Nel 94 l'Ufficio ebbe la disponibilità, per diligenza di alcune delle parti civili, di apparecchiatura per la visione delle videocassette registrate in Hi8 dalla impresa che aveva proceduto al secondo recupero - apparecchiatura di cui nell'immediatezza dei depositi delle videocassette da parte del collegio, non era stato possibile disporre, giacchè la RAI ed altri privati apparvero al tempo non possederne (v. rapporto CC. n.230855/177-1 del 30.05.91). Con tale mezzo fu così possibile accertare inosservanze e carenze nelle operazioni di ricerca e recupero dei relitti del DC9 e di quant'altro d'interesse alla ricostruzione dell'evento, nelle attività di documentazione di tali operazioni, negli obblighi del collegio; inosservanze e carenze, che determinarono un'ulteriore serie di quesiti a chiarimenti. Questo GI richiedeva infatti all'udienza del 14 novembre 94 in prossimità della cessazione della fase d'istruzione all'epoca, a quel collegio di riferire:
1. le ragioni per cui un rilevante numero di targets, specificati nell'atto, non era stato descritto , nè video ripreso;
2. i criteri in base ai quali gli oggetti non facenti parte del relitto erano stati stimati d'interesse o non, e conseguentemente recuperati o meno;
3. le ragioni della mancata mappatura fotografica e della mancata documentazione di tutte le operazioni;
4. le ragioni della scomparsa di immagini nelle videocassette in atti;
5. le modalità di consegna delle videocassette da parte dell'impresa al collegio e ai suoi ausiliari;
6. le modalità di confezione delle stesse, e se esistessero presso l'impresa le videoregistrazioni complete;
7. le interpretazioni che erano state date sui segni che apparivano sui fondali; le ragioni per cui non erano state ritenute utili alla ricostruzione dell'evento; le ragioni per cui del fatto non s'era comunque riferito all'Ufficio.
A fondamento di tali quesiti innanzi tutto le considerazioni che, secondo l'incarico peritale in data 25.09.90 ai quesiti 1.1, 2.11 e 2.12, secondo il provvedimento di autorizzazione alla stipula del contratto per le operazioni peritali di ricerca e recupero con l'impresa Wimpol Limited di Swindon (Regno Unito), in data 31.01.91, e secondo la nota di comunicazione dell'autorizzazione nella stessa data, e le premesse, clausole ed allegati del contratto stipulato in data 07.03.91; considerazioni, si diceva, che imponevano che le operazioni di ricerca, localizzazione e recupero dovessero concernere relitti del DC9 e altri oggetti ritenuti d'interesse; che tutte le operazioni poste in essere dovessero essere fedelmente documentate con modalità da escludere qualsiasi dubbio o contestazione sull'adempimento delle esigenze della perizia; e infine che dovesse essere realizzata, mediante tra l'altro telecamere televisive a colori e macchina fotografica a posa fissa 35mm, la mappa fotografica dei relitti ed identificazione di tutti i contatti.
Quindi le risultanze della documentazione - rapporti giornalieri dei lavori e verbali di recupero dei relitti - delle operazioni in mare delle campagne 25.03.91 - 03.12.91 con la nave Valiant, e 02.05.92-14.09.92 con la nave Sea Mussel, di cui al vol. VI della perizia, fasc. 16, 17, 18 e 19; e degli allegati della perizia III.2, cd. documento Baldoni, e III.3A-3L, cd. documento Sabatini, da cui emergeva che un numero rilevante di targets specificati in appositi elenchi, non era stato nè descritto, nè recuperato.
L'esame poi delle riproduzioni fotografiche degli oggetti recuperati, effettuate a bordo delle suddette navi, allo sbarco a Napoli, presso l'hangar Batler di Pratica di Mare e nella sede dell'Ufficio, riproduzioni di cui al vol.VI della perizia, fasc.1-44; e delle cassette video Hi8, consegnate dal collegio e acquisite agli atti, da cui risultava che: non tutte le operazioni erano state riprese e che non tutti i contatti erano stati identificati; che più videocassette apparivano solo parzialmente registrate; che durante la registrazione apparivano parti non registrate; che diverse volte, sempre durante la registrazione, le immagini scomparivano senza interruzione, nel display numerico dell'apparecchio registratore, della progressione dei fotogrammi e del tempo; che in più serie di fotogrammi - come in "tape 1 search zone "D" through 10 may 92", da 52'.00" a 56'.00"; in "tape 4 area "E" da 10'.00" a 10'.35" e at 12'.07"; in "tape 5 area "E" da 05'.50" a 18'.00", ed altre - si vedevano sul sedimento del fondale strie, tracce di movimento, di scivolamento e di arricciamento, solchi paralleli diritti continui, tracce tutte che non apparivano imputabili a fenomeni naturali d'ordine fisico o biologico.
Le considerazioni infine che nelle fotografie estratte dai fotogrammi delle riprese video e nelle stesse riprese video apparivano oggetti non recuperati, che potrebbero essere stati d'interesse per la ricostruzione dell'evento e per l'inchiesta, come i target 550 e 563, gli oggetti a foto 255, 434 e 574, i Noise Makers con le scritte US Navy-Navair di cui a videocassetta F8, 19'.03", l'oggetto con la scritta SACA... IND e numeri di cui a videocassetta "Zone D tape 2", ed altri; che, per quanto concerneva la campagna del 91, le relative video cassette erano state consegnate le prime quattro nel maggio del 91 e le restanti al termine dei lavori, e cioè il 02.12.91, e che nell'ordine delle stesse risultavano mancanti diverse immersioni; e che, per quanto concerneva la campagna del 92, diverse delle relative videocassette non recavano indicazioni di date nè di immersioni. (v. verbale di perizia, 14.11.94).
Il collegio - su tali quesiti le risposte sono state unanimi - dopo aver premesso una sintesi delle attività compiute, sia di ricerca che di recupero e documentazione, nella prima e nella seconda campagna Wimpol, così rispondeva ai singoli quesiti:
"1. come si è esposto tutti i targets sono stati fotografati e video ripresi, parte nella fase III di documentazione e parte nella fase IV di recupero. La mancata descrizione di numerosi frammenti minuti fu dovuta, come si è detto, all'impossibilità del loro riconoscimento sia sul fondo del mare sia a bordo, tanto che fu stabilito di raccogliere tali frammenti, per evitarne la perdita, in contenitori a ciascuno dei quali fu attribuito un unico numero di reperto.
2. Tutti gli oggetti visti sul fondo venivano segnalati con dettaglio nei fax giornalieri e trasmessi da bordo della nave appoggio e recuperati, tanto che si continuò il recupero delle boe militari nonostante si fosse chiarito il loro impiego. I numeri di targets non recuperati sono corrispondenti a bersagli come bottiglie, lattine, scatole di alimenti, sacchi di plastica, barattoli arrugginiti, pezzi informi sfaldabili nel recupero (come esempio zona D, fax 4/92 ("sono stati visti soltanto un sacco bianco di plastica ed un paio di barattoli"), 5/92, 6/92 ("...il tessuto color blu, target D1 portato a bordo con il ROV alle ore 13.20 risulta essere un pezzo di stoffa di nessuna importanza. Non è un pezzo del tappeto del DC9"), 10/92...).
Salvo per qualche raro pezzo (come in zone D e B) non ritrovato in fase di recupero a causa di una imperfezione nel sistema di posizionamento nessun relitto che potesse avere attinenza con la ricerca è stato lasciato sul fondo. Sono rimasti sul fondo solo i targets della zona C (fotograficamente documentati) dove non si è andati a causa della fine campagna.
3. Come si è detto durante la fase III è stata eseguita una completa mappatura fotografica dei relitti individuati sul fondo e in aggiunta analoga documentazione fotografica è stata fatta per i relitti individuati per la prima volta nella fase IV di recupero.
Tutte le operazioni sono state dettagliatamente documentate nei:
- rapporti giornalieri trasmessi da un rappresentante di bordo del CP;
- rapporti giornalieri trasmessi dalla ditta esecutrice delle operazioni.
4. Tutte le operazioni di recupero sono state videoriprese. La scomparsa delle immagini nelle videocassette è dovuta a episodi puramente operativi connessi con le operazioni di ricerca su fondo. La ricerca dei relitti sul fondo con il ROV avveniva con le seguenti modalità:
4.1 - ricerca bersaglio con il Sonar, guida del ROV verso la direzione segnalata dal Sonar, accensione della telecamera in b/n all'approssimarsi del bersaglio. In questa fase la telecamera a colori e il video registratore restavano spenti.
4.2 - Quando il ROV era in vicinanza del bersaglio si escludevano Sonar e telecamera b/n ed automaticamente si azionava la telecamera a colori mentre il videoregistratore era attivato manualmente.
4.3 - Terminata la ripresa televisiva a colori si riattivavano Sonar e telecamera b/n e di nuovo si escludevano automaticamente la telecamera a colori e manualmente il videoregistratore. Spesso l'operatore poteva dimenticarsi di spegnere il videoregistratore, il quale continuava a funzionare senza registrare immagini.
5. Le videocassette venivano consegnate dalla Wimpol al rappresentante a bordo del CP accompagnando le stesse con una nota di consegna riportata nei citati rapporti giornalieri della stessa Wimpol.
Tutte le pellicole fotografiche che registravano la mappa dei relitti sul fondo del mare venivano, una volta completate, consegnate al rappresentante a bordo e da questo a sua volta all'Ufficio del GI che ne curava lo sviluppo.
6. Le videocassette, prima della consegna al rappresentante del CP a bordo, venivano duplicate dalla Eastport (ora Oceaneering Technology) per documentazione nel loro archivio. In particolare la copia era trattenuta al fine di fornire informazioni addizionali qualora richieste. La Wimpol non ha invece copie delle cassette.
7. Proprio perchè tutte le operazioni sono state videoriprese, anche le eventuali "anomalie" sono state sempre segnalate.
7.1 - Le "tracce di movimento, di scivolamento e di arricciamento" del sedimento del fondale nella area D sono state segnalate nel "Target Description" della Eastport del 15 maggio 92 relativa al "Tape 1", dove la zona in questione è in corrispondenza del "video count 3206-3470" ed è definita "depression (in senso geomorfologico) in scaled possible old wreck" ed attribuita, per la sua analogia con le zone in cui vennero rinvenuti i relitti della nave romana e della nave del 600, ad un vecchio relitto di legno di cui non restano tracce. La telecamera ha sostato sulla zona proprio per ricercare eventuali reperti, come anfore, di cui qualche esemplare viene ripreso nella stessa cassetta. Infatti il target precedente e quello susseguente sono anfore.
7.2 - Nel rapporto del 12.05.92 (fax 11/92) sono segnalate tracce sul fondo della zona D interpretate come "tracce di crateri", probabilmente dovute a corpi pesanti sprofondati, ma senza traccia alcuna dei corpi stessi.
7.3 - Nel rapporto del 19.05.92 (fax 19/92) viene segnalata una "traccia rettilinea" sul fondo in zona D e si rimanda alle riprese televisive.
7.4 - Il 20 maggio 92 la cassetta della zona D in cui sono visibili le tracce si cui sopra viene visionata a bordo della nave appoggio "Sea Mussel" dal GI, dal PM Dr. Salvi e dai componenti del CP Taylor, Casarosa, Picardi, Castellani, Protheroe, Cooper (v. rapporto giornaliero 20.05.92) e viene preparata una cassetta riassuntiva per il GI
7.5 - In zona E vengono rilevate "due tracce rettilinee sul fondo non identificabili", come da comunicazione del 24.06.92 (fax 62/92: "viste due tracce sul fondo non identificabili, videoregistrazione. Tracce più larghe di quelle del ROV"). Una interpretazione fu legata alle tracce che lasciava sul fondo il cavo di ritenuta del ROV-compressore che spesso si sganciava e veniva trascinato dalla nave (come segnalato nel fax 42/92).
Da tali risposte traeva le seguenti conclusioni:
1. tutti i relitti localizzati sono stati documentati fotograficamente e tutte le operazioni di recupero sono state videoriprese.
2. Nessun relitto di interesse è rimasto sul fondo, salvo qualcuno per cause puramente tecniche o di forza maggiore.
3. Tutte le operazioni e i rilevamenti sono stati documentati sia dai rappresentanti del CP a bordo sia dalla ditta esecutrice delle operazioni.
4. Nessun documento, in particolare nessuna videoripresa, è stata cancellata o manipolata.
5. Tutte le operazioni, in particolare il rilevamento di segni sul fondale, sono stati portati a conoscenza dell'Ufficio.
6. Tutta la documentazione necessaria per le risposte ai presenti quesiti è depositata presso l'Ufficio. (v. Relazione del collegio tecnico, depositata il 30.11.94).
Queste risposte palesemente non esauriscono le questioni poste; o ripetono quanto già detto in precedenza senza motivare sulla critica che aveva dato luogo ai quesiti; o aggirano la sostanza delle domande, non rispondendo su di essa.
In particolare occorre osservare che in effetti, l'ing.Baldoni, ausiliario del collegio a bordo della nave Sea Mussel aveva segnalato: 1. con fax n.11/92 dell'11.05.92 inviato al prof.Castellani che nella zona "D", ad h. 11.29 "...si notano varie tracce di cratere, sul fondo, come provocati da caduta di corpi pesanti ma senza traccia alcuna dei corpi stessi." Ad h.16.40 "...relazione alle decisioni prese durante l'incontro con il prof.Castellani terminano qui le operazioni di ricerca. Si inizia quindi il recupero del ROV." (all.5).
2. E con fax 12.05.92 "in relazione alle decisioni prese nel meeting odierno a bordo "Sea Mussel" si inviano in allegato per vs. informazione ed eventuali commenti:
- Mart no.2 - 12.05.92: in cui si ha un panorama globale della zona d (divisa in 36 blocks 200 mt x 200 mt/cad.) 1,2 km. X 1,2km in relazione al campo di ricerca ed al punto "Picardi" 39°44',13°09';
- Mart no. 8 - 12.05.92: area di ricerca e recupero (come concordata) divisi in 36 blocks (200mt x200mt). (all.6)
In verità, proprio su quell'area in cui viene avvistato un relitto non appartenente al DC9 cioè il serbatoio subalare, l'attenzione del collegio si sarebbe dovuta concentrare, e ancor più su quella zona in cui si notavano i crateri dovuti alla presunta "caduta di corpi pesanti ma senza traccia alcuna dei corpi stessi", piuttosto che decidere di interrompere le operazioni e passare al cd. punto "Picardi".
Occorre poi ricordare altri fax, sempre inviati dall'ing. Baldoni al prof. Castellani. In primo luogo quello del 18 maggio 92 ad h.6.01: "vista una traccia rettilinea sul fondo (vedi riprese televisive); - altra nota: la target d - 39 è una boa di profondità (per esercitazioni ?)".
Anche in questa occasione l'attenzione del collegio non è attratta da quella traccia rettilinea che sicuramente non è del ROV. Inoltre per annotare nel fax la presenza di una boa di profondità, si deve ritenere per certo che: 1.la boa di profondità non era stata lanciata dalla Sea Mussel; 2.né poteva essere stata lanciata dai mezzi di soccorso dell'epoca del disastro, che non avevano assolutamente operato nella zona "D".
Quindi l'altro fax 62/92 del 24.06.92 inviato dal predetto ingegnere, si ricordi ausiliario del collegio, allo stesso perito Castellani.
"Zona "E". 01.0 viste due tracce sul fondo, non identificabili, video registrazione. Tracce più larghe di quelle del ROV, (all.8).
Il prof.Castellani, nelle sue risposte ai quesiti, sembra giustificare, nonostante il chiaro testo del fax, le due tracce rettilinee sul fondo con lo strascico del cavo del ROV. (v.fig. seguente) Appare invece evidente, che tale cavo può lasciare sul fondo un solo solco e non due.
Inoltre, nonostante le risposte a chiarimenti resta il fatto che nella zona D vi erano dei reperti che non sono stati prelevati e che comunque non apparivano trascurabili. Resta il fatto che vi erano tracce di relitti asportati (ovviamente prima delle operazioni di esplorazione ufficiali) di cui rimangono l'impronta e la "sbaffatura" tipica causata dal disincaglio del relitto dal fondale. Resta il fatto che, in un caso, si notano tracce di un mezzo che non è il ROV che si dirigono verso il relitto prelevato.
A tal proposito non appare inopportuno ricordare la cronologia del recupero dei relitti in zona "D", in quei giorni del maggio 92.
Data
Linee scandaglio
Da A.
Targets
Descrizione
Note
06.05.92
1 2
Negativo
07.05.92
50 51
negativo
"
51 52
negativo
"
3 4
Negativo
"
Avaria
08.05.92
3 4
negativo
4 5
negativo
104 103
D-1
Tessuto di colore bleu
103 102
D-2
Pezzo di metallo colore marrone non identificabile
52 53
negativo
53 54
negativo
54 55
negativo
09.05.92
54 55
negativo
55 56
negativo
106 105
negativo
105 104
negativo
5 6
negativo
6 7
negativo
7 8
negativo
8 9
negativo
10.05.92
106 107
D5
Pezzi serbatoio n.b.
Mancano i targets nr. 3 e nr.4. nr3 di interesse in quanto dalle immagini video potrebbe essere assimilato ad un relitto aeronautico.
8 9
Negativa
58 57
Negativa
57 56
negativa
106 107
D5
Ritorno per ultimare recupero D5.
11.05.92
106 107
Ritorno sulla linea 106- 107.
Inizio delle ricerche
106 107
D6
Non riconoscibile se è DC9
11.05.92
106 107
D7
Serbatoio.
11.05.92
106 107
D8
Serbatoio.
11.05.92
106 107
D9
Serbatoio.
11.05.92
106 107
D10
Mucchietto di piccoli pezzi non identificabili.
11.05.92
106 107
D11
Mucchietto di piccoli pezzi non identificabili
11.05.92
106 107
D12
Posto seminterrato non ben identificabile vari pezzetti visibili intorno.
11.05.92
106 107
D13
Vengono individuati D13 (serbatoio)
11.05.92
106 107
D14
(A e B due piccoli pezzi metallici non identificabili.
11.05.92
107 108
D15
Pezzo colore marrone non DC9
107 108
D16
Pezzo parallelepipedo colore marrone scuro.
11.05.92
106 107 108
D17
Pezzetto non identificabile.
11.05.92
106 107 108
D18
Scatola metallica non identificabile.
11.05.92
106 107 108
D19
Pezzo colore grigio seminterrato non identificabile.
11.05.92
106 107 108
D20
Scatola con faccia bianca non identificabile.
11.05.92
106 107 108
D21
Corpo cilindrico covo colore nero parzialmente interrato non identificabile.
11.05.92
9 10
negativa
Inizio ore 22.19 con termine ore 02.00 del 12.05.92.
12.05.92
109 108
Negativa
12.05.92
58 59
D22
Pezzo metallico di colore marrone a forma di scatola allungata.
Appare come la parte superiore di un relitto di dimensioni maggiori seminterrato e non identificato.
12.05.92
58 59
D23
Manuale con disegni geometrici.
Non è certo che si tratti di un manuale in quanto dalle immagini video potrebbe anche essere un reperto metallico. Non è stato prelevato.
12.05.92
57 58 59
D24
A questo punto alle ore 09.25 viene iniziata la ricerca all'interno del seguente triangolo vengono individuati i seguenti Target D24 striscia di acciaio inox comunque di materiale lucido tipo fascetta per pacchi. A questo punto all'interno del triangolo viene annotata sul fax la seguente scritta importante: "si notano varie tracce di crateri sul fondo come provocati da caduti di corpi pesanti ma senza traccia alcuna dei corpi stessi". L'annotazione è delle ore 11.29. Alle ore 12.30 viene sospesa la ricerca causa arrivo motovedetta GDF con prof.Castellani e personale Tribunale Roma.
12.05.92
57 58 59
D25
Alle ore 15.30 viene individuato il Target D25 (piece of ordnan)
12.05.92
57 58 59
D26
Alle ore 16.40 viene individuato il Target D26 cosi descritto: pezzo metallico non identificabile (all'apparenza potrebbe sembrare il DC9 ma non si ha nessuna certezza. Alle ore 16.40 finisce la ricerca in tale importantissima area supplementare e, in relazioni alle decisioni prese durante l'incontro con Castellani terminano qui le operazioni di ricerca. Si inizia il recupero del ROV.
Reperto di grande interesse in quanto appare essere un relitto aeronautico.
In ogni caso non è stato prelevato.
13.05.92
La giornata viene dedicata a tutto una serie di problemi tecnici relativi alla apparecchiatura del ROV, al radar Faro ed ai transponditori. L'unica annotazione di rilievo alle ore 19.50 è la comunicazione di Baldoni al personale a bordo Sea Mussel che il relitto D5 non è del DC9.
\
14.05.92
Anche questa giornata viene riservata alla soluzione di problemi tecnici ed in particolare al riallestimento del ROV.
Dal 15 al 19 maggio 92 le operazioni si svolgono nella zona ove è stato rinvenuto il serbatoio, per il recupero dei relitti individuati in precedenza. Il resto della zona "D" non è più esplorato. La Sea Mussel resta però in zona D sino alla terza decade di maggio. Si deve da ultimo sottolineare, così come risulta dai messaggi pervenuti dalla nave, la presenza, negli ultimi giorni di esplorazione e permanenza nella zona "D", di velivoli militari, di cui uno sicuramente statunitense, che sorvolano a bassa quota la zona delle operazioni. Il 30 maggio addirittura una visita da parte di altro elicottero della Marina Statunitense. (v. telex 25/92 del 22.05.92 e 33/92 del 30.05.92).
Le registrazioni di maggior interesse, sia dell'Ifremer che della Wimpol, furono mostrate al prof.Sartori, insegnante di geologia marina all'Università di Bologna. Costui, dopo aver controllato le carte batimetriche del CNR del mar Tirreno nella parte relativa all'area di caduta dei rottami del DC9, è stato in grado di affermare che quella zona non è stata mai oggetto di campionatura con l'uso di campionatori trascinati sul fondo, ma solo di operazioni di carotaggio, che lasciano a seconda del carotiere impiegato tracce circolari o puntiformi. E' stato altresì in grado di affermare che in numerose cassette Ifremer si vedono, oltre le tracce naturali, alcune striature del fondo dovute al movimento di attrezzi e mezzi manufatti con ogni probabilità trascinati; in particolare, in più punti, un'impronta di trascinamento prodotta da un oggetto di piccole dimensioni, dai dieci ai quindici centimetri di larghezza, dal fondo piatto oppure ornato da due piccoli denti laterali. I solchi sono in generale spesso rettilinei di orientazione irregolare, talora abbastanza vicini l'uno all'altro, e presentano delle curvature piuttosto dolci, spesso in corrispondenza di oggetti o irregolarità presenti sul fondo. La lunghezza di queste striature, è stata stimata dal Sartori intorno ai dieci metri, anche se se ne può osservare l'improvviso inizio, ma non il termine, perché esce dall'inquadratura.
Oltre queste striature appare in altra cassetta Ifremer altra impronta che presenta al centro un piccolo rilevato, dovuto probabilmente a un oggetto non piatto ma fornito di una scanalatura mediana e probabilmente altre due laterali. La larghezza apparente delle braccia di questo oggetto è dell'ordine di 20-30cm.
Una traccia analoga è presente su un video Wimpol denominato zona D Search through 18.05.92, e cioè proprio nella zona in cui fu rinvenuto il serbatoio subalare di fighter. Questa traccia presenta una curvatura dolce, assente in quella che si osservava in quella precedente.
Anche da altre registrazioni Wimpol emergono impronte che sono di origine artificiale e non naturale.
Nessuno dei mezzi impiegati dalle due predette compagnie, che provvidero ai recuperi dei relitti del DC9 negli anni 88-89 e 91-92, corrisponde per conformazione e dimensioni a quegli oggetti che lasciarono quelle tracce. Esse vi sono da prima dell'88, giacchè per prima le scopre l'Ifremer. Sia questa ditta che la Wimpol le seguono con interesse, anche se non danno alcuna spiegazione di esse.
Sta di fatto che qualcuno, prima dell'88, raggiunse quei fondali, vi operò ricerche, e prelevò anche degli oggetti, giacchè in più immagini proprio della zona D ben si vede come il fondo rechi i segni di qualcosa di estratto dai fanghi del sedimento ove era sprofondato, provocando, per la pesantezza, dei crateri.
All'epoca potevano raggiungere la profondità di quei fondali, tra i mezzi conosciuti, solo i sommergibili francesi Nautile e Cyane e lo statunitense Alvin, questi ultimi due ai limiti di sicurezza. A parte ovviamente i mezzi non-manned ovvero quelli trainati da breve o brevissima distanza dal fondo. (v. esame Sartori Renzo, GI 16.07.92)
Nè si può dire che una ricerca del genere non si potrebbe fare senza richiamare l'attenzione di naviganti o altri, giacchè una tale impresa ben si può compiere - siamo in mare aperto ed acque extraterritoriali - nel corso di esercitazioni che impediscano sorvoli e rotte nell'area d'interesse.
E quindi, quand'anche vi fossero stati altri Paesi dotati di mezzi con tali capacità, che se l'URSS o il Giappone, di certo essi non hanno mai fatto manovre in quell'area del Tirreno e quindi non avrebbero mai potuto citare una più che impossibile ed immotivata operazione di recupero in un mare strettamente pattugliato dagli Americani.
I fatti, non v'è motivo di dubitarne, sono avvenuti, e gli indizi anche in questo caso portano alle strumentazioni tecniche e alle forze armate di due soli Paesi, gli stessi che avrebbero potuto compiere, a parte l'Italia, un inizio di caccia in quello spazio.
E questi fatti non costituiscono certo indizi in pro dell'ipotesi dell'esplosione interna. Di sicuro non si scandagliano fondali a 3.500 metri di profondità e se ne riportano in superficie reperti, anche "di peso", per accertare i danni di un ordigno collocato su quel mezzo di trasporto per finalità di terrorismo interno, che peraltro aveva cagionato vittime di nazionalità solamente italiana.
A proposito di questo argomento da ultimo non può dimenticarsi quanto ebbe a dire l'on.le Giuliano Amato dapprima dinanzi alla Commissione Stragi e poi a questa AG e a quella di Perugia, e cioè che nei primi dell'autunno 86 l'allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio avrebbe avuto notizia dall'allora titolare dell'inchiesta di fotografie, da questi ricevute da fonte americana, del relitto. E tutto questo cioè prima che iniziassero le operazioni subacquee dell'Ifremer, e quindi qualsiasi operazione voluta dall'AG.
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