18. Le dichiarazioni di Formica, Lagorio e Spadolini.

Nel primo semestre dell'88 si registrò una accesa campagna di stampa sui fatti in cui si privilegiava l'ipotesi del lancio di un missile, e per tale ragione l'attenzione si puntò sull'Aeronautica. Non mancavano, in tal senso, interventi autorevoli tra coloro che erano favorevoli a questa ipotesi e coloro che invece erano ad essa contrari. Sono proprio di questo periodo anche le dichiarazioni rese alla stampa dal Ministro Formica secondo cui a colpire l'aereo sarebbe stato un missile, così come gli venne riferito dal generale Rana subito dopo l'evento. Inoltre avvenne nel giugno di quell'anno la visita che i familiari delle vittime del DC9 - che nel frattempo avevano dato vita all'"Associazione Parenti delle vittime della strage di Ustica" - renderanno al Capo dello Stato.

Il 28 giugno 88 veniva raccolta per la prima volta la testimonianza dell'on. Lelio Lagorio, all'epoca dei fatti Ministro della Difesa. Nell'occasione riferiva che dopo essere venuto a conoscenza della caduta del DC9 dell'Itavia, era stato informato dallo SMA sulla "assenza di velivoli militari italiani e alleati in zona e di esercitazioni aeronavali". In relazione ai nastri di Marsala osservava che fu imposta la riservatezza soltanto al riguardo del funzionamento del sistema radaristico in quanto "coperto dal segreto militare", determinato dal collegamento dell'impianto al sistema di difesa NATO e che comunque lo Stato Maggiore dell'Aeronautica - a seguito della richiesta di autorizzazione dell'AG rivolta al Ministro della Difesa e ancor prima che il Ministro formulasse la relativa autorizzazione - aveva già provveduto per la consegna. Precisava di avere appreso che nella zona di caduta dell'aereo era stata rinvenuta "una serie di indumenti ed oggetti la cui appartenenza all'aereo non era certa", disponendo al riguardo accertamenti a cura dello SMD, il quale aveva precisato "attraverso la Marina che gli oggetti erano stati recuperati e trasportati a Palermo e che comunque dal loro stato si desumeva un lungo periodo di immersione, il che faceva escludere il loro coinvolgimento con il sinistro". Evidenziava di aver appreso, nei primi giorni di luglio 80, in occasione di una sua presenza in Senato per rispondere alle interrogazioni sull'argomento, dall'allora Ministro dei Trasporti, Formica, della "esistenza della tesi del missile senza però fornire riferimenti più precisi". Escludeva che il S.I.S.MI gli avesse trasmesso "rapporti o relazioni sull'incidente di Ustica", in quanto, se ciò fosse accaduto "la circostanza avrebbe destato in me allarme e la cosa mi sarebbe rimasta impressa"; escludeva inoltre che il generale Santovito, Direttore del S.I.S.MI, nel corso degli incontri, gli avesse mai riferito alcunchè sulla vicenda di Ustica. Infine, escludeva "di aver appreso per scienza diretta come Ministro e cioè per informativa S.I.S.MI che ci fosse stato un contatto tra i nostri servizi e quelli francesi in relazione alla circostanza della presenza di navi francesi nella zona della caduta dell'aereo" (v. esame Lagorio Lelio, GI 28.06.88).

Alcuni giorni dopo veniva raccolta la testimonianza del Presidente del Senato, Spadolini, che aveva ricoperto a partire dall'agosto 83, per circa tre anni, l'incarico di Ministro della Difesa. Il senatore riferiva sulla inesistenza di alcun segreto militare sulla vicenda precisando, in relazione ai nastri di Marsala consegnati al PM, che soltanto alcuni dati tecnici, riferibili alle apparecchiature ed alle prestazione del sistema di difesa aerea, erano da considerarsi coperte da classifica di segretezza, così come gli era stato riferito dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica (v. esame Spadolini Giovanni, GI 30.06.88).

Il PM con missiva del 7 luglio 89 inoltrava a questo Ufficio richiesta di esame dei Ministri Lagorio e Formica "sulle notizie acquisite nell'immediatezza del disastro e sui contatti avuti tra loro in merito ad esso".

Il 20 luglio 89 pertanto veniva raccolta da questo Ufficio la testimonianza dell'on.le Formica. Questi, preliminarmente, dichiarava di avere esposto quanto a sua conoscenza nel corso della seduta alla Commissione stragi del 29 giugno 89; ribadiva che nella immediatezza del fatto aveva provveduto a nominare la Commissione d'inchiesta tecnico-formale cui aveva chiamato come presidente il dottor Luzzatti; osservava che prima dell'8 luglio 80 aveva avuto un colloquio con il generale Rana, Presidente del RAI "il quale mi mostrò una fotocopia di un foglio sul quale erano riportati dei tracciati: il generale Rana mi fece presente che non era opportuno abbracciare sic et sempliciter la tesi del cedimento strutturale dell'aeromobile, che allora era la più accreditata stante le difficoltà finanziarie in cui si dibatteva la società Itavia, ma che dall'esame del tracciato poteva pensarsi anche ad altra causa, quale l'impatto esterno con un missile o un meteorite"; precisava, in relazione all'articolo del giornalista Purgatori apparso sul "Corriere della Sera" del 27 aprile 88, relativo ad una presunta telefonata ricevuta da un suo segretario mentre si sarebbe trovato in Calabria, pochi giorni dopo l'incidente di Ustica, di essere stato in Calabria nel marzo del 1981 e non nel 1980 e che pertanto l'episodio riferito dal giornalista era frutto di pura invenzione.

L'on. Formica, nell'occasione, consegnava al GI una sua lettera datata 27.04.88 diretta al Direttore del "L'Espresso" in cui segnalava che le parti virgolettate nell'articolo a firma del giornalista Scialoja erano "la forzatura del mio pensiero" e che il riferimento del generale Rana sulla possibilità che non potesse essere esclusa l'ipotesi dell'impatto con un missile, non era altro che la formulazione di una ipotesi, di cui aveva informato il Ministro della Difesa (v. esame Formica Rino, GI 20.07.89).

Il giorno successivo il Ministro Lagorio osservava che la sua prima preoccupazione fu quella di accertare se si fosse verificata una collisione tra velivoli militari e il DC9; gli Stati Maggiori interessati esclusero ogni ipotesi di collisione e di ciò venne informato il Presidente del Consiglio. Riferiva inoltre che nel corso dell'estate si profilò l'ipotesi che a colpire l'aereo fosse stato un radio bersaglio, ma anche questa volta gli organi, all'uopo interessati, avevano escluso tale possibilità in quanto gli ultimi lanci di radio bersagli risalivano a parecchi mesi prima dell'evento; altro avvenimento che occupò la Difesa fu il rinvenimento in mare dei resti di un velivolo, ma da un primo sommario esame questi risultarono essere stati immersi da tempo in mare. In relazione ai contatti intercorsi sulla vicenda con il Ministro dei Trasporti pro tempore, Formica, dichiarava che a luglio dell'80 in occasione di un incontro con costui, gli aveva detto "che forse si sarebbe dovuta mettere in conto anche l'ipotesi di un missile, non fornì elementi concreti ma disse soltanto che si trattava di una voce". Infine, precisava di non avere attivato i Servizi di informazione, in quanto mancavano gli elementi per ritenere che si potesse essere di fronte ad un "intrigo", stimandosi certo, peraltro, che non gli era pervenuta alcun rapporto da parte dei Servizi stessi (v. esame Lagorio Lelio, GI 02.07.89).

Sulle dichiarazioni di Lagorio e Formica, responsabili dei due dicasteri che più degli altri hanno avuto un ruolo di primo piano nella vicenda di cui é processo e che saranno ascoltati in audizione anche dalla Commissione Stragi, si ritornerà ampiamente in seguito, anche alla luce di elementi che a mano a mano emergeranno nel corso dell'inchiesta, sia dalla documentazione acquisita che da varie testimonianze ed interrogatori disposti da questo Giudice Istruttore.

Dietro