Capitolo II

Le posizioni dello SMA Pisano.

1. Premessa.

In analogia alla premessa che s'è redatta sui primi quattro imputati, i generali dello Stato Maggiore Bartolucci, anche per gli imputati Pisano, Zauli, Cavatorta e Muzzarelli devono precisarsi, prima dell'esame delle singole posizioni, considerazioni comuni sulle identiche imputazioni loro ascritte.

In data 17.03.89, come già s'è detto, il Ministro della Difesa, on.le Valerio Zanone, inviava una lettera al Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare con l'incarico di "svolgere una approfondita inchiesta di carattere tecnico-amministrativa nell'ambito dell'Aeronautica Militare" al fine di accertare eventuali inadempienze e carenze dei vari Enti e Comandi della Forza Armata, circa l'osservanza delle norme e procedure in vigore in relazione all'incidente del DC9 Itavia. Relazione che è stata presa in esame specificamente nella parte dedicata alle perizie e lavori similari. Il Capo di Stato Maggiore dell'epoca generale Franco Pisano, preso atto della richiesta formulatagli personalmente dal capo del Dicastero, istituiva una Commissione formata dai seguenti ufficiali: il generale S.A. Domenico Zauli, il generale DA Giovanni Cavatorta, il colonnello pilota Gianluca Muzzarelli. La Commissione, prontamente costituita in ossequio agli stretti margini di tempo imposti dallo stesso Ministro, dà subito avvio ai lavori i cui esiti vengono condensati in un elaborato, completo di annessi, consegnato al titolare del Dicastero ai primi di maggio dello stesso anno.

Val la pena di ricordare che nella lettera di incarico, il Ministro aveva annotato una particolare raccomandazione, che cioè l'inchiesta dovesse essere svolta "in connessione alle conclusioni cui è pervenuta la consulenza tecnica d'ufficio disposta dall'Autorità Giudiziaria penale circa le cause dell'incidente al DC9 Itavia".

Inoltre aveva impartito direttive affinchè il lavoro della Commissione venisse svolto con approfondimento, obiettività e correttezza massimi; e, quanto meno oralmente, aveva segnalato la necessità di non interferire con l'istruttoria penale in corso e con l'inchiesta avviata contestualmente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cd. Commissione Pratis. La consulenza tecnica d'ufficio cui il Ministro si riferisce è ovviamente quella redatta dal collegio cd. "Blasi", che, in data 16.03.89, formalmente aveva consegnato le proprie conclusioni a questo Ufficio.

In effetti queste conclusioni ponevano seri dubbi sull'operato e sulle conseguenti responsabilità dell'Aeronautica Militare in relazione alle circostanze dell'incidente del DC9 Itavia, tanto da attribuire l'evento ad esplosione esterna e più precisamente ad abbattimento per mezzo di un missile aria-aria. In dette conclusioni il collegio peritale si spingeva oltre, affermando anche la presenza di un velivolo da caccia nelle vicinanze del DC9; presenza suffragata da documentazione proveniente dal controllo del traffico aereo di Ciampino. Tali esiti pertanto avevano determinato pesanti critiche da parte di ambienti politici e, presso gli ambienti militari, la sensazione di una sorta di "linciaggio morale" dell'AM. Ma la relazione Pisano, di certo per contrastare quei risultati della Blasi e oltrepassando i limiti dell'oggetto affidatole dal Ministro, si pronunziava anche sul merito della causa del disastro, ovviamente in senso opposto a quello della perizia Blasi. Venne quindi a costituire, com'era nell'intenzione dei suoi redattori, una sorta di prima risposta "ufficiale" della Forza Armata sull'incidente del DC9 Itavia. Quindi una volta consegnata al Ministro, essa non mancherà di suscitare forti indignazioni tra le forze politiche e quella stessa opinione pubblica che più da vicino aveva seguito le vicende politiche e giudiziarie relative alla sciagura aerea.

La Relazione fu trasmessa anche a questo Ufficio, ma nel corso dell'istruttoria, seppure a distanza di tempo emersero tutte le carenze, gli stravolgimenti di fatti, le omissioni di cui era affetta. Le critiche sono quelle compiutamente elencate dal PM nelle richieste del 21.12.91; critiche che sono state ribadite dall'istruttoria compiuta, e da ultimo in larga parte condivise da questo GI. Specificamente:

1) Nella relazione non si fa alcun riferimento alla vicenda della telefonata di Bruschina e della complessa attività che ne seguì.

2) Nell'allegato G-3, a pag.3, si attesta che la notizia della esistenza di traffico americano nella zona dell'incidente (della quale si dà peraltro una versione riduttiva e non corrispondente al tenore dell'annotazione sul brogliaccio di Marzulli, che guarda caso non viene allegato) fu verificata "sentendo il personale di servizio all'ACC di Roma la sera dell'incidente, senza tuttavia poter trovare nessun tipo di conferma da parte di alcuno"; in realtà, nessuna attività fu compiuta dalla Commissione per verificare la fondatezza di tale notizia. In particolare, non furono identificati ed escussi quanti operavano nella sala dell'ACC, al fine di accertare l'origine della informazione, ad eccezione del solo Massari, che si vedrà come rispose.

3) Né nella relazione, né negli allegati si fa alcun cenno alla esistenza delle registrazioni delle conversazioni telefoniche di Martina Franca, benchè esse fossero disponibili sin da luglio 88, come comunicato allo Stato Maggiore dal Comandante della 3ª Regione aerea in data 10 luglio di quell'anno. In realtà, dalla registrazione delle dichiarazioni rese da Lippolis il 10 aprile 89 risulta con chiarezza che i componenti della Commissione si proponevano l'ascolto delle telefonate e che esso era finalizzato ad accertare quali attività fossero state compiute in relazione alla segnalazione di traffico americano. E' quindi implausibile che l'ascolto non sia stato effettuato, anche in considerazione dell'annotazione della telefonata relativa alla questione delle 22.27. Si osserva, in particolare, che gli interroganti - a fronte della impossibilità di Lippolis di ricordare il contenuto esatto delle informazioni ricevute e le conseguenti attività - asseriscono che il mancato ricordo non ha particolare importanza, in quanto il punto potrà essere chiarito il giorno seguente con l'ascolto della telefonata.

4) Nell'allegato G, sopra richiamato, si attesta che l'annotazione della conversazione con Bruschina a ore 22.27 del brogliaccio del Soccorso di Martina Franca si riferiva alla richiesta di intervento di mezzi statunitensi, perché collaborassero nelle ricerche. Dal contenuto della registrazione dell'esame di Lippolis emerge invece che gli interroganti erano pienamente consapevoli che l'informazione si riferisce al momento dell'incidente e non ha a che vedere con richieste di aiuto (che sono solo la ovvia conseguenza della ben più rilevante informazione sostanziale). E infatti essa è posta in relazione con l'annotazione relativa alla ricerca di una portaerei e più in generale con la individuazione delle cause del sinistro.

5) Dall'ascolto della predetta registrazione risulta ancora che sin dall'immediatezza del fatto il Lippolis raggiunse la convinzione (vera o falsa non rileva ai fini della presente argomentazione) che a bordo del DC9 fosse esploso un ordigno. Il Lippolis aveva addirittura individuato il punto di esplosione, attraverso l'esame del materiale recuperato e contatti con l'Itavia. Di tutto ciò non vi è traccia né nel verbale allegato alla relazione, né nella relazione stessa.

6) Alla relazione conclusiva della Commissione non risultano allegati taluni degli atti compiuti ed in particolare, tra le altre, le dichiarazioni di Lippolis, Fiorito De Falco, Mangani, Abbate, Corvari e Massari, tutte di particolare rilievo.

7) Più in generale, nella relazione si afferma che non si dà conto del contenuto delle registrazioni radar del controllo del traffico civile, in quanto esse sarebbero state sequestrate sin dal 22 luglio 80 dall'Autorità Giudiziaria e quindi non sarebbero state disponibili. In realtà è già emerso che copie dei nastri radar furono fatte sin dalla sera stessa del fatto.

Appare del tutto inspiegabile il minimo peso dato dalla Commissione alle telefonate registrate presso il sito di Martina Franca, delle quali la commissione era in possesso (telefonate allora non ancora acquisite dall'AG) e che la Commissione non risulta aver valutato, benchè l'ufficiale incaricato di compiere accertamenti a Martina Franca, il colonnello Barale affermi di averle esaminate e portate all'attenzione della Commissione, avendo in particolare egli sentito il tenente colonnello Lippolis proprio con riferimento a talune risultanze di dette telefonate (v. esami Barale Nello, GI 22.06.91). Significativa a riguardo è la trascrizione di una conversazione tra il Lippolis e detto Barale in data 10 aprile 89, rinvenuta agli atti della Commissione Pisano, ma non ad essa allegata, nella quale si parla espressamente dell'ipotesi di una esplosione, del famoso "plotting" redatto a Ciampino subito dopo i fatti dal tenente colonnello Russo e del casco da pilota statunitense "Drake" che non risulta tra i reperti sequestrati.

Deve essere altresì sottolineata una sostanziale elusione da parte della Commissione Pisano dell'importantissimo dato costituito dalla telefonata del maresciallo Bruschina di Ciampino al maresciallo Marzulli di Martina Franca delle ore 22.27Z relativa alla presenza di traffico americano in zona incidente, telefonata meramente menzionata nella pagina quattro dell'allegato "1" della relazione.

Elusione gravissima per tre ordini di ragioni ovvero:

a) Anzitutto non viene evidenziato il contenuto, di per sé eloquente della telefonata (nonché di quelle che vi fanno seguito), nel corso del quale si fa anche riferimento della presenza di portaerei nel luogo del sinistro, che, recentemente è stato confermato sia dai periti radaristici che dagli esperti NATO; e ciò benchè, come si è già detto, le telefonate di Martina Franca fossero state ascoltate.

b) Nel succitato allegato "1" della relazione l'annotazione della telefonata di Bruschina sul brogliaccio è solo richiamata senza che venga allegato il testo del brogliaccio del RCC di Martina Franca, pur già in se stesso significativo, giacchè il maresciallo Marzulli così annotava: "telefonata Bruschina Uff. Acc. Roma che in zona incidente trovasi traffico americano, chiede se necessario informare ambasciata per notizie".

c) La mera annotazione di cui all'allegato "1" sopra indicata viene poi ulteriormente svalutata nell'allegato "G" della relazione Pisano, in cui si afferma che l'annotazione sul brogliaccio del Soccorso di Martina Franca concerneva la richiesta di mezzi di intervento e soccorso destinati nella zona del disastro. In realtà, i membri della Commissione che interrogarono Lippolis, erano consapevoli che l'informazione si riferiva al momento della caduta dell'aereo, essendo peraltro posta in relazione con l'annotazione relativa alla portaerei.

E' evidente che vi è stata da parte della Commissione la sostanziale omissione di tutta la problematica relativa alla segnalazione quella notte di traffico americano; ma è altrettanto evidente che la Commissione si era posta il problema a proposito della dichiarazione del capo controllore di Ciampino Massari Porfirio (non trasmessa al GI), al quale viene chiesto se fosse stato consapevole quella notte della presenza di traffico americano, cui si risponde con un semplice "no", oltre il quale non si prosegue. E così si chiude, da parte della Commissione, l'audizione del 17 aprile 89 di uno dei personaggi più importanti di quella notte.

Anche l'affermazione della Commissione all'allegato "G-3", secondo cui la notizia dell'esistenza del traffico americano nella zona del disastro era stata verificata sentendo il personale di servizio dell'ACC di Ciampino senza poter trovare alcun tipo di conferma, non è assolutamente veritiera, considerato che la Commissione non identificò né escusse la quasi totalità del personale - ed anni dopo questo Ufficio ha avuto conferma della presenza di traffico militare proprio da alcuni militari dell'ACC, (v. i numerosi esami di Colonnelli e Cucchiarelli, rispettivamente GI 13.01.95, 09.02.95, 13.02.95, 05.04.95, 10.02.97 e 09.01.95, 13.02.95, 05.04.95, 10.02.97) limitandosi a sentire il già citato Massari Porfirio e i soli controllori Corvari e La Torre - omettendo peraltro di inserire le dichiarazioni di questi ultimi tra gli allegati alla relazione.

Pure le precisazioni da parte del generale Pisano sulla correttezza che la Commissione avrebbe tenuto nell'interpretare il mandato del Ministro della Difesa (v. interrogatorio Pisano Franco, GI 05.06.92) non appaiono fondate. In realtà, nel tentativo di legittimare in ogni caso l'operato dell'Aeronautica, la Commissione supera i limiti del mandato conferitole e redige un capitolo dedicato a considerazioni aggiuntive, ove troverà posto anche la relazione del generale Santucci, che con le sue dichiarazioni dà una versione non conforme a verità sul lavoro svolto dal National Transportation Safety Board americano in seguito alla missione del generale Rana, allora presidente del Registro Aeronautico Italiano.

La Relazione Pisano è chiamata a misurarsi con altri e numerosi "episodi critici" che ancora adesso sono motivo di dubbio e di seria perplessità in ordine al corretto operato dell'Aeronautica Militare. Il mancato ritrovamento del DA1 del 22° CRAM di Licola e l'attività relativa alla nota esercitazione Synadex presso il sito di Marsala nonché la falsa attestazione dei militari impiegati in quella sala operativa la sera del 27.06.80, di cui si dirà a breve. Per quanto concerne l'attività del SIOS presso i siti di Marsala e Licola in relazione al disastro di Ustica è stato più volte contestata al generale Pisano l'omissione nella relazione di espressi riferimenti al Reparto informazioni, attese le diverse tracce di attività di appartenenti a quell'articolazione in ogni ambito dei fatti in oggetto.

Altro episodio che si deve rammentare è quello inerente la redazione dei plottaggi del DC9 Itavia da parte del colonnello Giorgio Russo, capo Ufficio Operazioni della RIV di Ciampino. Costui sentito dalla Commissione Pisano, rilascia importanti dichiarazioni sulla rilevazione radar di molti echi primari seguenti la scomparsa del segnale; ma sui contenuti di questa significativa testimonianza la Commissione ha ritenuto di non soffermarsi, attribuendo agli interrogativi suscitati dal Russo scarsa considerazione.

L'episodio relativo al mancato ritrovamento del DA1 di Licola ha costituito motivo di interesse per questo GI, fin dai primi anni dell'inchiesta. In tempo reale - questa la regola e la prassi - si sarebbe dovuto compilare il DA1; in un momento successivo la copia integrale ed ordinata, se richiesta da altri Enti o dallo stesso comandante del sito. Questa documentazione con tutto l'altro materiale cui si riferiva il provvedimento di sequestro, sarebbe dovuta affluire a Trapani Birgi; invece il DA1 sarebbe rimasto a Licola ancora per oltre un anno, per poi scomparire. Così come non s'è mai trovata alcuna copia integrale ed ordinata. L'unico documento che si sarebbe in seguito rinvenuto è la nota lettera dell'11.07.80, che appare un semplice stralcio del DA1, perché le tracce riportate minori di quelle che emergono dalle conversazioni telefoniche di Licola e dalla THR di Marsala.

Sulla ricerca dell'importante documento l'attività della Commissione ed i risultati cui essa pervenne sono tutt'altro che confortanti; infatti il Capo di Stato Maggiore riesce a mala pena a dar conto di aver debolmente ricercato il documento. "Ho anche sentito e verbalizzato sia il comandante Orabona (quello dell'88) sia il comandante De Angelis (quello dell'84). Il documento non si è mai trovato né essi ne erano a conoscenza".

E sulla gravosa questione Pisano è appena in grado di aggiungere: "Guardando la mia relazione, forse è scritto infelicemente, si vede che questo documento non era incluso nei materiali di cui esiste agli atti il verbale di distruzione ; tuttavia siccome è stata distrutta lì la copia originale e quella integrale ed ordinata c'è una presunzione che assieme sia stato distrutto il DA1... ma opportunamente avrebbe dovuto essere conservato... . Non è nemmeno detto che sia stato distrutto in quella circostanza dell'84 ... ma nella materia specifica del modello DA1 con mio vero e grande rammarico non sono purtroppo venuto a capo della questione" (v. audizione Pisano Franco, Commissione Stragi 12.10.89).

Eloquente anche l'episodio della falsità dell'ordine di servizio relativo al personale presente presso il radar di Marsala per lo svolgimento dell'esercitazione Synadex, con la falsa attestazione della presenza di militari - sergente Gioia e maresciallo Spera - che in realtà non parteciparono all'esercitazione. Il fatto venne riferito all'AG solo in seguito alla stesura della relazione, ben nove anni dopo la data dell'incidente. Da sottolineare anche che le ricerche sul personale, il cui esito intervenne come si è visto solo nell'89, fossero già in corso dall'ottobre 86.

Deve poi rammentarsi che la Commissione aveva ricevuto come termine di consegna della relazione il 30 aprile, successivamente prorogato dal generale Pisano al 5 maggio, solo perché asseritamente v'erano problemi per l'impaginazione del documento. In realtà il vero scopo della proroga fu quello di escutere il personale del CRAM di Marsala - il maggiore Pugliese e i sergenti maggiori Sardu e Tozio - per verificare se la sera del 27 giugno 80, appena ricevuta la notizia della scomparsa del DC9 Itavia, nella sala operativa fosse stata effettuata una riduzione dati. E' singolare la circostanza che la Commissione questa domanda non l'avesse rivolta il 10 e 13 aprile al comandante del CRAM, al capo controllore della sala operativa e al capo Ufficio Operazioni, cioè quel tenente Del Zoppo, che dal marzo 91 fino alla fine dell'istruttoria, sarà il solo - tra il personale di Marsala - ad affermare che quella sera fu effettuata nei momenti immediatamente dopo l'incidente una riduzione dati che egli stesso analizzò. Nel documento finale della Commissione Pisano questo argomento non è assolutamente trattato.

Non deve dimenticarsi quindi quel documento "scomparso" che citano Cavatorta e Tascio, nella telefonata intercettata il 26 gennaio 95 sull'utenza di Tascio, e di cui non s'è trovata traccia tra gli atti della relazione acquisiti e sequestrati presso lo Stato Maggiore nel 91.

Altra circostanza singolare è la mancata escussione del generale Tascio, che all'epoca dei fatti era capo del 2° reparto e aveva ricoperto un ruolo non secondario nella vicenda del DC9 Itavia; mancata convocazione sulla quale nessuno dei membri della Commissione ha saputo fornire spiegazione.

Ed inoltre il comportamento a dir poco "scorretto" del generale Pisano, il quale in data 8 febbraio 89 si presenta spontaneamente a questo GI, offre la massima collaborazione della Forza Armata alle indagini e mette in evidenza che è stata sua cura acquisire, dai responsabili dei singoli comandi periferici dell'AM, tutta la documentazione attinente l'incidente del DC9. Si ricordi che in effetti dal luglio al novembre 88 presso lo Stato Maggiore era stata concentrata, archiviata ed anche analizzata tutta la documentazione relativa alla caduta sia del DC9 Itavia che del MiG23 libico. Ma è lo stesso generale Pisano che a distanza di qualche mese, il 20 ottobre 89 riceve la notifica di un provvedimento da parte di quest'Ufficio di consegnare tutta la documentazione cartacea, registrazioni radar e TBT, fotografie e quant'altro connesso ai due incidenti esistente presso il SIOS dell'AM, e che, a differenza di quanto dichiarato nel febbraio precedente, esibisce, in copia, solo ed unicamente la documentazione giacente presso il SIOS consistente in 15 faldoni, di cui uno soltanto raccoglie il materiale cartaceo relativo all'incidente del DC9 Itavia. E' singolare il fatto che tutta la documentazione del DC9, cartacea e non, era custodita presso l'ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore e non presso il SIOS, e lo stesso generale Pisano nella lettera di trasmissione della documentazione a quest'Ufficio, il 15 novembre 89, non fa alcun cenno della presenza del materiale che verrà sequestrato ed esibito solo anni dopo, con provvedimenti vari l'ultimo dei quali eseguito addirittura nel marzo 96. Appare evidente che la mancata consegna di tutto il materiale richiesto nell'ottobre 89 ha procurato un grave rallentamento all'inchiesta e all'accertamento della verità.

Da ultimo si deve anche sottolineare quello scontro esistente all'interno dello stesso Stato Maggiore Pisano. E' stato accertato infatti come il Sottocapo generale Meloni Luciano, nel novembre 88 nomini una commissione - cosiddetta Pollice - disponendo l'analisi di tutta la documentazione, che veniva concentrata nel suo ufficio, relativa agli incidenti del DC9 e del MiG23. Meloni il 15 dicembre 88 riceve una dettagliata relazione dal colonnello Pollice, che solo nel settembre 96, nel corso di esami testimoniali e indagini, viene scoperta ed acquisita agli atti. Appare singolare la circostanza che solo qualche mese dopo, nel marzo 89, la Commissione nominata da Pisano non esamini nella sua interezza quella documentazione, già presa in considerazione a dicembre 88 dalla Commissione Pollice, né tenga conto della precedente relazione Pollice. V'è da dire che il generale Meloni, nel gennaio 97, ha dichiarato che tra lui e il generale Pisano v'era stato un netto disaccordo nel modo di condurre l'indagine affidata all'Aeronautica dal ministro della Difesa on. Zanone, poiché egli riteneva che l'incarico dovesse essere assegnato ad altro Ente o Autorità, tenuto conto delle attività svolte fino ad allora dall'Aeronautica. Anche quando, verso la fine di aprile 89, il generale Pisano gli richiese un parere sulla relazione, nella sua parte finale, egli se n'era astenuto, non essendo a piena conoscenza dell'attività e degli atti di quella Commissione (v. esame Meloni Luciano, GI 15.01.97). Invece le indagini hanno accertato il ruolo primario che il generale Meloni ha avuto tra l'87 e l'89, anni in cui ha ricoperto l'incarico di Sottocapo di Stato Maggiore, nelle conoscenze di tutte le attività poste in essere dalla Forza Armata dall'80, che non erano state mai portate a conoscenza dell'Autorità Giudiziaria e che tanto meno lo furono al Ministro della Difesa, il 5 maggio 89, con la consegna della relazione Pisano.

Da ultimo si deve rilevare, come notato dal PM, che la posizione difensiva degli imputati è caratterizzata da una comune linea di fondo, pur essendo puntualizzati i rispettivi ruoli - Pisano delega sostanzialmente l'indagine ai collaboratori, riservandosi approfondimenti e l'esame dei generali di Squadra Aerea; Cavatorta ascrive a sé l'apporto tecnico-operativo; Zauli si riserva l'impianto generale del lavoro e la struttura della relazione; Muzzarelli ammette soltanto attività e funzioni di segreteria. Tutti evidenziano i limiti di tempo imposti all'indagine che non aveva il carattere di formale inchiesta, e pertanto l'ampio spazio dato ad altri ufficiali per l'approfondimento di singoli argomenti - colonnelli Pascarella per il sito di Ciampino, Barale per quello di Martina Franca e in genere per quelli di Soccorso, Gaudio e Pongiluppi per gli aspetti connessi alla Difesa Aerea.

Come sottolineano l'imponente mole del materiale da compulsare e la materiale impossibilità di effettuare una vera e propria indagine sui fatti, avuto riguardo da un lato ai suddetti limiti temporali e dall'altra alla necessità segnalata, quantomeno oralmente, dallo stesso Ministro, di non interferire con l'istruttoria penale in corso e con l'inchiesta avviata contestualmente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (cosiddetta Commissione Pratis). Tutti inoltre, in particolare il generale Zauli, non negano che, valutata con senno di poi, l'attività della Commissione sia suscettibile di censure di incompletezza o comunque non adeguato approfondimento, specie in riferimento alla questione della segnalata presenza del traffico americano, ma protestano la loro buona fede.

Si concorda con le osservazioni del PM secondo cui talune delle argomentazioni difensive possono essere condivise. Ma resta ferma, per le prove acquisite e la loro valutazione, l'essenza dell'accusa e cioè: - l'omessa indicazione nella relazione e negli allegati degli importanti elementi raccolti sulle informazioni nell'immediatezza del fatto ottenute dalla Difesa Aerea e dal Centro di controllo del Traffico Aereo sul possibile coinvolgimento del DC9 in un evento esterno; - l'attestazione nella relazione di un'attività di verifica sulle suddette circostanze che in realtà o non aveva avuto luogo del tutto oppure si era verificata in termini molto diversi; - la sistematica svalutazione nella relazione di qualunque elemento che potesse portare a giudizi di responsabilità nei confronti dei vertici dell'Aeronautica.

Dagli atti emerge con chiarezza l'atteggiamento elusivo che la relazione Pisano assume rispetto ad una realtà di cui la Commissione aveva già la disponibilità ai propri atti: l'esistenza di una situazione di incertezza e di allarme nei siti del controllo del Traffico Aereo che della Difesa Aerea in ordine a quanto verificatosi la notte tra il 27 e il 28 giugno 80; situazione che, anche sulla base di una segnalata presenza di traffico militare americano aveva indotto a contattare l'ambasciata americana ed a compiere ricerche di una portaerei, elementi tali da imporre in primo luogo accertamenti mirati ed approfonditi e comunque da suggerire in sede di relazione finale l'uso di margini di prudenza e di dubbio invece del tutto trascurati.

Infatti gli imputati ben conoscevano il problema della segnalata presenza del traffico militare americano - come del resto ammesso dagli imputati medesimi (v. interrogatori Pisano Franco e Zauli Domenico, GI 05.06.92) - come erano altrettanto consapevoli che tale problema rivestisse un peso determinante nell'ambito del compito affidato alla Commissione stessa - infatti la Commissione aveva ritenuto opportuno di dover rispondere, in sede di relazione, alle conclusioni della Commissione Blasi, che a quella ventilata presenza di traffico militare erano logicamente connesse. E dunque non possono ritenersi frutto di mera negligenza la sottovalutazione dell'annotazione relativa alla telefonata di Bruschina a Marzulli, già evidenziata in precedenza, la non avvertita necessità di sentire lo stesso Bruschina e l'omesso ascolto delle bobine che gli imputati pur ammettono essere state inviate allo SMA da Martina Franca - mancato ascolto giustificato da un lato con la non disponibilità di un registratore (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92) e d'altro lato con la mera acquiescenza all'affermazione del generale Frigo secondo cui in detta bobina non vi sarebbe stato nulla di rilevante (v. interrogatori Zauli Domenico, GI 05.06.92, e Muzzarelli Gianluca, GI 22.09.92).

Ed inoltre non è possibile ascrivere a mera negligenza - una volta stabilito, anche sulla sola base dell'annotazione sul brogliaccio del Soccorso di Martina Franca, che era quantomeno certo che la notizia sulla presenza del traffico americano proveniva da Ciampino - la superficialità dell'indagine svolta dalla Commissione presso l'ACC di Ciampino, consistita in brevissimi interrogatori di Massari, Corvari, e La Torre - solo al Massari peraltro viene contestata l'annotazione del brogliaccio di Martina Franca - ed il mancato interpello, sul punto specifico, del colonnello Fiorito De Falco, al quale vengono poste tutt'altre domande e che avrebbe potuto invece riferire che le copie delle comunicazioni TBT di Ciampino erano a disposizione dell'AM. E tale questione avrebbe potuto essere rivolta anche a Guidi - che non è stato assolutamente sentito - a Massari e in special modo a Russo, che aveva conservato sia i nastri radar che i TBT fino alla consegna il 21.07.80 a Fiorito De Falco, che l'indomani li avrebbe consegnati per effetto del decreto di sequestro del PM di Roma del 16.07.80.

Infine non è sostenibile la tesi della buona fede dei Commissari allorchè, nello scegliere la documentazione da allegare alla relazione omettono del tutto ogni riferimento all'importante registrazione della conversazione intervenuta a Martina Franca fra il colonnello Barale ed il suo pari grado Lippolis, nella quale, come si è già detto, colui parla espressamente dell'ipotesi di un'esplosione.

Se ne deve concludere che le condotte ascritte siano state deliberatamente poste in essere al fine non solo di ausiliare coloro - gli esponenti dello Stato Maggiore Bartolucci - che sarebbero divenuti imputati del delitto ex art.289 c.p. e 77 c.p.m.p., ma anche di contrastare i risultati della Blasi, allontanare dall'AM ogni responsabilità e sostenere altra causa dell'evento. E che pertanto il fatto addebitato sussiste, salvo a prendere in considerazione, nelle singole posizioni, circostanze in favore di taluno per cui si deve stimare che non lo abbia commesso.

2. Pisano Franco.

Il generale Pisano è imputato in concorso con i generali Cavatorta e Zauli ed il colonnello Muzzarelli dei reati di abuso di ufficio (art.323 c.p.); falsità (artt.479 e 476 c.p.) e favoreggiamento personale (art.378 c.p.).

Egli infatti - investito dal Ministro della Difesa dell'incarico di riferire sull'attività dell'Aeronautica Militare dopo la perdita del DC9 Itavia - redigeva una Relazione cui allegava atti falsamente attestanti attività mai eseguite ed ometteva di allegare atti rilevanti; inoltre riferiva in termini non corrispondenti a quelli risultanti dalle attività svolte dalla sua Commissione, riguardo alle notizie sulla presenza di traffico aereo nella zona e al momento del fatto e circa le ricerche successivamente svolte per rintracciare una portaerei di cui si era supposta l'esistenza; infine ometteva di riferire che già dalla notte stessa del fatto il tenente colonnello Lippolis ed il generale Mangani avevano supposto che la perdita dell'aereo dovesse essere attribuita a collisione o esplosione, circostanza quest'ultima basata su elementi di fatto che non sono stati riferiti nella Relazione.

La condotta di Pisano e degli altri imputati era finalizzata a favorire i componenti dello Stato Maggiore che avevano omesso di riferire sia alle autorità politiche che all'AG, ossia i generali Bartolucci, Ferri, Melillo e Tascio che avevano consumato delitti di attentato contro organi costituzionali, abuso in atti d'ufficio e falsità per soppressione ed altro nella qualità di militari e abusando delle loro funzioni.

Le attività e le procedure della Commissione adottate dal generale Pisano vengono illustrate dallo stesso imputato, sia nel corso dell'audizione in Commissione Stragi dell'8.02.89, che nell'interrogatorio di questo Ufficio in data 05.06.92.

E, proprio nel corso dell'interrogatorio, Pisano riferisce di aver ricevuto, in data 17.03.89 l'incarico dal Ministro della Difesa e, tra l'altro, così dichiara: "Ricordo però che l'opera si concluse il 5 di maggio quando io inviai al Ministro della Difesa la Relazione priva degli allegati... . Dal Ministro dopo di allora io non ho avuto nessuna richiesta di ulteriori approfondimenti, io ho ricevuto una lettera in cui mi ringraziava e mi esprimeva la soddisfazione per il lavoro fatto e per avere messo in evidenza le manchevolezze che erano state riscontrate nell'attività dei siti radar in particolare... . Ricordo una direttiva in particolare che era quella della massima correttezza ... quella dell'approfondimento massimo possibile ... quella dell'obiettività massima possibile... il generale Zauli mi disse che lui ... avrebbe sentito il personale ... quello dei posti chiave ... questo era un criterio che non dettai io" (v. interrogatorio Pisano Franco, GI 05.06.92).

Pisano non nasconde di aver proceduto personalmente alla scelta dei suoi più diretti collaboratori: primo fra tutti il generale Zauli che all'epoca era Direttore Generale del personale. Unitamente a quest'ultimo, Pisano decise di incaricare anche il generale Cavatorta per la sua sperimentata attività in campo tecnico-operativo ed il colonnello Muzzarelli. Delinea poi nel corso dell'interrogatorio i motivi che condussero alla scelta del colonnello Muzzarelli: "con lui con il generale Zauli; nde - trattammo di chi potevano essere gli altri, si pensò al generale di Divisione Aerea Cavatorta, mentre il colonnello Muzzarelli venne scelto da loro, da Zauli e Cavatorta, perché io chiesi un segretario che capisse quello che si stava dicendo e che potesse mettere giù le prime bozze, i primi risultati acquisiti in maniera chiara, ordinata e precisa".

Il primo documento di impianto venne elaborato da Zauli che, nel contempo, fu autorizzato da Pisano ad avere accesso in una stanza degli Uffici dello Stato Maggiore, ove tutto il carteggio relativo alla vicenda Ustica era stato concentrato fin dall'88 su disposizione del generale Meloni. La maggior parte della documentazione venne esaminata dal generale Zauli e, in minima parte, da lui stesso, che veniva periodicamente informato sullo stato dei lavori. "...Nella seconda decade di aprile cominciammo a trarre delle conclusioni" (v. interrogatorio Pisano Franco, GI 05.06.92). Il lavoro collegiale continuò fino ai primi di maggio dell'89 e durante queste riunioni non mancarono approfondimenti di aspetti e problematiche varie di cui egli veniva continuamente informato.

La Relazione, come s'è visto, si concluse il 5 di maggio e Pisano provvide ad inviarla all'attenzione del Ministro della Difesa on. Zanone; gli allegati seguirono solo alcuni giorni dopo.

Nell'affrontare la posizione del generale Pisano e delle sue responsabilità penali, in via preliminare appare utile riportare alcuni stralci delle dichiarazioni da lui rilasciate ed analizzare le sue argomentazioni confrontandole con gli elementi a suo carico.

Nell'audizione dell'89 alla Commissione Stragi non solo riduce e minimizza, ma addirittura nega ciò che si è poi riscontrato evidente e cioè la vicinanza a quella del DC9 Itavia di altre tracce di velivoli: "...Senatore Boato, dai plottaggi, cioè dal riporto sulla carta di ciò che è stato letto dai nastri di Marsala, come da copia integrale ed ordinata del fonetico-manuale di Licola, non si evidenzia alcuna traccia non solo compromissoria della sicurezza, ma neanche alcuna traccia vicina al DC9 al di sotto delle 40 miglia, cioè circa km70" (v. audizione Pisano Franco, Commissione Stragi 12.10.89).

Pisano legge poi alcuni passi della Relazione: "E' da rilevare che alle ore 22.27 del giorno 27 giugno perviene al RCC una comunicazione che riporta una possibile attività americana in zona, secondo quanto riferito da personale in servizio all'ACC di Roma: nel merito l'ufficiale di servizio al momento della comunicazione ha lasciato la dichiarazione in annesso 2. Tale notizia è stata successivamente verificata sentendo il personale di servizio all'ACC di Roma la sera dell'incidente senza tuttavia poter trovare nessun tipo di conferma da parte di alcuno ... però viene subito dopo chiarito che in effetti ciò non corrispondeva al vero perché magari si trattava di un velivolo di passaggio: ribadisco che si trattava delle ore 22.27, quindi era notte. Per scrupolo ciò sarebbe stato detto, ma poi la cosa non è risultata vera" (v. audizione citata). E già s'è detto sulla consistenza di tale riduttiva e parziale verifica.

Nell'interrogatorio reso a questo GI in merito al traffico americano Pisano esclude sue dirette competenze e responsabilità nella trattazione delle informazioni: "la situazione di allarme - ci si riferisce all'allarme suscitato dalla presenza di traffico americano; nde - non mi venne mai riferita né da questi collaboratori e né da altri dello staff. Né io ricordo di averne mai preso atto in qualche documento, in qualche appunto fatto in precedenza per il Ministro o per altri rapporti fatti alla Magistratura non ne ho mai preso. L'episodio invece, della presenza di questo traffico mi venne riferito dal generale Zauli... . Ho detto: ma perché dovevano sentire l'ambasciata americana, mi disse: ma forse. Ecco non mi diedero degli elementi sicuri. Mi disse: ma forse è per una questione dei mezzi di soccorso. Ho detto: ma possiamo approfondire ancora? Dice: no, Barale ha sentito Lippolis gli ha detto che non aveva bisogno di mezzi di soccorso ecc., dell'ambasciata americana non ho saputo più niente. Ecco, chi aveva chiuso poi la questione era stato il SOC, cioè la sala operativa di Martina Franca, al quale il capitano Smelzo in servizio all'RCC, cioè al Centro del soccorso, aveva passato questa notizia per informazioni; il quale rispose, e l'ha scritto questo il capitano Smelzo, rispose dicendo: no, ha detto il SOC che non c'è traffi... che non c'è presenza di portaerei. Lì a questo punto il fatto sembrava un po' così, ricordo però che venne deciso comunque di farne menzione nel nostro lavoro. Questo è il succo di come si è svolto, tutto anzi si è svolto forse in meno tempo di quanto (inc.) ma insomma vennero viste tutte". (v. interrogatorio Pisano Franco, GI 05.06.92)

Sempre nel corso di questo interrogatorio Pisano si meraviglia che le registrazioni delle telefonate di Martina Franca fossero a disposizione dell'Aeronautica già dall'88 "...Sì questo io non lo sapevo all'epoca della Relazione personalmente. Non so i collaboratori... . Questa è la prima volta che sento dire questo, noi siamo, a me è stato sempre detto e con i collaboratori, che questo era stato consegnato sin dal 22 luglio 80 alla Magistratura".

A proposito della telefonata tra i marescialli Bruschina ed il maresciallo Marzulli, Pisano nega di aver deciso sul mancato inserimento della telefonata nel corpo della Relazione: "no, no, no... no! E nemmeno si par... cioè io non decisi dove metterla; e quando io venni informato di questo fatto, nel mentre si svolgevano i lavori, non si discusse nemmeno di dove era più opportuno metterla ... in questa riunione collegiale in cui si parlò dell'episodio il fatto mi venne sminuito... . Perché mi è stato detto che era avvenuto un'ora e mezzo circa, un'ora e 27 minuti, pardon, dopo l'incidente, che non c'erano state evidenze, che chi doveva poi controllare pare che abbia controllato il Comandante del SOC di Martina Franca che addirittura, io non so che attività abbia fatto, però mi pare di ricordare che sono passati pochi minuti da quando lui è stato informato di questo in Martina Franca a quando ha dato la risposta, quella che ci ha lasciati un po' così: no, non c'è portaerei. Però non... io non avevo altro, gli approfondimenti dei miei collaboratori alla luce delle documentazioni a loro disponibili con quello che avevano sentito, lì si è chiuso dicendo che comunque andava accettato".

Durante la redazione della Relazione l'imputato riferisce di non aver mai avvertito la preoccupazione di allontanare eventuali problematiche che investissero l'Aeronautica: "...ma c'era disagio, c'era amarezza; preoccupazione no mai sentita, né aveva motivo di essere". Preoccupazione che, invece, è stata avvertita dal generale Zauli nello stendere la Relazione e da lui rappresentata all'AG.

La presenza americana era già stata vagliata da parte dello Stato Maggiore dell'epoca, a proposito di un controverso documento prodotto dalle Autorità statunitensi, il telex del 3.07.80, la cui cognizione era stata posta già nell'80 all'attenzione dello Stato Maggiore della Difesa e della stessa Autorità Giudiziaria, e di cui già s'è detto.

La questione del traffico americano e la valutazione della sua esistenza, come già si è avuto modo di accertare, emerge da una serie di elementi ben individuati nel corso dell'attività istruttoria. Sono evidenze inequivocabili, indice di consistente attività operativa dei siti della DA, su cui Pisano fornisce giustificazioni inidonee e del tutto fuorvianti, sostenendo anche di non essere stato informato compiutamente proprio sulle circostanze più controverse.

Al riguardo appaiono di fondamentale importanza le testimonianze del generale Mangani, all'epoca Comandante del 3° ROC di Martina Franca, così come le registrazioni delle conversazioni telefoniche sul canale 13 di quello stesso sito in cui il generale risulta interlocutore: "Durante la notte dell'incidente avemmo contatti telefonici con i vari enti interessati. Gli oggetti dell'indagine erano due: l'esistenza o meno di altri aerei nella zona al momento del sinistro dato che la prima idea che si presentò fu quella di una collisione, nonché l'approntamento di servizi del soccorso" (v. esame Mangani Romolo, GI 26.07.91).

Lo stesso generale quindi riferisce in ordine al contenuto della conversazione telefonica delle ore 21.40 del 27.06.80 intercorsa tra lui ed il tenente Smelzo: "Il Comandante che interloquisce nella conversazione con Smelzo sono sicuramente io... . Chiedo della Saratoga, perché evidentemente avevo saputo che in quei giorni la portaerei americana era nel Mediterraneo. Per me era un problema, perché io per diverse ore sono rimasto convinto della collisione" (v. esame Mangani Romolo, GI 26.07.91).

Così come riferisce su quella delle ore 22.39 del 27.06.80: "La persona che parla con me potrebbe essere il Comandante del Soccorso e cioè Lippolis. In effetti fino all'ultimo mi sono interessato alla presenza di americani ... (v. esame Mangani Romolo, GI 28.10.89).

Di fronte alle contestazioni il generale Pisano non trova di meglio che sottolineare la sua estraneità ai criteri adottati per la scelta delle persone da sottoporre ad audizione nell'ambito della Commissione; tali criteri non vennero mai discussi con i membri della Commissione. Anche se in un certo senso Zauli fu l'ispiratore di un criterio cardine: quello di sentire il personale che all'epoca rivestiva "punti chiave" nell'ambito dell'articolazione di appartenenza. In effetti Pisano adotta questa linea di difesa - assolutamente non accettabile sia perchè come s'è visto le evidenze oggettive sono in senso contrario sia perchè è contraddetto persino dalle dichiarazioni dei suoi coimputati - ; di escludere cioè dirette responsabilità, tendendo di addossarle in più occasioni agli altri membri della Commissione. Egli invece ne è stato il Presidente; ha preso parte alle riunioni in cui si decise l'impianto generale del documento e dato inputs di carattere generale: è stato sempre messo al corrente degli sviluppi dell'indagine; ha partecipato alle sedute più importanti e a quelle conclusive; ha approvato e sottoscritto la Relazione. A lui in primo luogo pertanto devono farsi risalire i rilievi già specificati ovvero le omissioni, le parti non corrispondenti al vero, la svalutazione di tutte le circostanze da cui potessero emergere profili di responsabilità dell'AM.

Per quanto si dirà nella parte in diritto l'imputazione di falso deve essere assorbita in quella di abuso d'ufficio e su questa deve dichiararsi non doversi procedere, perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato; mentre sulla imputazione di favoreggiamento personale deve dichiararsi non doversi procedere, perché il reato estinto per prescrizione, essendo stato commesso il fatto nell'89.

3. Zauli Domenico.

Zauli Domenico nel 1989, nel grado di generale, era Direttore Generale del Personale Militare dell'Aeronautica presso il Ministero della Difesa.

Nel corso dell'interrogatorio in questa inchiesta egli ha illustrato le modalità e lo svolgimento dei lavori della Commissione (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92). Subito dopo l'incarico affidato dal Ministro della Difesa al generale Pisano, egli venne nominato collaboratore principale. La Commissione fu immediatamente affiancata da esperti con competenze tecniche specifiche. Il lavoro svolto dalla Commissione venne così suddiviso: il generale Cavatorta si occupò della catena di comando e controllo della Forza Armata e dell'attività dei poligoni di tiro; il colonnello Barale verificò la questione della ricerca e del soccorso, mentre i profili di interesse concernenti il traffico e la difesa aerea vennero affidati ad esperti dell'ITAV.

Dichiara quindi che Muzzarelli non aveva la qualifica di collaboratore ma di segretario. Ricorda che, dopo essere stato chiamato all'incarico, stilò un documento di impianto concernente il piano di sviluppo dei lavori della Commissione. Il documento venne sottoposto all'attenzione di Pisano che diede il suo consenso. Zauli conferma poi di aver preso visione ed esaminato il materiale documentale custodito in un apposito ufficio dello Stato Maggiore. Ufficio creato già da un anno su disposizione dello stesso Capo di Stato Maggiore al fine di concentrare tutta la documentazione di interesse sulla vicenda di Ustica. Ritiene che analoga attività di disamina sia stata svolta da Cavatorta nonché da Muzzarelli, anche se non ne ha la certezza assoluta "...ma quello che c'era io l'ho certamente letto e ho cercato con criterio mio di cominciare a fare una distinta tra ciò che ritenevo fondamentale e ciò che ritenevo non significativo..." (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92).

Come si evince da questa dichiarazione l'esame della documentazione non era stato quindi lasciato al caso ma compiuto razionalmente. Zauli infatti non nasconde la preoccupazione che qualcosa di importante potesse sfuggire o non fosse messo nella giusta considerazione. Ricorda poi che Pisano non prese parte materialmente ai lavori della Commissione; intervenne solo nelle fasi conclusive dei lavori della Commissione ovvero quando già era stata stilata una prima bozza della relazione; la stesura definitiva del documento fu compiuta però alla sua presenza. Nel prosieguo precisa che la Commissione non venne nominata per decreto: l'investitura ha riguardato direttamente il solo Capo di Stato Maggiore, che in seguito ha nominato i membri della Commissione. Una precisazione importante per qualificare gli aspetti ed i profili di responsabilità in capo a ciascuno dei componenti la Commissione, che contribuendo fattivamente alla realizzazione del documento finale hanno svolto compiti ben individuati. (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92).

Gli aspetti di maggior contraddizione nella posizione Zauli, analogamente a quanto emerso a carico del generale Pisano, concernono la nota problematica della presenza di traffico militare americano nella zona ed al momento dell'incidente e gli omessi accertamenti sul personale dell'ACC di Ciampino. Su quest'ultimo aspetto s'è già in più occasioni rilevato che l'attività di indagine interna espletata dalla Commissione al fine di identificare il personale ACC di Ciampino in grado di fornire ogni utile indicazione o elemento sulla circostanza del traffico americano, è stata svolta con deliberata negligenza.

Lo stesso Zauli nel corso dell'interrogatorio riferisce in sintesi che la verifica era stata svolta escutendo soltanto i responsabili dell'ACC che rivestivano i posti chiave all'interno di quella struttura. Aggiungeva che il personale era stato individuato attraverso l'esame degli atti documentali - non indica quali - in possesso della Commissione ed attraverso l'apporto del tenente colonnello Pascarella, che avrebbe provveduto - non indica in quale modo - a contattare il personale dell'ACC nel frattempo transitato nell'Azienda Autonoma del Controllo del Traffico aereo. Attività del tutto insufficiente, se si considera che l'esatta individuazione dei componenti il turno 18.00/06.00 nella sala operativa di Ciampino ha comportato l'escussione di oltre trecento testi. Zauli non chiarisce i motivi che determinarono la Commissione ad interrogare solo quattro militari e cioè Corvari, La Torre, Massari e Russo, né spiega perché non siano stati allegati alla Relazione i verbali di Corvari e Massari.

A domanda se l'elenco fosse stato fornito dal Pascarella, Zauli riferisce che il suo collaboratore fornì, su richiesta della Commissione, solo tre nominativi cioè Corvari, La Torre e Massari. Non si può poi fare a meno a questo punto di rilevare che nei verbali di escussione le domande sono differentemente formulate e, tra l'altro, poste in maniera sicuramente generica così come si evince dal tenore delle risposte. Lo stesso deve dirsi sul verbale di escussione del tenente colonnello Russo - pure a conoscenza di circostanze di sommo rilievo - il quale, a domande sommarie, fornisce risposte altrettanto sommarie. Di contro non si allega il verbale del tenente Corvari, la cui dichiarazione appare peraltro circostanziata in relazione alle procedure seguite dallo stesso controllore dopo il mancato contatto con il DC9 Itavia.

Interpellato sul criterio di alligazione delle escussioni, l'imputato non fornisce risposta convincente a causa della sua estrema genericità: "no, le allegazioni che ricordi io, il criterio è stato quello di mettere ciò che interessava il velivolo, cioè quindi i due controllori che l'hanno seguito...". E più avanti nell'interrogatorio: "...quindi abbiamo detto mettiamo quelle che hanno riferimento specifico al DC9...". Ma non è plausibile che una Commissione con finalità così elevate non approfondisca su soggetti che più direttamente avevano avuto parte operativa e informativa sulla rotta del DC9 Itavia.

Così come non sa dare una risposta sulle altre omissioni di atti di rilievo, come la mancata escussione del capitano Patroni Griffi, capo controllore del sito di Martina Franca. Invitato più volte nel corso dell'interrogatorio a fornire spiegazioni sul modo in cui la Commissione avesse trattato il problema, ribadisce sempre di aver ascoltato solo il personale preposto ai posti chiave.

Quanto alla questione del traffico americano la notizia relativa, così come viene tratta dall'annotazione apposta sul brogliaccio dell'RCC di Martina Franca da parte del maresciallo Marzulli, appare volutamente minimizzata se non annullata, giacché è relegata nella parte dedicata agli allegati della Relazione. Proprio sulla importante questione se vi fosse o meno traffico aereo americano, la Relazione, come già s'è visto, non fornisce altri elementi.

Sulla necessità di verificare la notizia del traffico americano direttamente alla fonte, cioè interrogando il maresciallo Bruschina, così riferisce: "non ho pensato a chiamare Bruschina perché da questa situazione, applicando la logica delle conoscenze tecniche che ognuno di noi penso possa avere (...), portava tutto a ritenere priva di fondamento non la telefonata, perché la telefonata è oggettiva, l'ho anche ascoltata, ma l'ipotizzato della telefonata del maresciallo Bruschina". Tra l'altro, il ricordo dello Zauli sull'annotazione è molto vago; afferma infatti di non rammentare il nominativo del sottufficiale che aveva redatto l'annotazione. Ad ogni modo questa annotazione, riportata sul brogliaccio dell'RCC di Martina Franca, era stata interpretata nel senso che essa concernesse il soccorso aereo (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92). Anche se al riguardo, nell'esame testimoniale del 1°.07.91, egli proprio aveva dichiarato che non era prassi interpellare l'ambasciata per le richieste di soccorso.

Sul traffico americano hanno rilievo, come più volte s'è scritto, le registrazioni delle conversazioni telefoniche del sito di Martina Franca, ma esse nella Relazione Pisano non vengono neppure nominate. Contestato a Zauli che le registrazioni e le relative trascrizioni erano a disposizione dell'Aeronautica Militare sin dall'88, adduce a giustificazione del mancato ascolto, così come farà il colonnello Muzzarelli, l'impossibilità di reperire un idoneo apparecchio di registrazione. Così conclude sul punto: "Dopo di che io della bobina sinceramente non me ne sono più ricordato, anche perché nel frattempo è arrivata la Blasi con il malloppo che c'era, ci siamo dedicati a questo" (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92).

Per quanto concerne invece le registrazioni di Ciampino, l'imputato s'è detto convinto che fossero state oggetto di sequestro da parte dell'Autorità Giudiziaria. La Commissione, stante questo provvedimento, non si è peritata di accertare se fossero state o meno estratte copie. Ed in vero doveva apparire impossibile che non fossero state fatte copie, prima che si procedesse al sequestro delle bobine; sia perchè è, ed era, prassi presso l'AM conservare copia di ogni documentazione che si consegna e in quel sito vi erano le apparecchiature per la riproduzione sia di nastri radar che audio; sia perchè in tal senso depone l'allora colonnello Fiorito De Falco, comandante proprio della RIV, che chiaramente dichiara: "Prima che venisse sigillata - cioè addirittura prima del sequestro; nde - la documentazione era stata copiata per eventuali necessità di coordinamento. S'è fatta la copia dei nastri magnetici, sia video che audio. A Ciampino, presso l'ATCAS, era possibile produrre immediatamente copia, anche dei nastri video, con l'attrezzatura ivi esistente" (v. esame Fiorito De Falco Nicola, GI 16.10.90). L'imputato dichiara di non essere mai stato a conoscenza di tutto ciò e con lui anche gli altri componenti della Commissione (v. interrogatorio Zauli Domenico, GI 05.06.92).

Analogo atteggiamento sulle altre contestazioni, tra cui quella sulla mancata audizione del comandante della RIV, il noto colonnello Guido Guidi che - lo si ricorda - già la sera stessa dell'incidente, nel corso della telefonata intercorsa con Fiorito De Falco, confida al proprio interlocutore le apprensioni per la supposta presenza di traffico americano e il timore di un'eventuale esercitazione svolta dalla Forza Armata del Paese alleato ma addirittura ignorata dall'Aeronautica Militare (v. telefonata delle ore 20.23 intercorsa tra la RIV di Ciampino e l'ITAV).

Sulla telefonata intercorsa tra i marescialli Bruschina dell'RSC di Ciampino ed Marzulli dell'RCC di Martina Franca ci si è soffermati più volte nel corso dell'interrogatorio, ma Zauli al riguardo ha sempre sostenuto che si erano stimate sufficienti le verifiche effettuate dal SOC di Martina Franca, senza mai venire a conoscenza di tutti gli attivismi che erano derivati da quella telefonata. In merito così riferisce: "Comunque tutto questo è alla più completa disconoscenza di noi che ci abbiamo lavorato sopra". Una dichiarazione che lascia un tale sconcerto da indurre il PM, presente all'interrogatorio, ad affermare: "direi che è anche inutile ascoltarlo, tanto il generale dice di non averne mai saputo".

Ma lo stesso Zauli ammette che l'attività della Commissione - giudicata ovviamente sulla base delle conoscenze acquisite nel prosieguo del tempo - sia suscettibile di censure. Invoca però la buona fede. Già s'è detto fin dove si può riconoscere negligenza, limite oltre il quale emerge il deliberato proposito di non approfondire o nascondere evidenze, e tutelare ad ogni costo il buon nome della Forza Armata.

Dal quadro complessivo così delineato emerge quindi la figura del generale Zauli "primo" collaboratore del Capo di Stato Maggiore e "regista" del coordinamento e della pianificazione del lavoro per la realizzazione in tempi stretti dell'importante Relazione. La collaborazione a tale livello di impegno espone l'alto ufficiale alle medesime responsabilità - derivanti dalle gravi carenze ed omissioni premesse - cui è chiamato a rispondere il generale Pisano.

Ma come già affermato per quest'ultimo imputato, valgono per Zauli le considerazioni svolte al riguardo delle sue imputazioni nella parte in diritto. L'imputazione di falso deve essere assorbita in quella di abuso di ufficio e su questa deve dichiararsi non doversi procedere perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato; quanto all'imputazione di favoreggiamento personale deve dichiararsi non doversi procedere perché il reato estinto per prescrizione, essendo stato commesso il fatto nell'89.

La difesa del generale Zauli al termine del deposito degli atti chiede il proscioglimento perché il fatto non sussiste, sottolineando che non era stata mai costituita una vera e propria Commissione, bensì era stato solo formato un gruppo di lavoro informale, a composizione variabile, di supporto al capo di Stato Maggiore, per la in risposta alla richiesta del Ministro. E precisando altresì che la scelta dello Zauli da parte di Pisano era stata compiuta proprio in considerazione della sua estraneità alla vicenda di Ustica. La difesa tiene poi ad evidenziare che la documentazione usata in quella sede dai collaboratori di Pisano è stata solo ed esclusivamente quella raccolta dal sottocapo Meloni dal giugno 88, e in essa non vi erano nastri radar; e che lo Zauli aveva operato nel fermo convincimento della indisponibilità del materiale sequestrato, in particolare i nastri radar di Ciampino, avendo appreso della duplicazione solo in sede di interrogatorio e dalla requisitoria. Sulla circostanza si deve ricordare che le copie dei nastri radar di registrazione di Ciampino non sono state mai rinvenute, ma vi sono state le dichiarazioni di Fiorito De Falco, il 16.10.90, secondo cui le copie erano state effettuate prima della sigillatura e della consegna all'AG nell'80. La commissione poteva anche non essere in possesso dei nastri di Ciampino, ma sicuramente doveva avere il plotting redatto da Russo, anch'esso mai rinvenuto presso lo Stato Maggiore, ma di cui v'è la prova della consegna, come afferma Melillo nelle sue memorie difensive.

La difesa erra quando afferma che la Commissione utilizzò solo la documentazione esistente allo Stato Maggiore; s'è infatti accertato che il 7 aprile 89, la commissione richiese per le vie brevi alla 3a Regione Aerea di Bari, il nastro di registrazione TBT di Martina Franca per verificare il contenuto di alcune conversazioni.

La difesa definisce un mero errore materiale la mancanza degli allegati alla relazione essendo gli stessi citati nella relazione, e precisando altresì che dalla lettura attenta delle dichiarazioni non allegate (Lippolis, Mangani, Abbate, Corvari, Massari, Fiorito De Falco) nulla si sarebbe aggiunto nella sostanza rispetto a quello che avevano dichiarato i due controllori di Ciampino. Anche questa argomentazione difensiva appare erronea, giacchè di certo le dichiarazioni di Corvari dovevano essere allegate, in primo luogo perché era uno dei due controllori dell'ACC che avevano seguito il volo del DC9, e poi perché proprio lui era stato colui che aveva dato l'allarme in sala operativa a Ciampino; ma andavano allegate anche quelle dei restanti, perché quella sera avevano tutti rivestito un ruolo di primo piano nelle ricerche del velivolo e nelle indagini per accertarne le cause di caduta. Certamente a Massari, il capo sala, dovevano essere rivolte più e incisive domande, essendo egli il responsabile della situazione e non solo quella se fosse venire a conoscenza della comunicazione di traffico americano all'RSC da parte di un ufficiale dell'ACC. Infine v'è da sottolineare la domanda che viene posta dalla Commissione al capo controllore di Licola, Abbate, e cioè: "Come può essere spiegato un errore di quota di 11.000 piedi". La risposta data dall'ufficiale fu "non so spiegarlo". Ebbene questo dato tecnico "errato" non è stato mai riscontrato su alcun documento in possesso dell'AG .Deve pertanto presumersi che la commissione abbia posto la domanda sulla base di documentazione di cui quest'Ufficio non è mai venuto in possesso. Quindi solo Zauli e i suoi collaboratori hanno esaminato questo materiale documentale mai consegnato. E' singolare la circostanza altresì che Zauli e i suoi collaboratori non abbiano richiesto ad Abbate, il 17.04.89, se fosse in servizio la sera dell'incidente, dal momento che la sua identificazione era avvenuta soltanto da pochi giorni, il 4.04.89, in circostanze altrettanto singolari, di cui a lungo già s'è scritto.

Restano perciò a carico dell'imputato quegli elementi che gli sono stati contestati e di cui s'è data contezza nei precedenti capoversi.

4. Cavatorta Giovanni.

Il generale di Squadra Aerea Cavatorta Giovanni, in congedo per limiti di età dal 23 giugno 89, nel periodo in cui gli venne conferito l'incarico di far parte della cosiddetta Commissione "Pisano", 17 marzo - 5 maggio 89, ricopriva l'incarico di Comandante dell'aeroporto di Guidonia Montecelio. Nel 1980 all'epoca dei fatti ricopriva invece l'incarico di Capo di Stato Maggiore presso la 2( Regione Aerea.

L'imputazione a suo carico - egli è stato interrogato solo l'8 giugno 92 mentre è stato escusso in qualità di teste il 1° luglio 91 - è stata formulata nella requisitoria del PM come addebito del delitto di cui agli artt.110, 81 p.p., 323, 479 e 476, 61 nr.2 e 378 c.p., in concorso con Pisano Franco, Zauli Domenico e Muzzarelli Gianluca, come già specificato.

Alla fine del marzo 89 fu contattato dal Capo di Stato Maggiore - l'allora generale Pisano - per essere designato a far parte della Commissione, di cui già s'è detto, insieme al generale Zauli Domenico ed al colonnello Muzzarelli. Egli in particolare, oltre a svolgere un lavoro collegiale con gli altri componenti, si interessò, essendo un esperto nel campo, dell'attività relativa ai Reparti intercettori, analizzando tutta la documentazione agli atti per desumere la presenza o meno di velivoli dell'AM, in quanto si ipotizzava che un velivolo dell'Aeronautica Italiana avesse abbattuto il DC9 (v. interrogatorio Cavatorta Giovanni, GI 08.06.92).

Sulla presenza di traffico aereo americano nell'area e nello stesso lasso di tempo dell'incidente, così come si evince dall'ascolto di varie conversazioni telefoniche, tra cui quella delle ore 20.22Z intercorsa tra Marzulli di Martina Franca e Bruschina dell'ACC di Roma, egli, in sede di esame testimoniale, aveva riferito che erano state compiute specifiche investigazioni con esito negativo sulla presenza di Forze Aeree di altri Paesi. Dichiarava altresì che risultava una comunicazione a Martina Franca di presenze aeree statunitensi, ma che pur avendo esaminato i tracciati radar di Ciampino e Marsala, nulla aveva ricondotto alla presenza di traffico aereo. Non ricordava se era stata svolta un'indagine sul personale dell'ACC, fonte di tale notizia; rammentava però che la Commissione aveva sentito alcuni Ufficiali ACC in servizio quella sera, ma nessuno di loro si era ricordato circostanze significative (v. esame Cavatorta Giovanni, GI 01.07.91). La notizia di possibili attività aeree americane nella zona del disastro, come s'è scritto, era stata desunta anche dal brogliaccio di Stazione dell'RCC di Martina Franca, ove era stata riportata la sintesi della sopracitata conversazione telefonica avvenuta alle ore 22.27 locali - sul brogliaccio si legge 10.27 locali, ma deve intendersi però orario pomeridiano e non antimeridiano. Cavatorta nelle sue dichiarazioni più volte è apparso evasivo riguardo all'annotazione sul brogliaccio e alle trascrizioni delle telefonate del 3° ROC, che peraltro erano pervenute alla Commissione unitamente al nastro, negli ultimi giorni di lavoro, ed erano state analizzate, secondo quanto riferito da lui stesso, prevalentemente dal colonnello Barale. In particolare dopo l'ascolto della registrazione della nota telefonata, Cavatorta, manifestando un certo stupore, dichiarava che il tenore della stessa era completamente diverso da quanto riportato sul brogliaccio. Infatti egli in un primo momento aveva riferito esplicitamente di aver esaminato superficialmente il documento, asserendo di non ricordare la trascrizione della telefonata, e poi, a seguito dell'ascolto della stessa si è contraddetto. Tutto ciò dimostra invece che l'imputato aveva una chiara conoscenza dei fatti, anche se il suo intento era quello di accreditare deficienze nei ricordi (v. esame Cavatorta Giovanni, GI 01.07.91).

Una ulteriore contraddizione nelle sue dichiarazioni si rileva quando, sentito in qualità di imputato, smentiva parte delle proprie dichiarazioni come teste nella data. Infatti egli escludeva che la Commissione avesse compiuto investigazioni su presenze di Forze di altri Paesi e si mostrava meravigliato di averlo sostenuto nel precedente verbale. Affermava esplicitamente che non rientrava tra i compiti della Commissione Pisano quello di accertare la presenza di velivoli stranieri nella zona dell'incidente, anche perchè una ricerca del genere esulava dal mandato ricevuto dal Ministro della Difesa, che specificava di non interferire con la Commissione Pratis (v. interrogatorio Cavatorta Giovanni, GI 08.06.92). Appare sconcertante che un alto ufficiale sconfessi così clamorosamente, negando persino l'evidenza, una propria dichiarazione resa nel corso della escussione di pochi mesi prima, facendo credere addirittura di non aver contezza dei compiti della Commissione. Le dichiarazioni dell'ufficiale appaiono poi vaghe e discordanti nel loro complesso; infatti, dal momento che la circostanza era di rilievo e che erano passati pochi mesi tra l'esame testimoniale e l'interrogatorio, è inquietante che il medesimo abbia cambiato versione sul reale o meno svolgimento della predetta indagine. Queste discordanze fanno emergere un quadro comportamentale reticente e soprattutto omissivo, aggravato tra l'altro dalle responsabilità derivategli dall'incarico in Commissione.

In merito alla presenza di traffico aereo straniero nella sera del 27.06.80 nella zona dell'incidente, Cavatorta confermava di aver chiesto ad alcuni militari dell'ACC di Roma se ne fossero a conoscenza. In seguito alla dichiarazione redatta in data 11.04.89 dal colonnello Barale - consulente della Commissione -, vennero richiesti chiarimenti specifici sull'eventuale traffico aereo, senza tuttavia riscontrare elementi significativi. Infatti il Barale si era recato a Martina Franca per ottenere ulteriori informazioni sullo svolgimento dei soccorsi, constatando che vi era un'annotazione sul quaderno di stazione, relativa alla nota telefonata intercorsa tra Bruschina e Marzulli. Appare alquanto singolare l'attività svolta presso Martina Franca dal Barale, che viene documentata dalla "dichiarazione" allegata alla Relazione come Annesso 2, nella quale si esclude la presenza di portaerei americane e relativo traffico; mentre la "scoperta" del Barale era già nota allo Stato Maggiore a seguito della nota missiva della 3a Regione Aerea del 29.11.88. Risulta inoltre che la Commissione già in data 7 aprile 89 aveva richiesto, tramite la segreteria del Sottocapo di Stato Maggiore, e ricevuto dal 3° ROC la registrazione TBT tra il SOC di Martina Franca e i siti radar. A tal proposito devono porsi in evidenza le contraddizioni tra le dichiarazioni rese nel corso dell'esame testimoniale: "solo negli ultimi giorni dei lavori della Commissione pervennero dei documenti che riguardavano le comunicazioni del 3° ROC tra cui anche un nastro". Il nastro io non l'ho ascoltato. Insieme al nastro c'era anche la trascrizione e ne ho scorso alcune pagine". E quelle nell'interrogatorio: "mi ricordo che è arrivata questa comunicazione del nastro, la data esatta ci sarà scritta in qualche documento, ma sicuramente non era nell'elenco del materiale disponibile che noi abbiamo preso in visione il 2 o il 3 aprile, è arrivato dopo questo nastro. Non ricordo bene se l'ha portato il Barale da Martina Franca al ritorno del suo viaggio. Nessuno lo ascoltò perché non avevamo neanche la possibilità, penso che neanche Barale l'abbia ascoltato". Come ben si può notare in qualità di teste afferma una vera e propria menzogna, cioè di aver ricevuto il nastro negli ultimi giorni dei lavori della Commissione, mentre nelle vesti di imputato modifica la sua dichiarazione asserendo che il nastro comunque non era tra il materiale disponibile all'inizio del mandato - 2/3 aprile - e che probabilmente era stato portato dal Barale al suo ritorno da Martina Franca, quindi dopo la data dell'11 aprile 89. Si deve osservare che nelle dichiarazioni si è parlato sempre di un solo nastro mentre la lettera del 3° ROC di Martina Franca del 7 aprile 89 indica la trasmissione di "registrazione..." e non specifica l'invio di uno o più nastri TBT.

In tal senso, il 28 giugno 91, il Capo di Stato Maggiore generale Nardini, a seguito di decreto di quest'Ufficio sulle trascrizioni delle registrazioni telefoniche e radio del sito di Martina Franca utilizzate dalla Commissione Pisano, così risponde: "al fine di allargare i termini temporali delle trascrizioni anzidette, fu richiesto verbalmente al Comando della 3( Regione Aerea un ulteriore nastro, la cui trascrizione non era stata inviata nell'88. Tale nastro non risulta, sulla base dei ricordi del colonnello Muzzarelli membro della Commissione, poi essere stato utilizzato né trascritto, sia per la mancanza di idonea apparecchiatura immediatamente disponibile e sia perché ritenuto non essenziale ai fini dell'inchiesta stessa". Come si desume in modo chiaro da questa nota del generale Nardini, la registrazione inviata il 7 aprile 89 dal 3° ROC, era stata preceduta dall'inoltro di altri nastri allo Stato maggiore e quindi la Commissione Pisano aveva avuto nella sua disponibilità non un solo nastro ma più nastri o addirittura tutti e quattro i nastri di Martina Franca, sequestrati da quest'Ufficio solo nel novembre 90 - nastri, come si ricorda, tre rinvenuti a Martina Franca e solo uno allo Stato Maggiore. Pertanto il Cavatorta, quando riferisce che la Commissione non ha svolto alcun accertamento sulle comunicazioni intercorse tra Ciampino e Martina Franca, in quanto le stesse non erano tra i documenti a disposizione perché sottoposte a sequestro dall'AG, non è credibile. Tra l'altro anche se da un lato i nastri TBT di Ciampino erano stati sequestrati dal PM di Roma nel luglio 80, è altresì pacifico che, come ha dichiarato il Fiorito, erano state effettuate le copie dei nastri TBT e radar di Ciampino prima della consegna all'AG (v. esame Fiorito De Falco Nicola, GI 16.10.90).

Il Cavatorta asserisce quindi che la Commissione non approfondì molto la vicenda del traffico americano, non menzionandola nel corpo della relazione, ma negli allegati; giustifica questa scelta riferendo che sul brogliaccio, un quarto d'ora dopo la citata telefonata, vi era riportato che il SOC escludeva la presenza di velivoli statunitensi nella zona dell'incidente. L'argomento era stato chiuso perciò nel giro di un quarto d'ora. Fu per questa ragione che la notizia non venne trattata nella relazione; tra l'altro l'argomento della nota conversazione telefonica delle ore 20.22Z, non era stato nemmeno confermato dai militari di Ciampino in servizio quella sera. La vicenda fu liquidata perciò "come voce priva di fondamento" o "come notizia di corridoio nata al di fuori della sala operativa". Che la notizia, chiusa dal SOC, fosse continuata ad essere oggetto di attenzione - si consideri che l'ACC di Ciampino seguitò ad avere contatti con l'ambasciata Americana per tutta la notte dell'incidente e che le Autorità americane continuarono ad indagare anche nei giorni successivi - l'imputato riferisce di esserne venuto a conoscenza solo in sede di interrogatorio. Precisa che, essendo in genere collisioni, cedimenti strutturali o esplosioni tra le cause degli incidenti in volo, era logico che l'ACC contattasse gli americani.

Il Cavatorta afferma poi che la trasposizione grafica effettuata dal tenente colonnello Russo Giorgio, capo Ufficio Operazioni della RIV di Ciampino, la mattina del 28 giugno 80, non venne presa in esame dalla Commissione, che valutò invece solo i dati del radar di Ciampino così come riportati nella perizia del collegio Blasi. Circostanza questa alquanto singolare, se si tiene conto della dichiarazione del Russo resa alla Commissione il 14 aprile 89: "rimasi meravigliato dal fatto di vedere echi a sinistra e a destra della traiettoria. Pensai ad una eventuale esplosione del velivolo. Dopo questi echi si spostavano verso Est". Nonostante questa rilevante dichiarazione del Russo, il quale aveva anche affermato nella dichiarazione in disamina che lo scopo del grafico era quello di individuare il punto di caduta del DC9, il Cavatorta conferma di non aver mai preso visione del il plottaggio del Russo.

In merito alla dichiarazione rilasciata dal generale di SA Santucci Giorgio, allegata alla relazione finale, il Cavatorta afferma di non conoscere le motivazioni del suo inserimento nel documento finale; ricorda, però, di aver avuto un colloquio con il Santucci proprio nel corridoio dello Stato Maggiore e di avergli consigliato a non presentare la dichiarazione, perché egli era sì certo di aver accompagnato il generale Rana ma non ricordava con esattezza la data del fatto; per questa ragione, secondo esso Cavatorta, quella sua dichiarazione non avrebbe avuto alcuna valenza giuridica. L'imputato altresì rammenta che il generale Pisano riservò a sé l'interrogatorio dei generali di Squadra Bartolucci, Ferri, Melillo e Santucci. Alla domanda dell'Ufficio perché non furono ascoltati, oltre al generale Melillo capo del 3°, gli altri Capi Reparto del 1980, tra i quali il Capo del 2° Reparto SIOS generale Tascio, nel 1989 già generale di Squadra, Cavatorta in un primo momento non sa rispondere; poi tenta di giustificare la Commissione, asserendo che l'attenzione di essa era principalmente rivolta ad individuare eventuali coinvolgimenti dell'Aeronautica; e pertanto si era concentrato sui siti radar e le comunicazioni radio, proponendosi di interrogare solo chi quella sera aveva seguito l'attività di volo, chi poteva fornire notizie di "prima mano". Comunque non sa dare alcuna spiegazione sulla mancata escussione del generale Tascio.

In proposito si ricorda che nel corso dell'intercettazione telefonica sull'utenza dell'abitazione del generale Tascio - 06/5074070 delle ore 19.33 del 26.01.95 bobina 30 - era emersa una conversazione tra il predetto e il generale Cavatorta, di cui deve riportarsi quello stralcio che concerne i lavori della Commissione nell'89:

"Tascio: quindi lui (Pisano) sta organizzando la sua difesa dicendo che io ho dato un mandato, mi sono fidato di certa gente, l'ha detto anche alla Commissione Stragi;

Cavatorta: Ah, sì?

Tascio: certo il documento d'impianto che aveva dato e che tu ricorderai esattamente, è scomparso, non si trova più capito?

Cavatorta: sì, va bene ma guarda che se io sono interrogato, mi ricordo benissimo che ebbe ogni virgola, ogni parola è stata pesata da lui e dal suo amico Giordo.

Tascio: lui l'ha negato questo.

Cavatorta: voglio vedere che l'ha negato l'abbiamo sentito dieci volte quel 25 aprile che era festa e la domenica a stare lì con coso, e Meloni che gli è venuto il coccolone perché, come fai, mica c'ero solo io lì. C'era Zauli, c'era, come si chiama lì, il segretario e via dicendo, eravamo in quattro o cinque".

Come ben si vede nella conversazione telefonica si fa espresso riferimento a un documento "scomparso"; sia Tascio che Cavatorta non ne hanno mai riferito; tanto meno se ne è trovata traccia tra gli atti della relazione acquisiti e sequestrati presso lo Stato Maggiore nel 91.

La mancata allegazione da parte della Commissione di atti rilevanti alla relazione, quali i verbali relativi all'escussione del capo sala maggiore Massari e del controllore tenente Corvari, entrambi dell'ACC di Ciampino, in cui le domande vertevano sul traffico aereo di velivoli stranieri nella zona dell'incidente, attribuita dal Cavatorta ad una svista, dimostra invece non solo negligenza e superficialità nel vaglio della documentazione, ma induce a ritenere che l'omissione sia stata dolosa. L'imputato ammette poi che la Commissione non avvertì la necessità di identificare ed escutere tutto il personale dell'ACC, "accontentandosi" delle dichiarazioni del capo controllore Massari Porfirio e dei controllori Corvari Umberto e Antonio La Torre.

Tutta la vicenda relativa al traffico aereo di quella notte è stata trattata senza alcuna completezza e precisione, ove si tenga conto che le dichiarazioni di tutti i militari presenti avrebbero sicuramente fornito circostanze d'interesse per l'inchiesta. Ma tale "superficialità" assume un aspetto doloso allorquando, nella Relazione Pisano si legge: "sia gli operatori di Ciampino che quelli dei siti della DA non mettono in risalto alcuna azione tipica prevista dalla regolamentazione vigente in caso di avvistamento di traffico che possa interessare rispettivamente il TA o la DA", frasi che lasciano inequivocabilmente intendere l'escussione di tutto il personale in servizio. L'imputato si giustifica sostenendo che l'equivoco è derivato da una improprietà di linguaggio, e aggiungendo che la Commissione comunque non era in grado di procedere a tutte quelle audizioni per mancanza di tempo.

Il Cavatorta ha dichiarato inoltre che era stata posta alla Commissione come data di consegna della relazione il 30 aprile, successivamente prorogata dal generale Pisano al 5 maggio, solo in quanto v'erano problemi per l'impaginazione del documento. Questa circostanza non è credibile perché proprio tra il 30 aprile e il 2 maggio vengono convocati il capo Ufficio Operazioni maggiore Pugliese, il MIO sergente maggiore Tozio e il TPO maresciallo Sardu, tutti in servizio a Marsala. Lo scopo della Commissione era quello di accertare se la sera del 27 giugno 80, appena ricevuta la notizia della scomparsa del DC9 Itavia, nella sala operativa di Marsala fosse stata effettuata una riduzione dati. E' singolare che questa circostanza di fatto non venga richiesta al Comandante del CRAM colonnello Cespa, nè al capo controllore capitano Ballini ed al capo Ufficio Operazioni tenente Del Zoppo facente funzioni la sera del 27 giugno 80 a Marsala, convocati dalla Commissione rispettivamente il 10 e 13 aprile; persone queste, rispetto a quelle sopracitate, competenti a dare una risposta a quel quesito. Si ricordi che l'unico ad affermare che la sera del 27 giugno 80 era stata ricavata una riduzione dati nella sala operativa di Marsala è stato il Del Zoppo, che così dichiarò per la prima volta in sede di audizione in Commissione Stragi nel marzo 91. Nel documento finale della Commissione Pisano questo argomento non viene assolutamente trattato.

Il Cavatorta, ultimato l'incarico nella Commissione Pisano il 5 maggio 89, prima e dopo il suo collocamento in congedo il 23 giugno 89, continua ad esaminare varia documentazione attinente il caso Ustica e riferisce con appunti indirizzati al Sottocapo di Stato Maggiore. Tali documenti sono stati consegnati a quest'Ufficio solo il 1° febbraio 95 dal Capo di Stato Maggiore generale Pillinini, custoditi fino a quella data nella cassaforte dell'Ufficio del capo di Stato Maggiore. Tra la documentazione prodotta dal Cavatorta v'è un suo appunto diretto al generale Giordo, Sottocapo di Stato Maggiore, in data 14 luglio 89, concernente l'effetto esplosivo di testa di guerra di missile su un velivolo civile. V'è anche, al fine di aggiornare le conoscenze nello specifico settore e per meglio affrontare il caso Ustica, la richiesta di acquisire direttamente dall'Alitalia la perizia su un DC8 colpito in Medio Oriente nel 70; e tramite la British Aerospace informazioni sull'abbattimento, a messo di due missili all'infrarosso lanciati da un MiG 21 angolano di un BA 125-800. A queste richieste il Sottocapo cioè Giordo, rispondeva il 18 luglio 89, con un appunto manoscritto nel quale concordava sull'utilità dell'acquisizione, ma affermava di non ritenere però opportuno procedervi in quel particolare periodo di tempo, giacchè nessuno aveva affidato all'AM il compito di effettuare perizie o inchieste particolari. Il Cavatorta scrive poi il 7 agosto 89, in altro suo appunto al Giordo, sempre sull'argomento, che l'opinione pubblica è certa della cognizione presso l'AM degli effetti dei missili aria - aria su velivoli militari e civili; e che quando emergerà il contrario cioè che l'Aeronautica non conosce nemmeno gli effetti dell'AIM-9B, in uso presso i Reparti della Forza Armata da 30 anni, non ne deriveranno certo apprezzamenti lusinghieri.

In conclusione ben si può affermare che l'imputato ha una conoscenza completa delle problematiche del caso Ustica e che quindi deliberatamente pone in essere le condotte contestategli. Tali fatti quindi sussistono, ma su di essi si deve dichiarare non doversi procedere perchè la fattispecie ex art.323 c.p. non è più preveduta come reato e i restanti, tutti sussunti in quella ex art.378 c.p., perchè estinti per prescrizione.

5. Muzzarelli Gianluca.

Muzzarelli Gianluca nel 1989 aveva il grado di colonnello e prestava servizio presso il 1° Reparto dello Stato Maggiore Aeronautica.

E' imputato in concorso con i generali Pisano, Cavatorta e Zauli dei reati di abuso di ufficio (art.323 c.p.), falsità (artt.479 e 476 c.p.) e favoreggiamento personale (art.378 c.p.), in quanto membro della Commissione Pisano e ritenuto quindi concorrente nella redazione della omonima Relazione.

Nel corso dell'interrogatorio l'imputato ha sempre ribadito che la sua posizione nell'ambito della Commissione era subordinata alle scelte di altri membri, in particolare dei generali Pisano e Zauli (v. interrogatorio Muzzarelli Gianluca, GI 22.09.92). Tende a delineare la sua figura come quella di "mero" collaboratore, che funge più da segretario che da membro a pieno titolo della Commissione, cioè di partecipe alle scelte fondamentali tra cui l'individuazione ed escussione dei testi. Pur ammessa la conoscenza di fatti significativi, essa non sarebbe stata, aggiunge, determinante in quanto egli non avrebbe influenzato le decisioni prese dalla Commissione.

Vi è però un documento - allegato al verbale di interrogatorio del generale Zauli in data 05.06.92 - una sorta di promemoria sulla durata e lo svolgimento dell'incarico, da cui emergerebbe che il ruolo del colonnello Muzzarelli non fu del tutto marginale. Valga, a tal proposito, la seguente annotazione: "Concordato con generale Cavatorta, colonnello Muzzarelli e gli esperti un primo elenco di persone da interrogare. Dibattito su elementi che emergono dalla documentazione". E più avanti, ancora: "25.04.89 lavoro collegiale con il CSM, generale Giordo, generale Cavatorta e colonnello Muzzarelli". Quindi: "26-30.04.89 continua l'approfondimento Collegiale ed il perfezionamento degli allegati e del testo".

L'imputato ricorda d'essere stato chiamato personalmente dal generale Zauli verso la fine del marzo 89 e di aver incontrato il generale Pisano solo a fine aprile dello stesso anno. Ribadisce di non aver mai avuto esperienza specifica nel settore della DA e che quindi Zauli "ha svolto, ha studiato, ha individuato l'architettura del lavoro; se l'è fatta approvare evidentemente dal generale Pisano".

Per quanto concerne le decisioni sulla opportunità di procedere alla escussione del personale, dichiara che esse venivano prese da Pisano e certamente non da lui. E in buona sostanza sarebbe stato così anche per tutte le altre attività della Commissione su cui era necessario prendere delle decisioni di un certo rilievo. Del resto, aggiunge, nel corso delle riunioni era lo stesso Pisano ad adottare le delibere che comportavano le modifiche della bozza dell'elaborato.

Sulla questione dei nastri di Martina Franca ricorda un episodio che spiegherebbe, a suo dire, l'omissione delle registrazioni telefoniche del sito di Martina Franca nella Relazione. Egli riferisce di essere venuto a conoscenza dell'esistenza dei nastri di Martina Franca attraverso un colloquio telefonico con il generale Frigo, della 3( Regione Aerea, il quale gli aveva detto che i nastri non contenevano nulla di interessante "perché probabilmente era riferito ad un'ora successiva o precedente il ... il fatto, il fatto ... il fatto stesso". Sull'episodio aveva riferito al generale Zauli, presente il colonnello Pongiluppi. Tutti - e questo appare non credibile - accettarono per buona tale vaghissima affermazione. Aggiunge che "i nastri erano stati da me personalmente acquisiti e custoditi in cassaforte fino al termine dei lavori della Commissione". Ancora sulle ragioni per le quali la Commissione non aveva proceduto all'ascolto delle registrazioni, Muzzarelli adduce come giustificazione, certamente inaccettabile, che quella Commissione aveva avuto difficoltà a reperire un idoneo registratore per il riascolto - da ricordare che anche Zauli adduce lo stesso risibile motivo.

Sulle altre contestazioni, quali la mancata alligazione del brogliaccio di Martina Franca, l'omessa identificazione del personale dell'ACC di Roma Ciampino e l'esclusione dalla Relazione di alcuni verbali di escussione, nega la propria personale responsabilità, sostenendo ancora una volta di non aver avuto alcun ruolo decisionale in merito. Invitato a fornire spiegazioni sul mancato riferimento nel corpo della Relazione (è inserita, lo si ricordi, negli allegati) della telefonata intercorsa tra Bruschina e Marzulli, ricorda che della questione "se ne parlò parecchio", ma non è in grado di dare spiegazioni al perchè non si procedette ad escutere detto Bruschina, il quale probabilmente più di ogni altro avrebbe potuto fornire utili dettagli sull'episodio.

Reputa comunque che la decisione di inserire la telefonata in allegato piuttosto che nel corpo dell'elaborato non fosse da ricercare nella volontà della Commissione di orientare la Relazione su altri argomenti. In realtà, alla luce delle modalità con le quali si è proceduto alla stesura della Relazione, si ha il fondato motivo di ritenere che l'inserimento della telefonata Bruschina-Marzulli avrebbe rilevato e messo nella giusta luce la problematica del traffico americano. Appare al riguardo una precisa intenzionalità, quella di sottacere la questione relegando la telefonata in un allegato.

Diversamente la decisione di non allegare le dichiarazioni del tenente colonnello Lippolis, relative all'ipotesi della esplosione, viene motivata con la generica preoccupazione di non uscire dal mandato ricevuto e cioè di riferirsi unicamente alla tesi che era stata sviluppata dalla perizia Blasi; e comunque anche in questo caso si trattò di "una decisione che certamente competeva al Capo di Stato Maggiore" (v. interrogatorio Muzzarelli Gianluca, GI 22.09.92).

In conclusione si deve dire che il Muzzarelli - il quale nonostante le molteplici evidenze continua a difendere la Relazione Pisano - non è raggiunto da prove sufficienti a dimostrare la sua partecipazione ai delitti ascrittigli. Tali non sono gli appunti citati, di significato generico e al più comprovanti solo la sua presenza alle riunioni della Commissione. Stanno invece a suo favore le dichiarazioni degli altri membri di tale Commissione, che confermano la sua versione e cioè che egli ebbe sempre e soltanto le funzioni di segretario. Sta inoltre la considerazione che egli era di grado nettamente inferiore agli altri componenti della Commissione e che pertanto non potesse avere ruoli decisionali sia nel corso dei lavori che al termine nella redazione del testo della Relazione.

Si deve pertanto dichiarare non doversi procedere nei suoi confronti in ordine all'imputazione sub E per non aver commesso il fatto.

Dietro