Su tali documenti così seccamente si esprimeva l'Ufficio del PM "l'elaborato dei periti Casarosa e Held fornisce utili chiarimenti ai quesiti posti dal giudice e sollecitati da questo Ufficio. Le risposte dei rimanenti componenti del collegio sono invece, nella quasi totalità, meramente assertive (peraltro spesso in contraddizione immotivata con quanto affermato in perizia); si ritiene quindi superflua la fase della presentazione orale delle risposte con possibilità per le parti di interloquire". (v. documento PM 29.11.94).
A conclusioni analoghe perveniva questo Ufficio, che riteneva di soprassedere in quella fase alla formulazione di domande ad iniziativa dell'Ufficio sui chiarimenti - pur consentendo alle parti di interloquirvi - motivando il proprio provvedimento sulla base delle constatazioni: in primo luogo delle gravi divergenze tra i contenuti delle riposte. In effetti mentre quelle della prima relazione Misiti + 8, apparivano totalmente confermative del risultato della perizia, quelle della seconda di Casarosa-Held, fornendo una serie di chiarimenti riducevano, al riguardo dei reperti provenienti dall'interno della toilette dell'aeromobile e da zone ad essa adiacenti, solo a due i frammenti le cui deformazioni si sarebbero potute stimare indizi oggettivi di esplosione; differivano sui quesiti concernenti i reperti AZ866 (galley) - n.17 -, le schegge penetrate nei cuscini e gli schienali dei cuscini - n.18 -, il distacco della scala di accesso posteriore del velivolo - n.19 -; oltre che in alcuni punti di rilievo delle motivazioni come ad esempio al quesito 5, ove Misiti ed altri stimavano che l'ordinata 801 avesse fatto da schermo al pitting sull'AZ711 (portasalviette) mentre Casarosa e Held reputavano che tale ordinata si sarebbe dovuta frantumare per esplosione da posizione 1 (tra rivestimento della fusoliera e parete interna della toilette); conducevano a conclusioni diverse da quelle della perizia, secondo cui in sintesi l'ipotesi dell'esplosione interna alla toilette poteva essere avanzata, tenendo in conto però che, allo stato delle conoscenze, su di essa gravavano non trascurabili elementi di dubbio, inferiori comunque a quelli gravanti sulle altre ipotesi.
In secondo luogo delle carenze di motivazioni nelle considerazioni e difetti nelle risposte - alcune affermazioni apparivano assiomatiche come quelle relative all'AZ558 (lavello) sulla causa del danno; altre generiche, come quelle relative ai processi connessi alle esplosioni, innanzi tutto quelli relativi alla diffusione degli effetti primari e secondari delle stesse (punto 3 delle considerazioni preliminari al quesito 6); altre con apparenti imprecisioni, come alla risposta al quesito 3, ove nelle considerazioni non si comprendeva se le ovalizzazioni dei fori per le viti di fissaggio si riferissero all'AZ537 (cerniera) o all'AZ639 (battente); altre contraddittorie con le conclusioni, come l'affermazione in risposta al quesito 15 ove si leggeva che il danno alla cappottatura del motore destro e rotture di strutture prossime suggerivano che l'eventuale carica era vicina al rivestimento della fusoliera. Comunque per le ragioni già dette, il collegio non è stato in grado di provare questa affermazione.
Da ultimo delle persistenti mancanze già rilevate - mancava ancora qualsiasi giudizio sulle perizie balistico-esplosivistica e metallografico-frattografica, le cui operazioni erano state richieste e comunque sempre seguite dal collegio, e i cui risultati erano stati acquisiti e sicuramente valutati; mancava ancora qualsiasi tentativo di definire tipo, peso, posizione dell'ordigno; mancavano iniziative di approfondimenti metallografici sui reperti che presentavano indizi di esplosione; e su cui ancora non erano stati compiuti esami di tal genere (v. ordinanza GI 30.11.94).
Nonostante la facoltà concessa nessuna delle parti private poneva domande ai periti (v. processo verbale di perizia 30.11.94).
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