Capitolo VI

La questione delle tracce di esplosivo.

Già si è esposto, e a lungo e in dettaglio, nei commenti alla perizia Misiti, a quella chimica, alle note Casarosa-Held del 21.03.95 e alla consulenza Algostino ed altri, depositata da ultimo il 24.03 u.s. ed infine alle osservazioni Casarosa-Held del 7.07.99, sulla questione della contaminazione, proprio perchè la sua soluzione potrebbe costituire il discrimine tra un'ipotesi e l'altra, di quelle che son rimaste in piedi. Se c'è esplosivo, l'ipotesi del missile notevolmente si rafforza; se quell'esplosivo deriva da contaminazione viene a cadere uno dei più forti ostacoli all'ipotesi della quasi collisione. E in effetti i propugnatori di essa molto si sono battuti e con brillanti argomentazioni sia per sostenerla che smentire quelle avverse, come viceversa.

E' inutile riportare tutti i passaggi contenuti nei commenti alla Misiti. Lì si attribuivano - dopo aver escluso il valore delle tracce che potevano costituire evidenze di esplosione - tutte le presenze di esplosivo al concentramento degli oggetti recuperati a bordo delle unità da guerra Alpino, Orsa e Doria. Concentramento in locali di quelle navi per effetto della presenza di depositi di esplosivo non combusto sarebbe avvenuta la contaminazione. E in vero Doria, Alpino ed Orsa avevano compiuto esercitazioni di tiro qualche giorno prima delle operazioni di recupero dei relitti; tutte e tre le unità avevano in dotazione munizionamenti con cariche di scoppio contenenti miscele di TNT e T4 o soli TNT e T4. Non solo: i reperti avevano anche attraversato il locale di stivaggio dei siluri, le cui teste erano caricate con TNT e T4.

E quindi la tesi della presenza di esplosivo per effetto di contaminazione è apparsa sostenuta da tali considerazioni. Ma una verifica compiuta dalla Marina Militare, al riguardo della Vittorio Veneto - che aveva sostituito la Doria, radiata - e l'Orsa, che pur avendo effettuato attività di tiro prima dei prelievi, quasi simili a quelle di Doria e Orsa nell'80 prima delle operazioni di recupero, dava esito negativo, nel senso che non si rinveniva sulle superfici campionate dei ponti e dei locali interni, sulle motobarche, sulle mani dei marinai e sulla rete da carico "giapponese" alcuna traccia di esplosivo TNT e T4. Quei residui che si trovavano sui ponti derivavano esclusivamente dallo sparo delle munizioni, la cui polvere di lancio era composta soltanto da nitroglicerina e nitrocellulosa. L'unico campione risultato positivo, quello proveniente dal lavaggio di dieci teste di siluri MK della Veneto - 20-30 microgrammi di T4 e 2÷ microgrammi di tritolo - non sarebbe stato sufficiente a determinare, anche se per sfregamento o urto casuale su una o più teste di siluro, l'inquinamento di quel bagaglio sfregato.

Ma l'inquinamento si sarebbe potuto verificare ad opera delle saponette dei guastatori. Questi panetti, che possono essere depositati sui ponti, contengono usualmente tritolo, anche se alcuni contengono T4. Mai però contemporaneamente entrambi gli esplosivi. D'altra parte la relazione della MM non aveva rilevato tracce di esplosivi negli ambienti in questione a bordo del Doria su tempi immediatamente precedenti il recupero.

Contro questa esclusione s'è ribattuto che le distanze di tempo tra tiri e depositi dei bagagli e tra tiri e rilievi erano diverse. Nel secondo caso i tiri erano stati effettuati molto tempo prima rispetto a quelli del primo. I termini non erano perciò comparabili e poteva perciò restare il sospetto di contaminazione.

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