Capitolo LXXXII

Consulenza tecnica Cinti-Di Stefano - 12.07.96.

Questo documento è stato redatto dai consulenti Mario Cinti e Luigi Di Stefano, e depositato il 12.07.96, sempre nell'interesse della parte civile Davanzali.

In esso, i consulenti premettono che la ipotesi del o dei missili sarebbe stata sostenuta, e si sarebbe giunti alle medesime conclusioni, "anche se i dati relativi ai famosi plot -17, -12 e 2b non fossero stati disponibili". Ne consegue che i due redattori della nota considerano irrilevante ogni questione relativa ai tre plots e concernente la loro natura di falsi plot o meno. "La presenza di questi tre plots nella loro sequenza spazio-temporale rappresenta infatti solo un indizio, anche se importante ed estremamente indicativo". "La indicazione (la prova secondo chi scrive) che il DC9 Itavia è stato abbattuto da missili viene dall'esame del relitto, che porta ... dei fori di entrata e di uscita riconducibili, per posizione, forma e tipologia all'impatto di due missili".

A proposito dei fori di entrata, al fine di contrastare la critica del generale Melillo, che, tra l'altro, secondo i consulenti di parte, riporta non correttamente brani delle loro conclusioni, viene indicata la presenza sul relitto dell'aereo di "una enorme breccia immediatamente dietro la porta di ingresso dei passeggeri. La tipologia del danno, la conformazione e la dimensione sono completamente diverse dalla generalità del danno visibile su tutta la fiancata". Si tratta di "un grosso buco con margini estroflessi." Nel prosieguo, i predetti lamentano di aver provato a chiedere ""un parere circa la natura del danno, definito via via "breccia", "buco" ed infine "bucone"", senza esito, e sottolineano che dalle precedenti commissioni Luzzatti, Blasi, Misiti esso non è stato esaminato, rispettivamente perchè "...all'epoca non era stato recuperato nulla dal fondo del mare", "...fra i recuperi effettuati nelle due campagne della Ifremer non erano presenti gran parte delle lamiere di fusoliera e non era agevole... visionare il danno", "...fin dal primo momento di indagini (1991/92) l'attenzione si era focalizzata su ipotesi diverse da quella del missile, mentre la ricostruzione del relitto è terminata nel 1994".

I consulenti, poi, passano allo studio delle similitudini e differenze dei danni causati dalla esplosione di un ordigno posto in un container e rilevati sul relitto del 747 Pan Am precipitato a Lockerbie, e la breccia indicata sul DC9, per riconfermare che essa non è derivata "dalla esplosione ed allargata dall'azione della decompressione", ma causata da una "decompressione rapida" a seguito dell'azione di "un oggetto che ha aperto ed indebolito la struttura di contenimento innescando la decompressione rapida e l'aumento della dimensione della breccia".

A proposito della velocità di impatto dei missili sulla fusoliera, i periti intendono contrastare l'affermazione del Melillo relativa alla "incongruenza nello studio Cinti circa la velocità indicata dei missili". Essi, contrariamente al generale che ritiene di individuare nel Sidewinder il missile preso in esame, affermano che "nello studio Cinti non è stato ipotizzato un tipo di missile da cui trarre poi le caratteristiche tecniche di volo ed eseguire le verifiche spazio-dimensionali. Si è fatta invece una modellizzazione utilizzando come parametri quelli medi relativi alla classe dei missili destinati al combattimento aereo".

Per quanto attiene alle schegge sulla parte posteriore della fusoliera "il generale Melillo espone una serie di argomentazioni per dimostrare che in alcune situazioni le schegge della testa di guerra, partendo dai punti di esplosione dei missili indicati nello studio Cinti, potrebbero o dovrebbero essere andate ad investire la parte posteriore del DC9 ... da cui l'accusa di un lavoro costruito a tavolino per dimostrare tesi preesistenti." Cinti e Di Stefano in risposta: "...L'aver assunto una modellizzazione media ... lascia ovviamente aperta la concreta possibilità ... la possibilità che le schegge provenienti dalla testa di guerra avessero potuto investire la parte posteriore del DC9"; e più avanti "...è stato possibile esaminare la parte bassa della zona posteriore, sulla quale è stato evidenziato un foro da scheggia attraversante ad alta velocità, per stessa ammissione dei periti giudiziari (che bisogna dire hanno espresso dei dubbi non sulla velocità di attraversamento, oggettivamente elevatissima dalle marcate petalature, quanto sulla direzione di provenienza delle schegge stesse) e di un altro foro, molto più piccolo con caratteristiche simili...".

Dopo una serie di puntuali risposte alle affermazioni del generale Melillo, tutte tese a confutare la "ipotesi missile", e riguardanti dati tecnici ed assenza di motivazioni (nella traiettoria -17, -12, 2b il DC9 non poteva essere visto dal velivolo aggressore, anomalia della traiettoria di detto velivolo, assenza di segnature specifiche sul relitto, atto unilaterale ingiustificato ecc.), i consulenti passano ad una lunga descrizione della situazione politico-economico-geografica della isola di Malta, al 1980, per concludere: "...chi controllava Malta aveva i poteri di internazionalizzare qualsiasi conflitto arabo-isareliano; - abbassare la capacità di proiezione di potenza USA, con conseguente cambiamento strategico di tutta la situazione in Medio Oriente, di Israele e dei campi petroliferi sauditi; - permettere l'approdo alla Sovmedron, con conseguente aumento della capacità di proiezione di potenza dell'URSS, e cambiamento di situazione strategica del Mediterraneo; - acquisire enorme prestigio, e quindi potere politico, da parte del leader che avesse "conquistato Malta", che dal punto di vista storico è molto importante per i popoli arabi". Questa la risposta al generale Melillo che si chiedeva, nel documento commentato, ove fossero i motivi per lanciare un missile in tempo di pace in mezzo al mar Tirreno.

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