La linea seguita da Abate, assistent dell'Interceptor Controller o assistente guida caccia, sin dal suo primo esame testimoniale e poi, una volta che é stata esercitata l'azione penale, negli interrogatori, é stata quella dell'assoluta reticenza. La sua posizione, come del resto quella degli altri coimputati, va analizzata nel dettaglio.
Già nel primo esame innanzi al PM di Marsala prende le distanze dagli altri, osservando che le sue mansioni attenevano non già alla sorveglianza aerea, ma al controllo ed alla assistenza del traffico militare. Su ciò verrà smentito in quanto sia dalle registrazioni telefoniche che dall'attività svolta alla console dell'IC sarà accertato che egli, invece, ha avuto un ruolo di rilievo. Anch'egli riferisce che fu Ciampino a chiedere notizie del DC9. Su questo verrà smentito in quanto verrà accertato che fu Punta Raisi invece a chiedere per prima notizie sul DC9 (v. esame Abate Pasquale, PM Marsala 30.05.88). Conferma a questo Ufficio le scarne dichiarazioni rese a Marsala, precisando che nulla sapeva dire sull'avvistamento radar del DC9 né sulla sua identificazione. Verrà smentito anche su questa affermazione. E' sufficiente scorrere le telefonate registrate laddove l'imputato conversa con gli altri siti e fornisce indicazioni sull'avvistamento del DC9 prima del disastro (v. esame Abate Pasquale, GI 03.06.89).
Divenuto imputato conferma, protestandosi innocente, le precedenti dichiarazioni. Precisa che la sua attività si svolgeva in una stanza diversa della sala radar; osserva di non ricordare l'orario in cui giunse la telefonata proveniente, o da Roma, o da Palermo, concernente la prima richiesta di notizie sul DC9; precisa, comunque, che si trovava in collegamento telefonico con l'IO, Loi (v. interrogatorio Abate Pasquale, GI 26.09.89).
Interrogato a distanza di tempo, nell'esperimento giudiziale a Marsala, si limita ad affermare che quella sera era presente in sala operativa con il compito di assistente al FA ed all'IC, insieme a Vitaggio. Osserva - così modificando le precedenti dichiarazioni nelle quali aveva sempre tenuto a precisare che il suo compito era soltanto quello attinente alla assistenza e alla sorveglianza degli aerei militari - che il suo compito era di rispondere al telefono - mantenendo così il contatto con l'esterno - e compilare il registro dell'IC (v. esperimento giudiziale, GI 11.10.95).
Si é già avuto modo di rilevare la singolarità di quanto annotato sul registro che invece di contenere soltanto i fatti legati all'attività propria del guida caccia contiene anche le notizie ricevute e trasmesse sul DC9 Itavia. Così come si é avuto modo di rilevare lo strappo della pagina immediatamente precedente al giorno 27 giugno 80. Peraltro, le notizie sulla scomparsa del DC9 riportate sul registro da Abate risultano imprecise. La prima notizia viene registrata come proveniente da Ciampino, la seconda da Punta Raisi. Verrà invece accertato il contrario. Anche gli orari ivi riportati risulteranno difformi da quelli reali.
Interrogato asserisce di non conoscere il motivo per il quale il foglio risulta strappato. Relativamente al "Check Radio con JM 169" riportato nel registro alle ore 19.42 dichiara che si trattava di un aereo americano, di cui però non ricorda o non vuole ricordare il modello . In relazione alla richiesta rivolta al sergente Maggio di recarsi in sala operativa "per fare quella cosa che ha detto il capitano Ballini", tenta di far credere che l'intervento di Maggio, tecnico permutatore, fosse probabilmente da collegare "a qualche collegamento che non andava" (v. interrogatorio Abate Pasquale, GI 12.10.95). Subito dopo il confronto viene chiamato telefonicamente da Muti, come appare nella relativa posizione. Interrogato il giorno successivo, l'atto non sortisce migliore esito. In relazione al sergente Maggio non esclude che la chiamata fosse per fare una partita a carte. Nonostante gli vengano fatte ascoltare le conversazioni telefoniche di quella sera, dichiara di non ricordare trincerandosi dietro al fatto che sono passati oramai quindici anni dagli eventi (v. interrogatorio Abate Pasquale, GI 13.10.95). Anche lui, sulla linea degli altri imputati, non ricorda la presenza di Del Zoppo in sala né che fosse stata fatta una riduzione dati. Riconosce la propria voce nelle telefonate registrate, ma fornisce soltanto interpretazioni inattendibili sul contenuto. E' indubbio che Abate quella sera é l'interlocutore del sito di Marsala che parla della scomparsa del DC9 sia con Sasso che con Barca. L'imputato ammette la circostanza - non potrebbe farne a meno in quanto ciò risulta palesemente dalle conversazioni telefoniche registrate sul canale di Marsala (basta rammentare la lunga conversazione con Attanasi di Martina Franca) - dichiarando "non potevo far parlare Vitaggio che non sapeva niente. Cioè che non aveva seguito la cosa". Diverse invece erano state le sue affermazioni nella prima fase dell'istruttoria. A contestazione del ruolo tenuto quella sera che sembra porsi al di sopra degli ufficiali, risponde che lui era l'assistente e che pertanto ciò era ovvio, osservando, peraltro, che le assenze di Ballini erano soltanto "coincidenze" (v. interrogatorio Abate Pasquale, GI 03.01.96).
Relativamente alle assistenze ai velivoli militari nulla ricordava, pur riconoscendo la propria grafia nelle registrazioni apposte sul registro dell'IC, così come riconosce la propria sigla apposta sul modello FLAS relativo ad un velivolo POD06 al quale era stata fornita assistenza alle ore 22.00.
Posto a confronto con Ballini, alla contestazione della conversazione telefonica con il sergente Maggio, dichiara di non ricordare il motivo della richiesta della presenza di quest'ultimo in sala operativa. Ciò ribadisce nonostante che Ballini avesse oramai ammesso che la richiesta di Maggio, con molta probabilità, era legata alla esigenza di ascoltare le registrazioni TBT di quella sera (v. confronto Abate/Ballini, GI 02.02.96).
Un ulteriore confronto con il guida caccia Muti nel tentativo di chiarire le circostanze di tempo in cui Abate consegnò la fotocopia della pagina del registro dell'IC a quest'ultimo, non sortisce effetto. Abate non ricorda la circostanza e fornisce solo risposte mendaci, nonostante la prova certa che la fotocopia é stata fatta sicuramente prima dell'annotazione concernente la copia per Ballini nell'86; annotazione che invece manca nell'esemplare consegnato a Muti (v. confronto Abate/Muti, GI 02.02.96).
In conclusione si può affermare che l'imputato ha mentito sia nella prima fase dell'istruttoria che nella seconda. Prima come teste e poi come imputato. Pertanto anche da lui non é giunto alcun contributo all'accertamento della verità.
Ma anche al riguardo delle sue imputazioni valgono le considerazioni scritte nella parte in diritto e pertanto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Anche la linea seguita da Ballini, capo controllore ovvero Master Controller, sin dal suo primo esame testimoniale e quindi negli interrogatori, é stata quella dell'assoluta reticenza. Nulla dice di utile, in genere mente su quasi tutte le circostanze riferite e allorché viene convocato dalla Commissione Stragi, si avvale, ad imitazione di Salmè, della facoltà di non rispondere.
Afferma che per le esercitazioni si usano nastri vergini, mentre secondo la prassi essi venivano periodicamente riciclati; non solo: le perizie hanno accertato che quello usato quella sera vergine non era. Afferma che il nastro comincia a registrare solo quando vede la prima traccia e per questa ragione son passati alcuni minuti, confondendo tra 19.00 e 19.04, gli orari di inizio della Synadex, e quelli di prima traccia registrata, cioè 19.04 e 19.12. Non si é nemmeno premurato, egli che era il Master Controller, di prepararsi su questi dati fondamentali per la ricostruzione degli eventi. Afferma quindi di aver risposto a 19.15, a Roma-Controllo che gli aveva richiesto notizie sul DC9, di non aver notizie e di non essere in grado di darne. Tutto ciò in pieno contrasto con quanto dichiarato da Carico ed accertato dai dati radar. Afferma di aver dato, a quasi cinque-sei minuti di distanza dalla comunicazione di Roma-Controllo l'ordine, temendo una situazione di emergenza, di sospensione dell'esercitazione, e quindi a 19.20-19.22. Afferma, quasi senza tema di smentite "Il lasso di tempo intercorrente tra le 19.22 e le 19.49, cioè tra l'orario in cui fu disposto il ritorno alla situazione reale da quella simulata e l'inizio delle registrazioni sul nastro della situazione reale é dovuto al tempo necessario per compiere una serie di operazioni e per adottare opportuni accorgimenti... . Dalla situazione reale alla situazione simulata si passa molto più facilmente ed in tempo notevolmente minore di quello necessario per le operazioni inverse". Su tutto é stato smentito. Di più, egli all'epoca opponeva segretezza su ambiti mai stimati tali. "Non credo di essere autorizzato a riferire su queste procedure che hanno comportato il trascorrere del tempo indicato. Posso solo far presente - ribadisce - che tale tempo é assolutamente necessario e ben difficilmente lo si può contenere entro termini più ristretti". Ma prima di allontanarsi - quasi preconizzando che la vicenda non si sarebbe chiusa, per effetto delle menzogne sue e di altri, nel volgere di breve tempo - spontaneamente aggiunge "Ricordo di aver saputo da alcuni colleghi che sui nastri consegnati alla magistratura risultava qualche traccia dell'aereo scomparso" (v. esame Ballini Adulio, PM Marsala 17.11.80).
Sentito nuovamente a distanza di sei anni, conferma nei punti essenziali le precedenti dichiarazioni, aggiungendo qualche dato frutto di limitata conoscenza del sistema e di ordinaria pratica, sul Nadge e sulle modalità di svolgimento dell'esercitazione quella sera. Anche queste novità saranno poi smentite dagli accertamenti nel prosieguo dell'istruttoria. Aggiunge altre falsità a quelle già dette nel precedente esame. Si dice certo che le consoles - dieci per l'esattezza - all'ora del disastro fossero tutte in funzione. Lasciò in funzione una o due consoles a operatori che lavoravano in manuale. Non sa spiegarsi come mai i nastri usati per la Synadex non fossero vergini. Pur confermando che la notizia di aver saputo dall'esterno (ma ora non è più certo se fosse Roma o Palermo) che la traccia del DC9 non era più sotto controllo, non é più sicuro su chi avesse dato l'ordine di sospensione dell'esercitazione, se egli stesso o il SOC di Martina Franca. Non sa dire cosa avviene riguardo ai nastri. Ancora senza tema di smentite ha il coraggio di affermare che "dalla registrazione delle tracce radar si può ricavare soltanto la notizia se trattasi di aereo amico o no, ma non la nazionalità né il tipo di velivolo". Pur avendo dichiarato che quel giorno non si erano rilevate anomalie o disfunzioni nel funzionamento del radar, allorché gli si contesta una traccia, con quota elevata e bassissima velocità, a circa 100 miglia di distanza dal luogo del disastro, trasferita dal controllo automatico a quello manuale ma non più aggiornata dall'operatore, immediatamente, accampa che "trattasi di un'anomalia del sistema Nadge non impiegato in pratica".
Quando poi gli si contesta che dal tabulato emergono alcune tracce che in base al loro codice dovrebbero essere simulate, risponde che è normale che sulla registrazione del simulato possano sovrapporsi tracce simulate o reali, in quanto "il calcolatore conserva la memoria di quelle reali per un certo lasso di tempo e continua a trascriverle fino a quando non si estinguono automaticamente perché friendly e per interruzione manuale" (v. esame Ballini Adulio, GI 15.10.86).
Ballini viene nuovamente sentito dalla Procura di Marsala subito dopo la nota trasmissione di Telefono giallo dedicata ad Ustica. Anche in questa sede dichiara di non ricordare quale fosse la forza presente quella sera, e a proposito della vicenda dell'interlocutore telefonico di Telefono Giallo, pur ammettendo che si trattava di voce a lui familiare, non sa, o non vuole identificarla (v. esame Ballini Adulio, PM Marsala 08.06.88).
A distanza di qualche tempo da questo verbale il Ballini diviene imputato ed in tale veste interrogato. Conferma, protestandosi innocente, tutte le sue precedenti dichiarazioni. Stima, a domanda sul perché il radar di Marsala non avesse registrato la traiettoria del velivolo che si suppone, a causa delle dimensioni e della velocità, militare, visto dal radar civile di Ciampino, che quel radar militare non avesse "avvistato alcunchè ovvero che non esistesse nulla da avvistare". Alle contestazioni di parte civile e di PM più volte non ricorda; spiega che l'inesistenza di trascrizioni manuali nel tempo di esclusione dall'automatico può essere stata determinata dalla mancanza di tracce significative, senza escludere però la possibilità di avvistamenti di aerei amici, non sottoposti nel fonetico manuale a procedure di inizializzazione. Due domande, le cui risposte potrebbero essere state di rilievo, all'epoca non furono ammesse: quella sugli altri radar militari che oltre Marsala avrebbero potuto avvistare la traccia del DC9 e quella sul termine del servizio da parte di esso imputato al mattino successivo al disastro (v. interrogatorio Ballini Adulio, GI 25.09.89).
A confronto con Carico, che riferisce versione completamente diversa dalle vicende di quella sera, di gran lunga più conforme a verità e prossima alla ricostruzione obiettiva di esse, quale si desume dai dati radar di quel sito, ribadisce la sua versione, appellandosi alle registrazioni delle telefonate, che nulla dicono sui tempi della cognizione della scomparsa, ma anzi per più versi indicano che i fatti si svolsero secondo una sequenza contraria a quella da lui sostenuta. Che la sua versione sia difficilmente sostenibile, poi, egli stesso lo percepisce verso la parte finale del confronto, lì ove afferma che si accertò solo che i posti assegnati fossero tutti coperti, senza preoccuparsi che coloro che li avrebbero occupati fossero esattamente le persone indicate nell'ordine di servizio, e precisando - quasi prevedendo che le sue affermazioni un giorno sarebbero state smentite - che il suo controllo verteva su tre posti chiave, il TPO, l'identificatore e il guida-caccia, oltre che sulla UPA 35, che avrebbe avuto in carico il traffico reale. Non ricorda però - tanta é la sua cura su queste postazioni chiave - se vi fosse, alla UPA 35, Carico, giacché ad essa, continua ad argomentare, andavano i sottufficiali anziani, come Sardu e Loi. (v. confronto Ballini/Carico, GI 06.10.89).
Ballini era stato anche sentito, prima che divenisse imputato, sia dalla Commissione Pisano, che dalla Commissione Pratis. La prima Commissione gli aveva chiesto quale fosse il personale in sala quel 27 giugno ed egli aveva ricordato solo Muti, Tozio e Sardu. Non seppe spiegare perché la registrazione era stata compiuta a cadenza lenta. Non seppe dire se erano pervenute richieste dall'AG per i nastri tra il 22 luglio e il 3 ottobre dell'80. Non seppe dire se erano stati verificati, a seguito della data reduction dei dati di quel radar, i codici IFF; né se vi erano tracce di aerei militari. Non seppe dire come mai durante l'esercitazione Synadex apparissero tracce inequivocabilmente reali. Non seppe dire come mai non fosse stata effettuata la registrazione manuale sul DA1 (v. verbale Commissione Pisano 13.04.89).
Anche alla Commissione Pratis, Ballini fornisce la sua versione, cioè di non aver visto nulla, di non aver visto in particolare traffico americano, stigmatizzando, peraltro, tutte quelle voci che avevano riferito che egli avrebbe avuto interesse a "coprire" la vicenda (v. Commissione Pratis 16.03.89).
Alla Commissione Stragi, come già si é rilevato, rende una formale proclamazione di disponibilità a collaborare a conclusione della fase principale dell'istruttoria - non precisata - e s'avvale della facoltà di non rispondere (v. audizione Commissione Stragi 16.01.91).
L'atteggiamento reticente di Ballini non cambia col passare degli anni. Interrogato a distanza di tempo, prima nell'esperimento giudiziale, poi nell'interrogatorio del 10.01.96 e infine nei confronti con gli altri imputati ha continuato, senza tema di smentite, ad affermare di non ricordare se venne fatta la riduzione dati, ma che comunque non avrebbe avuto senso farla quella sera stessa. Affermava poi di non ricordare la presenza di Del Zoppo in sala operativa, ufficiale quest'ultimo che invece ha dichiarato di aver raggiunto quella sera la sala operativa e di avere analizzato una data reduction. Tenta incredibilmente di dimostrare che il plottaggio probabilmente richiesto la sera stessa venne fatto soltanto sulla base dei ricordi dell'operatore. Addirittura tenta di far credere, nonostante gli vengano contestate le chiamate del capo controllore di Martina Franca e di Poggio Ballone, che quando "si fa la notte alle ore più impensate arrivano le telefonate degli amici per discutere di tante cose e che comunque probabilmente sono lì e non gli voglio rispondere".
Relativamente allo stop Synadex "ai 13", afferma che si sarebbe meravigliato "se tutti gli orari coincidessero al secondo" senza però fornire risposte convincenti al fatto che alle 19.13 era stata interrotta una esercitazione che, invece, dalla Console Data Reduction, risulta iniziata alle 19.14.2Z (v. interrogatorio Ballini Adulio 10.01.96).
L'imputato finisce per ammettere - dopo aver tentato di far credere che l'invito rivolto al sergente Maggio di recarsi in sala operativa fosse relativo ad una partita a carte - che probabilmente fu ascoltato il nastro TBT di quella sera, anche se non fornisce alcuna giustificazione sui motivi che lo spinsero ad ascoltare quel nastro.
Ma la menzogna di maggior rilievo riferita da Ballini rimane l'affermazione che la Synadex era partita alle h 19.00Z. Come si é già avuto modo di rilevare, la Synadex, almeno stante a quanto emerge dalle conversazioni telefoniche registrate dal sito di Marsala ed è confermato dalle analisi dei dati radar, non é mai partita. Peraltro, dalla Console Data Reduction il comando Start-Sim risulta impostato alle 19.14.31Z, cioè ben 14 minuti dopo l'orario riferito dall'imputato e, paradossalmente, un minuto dopo che la stessa venisse "stoppata ai 13", così come risulta, invece, dalle conversazioni telefoniche. Peraltro, Ballini, alle h.19.23Z, conversando con Patroni Griffi che gli suggerisce l'opportunità di sospendere l'esercitazione, risponde, così mentendo, che la stavano interrompendo.
Ma lo stop Synadex "ai 13" ha una sua ragione. Infatti, con molta probabilità - così come si é già rilevato - si é voluto far coincidere l'arresto dell'esercitazione con la prima telefonata di richiesta di informazioni sul DC9 dell'Itavia che proprio alle 19.13Z giungeva alla sala operativa da Palermo-Punta Raisi. L'imputato, sul punto, comunque, non ha fornito risposte convincenti sul motivo dello stop della Synadex proprio "ai 13".
Il collegio peritale radaristico ha rilevato dalla CDR che la console del MC è rimasta del tutto inattiva, commentando "che il personale del sito era completamente disinteressato alla esercitazione in atto, come se, saputo dell'incidente, fosse in attesa di eventi".
Come già rilevato Ballini non ricorda la presenza di Del Zoppo in sala operativa né che questi fosse stato chiamato per esaminare la riduzione dati fatta la sera stessa. Anche su questo punto le sue dichiarazioni non sono credibili. Qualsiasi operazione compiuta in sala operativa ed in particolar modo la riduzione dati, che avesse implicato la temporanea sospensione delle registrazioni radar, non poteva avvenire senza l'assenso del capo controllore.
Soltanto nel corso del confronto con Sardu finiva per ammettere la possibilità della riduzione, "perché se c'è un buco grosso, molto probabilmente quel buco é dovuto al fatto che stavano facendo ...che il MIO stava facendo la riduzione", anche se scarica la responsabilità del tutto sul MIO (v. confronto Ballini/Sardu, GI 02.02.96).
Non hanno trovato riscontro nemmeno le sue dichiarazioni concernenti le circostanze sulla ricezione della prima notizia della scomparsa del DC9. Risulta, infatti, che la prima telefonata giunta da Punta Raisi non viene presa da lui, bensì da Loi, mentre la seconda, da Ciampino, viene presa da Vitaggio.
Esclude anche di essere stato avvertito da Giordano dello scadimento di qualità della traccia del DC9, così come invece riferisce il maresciallo Carico, le cui dichiarazioni hanno, come si è visto, ricevuto molteplici conferme.
Sussistono perciò gli elementi di fatto a lui contestati, ma per effetto della motivazione indicata nella parte in diritto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
3. Belluomini Claudio.
Belluomini, aviere scelto con compiti di inseritore del traffico aereo, viene sentito la prima volta dal PM di Marsala nell'ambito della vicenda di "Telefono giallo". Dichiara di essere giunto in sala operativa qualche minuto prima delle 21.00 locali - ora in cui iniziava l'esercitazione "Synadex" - e di aver notato del movimento in sala. Alla richiesta dei motivi dell'animazione, gli venne risposto che stavano chiedendo informazioni su un aereo di cui si era persa la traccia. Nessuna indicazione fornisce sull'anonimo telefonista (v. esame Belluomini Claudio, PM Marsala 30.05.88).
Divenuto imputato, conferma le dichiarazioni rese a Marsala. Precisa di essere montato in servizio alle 20.00L e di essersi allontanato per circa un'ora in quanto non era prevista una sua utilizzazione per il reale, e di essere rientrato prima delle 21.00L. Non ricorda se la Synadex ebbe effettivamente inizio, ma ricorda di essersi posto alla console predisponendola per il simulato (v. interrogatorio Belluomini Claudio, GI 26.09.89).
Verrà accertato, invece, dall'ascolto delle conversazioni telefoniche di sala operativa, che in una telefonata delle 18.37 Belluomini conversando con la fidanzata, le riferisce che deve lavorare una mezz'ora con Loi. Pertanto non corrisponde al vero la dichiarazione dell'imputato laddove dichiara di essersi allontanato per circa un'ora dopo esser montato in servizio alle 20.00. In altra telefonata delle 19.37, sempre con la fidanzata, afferma, in relazione alla Synadex, che "l'esercitazione non la facciamo più".
Sul contenuto delle due conversazioni, in evidente contrasto con quanto affermato nelle precedenti dichiarazioni, Belluomini nulla saprà dire. Chiarirà soltanto che egli, pur essendo aviere, era di carriera, e pertanto in quel periodo si stava esercitando nelle mansioni di sala operativa. In particolare affiancando Loi alla console dell'IO. Nulla comunque riferisce sulle circostanze relative all'acquisizione della notizia della scomparsa del DC9, la sera stessa del disastro.
In effetti, al di là delle contraddizioni in cui può essere caduto a causa del tempo trascorso dai fatti, non appaiono nelle sue dichiarazioni gli elementi della falsa testimonianza. Esse divergono dalla linea generale assunta dagli altri militari nella sala operativa e si collegano con quelle del maresciallo Carico lì ove si parla di una situazione di agitazione in sala sin dalle 21.00 circa per la scomparsa dell'aereo. Non solo: egli ammette sostanzialmente, nell'interrogatorio del 13.10.95, che Synadex quella sera non partì, confermando così il contenuto della telefonata delle 19.37 sopra menzionata.
In conclusione nei suoi confronti si deve dichiarare non doversi procedere perchè il fatto non sussiste.
La figura di Carico, Identification Officer ovvero Identificatore, e il contributo che ha fornito alla ricerca della verità, meritano di essere menzionati sin da queste prime righe. Egli ( a differenza degli altri militari presenti in sala operativa ( fornisce sin dalla prima testimonianza al PM di Marsala utili ed inediti elementi. E' il primo militare a riferire di aver visto sul proprio PPI scadere di qualità la traccia del DC9 Itavia e che di tale circostanza informò il proprio superiore, tenente Giordano, Capo della Sorveglianza. Ma elemento ancor più inquietante riferito da Carico, é quello che vicino al DC9 vide la traccia di un altro velivolo che credette di identificare in un Boeing 720 dell'Air Malta (v. esame Carico Luciano, PM Marsala 30.05.88).
Verrà accertato che il velivolo visto da Carico sul PPI non poteva essere l'Air Malta in quanto questo aereo a quell'ora si trovava all'altezza dell'Argentario. L'avvistamento trova ulteriore conferma nell'avvistamento di Licola nella stessa zona dell'incidente tra le ore 18.50 e 19.00 di due tracce: l'AG266 e la LK477, di cui si é già diffusamente fatto cenno.
Carico conferma le dichiarazioni rese a Marsala, al Giudice Istruttore, precisando che il suo compito era quello di identificare le tracce che apparivano sul monitor. Osserva di aver identificato come "friendly" anche il grezzo del DC9. Ribadisce che dopo aver notato la traccia del DC9 scadere di qualità informò della circostanza il TPO, tenente Giordano (v. interrogatorio Carico Luciano, GI 03.06.89). Questi - come è stato già rilevato - ha sempre negato la circostanza.
Divenuto imputato conferma le precedenti dichiarazioni riferendo ulteriori elementi. Dichiara di aver segnalato lo scadimento della traccia del DC9 a Giordano in quanto gli sembrò strano che questa scadesse di qualità proprio sul mare. Afferma di essersi messo in contatto con Punta Raisi e Fiumicino. Precisa che il tenente Giordano informò il capitano Ballini. Rivela un importante dettaglio: egli secondo l'ordine di servizio "Synadex" avrebbe dovuto prendere posto alla console "UPA 35" per garantire durante l'esercitazione il controllo del traffico reale; ebbene quella postazione Carico dichiara di non averla mai raggiunta, facendo così intendere che la "Synadex" quella sera non poteva essere partita proprio perchè egli non si era collocato nella postazione assegnatagli.
Precisa, inoltre, con certezza, di non aver mai azionato la manopola per accertarsi se in sala fossero passati in simulato (v. interrogatorio Carico Luciano, GI 26.09.89).
Posto a confronto con gli altri imputati conferma la sua versione dei fatti, nonostante che tutti gli altri la neghino (v. confronti Carico/Ballini, Giordano, Loi, Massaro, Muti, Sardu, Tozio, GI 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo conferma le dichiarazioni precisando che le due tracce le vide qualche minuto prima delle 19.00 all'altezza di Ponza e che in quell'occasione rivolgendosi al tenente Giordano disse "Sta a vedere che quello dietro mette la freccia e sorpassa" (v. interrogatorio Carico Luciano, GI 03.04.95)
Carico conferma sino alla fine dell'istruttoria la sua versione. Al pari degli altri non ricorda la presenza di Del Zoppo in sala operativa anche se - tiene a precisare - era prassi in caso di situazioni particolari chiamare il capo Ufficio Operazioni. Ricorda la presenza del sergente Maggio in sala operativa, anche se la ricollega al ripristino di alcune linee telefoniche. Riferisce che D'Apuzzo era più esperto di Tozio nell'effettuare la riduzione dati. Fornisce un altro prezioso elemento: il velivolo che seguiva il DC9 e che poi lo sorpassa, procedeva a velocità superiore a quella del DC9.
Presa visione delle azioni a console del TPO riportate sulla data reduction dichiara che le azioni ivi riportate "sembrano conseguenti alla segnalazione da me segnalata". Osserva, inoltre, che le azioni di "Hook" e "Sequence" che effettua il TPO conseguenti alla accensione della spia di "Low Quality" sono successive alle informazioni sullo scadimento della qualità della traccia che esso Carico aveva riferito al TPO Giordano.
Precisa che da queste azioni ben si rileva che la sala operativa era in stato di allerta ancor prima dell'arrivo della notizia ufficiale della scomparsa del DC9.
Sulle azioni di "Pair" sul luogo del disastro che risultano registrate a partire delle ore 19.48 sul nastro 99, osserva che il guida caccia Muti non poteva essere in grado di determinare l'esatto punto su cui fare il "Pair". In questo caso si sarebbe dovuto avvalere delle indicazioni del TPO e dell'ausilio della THR.
Conclude l'interrogatorio affermando di ritenere che non si potesse interrompere la normale registrazione in quelle condizioni di allarme, tanto meno con l'avvio della "Synadex", e quindi ribadiva che "se si è dato avvio alla Synadex lo si é fatto per evitare di registrare quanto accadeva dopo l'incidente" (v. interrogatorio Carico Luciano, GI 16.05.97).
In conclusione, si può affermare senza ombra di dubbio che l'unico contributo alla verità dei militari presenti in sala operativa é giunto dal solo Carico. Egli pur nella consapevolezza che le sue dichiarazioni lo avrebbero "allontanato" dai suoi colleghi, non ha esitato a riferire i gravi fatti di quella sera. Fatti che hanno trovato riscontro sia nella azioni a console del TPO sia negli avvistamenti di Licola (AG266 e LK477), sia nell'annotazione del generale Tascio relativa alla voce che si era sparsa agli alti livelli sulle tracce registrate su Ponza, sia nelle dichiarazioni dei controllori di Ciampino che vedono traffico militare ad Ovest di Ponza.
Ne discende che nei suoi confronti deve dichiararsi non doversi procedere perchè il fatto non sussiste.
Di Giovanni, aviere di leva, la sera del 27 giugno 80 era incaricato quale identificatore di traccia, così come é stato possibile rilevare dall'ordine di servizio "Synadex".
Sentito dal PM di Marsala per le vicende di "Telefono Giallo" fornisce scarse notizie sul proprio incarico. Non sa dire nemmeno se avesse o meno partecipato all'esercitazione (v. esame Di Giovanni Mario, PM Marsala 30.05.88).
Conferma senza nulla aggiungere al Giudice Istruttore. Anzi dichiara di non ricordare un particolare attivismo in sala operativa e pertanto di escludere di essere stato presente in sala operativa (v. esame Di Giovanni Mario, GI 03.06.89).
Divenuto anche lui imputato, dichiara che la sera del 27 giugno 80 era in servizio ammettendo di aver notato intorno alle 21.00L "una certa animazione cioè un movimento di persone e di ufficiali". Asserisce comunque di aver saputo dell'incidente soltanto l'indomani mattina. Quest'ultima circostanza appare poco credibile nonostante l'imputato all'epoca dei fatti rivestisse soltanto il grado di aviere di leva. Ma sul punto l'imputato riferiva - nell'intento così di allontanare da sè eventuali responsabilità - che egli prima di sedersi alla console espletava lavori di pulizia all'interno dei locali di sala operativa. Aggiunge infine di non aver partecipato alla esercitazione (v. interrogatorio Di Giovanni Mario, GI 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo, confermava le dichiarazioni rese precedentemente. Ribadisce di non aver mai svolto l'esercitazione, osservando che in quelle occasione gli avieri venivano allontanati. (v. interrogatorio Di Giovanni, GI 12.10.95)
Anche per lui, in conclusione, vale la motivazione di cui alla parte in diritto e pertanto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Gioia, maresciallo con compiti di IO, pur figurando nell'ordine di servizio "Synadex" del 27 giugno 80, non era presente in sala operativa. Verrà accertato infatti che si trovava in licenza ordinaria dal 16 giugno precedente fino al 12 luglio successivo.
Il sottufficiale, nonostante non fosse presente in sala, interrogato dal PM di Marsala, dichiara invece di essere stato presente quella sera in sala operativa, anche se non fornisce, ovviamente dettagli sugli accadimenti di quella sera (v. esame Gioia Giuseppe, PM Marsala 30.05.88). A questo Ufficio arriva addirittura ad ipotizzare che "allorchè venni a sapere della sparizione dell'aereo, mi trovavo nella postazione dell'inseritore o in quella del navigatore" (v. esame Gioia Giuseppe, GI 03.06.89).
Divenuto imputato, a seguito dell'esercizio dell'azione penale, dichiara di essere incorso in errore in quanto quel giorno non era presente in Sala ma si trovava in licenza, così come confermato da una nota dell'Ufficio Comando del 35° CRAM di Marsala del 5.09.89.
In effetti queste verifiche effettuate presso il registro licenze del sito hanno comprovato le veridicità dell'ultimo assunto del Gioia, e cioè che egli quel 27 giugno 80 era effettivamente in licenza. Tale dato documentale annulla il valore delle prime attestazioni dell'AM così come annulla le originarie dichiarazioni dello stesso Gioia.
Di conseguenza deve dichiararsi non doversi procedere a suo carico perchè il fatto non sussiste.
Giordano, il Tracciatore Capo o Track Productor Officer o Capo Sorveglianza, é una delle figure più importanti in Sala Operativa. Come si é già rilevato in altra parte, dalla sua console, risulta visualizzata, inizializzata e seguita la traccia del DC9 fino alla sua scomparsa. Circostanze queste che hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di Carico. Ma l'imputato nulla ha riferito in merito, mentendo per tutto il tempo dell'istruttoria, ed arrivando, finanche, a scaricare le proprie responsabilità sul suo assistente, maresciallo Sardu.
Il suo primo esame é compiuto dalla Procura di Marsala, al tempo di Telefono giallo. Qui egli segue la linea di Muti. Anche lui asserisce che il personale della Synadex era quello che appariva sull'ordine di servizio e che lo stesso continuò nella notte il servizio "reale". Aveva assistito alla predetta trasmissione, ma non aveva riconosciuto - così come non riconosce all'ascolto durante l'atto istruttorio - nella voce dell'anonimo interlocutore alcuna voce di persona conosciuta. Esclude che l'episodio riferito si sia mai verificato. Gli sembra di ricordare di avere personalmente avvistato sulla console una traccia che era stata inizializzata, successivamente classificata amica ed individuata come il DC9 Itavia, traccia localizzata nell'Ambra 13. "Successivamente, per quanto mi par ricordare, venne seguita automaticamente e, pertanto, al contempo registrata sul nastro del computer. Tanto ritengo sia avvenuto fino al momento in cui l'operatore MIO non inserì nel computer il nastro da esercitazione". Non può dire - o non se la sente - se questa operazione avvenne prima o dopo del "verificarsi del sinistro". Gli sembra di ricordare - aggiunge - di aver seguito la traccia del DC9 sul monitor, finchè non fu rilevato alla console dal maresciallo Sardu. Sempre con cautele ("per quanto mi ricordi") dichiara che quando venne segnalata la scomparsa del "grezzo" dal video, Ballini o Muti tentarono di contattare in frequenza il DC9, ma senza ricevere risposta, e quindi contattarono un Boeing che procedeva sulla stessa aerovia diretta a Malta. Non gli sembra che vi fossero altre tracce oltre quelle del DC9 e del Boeing. (v. esame Giordano Avio, PM Marsala 30.05.88).
Conferma con ulteriori specificazioni dinanzi a questo Ufficio. Quella sera era alla console del TPO in alternativa al maresciallo Sardu. Finchè la tiene sotto osservazione, la traccia si mostra "regolarmente sullo schermo. Ciò significa che vi era la contemporanea presenza del grezzo radar e del sintetico." (v. esame Giordano Avio, GI 03.06.89).
Divenuto anche lui imputato, dichiara di aver seguito la traccia del DC9 sull'aerolinea assegnata, fino a qualche minuto prima delle 21.00 locali allorchè il maresciallo Sardu gli dette il cambio. Esclude nella "maniera più assoluta" la presenza di un caccia non identificato nei pressi del DC9. Non ricorda se la richiesta di contattare questo velivolo - qualche minuto dopo le 21.00 locali - di cui era scomparso il grezzo, era pervenuta da Ciampino o da altri siti (v. interrogatorio Giordano Avio, GI 25.09.89).
Posto anche lui a confronto con Carico pur ammettendo di aver inizializzato, come TPO, la traccia del DC9, traccia identificata poi da Carico - e ciò pochi minuti prima delle 21.00 locali, dopo di che fu sostituito dal maresciallo Sardu - nega di essere stato avvisato dallo stesso Carico del decadimento di qualità della predetta traccia. Carico, dal canto suo conferma la sua versione, contestando al Giordano che in seguito avevano anche parlato della vicenda ed aggiungendo che egli aveva, dopo la discussione, chiamato pure Roma e Punta Raisi per chiedere notizie del velivolo concernenti la sua partenza ed eventuali ritardi. Anzi specifica che il tenente, allorché egli gli fece rilevare quel decadimento, aveva esclamato "Me ne sono accorto anch'io!" Addirittura, aggiunge ulteriormente, il Giordano dopo queste battute avvisò a sua volta il Ballini, cioè il comandante di sala, e partecipò alle ricerche telefoniche. Carico contesta al nostro anche che, quando furono convocati nell'88 dalla Procura di Marsala, durante il viaggio fatto insieme, chiese al superiore sul comportamento da tenere dinanzi all'AG e che esso Giordano gli aveva confermato di ricordare di essere stato avvisato del decadimento di qualità della traccia. A titolo di discolpa assume che egli, pur essendo stato iscritto nell'ordine di servizio della Synadex come TPO, fu rilevato sin da prima che iniziasse l'esercitazione da Sardu, che predispose al suo posto l'apparecchio per la simulazione, aggiungendo che egli si mise a gironzolare nei dintorni delle consoles, cosicchè vide che "sullo schermo giravano le tracce dell'esercitazione" (v. confronto Giordano/Carico, GI 06.10.89).
Sentito a distanza di tempo nell'esperimento giudiziale a Marsala, dichiara laconicamente "Alle 19:00 ho avuto il cambio alla console del TPO da maresciallo Sardu e sono rimasto in sala operativa. Non avevo incarichi particolari ma sono rimasto in sala operativa a fianco del maresciallo Sardu; siccome lui era più esperto di me, montava lui alla console del TPO. Gli sono rimasto a fianco senza avere un incarico specifico per fare qualche cosa" (v. esperimento giudiziale, GI 11.10.95). Nell'interrogatorio del 13.10.95, ad imitazione di Muti, si avvale della facoltà di non rispondere.
Come del resto gli altri imputati, non ricorda se Del Zoppo fosse presente quella sera in sala operativa né tantomeno se venne effettuata una riduzione dati. A contestazione del fatto che quella sera venne richiesto da Martina Franca il plottaggio della traccia del DC9, afferma - con molta cautela - di non escludere che la riduzione dati fosse stata effettuata, ma che comunque egli non la ricordava. Asserisce che la Synadex la vide partire, ma che non partecipò all'esercitazione. Non ricorda se lo Stop Synadex venne dato da Ballini o dal SOC (v. interrogatorio Giordano Avio, GI 09.01.96). Anche nell'interrogatorio successivo Giordano non mostra di voler contribuire all'accertamento della verità. Ribadisce di aver lasciato la console a Sardu alle 21.00 locali e che la funzione di IO era svolta da Carico che si alternava con Loi. Asserisce, così mentendo, che in occasione delle esercitazioni Synadex il nastro reale veniva sostituito. Afferma, inoltre, senza tema di smentite di aver visto la traccia del DC9, ma di non ricordare il suo scadimento di qualità. A contestazione dell'accensione del segnale di "low quality" della traccia, l'imputato risponde di non ricordare il fatto, ma precisando che comunque era "una cosa abituale". Spiega la sequenza di operazioni che avrebbe compiuto nel caso una traccia fosse scaduta di qualità, ma continua ad asserire di non ricordare se svolse queste attività sulla traccia del DC9 (v. interrogatorio Giordano Avio, GI 10.01.96).
Ma la reticenza dell'imputato si rileva soprattutto nel momento in cui gli vengono contestate le azioni a console compiute prima sul grezzo e poi sulla traccia del DC9, così come si rilevano dalla CDR. Giordano cade dalle nuvole, nell'apprendere tutte quelle azioni che risultano svolte sulla traccia del DC9. Nonostante ciò ribadisce di ricordare soltanto di averla "visualizzata" e "identificata", mentre nulla sa dire su tutte le altre azioni: position update, richiesta di identificazione, richiesta di quota ed altro.
Alla contestazione che si sarebbe dovuto allarmare per il fatto che la traccia di un velivolo, che in quel momento si trovava sul mare, fosse discesa a qualità zero, l'imputato risponde che il fatto non lo ha preoccupato in quanto sapevano che doveva atterrare a Palermo, o perchè probabilmente si trovava in una posizione diversa da quella in cui stavano controllando, o ancora perchè, era una traccia "friendly" e pertanto "come difesa aerea non è che dovevamo controllare le tracce amiche, cioè una volta identificata friendly, come difesa aerea é finita lì, se non c'era niente di particolare o di strano" (v. interrogatorio Giordano Avio, GI 02.02.96). Anche il confronto dell'imputato con il suo assistente, maresciallo Sardu, ed il Master Controller, Ballini, non sortisce alcun risultato. Giordano, come del resto i coimputati, nonostante le contestazioni di tutte quelle azioni a console operate sulla traccia del DC9, nulla ricordano e forniscono soltanto una "spiegazione" legata più all'esperienza che ai ricordi di quella sera (v. confronto Giordano/Ballini/Sardu, GI 02.02.96).
In conclusione, Giordano, risulta ampiamente reticente nella ricostruzione di quanto accadde in sala operativa la sera del 27 giugno 80. Ma egli mente soprattutto sulla attività svolta dalla sua console in direzione del DC9. Attività questa, lo si ripete ancora una volta, che é stata svolta fino al momento dell'incidente.
Le condotte contestate pertanto sono provate, ma per i motivi indicati nella parte in diritto nei confronti di questo imputato si deve dichiarare non doversi procedere perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Gruppuso, aviere di leva, risulta anch'egli incluso nell'ordine di servizio "Synadex" con l'incarico di TKM. Sentito una prima volta dalla Procura di Marsala riferisce scarne informazioni. Non ricorda quali mansioni svolgesse quella sera. Esclude che si siano verificati i fatti denunciati dall'anonimo telefonista a "Telefono Giallo" (v. esame Gruppuso Giuseppe, PM Marsala 20.5.88). Esaminato dall'Ufficio, ricorda di essere montato in servizio alle 20.00L e di essersi accorto del trambusto creatosi in sala operativa per la notizia della scomparsa di un aereo. Nulla però sa riferire sulle operazioni che vennero fatte in sala. Asserisce che nella sua qualità di aviere era addetto soltanto alle pulizie dei locali (v. esame Gruppuso Giuseppe, GI 08.06.89).
Interrogato a seguito dell'esercizio dell'azione penale, precisa che quella delle pulizie non era la sola funzione espletata. Egli svolgeva anche la funzione di addetto al radar di quota o al radar di avvistamento. In queste mansioni si avvicendava con gli altri avieri in un turno di due ore in due ore. Nulla riferisce sulla "Synadex". Anzi precisa che durante le esercitazioni gli avieri venivano allontanati. A contestazione che il suo nome nel foglio di servizio Synadex figura accanto alla sigla TKM, asserisce addirittura di non conoscere il significato di quella sigla (v. interrogatorio Gruppuso Giuseppe, GI 27.09.89).
Interrogato a distanza di tempo nell'esperimento giudiziale asserisce che alle 19.00 non era presente in sala operativa (v. esperimento giudiziale 11.10.95). Interrogato nuovamente il giorno successivo dichiara di aver appreso dell'incidente alle 22.00L, ora in cui era rientrato in sala operativa. Asserisce di non aver fatto nessuna operazione a console in quanto non ne sarebbe stato capace. Nonostante la contestazione della telefonata delle 19.35 in cui chiaramente si fa a lui cenno "Gruppuso droppa", continua a mentire dichiarando di essere rientrato alle 22.00. Nel corso dell'interrogatorio modifica la sua prima versione dichiarando di saper lavorare alla console di inizializzazione e fornisce l'esatto significato del termine "droppare", cioè cancellare. Ma asseriva, di non conoscere il significato del termine "hookare" o "hookaggio" (v. interrogatorio Gruppuso Giuseppe, GI 12.10.95).
In conclusione Gruppuso ha mentito sulle circostanze di maggior rilievo. Egli tenta di far credere che nei momenti più importanti di quella sera, successivi alle 19.00 non fosse presente in sala. Ma, invece, egli risulta in sala operativa sicuramente alle 19.35 e pertanto se è vero che gli avieri si alternavano in un turno di due ore in due ore, vuol dire che egli stava espletando il primo turno. Turno che iniziava alle 18.00. Ciò sta a significare che Gruppuso era alla console e che, essendo assegnato alla console del TKM, non é da escludere che l'azione di "Hook" a console del TKM, che si rileva alle ore 19.01 sulla traccia AJ421 assegnata al DC9 Itavia, possa essere stata fatta proprio da lui.
Sussiste quindi prova delle condotte contestate. Ma per i motivi indicati nella parte in diritto si deve dichiarare non doversi procedere nei confronti di questo imputato perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Loi, identificatore o Identification Officer, ammette di aver visto quella sera la traccia del DC9 e di averla identificata in base al piano di volo comunicato a Marsala da Roma. Egli la seguì, dichiara come la maggior parte degli operatori in sala, sino al momento in cui fu ordinata la sospensione del controllo reale per l'inizio dell'esercitazione. Anche lui, sempre come i più, dichiara poi che nel corso della esercitazione ricevette una chiamata - non ricorda se da Palermo o da Roma - con la quale si chiedevano informazioni sull'aereo. A quel punto commutò lo schermo sul reale, cosicchè vide una traccia su Palermo, che però gli fu detto appartenere ad altro aereo; l'esercitazione di conseguenza fu sospesa. Loi mente sin da questa sua prima testimonianza, in quanto verrà invece accertato dalla CDR del nastro 100 che la console dell'IO passa da reale a simulato alle h.19.17.10 rimanendovi fino alle h.19.20.48, mentre la telefonata con la richiesta di informazioni sul DC9 era giunta da Palermo Punta Raisi, proprio a lui alle h.19.13. Pertanto la console di Loi si trovava in reale e non in simulato, come invece egli asserisce. I suoi ricordi appaiono estremamente confusi. Non rammenta nemmeno se nel corso di quella sera sorsero difficoltà per l'identificazione di tracce non note. Riferisce però una circostanza che per anni non sarà presa nella dovuta considerazione e cioè che per gli aerei militari senza piano di volo l'identificazione avveniva mediante un codice militare che consentiva di classificarlo "friendly" (v. esame Loi Salvatore, GI Roma 17.11.86).
A distanza di tempo e a seguito della già detta trasmissione di Telefono giallo viene convocato dalla Procura di Marsala e nel corso dell'esame addirittura definisce incredibile e frutto di pura fantasia il fatto riferito dall'anonimo interlocutore dello spettacolo televisivo, ed ovviamente non riconosce la voce di costui. (v. esame Loi Salvatore, PM Marsala 30.05.88).
All'interrogatorio, in conseguenza dell'esercizio dell'azione penale a suo carico, conferma le precedenti dichiarazioni, asserendo però che non gli fu indicata alcuna traccia particolare da identificare e che non rilevò, sul proprio schermo, alcuna traccia in prossimità di quella del DC9, così come invece aveva dichiarato il maresciallo Carico. Non ricorda chi fosse l'operatore in fonetico manuale durante l'esercitazione, operatore, precisa, che avrebbe dovuto riportare la propria attività sul registro DA1. (v. interrogatorio Loi Salvatore, GI Roma 26.09.89).
Posto a confronto con Carico, l'atto non raggiunge risultati, giacchè Loi non ricorda le circostanze di rilievo contestategli. Riferisce solo i tempi del passaggio dal reale al simulato alla console, e cioè al massimo 20 secondi, il tempo, come egli stesso specifica, di digitare alcuni tasti ed azionare una manopola. Riferisce anche di un piano di volo, per quella sera, di un velivolo da Tripoli od un Paese dell'Est europeo, ma non ricorda se fosse volo con vip a bordo, quale fosse il modello di aeromobile, se notò una traccia che potesse identificarsi in questo volo, anche se aggiunge inopinatamente "Se non sbaglio questa traccia era in direzione Malta" (v. confronto Loi/Carico, GI Roma 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo nel corso dell'esperimento giudiziale non cambia la versione dei fatti dimostrando ancora una volta la sua reticenza nel riferire la realtà di quanto accaduto in sala operativa. Infatti ribadisce ancora una volta - senza tema di smentite - di essere passato da simulato a reale dopo la chiamata di Roma Ciampino (v. esperimento giudiziale, GI 11.10.95). Verrà accertato, invece che la prima chiamata giunse da Palermo Punta Raisi e non da Roma Ciampino.
Il soggetto, ancora con una reticenza non inferiore a quella dei suoi colleghi ribadisce queste sue dichiarazioni anche nei successivi interrogatori. Pur riconoscendo la propria voce nelle telefonate registrate di quella sera, non aggiunge ulteriori precisazioni alle stesse. Esclude di aver visto quella sera una riduzione dati e conferma ancora una volta che la Synadex quella sera partì e che in seguito fu interrotta. Nonostante le numerose contestazioni, nulla Loi dice, ripetendo come altri che è passato molto tempo da quel giorno, e pertanto non riesce a ricordare i particolari. Sull'arrivo in sala di Del Zoppo dichiara, cautamente, di non ricordare la presenza di costui in sala. (v. interrogatorio Loi Salvatore, GI Marsala 13.10.95).
Interrogato un'ultima volta fornisce ulteriori dettagli sul volo proveniente da Tripoli e diretto a Varsavia che all'altezza dell'isola di Malta ed in prossimità della nostra FIR aveva deviato verso est. Precisa di aver classificato detto velivolo "zombie" in quanto proveniente da un paese non amico. Preso atto che dalla CDR del nastro 99 si rilevano dalla console dell'IO alcune azioni di sequence sul punto dell'incidente afferma, laconicamente "Non so spiegarmi cosa stavo facendo. Io posso solo compiere attività di identificazione". E ancora preso atto delle dichiarazioni di Carico, laddove questi riferisce della traccia che seguiva e che poi superava il DC9, dichiara di non ricordare Carico alla console né che questi fosse stato assegnato all'UPA35.
In conclusione, si può affermare senza ombra di dubbio che il maresciallo Loi ha mentito sin dalla sua prima testimonianza. Egli è presente in sala e identifica la traccia del DC9. Egli é il militare che raccoglie la prima telefonata da Punta Raisi ed in quel momento si trova ancora in reale e non, come tenta di far credere, in simulato. Nega al supervisore di Roma, capitano Grasselli, nella telefonata delle 20.18, di aver visto il DC9 in quanto era impegnato in una esercitazione. Egli, dalle 19.48, compie azioni di sequence sul punto dell'incidente in concomitanza ad azioni di Pair compiute dall'IC. Azioni queste non ricordate dal soggetto, come del resto dall'IC, Muti, ma che con molta probabilità sono dirette verso un velivolo militare. Basti pensare che dal registro dell'IC si rileva alle h 19.42 un "check radio col velivolo JM169", velivolo di cui s'è detto nella parte generale.
Sussistono quindi le prove delle condotte contestate al Loi, ma per i motivi indicati nella parte in diritto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Massaro, ufficiale addetto all'addestramento o Exercise Controller, ammette di essere stato in sala operativa la sera della tragedia e pertanto di essersi adoprato, anche lui, nelle operazioni di ricerca del velivolo scomparso (v. esame di PG CC. Licola 27.10.88).
Nell'esame reso dinanzi all'AG dichiara di non aver dato l'ordine di interruzione della Synadex, giacchè questo incarico era di competenza dell'ufficiale responsabile di sala e cioè del capo controllore di servizio. Non ricorda, anche lui, se al momento in cui pervenne la notizia di perdita di contatto con il DC9, fosse già stato dato inizio all'esercitazione e se quindi i nastri ad essa relativi fossero già stati inseriti. Allontana da sè ogni responsabilità sull'ordine di ripresa della normale registrazione, sulla disponibilità dei nastri, sulla loro custodia e "manutenzione". "In realtà - precisa - io non avevo alcun rapporto diretto coi nastri, neppure quando venivano utilizzati per l'esercitazione". Ma poi: "Confermo che la decisione di effettuare l'esercitazione simulata fu esclusivamente mia, così come posso affermare che i fatti relativi alla mia presenza e alla mia attività quella sera rispondono effettivamente al vero". Sull'arrivo in sala di altri ufficiali e del comandante della base, nulla sa dire. Prende la distanza anche da quanto sottoscritto nel documento sui nominativi e sulle funzioni del personale impegnato nella Synadex; "credo che sia mia la firma in calce al documento ... . Preciso che l'indicazione in esso risultante delle funzioni in esso attribuite ai singoli militari può non corrispondere all'effettivo esercizio delle funzioni" (v. esame Massaro Antonio, GI 03.06.89).
A tal punto è forte il suo desiderio di prendere le distanze da qualsiasi responsabilità nelle vicende che ad appena cinque giorni di tempo dal detto esame si presenta nuovamente a questo Ufficio per dichiarare che, avendo accertato che quella Synadex rientrava tra quelle a programmazione semestrale, era possibile che alla sua effettuazione fosse stato comandato personale non compreso nel turno di servizio ordinario.
Divenuto anche lui imputato, non gli deriva da questo nuovo stato una migliore memoria degli eventi. Egli stesso ammette che nel suo ricordo "l'unica cosa certa è che io e il capitano Muti effettuammo sulla frequenza di guardia alcune chiamate dell'aereo di cui s'erano perdute le tracce", e che si trovava nella zona alta della sala, cioè nella zona armi. Anche le contestazioni sulla base delle dichiarazioni di Carico non gli suscitano ricordi più precisi: "Non escludo che possa essere avvenuto quanto riferito dal Carico senza che io ne fossi a conoscenza" (v. interrogatorio Massaro Antonio, GI 27.09.89).
Lo stesso confronto diretto con detto Carico non sortisce miglior esito. Egli ribadisce di aver compiuto chiamate in frequenza di guardia; Carico che le chiamate furono a Roma e a Punta Raisi e non in frequenza. (v. confronto Massaro/Carico, GI 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo, nel sopralluogo a Marsala, non cambia la sua versione. Dopo aver premesso di essere giunto in sala operativa intorno alle 21.00L e descritto le attività preparatorie della Synadex, tenta di giustificare il ritardo dell'avvio della esercitazione con non meglio indicate difficoltà tecniche (v. esperimento giudiziale 11.10.95). Interrogato qualche giorno dopo, prende le distanze dagli altri imputati precisando che il suo compito era afferente soltanto alla parte addestrativa; tiene a precisare, inoltre, che non ha avuto nessun ruolo nelle operazioni disposte nella sala MIO e che il responsabile, Tozio, poteva prendere anche autonomamente la decisione di cambiare o meno il nastro di recording. Anch'esso, come gli altri imputati, non ricorda la presenza di Del Zoppo in sala operativa. Conferma che l'esercitazione ebbe luogo, ma che dal momento in cui ricevettero la notizia della scomparsa dell'aereo nessuno la seguì più. Preso atto che dalla CDR risulta che l'esercitazione era partita alle 19.14 e che paradossalmente risulta stoppata "ai 13" cioè un minuto prima dello Start, risponde soltanto "inverosimile" senza però fornire spiegazioni, proprio lui che, invece, essendo l'Exercise Controller avrebbe dovuto essere il primo ad esserne al corrente (v. interrogatorio Massaro Antonio, GI 13.10.95).
Anche per quanto concerne la riduzione dati, Massaro dichiara di non ricordarla, ammettendo però che "per avere le coordinate esatte del punto dell'incidente bisogna effettuare la riduzione dati"; e comunque non rammenta di aver fatto chiamare nessuno per tale incombente (v. confronto Massaro/Del Zoppo/Tozio, GI 10.05.97).
In conclusione se da un lato appare credibile il fatto che i compiti del tenente Massaro la sera dell'incidente fossero soltanto quelli relativi all'addestramento del personale, dall'altro, invece, non appare sostenibile che dopo il fatto si sia invece estraniato del tutto dagli eventi in sala. Egli rivestiva la qualifica di ufficiale ed aveva particolari compiti di addestramento del personale; pertanto appare indubbio che quella sera, anche se il suo nome non emerge in nessuna telefonata, debba aver svolto qualche attività, almeno successivamente alla notizia della scomparsa dell'aereo. Ma quand'anche non avesse svolto nessuna attività, egli é presente in sala; deve quindi conoscere quanto è accaduto in sala prima e dopo l'evento; deve aver saputo, e non può essere altrimenti, dello scadimento di qualità della traccia del DC9, di cui riferisce Carico, e di cui é stato trovato riscontro nel tabulato CDR; deve aver visto Del Zoppo in sala come deve aver saputo della riduzione dati fatta quella sera stessa. Infine, egli che era il responsabile della Synadex, deve essere a conoscenza del fatto che effettivamente, così come emerge dalle conversazioni telefoniche, l'esercitazione non era mai iniziata. Ancor di più: Massaro nulla dice neanche sulle azioni di Pair che risultano dalla console del guida-caccia Muti in direzione del punto dell'incidente, e che si rilevano registrate nel nastro 99 dalle 19.48.
Pertanto, si deve in definitiva affermare che Massaro non dice assolutamente il vero nel riferire quanto realmente é accaduto in sala operativa la sera del 27 giugno 80. E la menzogna è tanto più grave perché giunge da un ufficiale, dal quale invece ci si sarebbe aspettata una più leale e sincera collaborazione.
Questa la situazione probatoria a suo carico. Ma anche per lui valgono i motivi indicati nella parte in diritto e pertanto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Secondo la sua difesa Massaro non avrebbe dichiarato alcunchè sull'esistenza o meno di una riduzione dati, ma semplicemente di non aver visto quella sera riduzioni dati. Che poi avesse visto il sergente Tozio all'interno della sala operativa non avrebbe significato la constatazione di una riduzione dati, anche perché Tozio se ne avesse avuta a disposizione, non la avrebbe sicuramente portata in visione a Massaro. La difesa precisa altresì che il 26 e 28 giugno 80 non si erano menzionati cambi di nastro, perché non v'era stato alcun cambio come emergeva dal registro del MIO.
Ma ben altre sono le responsabilità di Massaro, perché per anni egli ha sostenuto la tesi degli altri componenti della sala, secondo cui l'esercitazione Synadex aveva avuto inizio alle 19.00Z, e perché ha sempre asserito di esser giunto in sala solo qualche minuto prima dell'inizio. Come già s'è scritto è stato accertato invece che l'inizio dell'esercitazione, cioè lo Start Sim, venne dato alle ore 19.14Z, ma che poi in realtà non si configurò alcuna situazione simulata e che gli operatori hanno sempre operato in situazione reale; è stato accertato che prima che il Massaro lasciasse la sala operativa, la riduzione dati era stata già effettuata, per cui egli doveva essere a conoscenza di quella situazione, anche perché, se fosse stata in corso l'esercitazione, come egli afferma, non si sarebbe potuta effettuare una riduzione dati. E' alquanto risibile la tesi secondo cui nei giorni 26 e 28 giugno non v'è stato cambio del nastro, solo perché non appare scritto sul registro del MIO; ed anche in questo caso Massaro non ha mai spiegato i motivi delle esercitazioni effettuate la mattina del 26 giugno e la sera del 28 giugno, nelle quali egli era sempre il responsabile di detta attività; come non è stato mai spiegato, nè da lui nè dai suoi colleghi nonché dal CRAM di Marsala, perché solo la sera del 27 giugno 80 si decise di effettuare l'esercitazione su altro nastro di registrazione Massaro; ed anche gli altri imputati del sito non hanno riferito il vero, asserendo che questa operazione era da prassi, quando s'è accertato dalla consultazione dei registri del MIO che dal 79 all'83 solo la sera dell'incidente si è compiuta questa singolare operazione da parte dell'operatore MIO; che sicuramente non l'ha eseguita di sua iniziativa, ma su precisa disposizione del capo controllore o meglio del responsabile dell'addestramento all'esercitazione Synadex, cioè lo stesso Massaro.
Non sembrano perciò accettabili queste argomentazioni in fatto della difesa. Nessuna questione viene sollevata in diritto.
Muti, controllore intercettazioni o guida-caccia, in linguaggio NATO Interceptor Controller, sentito una prima volta come teste, riconobbe solo - ma solo questo gli era stato domandato - la sua qualifica, dichiarando che il suo intervento specifico non era stato richiesto dal capitano Ballini (v. esame Muti Sebastiano, GI 25.10.86).
Più dettagliato l'esame di Marsala dopo Telefono giallo. Asserisce di essere stato in sala operativa quella sera. Afferma che il personale presente era di certo quello del "reale", giacché era prassi che per la Synadex di sito restasse lo stesso personale già in servizio, e che questo personale corrispondeva a quello risultante dall'ordine di servizio che gli viene esibito - ma già s'è detto che in quell'ordine di servizio v'erano errori ed omissioni, di talché la situazione rappresentata era ben diversa da quella reale. Non riconosce la voce dell'anonimo interlocutore di Telefono Giallo. Esclude comunque che l'episodio riferito da costui si fosse verificato. (v. esame Muti Sebastiano, PM Marsala 30.05.88).
Divenuto imputato conferma queste sue limitate e già inattendibili dichiarazioni. Afferma di aver ricevuto da Ciampino la richiesta di chiamare sulla frequenza di guardia un aereo civile, richiesta cui ne seguì immediatamente altra di identico tenore da Palermo; entrambe intorno alle 21.15 locali. Subito dopo queste telefonate avvisò il "capo controllore" - cioè il Master Controller Ballini - escluse dal suo PPI il simulato e passò "sulla visione diretta". Aggiunge poi, a domanda di PC, una informazione cui non s'è dato nel corso degli anni il dovuto peso - e che se si fosse data piena esecuzione al provvedimento di sequestro della Procura di Palermo, avrebbe consentito all'inchiesta di acquisire documentazione radar di gran lunga più esauriente - e cioè che i siti radar che avevano portata sul settore del disastro erano oltre che Licola e Marsala, anche Iacotenente, Poggio Ballone e Siracusa. (v. interrogatorio Muti Sebastiano, GI 25.09.89).
A confronto anche lui con Carico, nega di avere avuto notizia delle telefonate di costui e di Giordano a Roma e a Palermo per chiedere notizie sul DC9. Solo alle 21.15 locali egli era stato avvisato dal suo aiutante, il maresciallo Abate, che Ciampino aveva richiesto a Marsala di mettersi in contatto sulla frequenza di guardia con quel velivolo. Aveva immediatamente informato il capitano Ballini, ma questi nulla gli aveva risposto, cioè se ne fosse o meno già informato. A sostegno produce fotocopia del rapporto della sala operativa, su cui sono riportati come orari delle chiamate di Roma e di Palermo, rispettivamente 19.15 e 19.18. Alla conferma da parte di Carico del fatto che egli aveva immediatamente avvisato, non appena constatato lo scadimento della traccia del DC9, Giordano, che a sua volta aveva avvisato Ballini, ribatte solo con una domanda "E' vero che a te capita durante il giorno di perdere più volte delle tracce sul radar?". Domanda cui Carico controbatte affermando che tal fatto a lui non capitava salvo che per motivi specifici. (v. confronto Muti/Carico, GI 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo nel sopralluogo al CRAM di Marsala asseriva che quella sera si trovava in turno in quanto aveva sostituito un maresciallo. Ribadiva che, a quel tempo, era poco esperto e di non aver svolto nessuna azione durante la Synadex. Ricordava, infine, che dopo la chiamata di Roma Ciampino egli provò a contattare l'aereo, erroneamente, sulla linea UHF, e poi, su suggerimento di Massaro, sulla linea VHF, senza ottenere risposta (v. verbale Muti Sebastiano più altri, GI 11.10.95).
La preoccupazione dell'imputato per gli interrogatori che questo Ufficio stava conducendo sugli operatori di Marsala, si avverte dal tenore della conversazione intercettata, alle h.22.43 del 12 ottobre 95 sull'utenza del maresciallo Abate. La conversazione merita di essere riportata integralmente:
Muti - Pronto!
Bimbo Chi è?
Muti - C'è papà?
Bimbo - Sì!
Muti - Grazie!
Bimbo E' tornato.
Abate Pronto
Muti - Abate?
Abate Sì.
Muti - Muti.
Abate Ciao.
Muti - Ci possiamo vedere?
Abate Ora?
Muti - Sì.
Abate Mi dovrei vestire.
Muti - Rivestiti.
Abate Che c'è? Dove state? In albergo?
Muti - (tentenna) nnnnnnn allo Stagnone.
Abate Dovrei uscire la macchina. Che c'è?
Muti - Ehm. Ci possiamo vedere?
Abate E' urgente?
Muti - Sì.
Abate E mi dovrei rivestire.
Muti - Rivestiti.
Abate E' urgente?
Muti - Rivestiti, Abate.
Abate Va beh, sto venendo.
Muti - Ciao!
Abate Ciao!
L'indomani, cioè il 13 ottobre, l'imputato interrogato da quest'Ufficio dichiara di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Come si é già rilevato Muti nel corso del suo primo interrogatorio esibisce la fotocopia di una pagina del registro dell'IC, in cui erano riportate le notizie relative alla scomparsa del DC9. L'imputato ha asserito di aver ricevuto la fotocopia della pagina del registro nel 1989, prima del suo interrogatorio. Abate, invece, ha dichiarato di averlo consegnato a Muti nel 1986 (v. confronto Muti/Abate, GI 02.02.96). Dei due imputati, in questa circostanza, risulta credibile il secondo, cioè Abate. Difatti, nel 1988, allorché il registro dell'IC é stato sequestrato, esso era già numerato progressivamente pagina per pagina. Sulla pagina relativa al 27 giugno 80 é risultata annotata la seguente scritta "fatta fotocopia per Ballini 8.10.86". Pertanto, poiché sulla fotocopia esibita da Muti non si rileva nè la numerazione progressiva, né tantomeno l'annotazione manoscritta, si deve presupporre che la pagina sia stata fotocopiata prima dell'apposizione dell'annotazione stessa sul registro. Per questo motivo, si può senza dubbio affermare che Muti mente quando afferma di averla ricevuta, nel 1989. Tra l'altro va ricordato che il registro presenta lo strappo della pagina immediatamente precedente il giorno 27 giugno 80.
Anche Muti, come gli altri imputati, dichiara di non ricordare la presenza di Del Zoppo in sala operativa, né che venne effettuata la riduzione dati; tantomeno si dice in grado di interpretarla.
Le mendaci dichiarazioni dell'imputato si possono riassumere nella risposta che dà nel corso dell'interrogatorio del 10.01.96: "Ero nuovo, non conoscevo nessuno, era un turno che non conoscevo. Stavo da solo, cioè, per i fatti miei lì sul piano del controllore di intercettazione dove c'è la FA e stavo leggendo, stavo per conto mio, cioè non stavo davanti al radar". Questa è l'attività o meglio la non-attività che sarebbe stata svolta dall'IC, figura sicuramente non di secondo piano in una sala operativa preposta alla Difesa Aerea.
Alle contestazioni delle azioni di intercettazione reale avvenute alle h.18.21Z, così come emerge dal tabulato Wintr, dichiara di non ricordare tale attività precisando però che per lui "era una prova d'intercettazione". Non ha ricordato nemmeno le numerose azioni di Pair che invece si rilevano dalla CDR dopo le h.19.48Z, affermando che dovevano essere state compiute dal proprio assistente, Abate. In particolare quelle di guida assistita sul punto dell'incidente, che si rilevano alle 19.48, orario in cui riparte la registrazione sul nastro 99.
Non sa neanche dare spiegazioni plausibili al fatto che sulla pagina del registro dell'IC relativa al 27 giugno vi siano riportate notizie sul DC9 Itavia che, invece, di regola, avrebbero dovuto essere trascritte sul registro dell'MC (v. interrogatorio Muti Sebastiano, GI 10.01.96).
Questo suo comportamento non ha fornito alcun contributo, anzi di ostacolo massimo all'accertamento della verità. Egli si é trincerato dietro la sua inesperienza, specificando che quella sera era la prima volta che si trovava in servizio notturno, ed in un turno in cui era l'ultimo arrivato. Muti si dipinge come persona che si é completamente estraniata da tutto ciò che accadde in sala operativa. Non a caso, alle 21.10Z, a due ore dall'incidente, egli anziché preoccuparsi di un aereo civile di cui si erano perse le tracce, telefona al sito di Iacotenente, dal quale proveniva, e parla con il sergente Slovino, dicendogli che voleva "sentire una voce amica", e non fa alcun cenno all'evento che si era da poco verificato e per il quale la sala operativa, da cui telefonava, era in attività.
Tenta di addossare ad Abate le azioni di intercettazione reale che risultano operate dalla sua console e laddove non riesce a dare spiegazioni plausibili, afferma, così mentendo, che si stava esercitando.
In conclusione, si deve affermare che Muti è stato sempre reticente nelle sue risposte sin dal suo primo esame testimoniale. Anch'esso, come del resto gli altri militari presenti in sala operativa, eccetto il solo Carico, non vuole o non può dire cosa realmente é accaduto in quella Sala e cosa vide realmente il radar di Marsala.
Ma pur essendo questa la situazione probatoria a suo carico, nei suoi confronti per i motivi indicati nella parte in diritto si deve dichiarare non doversi procedere perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Orlando, aviere di leva, addetto al radar di quota, poco riferisce sugli accadimenti di quella sera. Le sue carenti risposte possono trovare giustificazione nel fatto che i compiti affidati agli avieri erano di secondo piano rispetto a quelli dei militari di carriera.
Sentito dal PM di Marsala dichiara che la composizione del turno "Delta" era quella riprodotta nel foglio di servizio "Synadex". Conferma, in linea con gli altri militari di sala operativa, che quella sera il servizio si svolse normalmente. Non riconosce la voce dell'anonimo telefonista (v. esame Orlando Salvatore, PM Marsala 08.06.88).
Conferma a questo Ufficio le dichiarazioni rese a Marsala. Osserva che il suo incarico era quello di verificare soltanto le quote della traccia dell'aereo (v. interrogatorio Orlando Salvatore, GI 03.06.89).
Divenuto imputato, tiene subito a precisare che non partecipava alle esercitazioni, osservando che, queste, erano attività riservate soltanto ai militari di carriera. A contestazione invece della presenza del suo nome nel foglio di servizio "Synadex", osserva che quel prospetto non rispecchiava le funzioni di fatto espletate nell'esercitazione. Ricorda che quella sera era in una console vicino a Loi e che dopo una breve assenza, ritornato in sala aveva notato uno stato di allerta conseguente alla scomparsa di un aereo (v. interrogatorio Orlando Salvatore, GI 27.09.89).
Interrogato a distanza di tempo, osserva che il turno degli avieri era gestito dall'aviere più anziano e che pertanto, data la sua breve anzianità di servizio, quella sera espletò il turno di notte, cioè dalle 24.00 alle 05.00. Precisa che il collega più anziano al quale diede il cambio quella sera gli disse che un aereo era scomparso e di prestare attenzione in quanto avrebbe visto le tracce dei velivoli del soccorso. Nulla riferisce sulle attività svolte la sera del disastro (v. interrogatorio Orlando Salvatore, GI 12.10.95).
La reticenza delle sue dichiarazioni appare laddove da un lato ammette di aver notato entrando in sala operativa una certa agitazione e dall'altro sposta tale momento in tarda ora notturna sostenendo, in contrasto con le prime dichiarazioni, di non aver partecipato alla Synadex in quanto aviere di leva. Fatto questo che contrasta sia con l'ordine di servizio che con la telefonata delle h.19.02 tra Marsala e Siracusa, in cui sembra riconoscersi la sua voce. Questa la situazione probatoria a suo carico. Vale però anche per l'Orlando quanto affermato nella parte in diritto. Si deve perciò dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Salmè Fulvio assumeva proprio quel giorno il Comando interinale del CRAM di Marsala in assenza del Comandante, tenente colonnello Cespa.
Il soggetto, prima come teste e poi come imputato, asserisce di aver ricevuto la notizia della scomparsa del DC9 quindici o venti minuti dopo l'evento dal personale di sala operativa, presso il circolo ufficiali, ubicato nella zona logistica "Stagnone", distante, da quella operativa "Timpone", circa quattordici chilometri; precisa di non essersi recato presso la sala operativa e di aver seguito gli eventi della notte fino alle ventitre locali circa, prima dal circolo ufficiali, poi dal suo alloggio, anch'esso ubicato nella zona logistica; osserva di non aver dato disposizione per la sospensione della Synadex. Non esclude la presenza in sala operativa del capo controllore, capitano Ballini, ma non sa precisare se quella sera stessa le notizie gli furono riferite da costui.
Deve essere evidenziato che nessuna conversazione con Salmè è stata rilevata dalle telefonate in partenza o in arrivo dalla sala operativa; se ne deve pertanto dedurre che, se avviso telefonico c'è stato, ciò é avvenuto da apparecchio situato al di fuori della sala operativa.
Afferma che probabilmente fu trasmesso un plottaggio al SOC di Martina Franca, ma non ricorda se venne trasmesso la sera stessa o l'indomani. Ribadisce che non ha mai visto la riduzione dati di quella notte né quella effettuata nei giorni immediatamente successivi all'incidente per soddisfare richieste di enti Superiori e dall'AG.
Dichiara di aver firmato la lettera dell'11 luglio 80 relativa alla richiesta dell'AG di Palermo del 5 luglio, solo in quanto ricopriva ancora l'incarico del Comando ad interim. Afferma che in data 2 ottobre 80 in assenza del Comandante del CRAM, maggiore Montinaro Pasquale, ricevette le disposizioni dal colonnello Sidoti Francesco, Capo del 4° Ufficio Sicurezza al Volo del 3° Reparto dello SMA, sulle modalità da seguire per la consegna dei nastri di registrazione e TBT.
La sua posizione dopo gli interrogatori resi lascia dubbi sul suo "operato" nella notte del 27 giugno 80. Considerando il fatto che è stato informato dell'evento da un operatore della sala operativa, appare strano che non ricordi di aver parlato quella notte con il capo controllore; ma né quest'ultimo, capitano Ballini, né gli altri operatori della sala operativa ricordano di aver riferito ad esso Salmè.
Non ricorda nemmeno se il tenente Del Zoppo quella sera stessa analizzò una riduzione dati già esistente, individuando la traccia del DC9 e così disponendo un plottaggio da trasmettere al SOC, anche se poi finisce per ammettere - nell'ultimo interrogatorio - che se é stato fatto il plottaggio, ciò non poteva avvenire senza l'effettuazione di una riduzione dati.
Su questo punto é palese la reticenza del Salmè. Queste sono circostanze che non potevano non essere riferite al Comandante del sito.
Ma vi é un'altra vicenda, ove appare, in tutta la sua gravità, la reticenza dell'imputato. Egli risulta firmatario della missiva dell'11 luglio 80 con la quale venivano trasmessi i plottaggi richiesti dal PM di Palermo. Missiva in cui non venivano specificati gli effettivi orari di registrazione mancanti - 19.04Z-19.12Z e 19.22Z-19.48Z - ma soltanto l'orario dalle h.19.00Z alle 19.15Z, né tantomeno, veniva indicato che vi era stata una sostituzione del nastro di registrazione. Orari, totalmente falsi, e in netto contrasto con gli orari che ben si rilevavano dalla riduzione dati effettuata sia la sera stessa dell'incidente - così Del Zoppo - che il 10 o 11 luglio.
L'imputato non ha saputo fornire una spiegazione convincente sulla difformità degli orari, ma si è limitato ad affermare "Siccome io firmai tranquillamente, mi dissero per telefono che la Synadex non la stavano facendo più e non c'erano più dati, certo non andai a vedere se quando avevano sospeso era 13, era 15 o era 18. Per me corrispondeva che in effetti in quell'ora non c'erano tracce. Dopo sicuramente l'hanno sospesa".
In relazione alla Synadex non ha saputo fornire nessuna spiegazione sulle esercitazioni del 26, 27 e 28 giugno né tantomeno sugli orari effettivi di svolgimento.
Un'ulteriore vicenda in cui emerge nuovamente la reticenza di Salmè si rileva dalle dichiarazioni relative alle circostanze in cui il soggetto consegna al PM i nastri di registrazione. L'imputato ha affermato che essi furono consegnati nella zona logistica "Stagnone" e che il PM fu invitato a recarsi in sala operativa per ricostruire gli accadimenti di quella sera. Per quanto concerne la località di consegna dei nastri é stato accertato che é stata effettivamente "Stagnone", e non "Timpone", come invece risulta verbalizzato nel verbale di sequestro e così come é stato confermato sia dal teste Montinaro (v. esame Montinaro Pasquale, GI 24.04.96) che dai periti che accompagnavano il PM. Sulla discordanza, comunque, non ha saputo fornire risposte convincenti. Per quanto concerne, invece, l'invito al PM di visitare la sala operativa è stato dimostrato che la circostanza é assolutamente falsa. Infatti i periti del PM hanno dichiarato che, alla loro richiesta di visitare la sala radar, venne loro risposto dai militari che ciò non era possibile (v. esami Cantoro Giulio, GI 03.12.96, La Franca Luigi, GI 03.12.96, v. s.i.t. Magazzù Alfredo, PG 10.01.97).
Desolante il quadro delle dichiarazioni rese dall'imputato. Salmè non ha di certo fornito nessun contributo all'accertamento della verità. Ma la sua reticenza appare ancor più grave perché proviene dall'ufficiale che in quei giorni aveva la responsabilità oggettiva di tutto ciò che accadeva all'interno del sito radar.
In questa situazione probatoria non possono accogliersi le richieste del PM di proscioglimento pieno per tutte le imputazioni, bensì devono applicarsi quelle considerazioni già scritte nella parte in diritto; si deve cioè dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti, perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Sardu, altro maresciallo, assistente al tracciatore capo ovvero TPO Assistant, tenta di dare spiegazioni sul Nadge ed anche su alcune "anomalie" verificatesi nelle registrazioni, senza riuscire nell'intento. Quanto alla "traccia anomala con quota elevata e dotata di bassa velocità", cancellata dall'operatore pochi secondi prima dell'incidente, dopo essere stata visualizzata e registrata per circa venti minuti, non sa darne alcuna spiegazione. Al riguardo del fatto che il radar militare non avesse percepito i plots rilevati dal radar civile di Ciampino prima e dopo l'incidente, asserisce che tale deficienza può essere spiegata con le diverse modalità di funzionamento del radar della Difesa Aerea. Al riguardo del fatto che il radar civile avesse rilevato le tracce del DC9 in caduta per circa tre minuti dopo l'incidente asserisce: "può darsi che il mancato rilevamento da parte del nostro radar sia dovuto all'inizio delle operazioni preliminari per l'effettuazione del programma simulato" (v. esame Sardu Mario, GI 15.10.86).
Sentito anche lui da Marsala dopo Telefono giallo, dichiara di aver assistito alla trasmissione sino alle 23.30 e quindi di non aver visto quella parte nella quale interveniva l'anonimo militare in servizio al CRAM la sera del 27.06.80. Precisa che nel momento in cui si verificò il disastro egli operava al monitor principale della sala operativa e stava predisponendolo per il passaggio in simulato. Comunque il DC9 era stato seguito fino al momento in cui non si passò in simulato (v. esame Sardu Mario, PM Marsala 30.05.88).
Diventato imputato, conferma le precedenti dichiarazioni, osservando di aver preso il posto del TPO Capo, Giordano, e di aver iniziato la predisposizione della console per l'esercitazione. Come gli altri non ricorda quando questa iniziò e quando poi venne ripresa la registrazione reale. Osserva di essere stato avvertito della scomparsa del DC9 da Loi e di aver immediatamente reinserito la visione video sul reale, tenendo a precisare che nella zona interessata alla ricerca non rilevò nulla (v. interrogatorio Sardu Mario, GI 25.09.89).
Posto a confronto con Carico, ribadisce di essersi posto alla console del TPO, sostituendo Giordano, qualche minuto prima delle 21.00L; nega di aver notato qualcosa di anomalo sulla traccia del DC9 ed osserva di non aver visto Carico prender posto all'UPA35 anzi, tenta di far credere di non saper se Carico fosse presente in sala o se invece "sia andato via per lungo tempo dopo che io detti il cambio a Giordano" (v. confronto Carico/Sardu, GI 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo, con una reticenza non inferiore a quella degli altri imputati, e oramai conscio del fatto che risultava documentalmente che l'esercitazione non era partita alle 19.00, asserisce che vi era stato ritardo causato dal nastro di simulazione "che non prendeva" (v. sopralluogo, GI 11.10.95). Nulla riferisce sulle azioni a console che vennero svolte sulla traccia del DC9 prima e dopo il disastro, arrivando ad affermare che nonostante ciò non collegò il disastro con le azioni che erano state fatte dalla console del TPO. Anzi, afferma che quella sera gli "sembrava tutto normale" (v. interrogatorio Sardu Mario, GI 13.10.95).
Ulteriori interrogatori non sortiscono effetti migliori. L'imputato dichiara di non ricordare neanche quelle azioni che il TPO ha l'obbligo di fare in caso di incidenti a velivoli. Non ricorda la presenza di Del Zoppo nè tantomeno che quella sera venne effettuata la riduzione dati (v. interrogatorio Sardu Mario, GI 01.02.96).
Disposto confronto con Ballini in relazione alla telefonata delle 19.52, nel corso della quale Sardu riferisce al capitano Gari di Poggio Ballone che Ballini era impegnato con la ronda, l'atto non raggiunge alcun risultato. Sardu risulta in evidente imbarazzo nei confronti dell'ufficiale e pertanto dichiara di non ricordare la circostanza (v. confronto Sardu/Ballini, GI 02.02.96). Anche un ulteriore confronto con Giordano e Ballini risulta negativo. In questo caso Sardu, come del resto Ballini e Giordano, prende soltanto atto delle contestazioni relative a tutte le azioni a console che risultano dalla CDR, senza fornire alcuna utile spiegazione alle stesse. Azioni, queste, che come si é già avuto modo di rilevare, avrebbero dovuto allarmare il TPO in quanto più volte si era accesa sulla traccia del DC9 il segnale di "low quality". Segnale sul quale alla fine il TPO interviene manualmente cancellandolo, cosicchè la traccia sparisce dal video (v. confronto Sardu/Ballini/Giordano, GI 02.02.96).
Infine, nell'ultimo interrogatorio, la reticenza dell'imputato subisce una piccola ma importante incrinatura. Dichiara che verso le h.19.10 mentre era seduto alla propria console, Loi, che stava al monitor dell'identificatore, gli disse "Mario qui è successo qualcosa". Precisa in proposito che a fianco della console dell'identificatore era collocato un altoparlante dal quale si ricevevano le comunicazioni di Roma Ciampino con i velivoli che entravano nella nostra FIR. Attraverso questo altoparlante Loi sentì chiamare il DC9 in frequenza senza ottenere risposta. Aggiunge che dopo aver accertato che il velivolo non si rilevava sul monitor, avvisarono Martina Franca. Aggiunge che quella sera, a circa mezz'ora dall'incidente, Loi aveva visto sul PPI come grezzo un velivolo identificato attraverso il piano di volo in un aereo russo o libico che, all'altezza dell'isola di Malta, aveva deviato verso Est. Ammette, infine, di aver fatto i tentativi di passare in simulato che si rilevano sul nastro 99 alle ore 19.04 (v. interrogatorio Sardu Mario, GI 03.06.97).
In conclusione si può affermare che anche Sardu non ha sicuramente aiutato questo Ufficio nella ricostruzione di quanto accadde presso la sala operativa e di cosa vide il radar di Marsala. Senza dubbio la figura di Sardu insieme a quella di Giordano, entrambi TPO, è tra le più importanti nel funzionamento della sala operativa e pertanto la reticenza di entrambi è stata grave. La console del TPO é quella dalla quale è stata seguita la traccia del DC9 fino al momento del disastro. Ma nonostante ciò Sardu, che ammette di aver sostituito Giordano alla console qualche minuto prima delle 19.00, nulla dice in proposito. Per l'imputato fu una serata tranquilla. Soltanto alla fine ammetterà che Loi gli riferì alle 19.10, cioè tre minuti prima della telefonata di Palermo-Punta Raisi, che era successo qualcosa.
Anche Sardu, come del resto gli altri imputati di quella sala, asserisce falsamente prima che la Synadex era partita alle 19.00 e poi che probabilmente era partita con qualche minuto di ritardo a causa di non meglio precisati problemi al nastro di simulazione. L'unica sua dichiarazione di rilievo é quella in cui ammette di essere entrato in simulato prima della sostituzione del nastro. Ciò costituisce prova certa che quella sera l'esercitazione doveva partire senza cambio di nastro.
Questa quindi la situazione probatoria a suo carico. Ma per i motivi indicati nella parte in diritto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
La reticenza di Tozio, addetto alla sala computers ovvero Manual Input Operator (MIO), non é inferiore a quella dei suoi coimputati. Egli é il responsabile della sala computers e perciò ha il delicato compito di tutelare il perfetto funzionamento del sistema. E' il militare che materialmente svolse l'operazione del cambio dei nastri di registrazione.
Sin dal suo primo esame testimoniale riferisce che la sostituzione del nastro di registrazione avvenne alle 19.00 e che per compiere la sostituzione dei nastri occorrevano circa dieci minuti così come per compiere l'operazione inversa. Sarà accertato invece che per compiere tale operazione sono sufficienti meno di cinque minuti.
Osserva di aver ricevuto l'ordine di ripristino della situazione reale verso le ore 19.25, ossia 25 minuti dopo l'avvio della "Synadex". Sarà accertato invece che la Synadex, almeno da quanto risulta dal nastro 100 parte alle 19.14. Sull'effettivo svolgimento della "Synadex" vale quanto già rilevato. Precisa che la sostituzione dei nastri e i relativi orari erano stati annotati nell'apposito registro delle consegne. Sarà accertato, invece, che gli orari riportati sul registro risultano sì registrati ma sono difformi da quelli impressi nei nastri di registrazione (v. esame Tozio Sossio, PM 17.11.80).
Sentito nuovamente a distanza di sei anni, conferma nei punti essenziali le precedenti dichiarazioni, aggiungendo che tutte le informazioni registrate dal Nadge su nastro magnetico vengono riportate sul tabulato relativo alle registrazioni. Indica come presenti in sala operativa la sera del 27 giugno 80, il sergente maggiore Toscano, il tenente Cosentino, il sergente maggiore Maggiolino e il maresciallo Loi. Verrà accertata la presenza solo di quest'ultimo.
Aggiunge altre falsità a quelle già dette nell'esame dell'80. Afferma infatti che quella sera per la "Synadex" predispose, per la registrazione della simulazione, un nastro vergine "così come facevo sempre perché previsto dalla procedura". Verrà accertato che il cambio del nastro fu effettuato soltanto la sera del 27 giugno 80, perchè la prassi era quella di continuare a registrare sul nastro già inserito nell'MTU. (v. esame Tozio Sossio, GI 15.10.86).
Da rilevare che verrà sequestrata presso il sito di Marsala - come si é già detto - una relazione redatta da Tozio, in cui sono riportate sia le domande che l'Ufficio gli aveva rivolto che le risposte da lui fornite. Il documento sembra rappresentare per colui che l'ha scritto ma soprattutto per coloro ai quali probabilmente doveva essere sottoposto in visione, quasi una normativa di comportamento qualora gli altri militari presenti in sala fossero stati chiamati a testimoniare.
Interrogato dal PM di Marsala per la vicenda di "Telefono Giallo" tiene subito a precisare - prendendo così le distanze dagli altri militari presenti in Sala - che egli si trovava in sala computers e che tale attività non prevedeva l'utilizzo di militari di leva (v. esame Tozio Sossio, PM Marsala 12.05.88).
A distanza di due settimane in un successivo esame sempre al PM di Marsala dichiara di non aver assistito alla trasmissione "Telefono giallo", escludendo di avere appreso i fatti raccontati dall'anonimo telefonista (v. esame Tozio Sossio, PM Marsala 30.05.88).
Divenuto imputato conferma le poche dichiarazioni già rese, asserendo che "nella immediatezza del fatto - senza meglio indicare le circostanze - ricevette l'ordine - senza indicare da chi - di tornare immediatamente sul traffico reale". Aggiunge di essersi accorto di una certa animazione in sala operativa. Osserva, infine, con molta cautela, di avere appreso solo successivamente che "forse era caduto un aereo" (v. interrogatorio Tozio Sossio, GI 25.09.89).
Posto a confronto con Carico, dall'atto non emergono contributi di rilievo. Afferma di aver ricevuto l'ordine di dare inizio alla Synadex e la successiva sospensione dal capitano Ballini. Si dice non in grado di indicare l'esatto orario dello Start e dello Stop Synadex, ma che comunque gli orari erano registrati nel nastro. Carico invece afferma di non aver mai raggiunto la postazione UPA 35 così come avrebbe dovuto in caso di esercitazione (v. confronto Tozio/Carico, GI 06.10.89).
Interrogato a distanza di tempo nel sopralluogo al CRAM di Marsala ribadiva le dichiarazioni rese senza nulla aggiungere (v. verbale GI 11.10.95).
Nuovamente interrogato il giorno successivo dopo aver precisato che dalla sala computers era in contatto telefonico con la console del TPO e dell'MC illustra le operazioni che vengono espletate per l'inserimento del programma operativo e per i cambi dei nastri di registrazione. Osserva che le apparecchiature erano obsolete e che spesso il sistema si bloccava. A contestazione del fatto che ventisei minuti sono troppi per ritornare alla registrazione reale dal nastro 100 al nastro 99 afferma: "evidentemente c'era qualche cosa che non funzionava", senza però chiarire cosa non avesse funzionato. Ad ulteriore contestazione delle annotazioni apposte sul registro del MIO in cui il cambio del nastro viene registrato in un successivo momento con un nota di richiamo, afferma, senza tema di smentite, "evidentemente stavo facendo delle operazioni che non mi hanno dato la possibilità di scrivere".
In relazione alla possibilità che quella sera stessa possa essere stata fatta la riduzione dati afferma, paradossalmente, "non le facevo - egli che era proprio il tecnico specializzato - però mandavo a chiamare qualcuno che era più esperto e le faceva lui, perché io non le sapevo fare".
Plateale la falsità delle sue dichiarazioni. Appare, infatti, poco credibile che in una sala radar della importanza e delicatezza di quella del sito di Marsala, presti servizio un operatore MIO incapace di effettuare una riduzione dati. Sul punto, il capitano Ballini - riferendosi proprio alle affermazioni di Tozio - osserva che non si può essere impiegati in sala operativa se non si é innanzitutto autorizzati, aver superato un corso di specializzazione ed aver, infine, fatto pratica (v. confronto Ballini/Vitaggio, GI 02.02.96).
Nonostante la contestazione delle dichiarazioni di Del Zoppo che afferma di essere giunto in sala operativa all'incirca verso le ventidue e di aver trovato una Track History, Tozio continua a mentire dichiarando di non ricordare né la presenza di Del Zoppo, né tantomeno di aver effettuato una riduzione dati. Operazione ribadisce, che non era in grado di fare. Si dichiarava peraltro sicuro di non aver visto nessun tabulato (v. interrogatorio Tozio Sossio, GI 12.10.95).
Interrogato nuovamente persiste nella sua reticente condotta. A contestazione della procedura di riposizionamento sul nastro 99 che poteva essere eseguita soltanto sulla base di una riduzione dati, risponde che il metodo gli era sconosciuto, confermando di non saper fare una riduzione dati. Precisa inoltre che se quella sera avesse chiamato qualcuno per fare la riduzione dati, la circostanza gli sarebbe rimasta impressa nella memoria.
Posto a confronto con il teste Del Zoppo e l'imputato Massaro, l'atto non perviene a miglior sorte. Tozio ribadisce le sue dichiarazioni: non ha fatto alcuna riduzione dati, non sa chi può averla fatta, non ha visto alcuna riduzione dati. Del Zoppo, invece, conferma di ricordare la presenza di Tozio in sala, e di aver sempre pensato che la riduzione dati fosse stata fatta da Tozio (v. confronto Tozio/Del Zoppo/Massaro, GI 10.05.97).
In conclusione, il contributo fornito dall'imputato ai fini della ricostruzione degli eventi in quel sito è stato, fin dal suo primo esame al PM di Marsala nel 1980, assolutamente nullo, anzi è stato di ostacolo a qualsiasi accertamento. Tozio ha mentito sempre e sulle circostanze più importanti. Non ha saputo o voluto dire nulla sulle reali operazioni di cambio nastri. Non ha saputo o voluto dire nulla sull'inizio o meno dell'esercitazione. Non ha saputo o voluto dire nulla sul fatto che solo il 27 giugno 80 é stato sostituito il nastro reale con un nastro "vergine". Non ha saputo o voluto dire nulla sulla presenza di Del Zoppo in sala operativa. Infine non ha saputo o voluto dire nulla sulla riduzione dati effettuata la sera stessa del disastro.
Questa la situazione probatoria a suo carico, ma per i motivi indicati nella parte in diritto nei suoi confronti si deve dichiarare non doversi procedere perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Vitaggio, assistente dell'IC ovvero assistente al guida-caccia, stessa qualifica di Abate, fornisce dichiarazioni non veritiere sin dal suo primo esame testimoniale al PM di Marsala per le vicende della trasmissione "Telefono Giallo". Dopo aver preso le distanze dai controlli del traffico civile, osservando che "nulla sono in grado di riferire riguardo alle tracce che riproducevano la rotta del DC9, in quanto la console in uso alla sezione armi, cui sono addetti i guida-caccia e il capo controllore vengono attivate unicamente per il traffico militare di intercettazioni", tenta di far credere che al momento in cui la sala operativa apprese da Roma-Ciampino della scomparsa dell'aereo, egli fosse al bar e che vi ritornò solo su sollecitazione di Abate (v. esame Vitaggio Giuseppe, PM Marsala 30.05.88).
Si accerterà invece - dalle conversazioni telefoniche - che l'imputato é stato presente in sala fin dalle 19.00, e che proprio lui riceve la telefonata da Roma-Ciampino alle ore 19.14.
Con l'esercizio dell'azione penale nei suoi confronti, non modifica il suo atteggiamento. Continua a fornire dichiarazioni mendaci. Ribadisce le dichiarazioni rese al PM di Marsala, confermando di essere stato chiamato, mentre si trovava al bar, da Abate. Ricorda di aver avuto contatti telefonici concernenti la scomparsa del velivolo, con Palermo, Roma e Martina Franca. Precisa di essere stato a conoscenza che quella sera doveva effettuarsi l'esercitazione "Synadex", ma non sa dire se la stessa sia stata effettivamente avviata e poi interrotta. Aggiunge che Muti e Abate operavano in reale (v. interrogatorio Vitaggio Giuseppe, GI 26.09.89).
Verrà accertato, invece, che Vitaggio era ben a conoscenza delle circostanze relative alla Synadex. Infatti, dalle conversazioni telefoniche risulta che é stato proprio lui alle ore 19.26 a chiamare il sito di Siracusa, riferendo che lo stop Synadex era stato "ai 13". Dalle telefonate emerge con chiarezza anche il suo ruolo, che non é proprio quello che ha tentato di far credere sin dal suo primo esame a Marsala. Egli é il militare che riceve alle 19.14 la telefonata da Roma Ciampino, con la quale venivano richieste notizie sul traffico che, in quel momento, stava su Palermo. Pertanto alle 19.14 Vitaggio é alla console e fornisce informazioni sul traffico.
Interrogato a distanza di tempo nel corso del sopralluogo al Centro Radar di Marsala tiene subito a precisare che quella sera era in servizio con l'incarico di assistente al capo controllore, Ballini, osservando: "facevo tutto quello che mi diceva Ballini". Con questa affermazione palesemente appare che egli tende a scaricare sull'ufficiale ogni eventuale responsabilità. Precisa inoltre di non aver partecipato alla Synadex, in quanto egli era assistente del capo controllore (v. verbale 11.10.95).
Interrogato due giorni dopo egli mente su quasi tutte le circostanze contestate. Dichiara di non riconoscere la propria voce dalle telefonate registrate. A contestazione della singolarità che le azioni a console del TPO sulla traccia del DC9 non abbiano allarmato la sala operativa, dichiara che compito esclusivo dei militari presenti in sala era quello di seguire il traffico militare e controllare i velivoli in penetrazione non identificati, quasi a voler dire, con ciò, che se anche si fossero accorti di qualcosa di anormale nel volo di un aereo civile, ciò non sarebbe rientrato nei loro compiti. A contestazione della parte civile delle dichiarazioni di Carico e delle successive ammissioni di Sardu, giungeva persino ad accusare di falso i suoi colleghi. Costoro, falsamente asseriva, non potevano "hoockare" su un velivolo civile se non avevano una richiesta in tal senso da parte dell'esterno. E' invece dimostrato il contrario: tutte le attività a console del TPO e dell'IO sulla traccia del DC9 non risultano essere state richieste da alcuno dall'esterno.
Nessuna spiegazione credibile fornisce sul fatto che alle 19.24 comunica a Siracusa lo stop Synadex riferito "ai 13" (v. interrogatorio Vitaggio Giuseppe, GI 13.10.95). Nessun contributo fornisce sulle azioni che risultano operate dopo le ore 19.48 dalla console dell'IC Muti. Anzi giustifica le stesse sulla linea dello stesso Muti: l'IC si stava addestrando (v. interrogatorio Vitaggio Giuseppe, GI 01.02.96).
Posto a confronto con l'MC Ballini, nulla aggiunge di utile all'inchiesta. Come gli altri imputati e lo stesso Ballini, non ricorda la presenza di Del Zoppo, anche se non la esclude (v. confronto Vitaggio/Ballini, GI 02.02.96).
In conclusione le dichiarazioni di Vitaggio, come quelle della maggior parte degli altri imputati di Marsala, sono rimaste nel tempo sempre reticenti e non hanno fornito alcun contributo alla ricostruzione dei fatti accaduti la sera del 27 giugno 80 all'interno della sala operativa di quel sito radar.
Ma al riguardo delle imputazioni di questo Vitaggio valgono le considerazioni specificate nella motivazione della parte in diritto e pertanto si deve dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti perchè il reato estinto per prescrizione in ordine al delitto di cui al capo M, in esso assorbito quello di cui al capo N, e perchè il fatto non sussiste in ordine al delitto di cui al capo O.
Dietro |