Cariati Nicola, era nel 1980 maresciallo dell'Arma dei Carabinieri, comandante del Nucleo Operativo della Compagnia di Crotone. Intervenuto in Castelsilano dopo la segnalazione del rinvenimento del MiG libico, è stato indiziato di falsa testimonianza e favoreggiamento essenzialmente al riguardo dell'attività collaborativa prestata nella vicenda al diretto superiore capitano Inzolia.
E' stato escusso in data 01.04.87, 12.11.93 e 06.07.94. Nel corso di questi atti dichiarava di non aver raggiunto Castelsilano il giorno in cui fu rinvenuto il MiG23, ma il giorno dopo (19.07.80), quando fu incaricato, unitamente al collega Raimondi, di interrogare la sig.ra Carchidi, la donna che aveva visto un velivolo in difficoltà nei pressi del luogo ove fu rinvenuto il MiG. Ricordava altresì di aver visto alcuni pezzi dell'aereo, ma di non averli riconosciuti.
Era stato comandato di servizio anche il giorno del disseppellimento e dell'autopsia del cadavere del pilota libico (23.07.80). In merito ricordava di non aver portato l'attrezzatura fotografica e di aver accompagnato in quella circostanza il capitano Inzolia. A proposito di quest'ultimo, rammentava che egli aveva presenziato all'autopsia solo per brevi periodi, in quanto spesso era uscito fuori dal locale del cimitero, per intrattenersi con i propri collaboratori.
Si deve rilevare che il capitano Inzolia, nel corso dell'interrogatorio del 13.07.92, su tale circostanza dichiarava: "Preciso che durante l'autopsia io sono rimasto sullo spiazzale antistante ... del cimitero, a parlare con il giornalista della RAI Emanuele (Giacoio)..."; "Da Catanzaro vennero i marescialli Casalino ed Lo Giacco".
Il Cariati, nelle sue dichiarazioni, affermava che il giorno dell'autopsia oltre ai Carabinieri e ai medici, erano presenti anche altre persone, di cui non ricordava - o non voleva riferire - chi fossero e se erano in divisa o in borghese. Aveva memoria, però, dell'arrivo di un'automobile dell'Aeronautica, con targa militare, con a bordo quattro persone. Ma non è stato in grado di riferire sulle attività specifiche poste in essere all'interno del cimitero ove erano in corso gli esami autoptici.
Non ricordava se presso il Comando della Compagnia di Crotone erano stati depositati oggetti o documenti rinvenuti sul luogo dell'incidente. Non aveva mai accompagnato ufficiali libici o americani sul luogo. I rilievi fotografici erano stati eseguiti dal Reparto Operativo CC. di Catanzaro.
Questo comportamento in sede testimoniale, - specialmente in relazione al delicato profilo delle effettive attività peritali sulla salma del pilota - induceva l'Ufficio ad indiziarlo di falsa testimonianza e favoreggiamento personale presumendo che celasse fatti e circostanze a sua conoscenza e intendesse aiutare il capitano Inzolia ad eludere le investigazioni.
La perquisizione eseguita nei suoi confronti in data 26.10.95, dava esito negativo.
Al termine dell'istruttoria deve dirsi però che nessun elemento concreto è emerso dagli atti a suffragare la falsità delle sue dichiarazioni davanti questo GI o condotte di favoreggiamento. Non si deve pertanto promuovere alcuna azione penale nei suoi confronti.
Cogliandro, ufficiale dell'Arma dei Carabinieri è stato nel Servizio militare dal giugno del 63 al dicembre dell'82 (SIFAR-SID-S.I.S.MI), rivestendo incarichi di particolare rilevanza: Capo della Segreteria dell'Ufficio "D" dal 66 al 71 e Capo del Raggruppamento Centri CS di Roma dal novembre 74 al giugno dell'82. Era in quest'ultima struttura, particolarmente importante e delicata sotto il profilo informativo/operativo, al tempo della caduta del DC9 dell'Itavia nel Tirreno e del MiG libico a Castelsilano.
Va rilevato innanzitutto che Cogliandro sulla base di disposizioni emanate dal Direttore del Servizio Santovito riferiva direttamente a quest'ultimo e non a Notarnicola, avviando così una deviazione dei meccanismi interni al Servizio che non gioverà di certo al conseguimento degli obiettivi istituzionali del Servizio stesso. Tale rapporto privilegiato, oltre ad aver trovato conferma nelle indagini avviate dopo lo scandalo P2, a seguito del quale fu interrotta tale relazione con l'allontanamento prima di Santovito e poi dello stesso Cogliandro, ha trovato ulteriore conferma nella scoperta di un archivio parallelo gestito direttamente da quest'ultimo. E' lo stesso Cogliandro ad ammettere l'anomalo rapporto osservando che da esso derivarono problemi con il colonnello Notarnicola (v. esame Cogliandro Demetrio, GI 17.05.95).
L'interesse sulle attività di Cogliandro trae origine: 1) da alcune informative originate dal Raggruppamento Centri CS di Roma, a sua firma, concernenti la vicenda di Ustica e trasmesse alla Direzione del Servizio nella prima decade di luglio del 1980; 2) dalla competenza che il Raggruppamento aveva sulla attività di controspionaggio sulla Libia ed in particolare sulla dissidenza libica presente in Italia e sui terroristi libici dei Servizi Speciali.
In relazione all'attività informativa sull'evento, il Raggruppamento Centri CS risulta aver trasmesso alla 1ª Divisione del S.I.S.MI il foglio nr.4285/6-S datato 1 luglio 80 con allegato un appunto, a firma del colonnello Cogliandro, in cui veniva elencata una serie di notizie e di valutazioni tra le quali "si ritiene che una possibile ipotesi sia quella del distacco del cono terminale della coda del DC9 a seguito del quale l'aereo, per un fenomeno di pressurizzazione, si sia spezzato provocando la rottura immediata di tutti gli strumenti radio di bordo e quindi il silenzio più assoluto e l'impossibilità del pilota di segnalare quanto di drammatico si stava verificando". Notizie, queste, che nulla aggiungevano a quanto già la Direzione del Servizio non sapesse, tantochè il tenente colonnello Alloro ritenne opportuno annotare di proprio pugno sul foglio "Ad onor del vero i giornali sono stati più dettagliati e più precisi anche in data antecedente al 1° luglio".
L'11 luglio 80 la stessa informativa viene trasmessa su disposizione del Direttore del Servizio, generale Santovito, al Ministro della Difesa, Lelio Lagorio, ed al Segretario Generale del CESIS, Walter Pelosi.
Il 2 luglio successivo il colonnello Cogliandro con foglio nr.4293/S trasmette alla 1ª Divisione altra informativa in cui riferisce notizie apprese da "fonte occasionale in ambienti stampa" relative alla sciagura dell'aereo dell'Itavia. In particolare la fonte avrebbe detto di avere appreso "in ambienti delle Partecipazioni Statali, che sarebbe stato un giornalista dell'entourage di Bisaglia a inventare la notizia dell'attentato con una bomba che recava con sé un terrorista di destra" e che l'indicazione del nome del terrorista di destra adattabile allo scopo era stata fornita da ambienti del Ministero dell'Interno o della Questura. Viene infine riferito che all'Itavia sarebbero stati legati sia Bisaglia che Bubbico ed altri personaggi non meglio indicati della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista.
Anche su questo documento la 1ª Divisione appone un'annotazione in cui
rimarca il fatto che le Era già morto nella sua auto quando sono arrivati i carabinieri: si tratta di una guardia giurata di Tornimparte in servizio presso "I magazzini del Popolo" di Borgorose. Ieri notte, intorno alle 2, S.C. 32 anni, in servizio all'istituto viterbese "Security Group", doveva vigilare nel centro commerciale ma un collega lo ha trovato morto nei pressi del supermercato. Un tubo era collegato dalla marmitta all'abitacolo. Il corpo della guardia giurata si trova ora a disposizione dell'autorità giudiziaria nell'obitorio del "De Lellis".
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