A giugno dell'88 venivano raccolte le testimonianze dei giornalisti Carlo Di Rienzo e Claudio Bottinelli, che nel 1981 lavoravano per la testata giornalistica del quotidiano "Il Tirreno". Il primo riferiva che nel 1981 - nella sede di Grosseto del "Il Tirreno" - aveva ascoltato una conversazione tra un non meglio indicato ufficiale dell'Aeronautica ed il Capo Redattore dell'epoca, Bottinelli. L'ufficiale - dichiarava Di Rienzo - aveva riferito al Bottinelli, in relazione alla vicenda del DC9 dell'Itavia, che "vi era stato un allarme determinato dall'invasione dello spazio aereo da parte di un velivolo sconosciuto. Dall'aeroporto militare di Grosseto si erano levati in volo degli intercettori che avevano raggiunto l'aereo non identificato e dopo aver tentato di mettersi in contatto con il pilota, avevano prima esploso dei colpi e poi avevano sparato sul velivolo con dei missili". Il giornalista continuava affermando che l'ufficiale aveva precisato che si trattava di un aereo libico che al fine di sfuggire agli inseguitori si era inserito nella rotta del DC9 che venne colpito dal missile lanciato dagli inseguitori. Il teste aveva aggiunto di essere rimasto colpito dalla vicenda e di aver proposto a Bottinelli di preparare un articolo sull'argomento. Bottinelli minimizzò il fatto, dicendo che l'avvenimento era noto a tutti (v. esame Di Rienzo Carlo, GI 07.06.88).
Le dichiarazioni rilasciate da Di Rienzo venivano in parte confermate a quest'Ufficio da Claudio Bottinelli. Questi riferiva di non poter escludere di aver avuto nel 1981 colloqui con appartenenti alla Aeronautica. Precisava comunque che a Grosseto circolava all'epoca una voce relativamente all'abbattimento del DC9 dell'Itavia. Voce che gli era stata riferita dall'allora Sindaco di Grosseto, poi deceduto, che la aveva raccolta da ambienti aeronautici. Costui, gli aveva riferito che il DC9 era stato colpito nel corso di un intervento di due caccia italiani levatisi in volo dalla base di Grosseto che avevano ricevuto l'ordine di abbattere un aereo di nazionalità libica. Il DC9 sarebbe stato colpito, nell'occasione, da un missile a testata termica, in quanto l'aereo libico avrebbe usato come schermo il DC9 (v. esame Bottinelli Claudio, GI 21.06.88).
Sulla base delle dichiarazioni rese dai due giornalisti, l'8.08.88 questo GI, richiedeva al nucleo di PG dei Carabinieri di Roma di acquisire presso l'aeroporto militare di Grosseto il registro dei voli avvenuti nella giornata del 27.06.80, specificando i mezzi impiegati ed il personale operante e altresì gli elenchi dei nominativi del personale alla torre di controllo ed al radar in quella stessa giornata, specificandone anche la reperibilità. Il 13 agosto 88 il nucleo di PG dei Carabinieri di Roma trasmetteva la documentazione acquisita presso l'aeroporto militare di Grosseto-Baccarini, sede del 4° Stormo volo dell'AM, e presso il 21° Gruppo radar dell'AM di Poggio Ballone Tirli (GR). Presso l'aeroporto venivano acquisite le fotocopie dei registri di volo relativi al mese di giugno 80 del nono e ventunesimo Gruppo di Volo e l'elenco del personale in forza, nel giugno 80 alla Sezione Traffico Aereo. Nell'occasione veniva dichiarato spontaneamente dal tenente colonnello Fabrizio Draghi, capo ufficio operazioni, che "il giorno 27.06.80 nessun velivolo dello Stormo era impegnato in esercitazione Nazionale e/o NATO e che i velivoli da addestramento del 20° Gruppo normalmente non volavano con armamento reale". Per quanto riguardava gli ordini di servizio relativi al giorno 27.06.80 il medesimo ufficiale dichiarava che risultavano distrutti.
Presso il 21° Gruppo radar di Poggio Ballone venivano acquisiti i fogli di servizio del personale addetto al Centro Radar nel giugno 80, mentre spontaneamente venivano consegnati nr.11 grafici relativi agli avvistamenti del sito dalle h.18.00Z alle h.21.15Z del 27.06.80 che, a dire del tenente colonnello Carlo Arrivas, comandante del sito, risultavano essere stati già inviati, in data 13 luglio 80, tramite il Comando Aeroporto di Trapani Birgi, al PM di Palermo. Come si vedrà più innanzi i grafici di Poggio Ballone non furono consegnati a luglio dell'80 al Magistrato, ma perverranno per la prima volta all'inchiesta proprio in questa occasione.
Un'ulteriore acquisizione presso il sito di Poggio Ballone veniva disposta dall'Ufficio in data 3 novembre 89 (i provvedimenti riguardavano anche altri siti). In particolare veniva richiesta l'acquisizione delle registrazioni radar effettuate il 27.06.80 dalle ore 20.00 alle ore 22.00 GMT. Il nucleo di PG di Roma con nota del 27.12.89 comunicava che le registrazioni radar erano state già consegnate in occasione dell'esecuzione del provvedimento datato 08.08.88.
Il 4 giugno 90 - a seguito del clamore suscitato da alcuni interventi giornalistici (v. periodico Rinascita e la trasmissione televisiva Samarcanda del 31.05.90) che mettevano in dubbio la corrispondenza tra alcune tracce risultanti dalla trasposizione grafica delle registrazioni del centro radar di Poggio Ballone e quelle risultanti dalla registrazione di Marsala, siti tra loro collegati in cross-tell - questo Giudice Istruttore ordinava il sequestro presso il sito di Poggio Ballone dei nastri delle registrazioni radar della Track History recording, della console data recording e del registro DA1 in originale e di ogni eventuale altro documento attinente alle registrazioni radar relativi alla giornata del 27.06.80 dalle ore 18.00 alle ore 20.00 GMT. Il nucleo di PG dei Carabinieri di Roma con foglio datato 6 giugno 90 comunicava, tra l'altro, che non era stato rinvenuto il materiale richiesto. Pertanto, quest'Ufficio, il 30 giugno successivo delegava il nucleo CC. di Roma a sottoporre a sequestro la Track History recording e il nastro delle registrazioni radar relative al 27 giugno 80 del 21° GRAM di Poggio Ballone esistenti presso il 1° Aero-ROC/SOC di Monte Venda e presso l'ITAV. Il 2 luglio successivo i CC. di Padova trasmettevano copia del tabulato relativo alla Track History delle ore 21.00 del 27 giugno 80 del sito di Poggio Ballone sequestrato presso la sede logistica del 1° ROC dell'AM di Abano Terme, mentre il 4 luglio i CC. di Roma trasmettevano la documentazione sequestrata presso l'ITAV di Roma concernente un'ulteriore copia della Track History di cui sopra, comunicando, altresì, che l'ITAV non era in possesso del nastro di registrazione di Poggio Ballone.
Infine, con provvedimento del 6 luglio 90 veniva disposto il sequestro delle bobine relative alle registrazioni delle telefonate intercorse tra il 21° CRAM di Poggio Ballone e qualsiasi altro Ente militare e non, relative all'orario 19.00Z-21.00Z del 27 giugno 80. Il provvedimento veniva eseguito con esito negativo. Il comandante del sito tenente colonnello Giulio Guerrini nell'occasione dichiarava che le bobine relative alle registrazioni delle conversazioni telefoniche dopo il loro uso venivano smagnetizzate per essere nuovamente riutilizzate.
La mancata consegna dei plottaggi di Poggio Ballone a luglio dell'80, i successivi ritardi nell'acquisizione dei dati di Poggio Ballone non hanno sicuramente giovato all'inchiesta. Sul punto si interverrà più innanzi nel capitolo dedicato al sito radar dove verranno vagliate anche le testimonianze dei militari addetti al sito radar che a partire dal giugno 90 sono stati invitati a rendere testimonianza sull'attività svolta la sera del disastro in quel centro radar. Qui vale la pena di sottolineare che per effetto di queste due occasioni del giugno 88 e dello stesso mese del 90, l'attenzione dell'inchiesta volge per la prima volta sugli importantissimi siti AM di Grosseto e di Poggio Ballone, acquisendo sì dei reperti di rilievo ma accertando anche come ne fossero già scomparsi altri. Nel prosieguo, in particolare nella 2° fase dell'istruzione formale emergerà a pieno l'importanza di questi due siti per la ricostruzione dei fatti della sera del disastro, e di conseguenza i guasti irreparabili determinati dalla perdita dei reperti sopra detti e dalle gravissime reticenze del personale AM in servizio sia a Poggio Ballone che a Grosseto.
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