“Una grande gioia”, che però “arriva tardi, ora mio padre non c’è più”. Lo dice all’ANSA Luisa Davanzali, figlia di Aldo, l’imprenditore marchigiano fondatore dell’Itavia dopo che la Cassazione ha sancito l’obbligo per i Ministeri delle Infrastrutture e della Difesa di risarcire la compagnia aerea fallita dopo l’abbattimento del suo Dc9 caduto in mare il 27 giugno 1980 con 81 vittime nella rotta Bologna-Palermo. Luisa è interessata da questo procedimento come azionista della società in amministrazione straordinaria. Ma insieme alla sorella Tiziana non si è mai rassegnata alla fine di una compagnia che “era un gioiello, una pioniera del volo low cost, oggi sarebbe come Ryanair”, una fine che ha travolto Aldo, un imprenditore noto ad Ancona per i rimorchiatori al porto, la sua famiglia e 1.200 dipendenti. “Mio padre non ci ha fatto mai mancare nulla – ricorda oggi Luisa – ma per anni siamo vissuti ai margini della società” perseguitati dal sospetto che la sciagura di Ustica fosse stata causata da un guasto del Dc9. Gli eredi si sono visti dare ragione dalla Cassazione anche in un altro procedimento per ottenere i danni morali e materiali: la quantificazione è prevista a metà luglio. Luisa in questi anni ha avuto accanto “mia figlia Chiara, alcuni amici…”. Con i soldi “voglio fondare una compagnia aera, il primo velivolo si chiamerà ‘Aldo Davanzali'”. La sentenza di oggi, osserva l’editrice Valentina Conti (Affinità elettive), che ha pubblicato un libro sulla tragedia di Ustica dal punto di vista dei lavoratori dell’Itavia, “è anche un riconoscimento per gli oltre mille dipendenti dell’azienda”, “vittime collaterali” secondo Luisa. (ANSA)