Ustica si è portata via i miei genitori, trent’anni fa. Vorrei, con serenità, perlomeno con quella che riesco ad avere, rispondere alle dichiarazioni fatte lunedì a Bologna dal Senatore Carlo Giovanardi.
Se è vero che la verità la aspettiamo da trent’anni, e se pure è vero che ci sono delle sentenze di assoluzione e che i dubbi e le incertezze sono di molto superiori alle certezze, non si può negare che, comunque, l’immenso lavoro di un magistrato coraggioso, il giudice Rosario Priore, ha posto dei punti fermi sulla vicenda. Brandelli di verità, piccoli squarci di luce in trenta anni di buio, ma dati incontestabili. Ne elenco qualcuno.
Nella toilette del Dc9 non c’era alcuna bomba. Ad affermarlo sono i periti che hanno redatto la perizia balistico esplosivistica. Furono fatte prove di scoppio e simulazioni al computer. Tutte hanno dato esito negativo. Non ci sono segni di esplosione in nessuno dei reperti recuperati ed appartenenti alla toilette del Dc9. Non ci sono segni di esplosione sul lavello, sulla tavoletta del water, sul tubo di lavaggio del serbatoio wc. Non ci sono schegge o fori di scheggia, non ci sono tracce di esplosivo, niente di niente.
Così concludono i periti: “In base ai dati e alle relative considerazioni sopra riportate si può concludere che l’esplosione di un ordigno all’interno dell’aereo può essere considerato, “allo stato attuale”, come evento con scarsi riscontri obiettivi e quindi estremamente improbabile”. Ma l’esplosione è esclusa anche dal collegio metallografico e frattografico. Il senatore Giovanardi afferma che nessun aereo volava nelle vicinanze dell’I-TIGI. È falso. Nel 1997 gli esperti della Nato forniscono ai magistrati i seguenti elementi. C’era una portaerei nel Tirreno. Ci sono due F104 italiani che per 9 minuti volano paralleli al Dc9, sull’aerovia ambra 14, in perfetta posizione di osservazione e che per due volte lanciano un allarme generale che viene recepito dai centri della difesa aerea; su questa circostanza la nostra Aeronautica non ha mai dato spiegazioni. C’è un aereo Awacs che vola sull’Appennino. Ci sono inoltre i caccia francesi che il generale dei Cc Nicolò Bozzo vede decollare dalla Corsica.
È la Nato, dunque, a descrivere quello scenario di guerra che il giudice Priore riporta nella sua sentenza ordinanza. Non voglio dilungarmi oltre. Al senatore Giovanardi voglio solo ribadire che non posso che credere a Priore, alla sua ricostruzione frutto d’un lavoro enorme, meticoloso e, soprattutto, coraggioso.
di Elisabetta Lachina, la Repubblica Bologna del 24 novembre 2010