla Chiesa, che il 27 giugno era in vacanza proprio in Corsica, in un albergo adiacente la base di Solenzara. L’alto ufficiale testimonierà di aver visto decollare e atterrare aerei francesi, tedeschi e belgi, fino alle 23 circa del 27 giugno 1980. Bozzo, ancora oggi, è l’unico testimone oculare in grado di smentire le autorità francesi sull’orario di chiusura della base di Solenzara.
I francesi fanno sapere anche che nessuna nave si trovava il 27 giugno vicina al punto del disastro, tra Ponza e Ustica. Trasmettono a Roma anche la copia dei documenti di bordo delle due portaerei in servizio nel 1980: la Foch e la Clemenceau. E sempre dagli atti dell’istruttoria emerge un altro particolare. I documenti delle due navi vengono mostrati da Priore al Capitano di Fregata della Marina militare italiana, Giuseppe Cavo Dragone, il quale nota delle inesattezze. Per quanto riguarda la Foch: “al foglio 2d relativo alla giornata del 28.06.80 del “giornale di bordo” è riportata una registrazione che erroneamente si riferisce al sabato ove in effetti è da imputarsi alla giornata di domenica 29.06.80”. Per quanto riguarda la Clemenceau: “il “giornale di bordo” presenta una inesattezza finale, infatti le registrazioni relative al sabato 28 giugno vengono erroneamente imputate alla giornata di domenica”. Due navi diverse, due errori simili sullo stesso documento (il “giornale di bordo”).
In ultimo nulla dicono i francesi in merito alle notizie richieste dalle autorità italiane su tre aerei decollati dalla Francia, due il 27 giugno, e uno il 18 luglio (data ufficiale della caduta del Mig libico sulla Sila). Questi aerei – registrazione 5A-DGO, 5A-DBY e 5A-DCK – attraversarono lo spazio aereo italiano e maltese diretti in Libia. Uno di questi, il 5A-DCK lo ha rintracciato stragi80.it e vola ancora oggi. E’ un Corvette Aerospatiale immatricolato (registrazione F-ODIF) e prodotto in Francia.