Le escussioni dei generali Tascio e Mangani compiute nell'ottobre 89, scaturiscono da richiesta del PM del 7 di quel mese, formulata sulla scorta di quanto era emerso dalle audizioni della Commissione Stragi e sulla eco di notizie stampa secondo cui i nastri delle registrazioni di Marsala erano stati decodificati per conto del S.I.S.MI, prima ancora di essere inviati al Magistrato che ne aveva disposto il sequestro fin dal 16.07.80.
L'interrogatorio di Tascio, che come noto al tempo dei fatti era capo del SIOS, ebbe ad oggetto le competenze e le attività di quel 2° Reparto in occasione della caduta del DC9, l'iter relativo alle richieste e consegne di plottaggi radar, le azioni compiute a seguito della caduta del MiG23 libico.
Come Capo del 2° Reparto egli, aveva dichiarato, non venne mai incaricato di svolgere alcuna attività in relazione alla caduta del DC9. Probabilmente, in sede di riunione presso lo Stato Maggiore, espresse la sua opinione personale in ordine alla inesistenza di una collisione e alla presenza di altri velivoli nelle immediate vicinanze del DC9. Così si poteva spiegare la circostanza che nel documento interno di provenienza del S.I.S.MI datato 27.07.80, che gli veniva mostrato dal Presidente della Commissione Stragi, si faceva riferimento ad un interpello che egli avrebbe avuto dal S.I.S.MI. L'equivoco sulla data sarà chiarito nella successiva audizione.
In data 08.08.80, il colonnello Bomprezzi, che lo sostituiva, come già s'è rilevato in un periodo di ferie nel Comando del Reparto, egli aveva riferito che il S.I.S.MI, aveva trasmesso al SIOS copie dei plottaggi radar di Marsala e di Licola, inviati in data 11 luglio dai due centri radar al 3° ROC e all'ITAV. Il S.I.S.MI chiedeva la trasposizione su cartina geografica di quei dati. Bomprezzi, su autorizzazione del generale Tascio, richiese al 3° ROC di Martina Franca questa trasposizione che pervenne al SIOS il 13 agosto successivo, e di qui inviate al S.I.S.MI, trattenendo copia agli atti. Il generale escludeva che il SIOS fosse mai venuto in possesso degli originali o di copia dei nastri di registrazione, da cui era stata ricavata la trasposizione delle tracce. Non sa dell'esistenza del documento datato 06.08.80, citato dalla Commissione Stragi relativo alla valutazione interna fatta dal S.I.S.MI, in cui si fanno considerazioni sulla accertata presenza di un aviogetto nelle immediate vicinanze del DC9, appunto a firma del colonnello Notarnicola capo della 1a Divisione del S.I.S.MI e indirizzato al direttore generale Santovito. Non ricorda se sia stato richiesto un parere al SIOS sulla consegna dei nastri di registrazione di Marsala richiesti dall'AG di Palermo. Di tale questione si occupò il 3° Reparto dello SMA il cui capo era il generale Melillo.
Per quanto concerneva il decreto di sequestro datato 16.07.80 emesso dall'AG di Roma, probabilmente si equivocò tra sequestro dei nastri e sequestro delle relative trascrizioni, per ignoranza delle norme di procedura penale; d'altra parte, già prima del 16 luglio erano state estratte copie delle trascrizioni dai nastri di Marsala. Escludeva che il S.I.S.MI fosse venuto in possesso, in qualche modo, dei nastri di registrazione o che agenti dello stesso Servizio avessero avuto accesso alla base di Marsala. Confermava che i nastri di registrazione erano stati trasferiti da Marsala all'aeroporto di Trapani, ove era stato concentrato tutto il materiale. Tale attività fu curata dal generale Melillo.
In data 04.07.80, su richiesta - ma egli ha sopra di sè solo il Capo e il Sottocapo dello SMA - di un superiore gerarchico, di cui non ricordava il nome, dispose l'invio, presso l'aeroporto di Palermo Boccadifalco, di personale qualificato per accertare la provenienza di una certa quantità di rottami. Dei risultati di tale attività egli informò oltre allo Stato Maggiore, il S.I.S.MI e il Gabinetto del Ministro della Difesa. Così come si adoperò a seguito di notizia stampa del 20 settembre sul rinvenimento di un relitto di color arancione tipico dei caccia antisommergibili, con una coccarda tricolore, disponendo l'immediato sopralluogo da parte di personale specializzato.
In data 23 dicembre inviò al PM una lettera a sua firma in cui tende a dimostrare l'infondatezza di notizie che all'epoca apparivano sulla stampa e su tale lettera si dovrà a lungo tornare.
Dopo tale data, afferma da ultimo, non c'è stato più alcun intervento da parte del SIOS per la vicenda del DC9. (v. esame Tascio Zeno, GI 24.10.89).
L'escussione del colonnello Bomprezzi, vice capo del SIOS/A, scaturisce da una richiesta del PM al GI in data 13 novembre 89, per conoscere i rapporti intercorsi tra il SIOS ed il S.I.S.MI in merito al disastro aviatorio di Ustica, poichè l'ufficiale nell'agosto del 1980 sostituiva il Capo Reparto, generale Tascio.
Il Bomprezzi ricorda che dal S.I.S.MI era pervenuta una richiesta di trasposizione su carta dei dati radar del sito di Marsala e Licola, richiesta evasa tramite il 3° ROC di Martina Franca; a detta richiesta non ricorda se fossero allegati i relativi plottaggi. Esclude che il S.I.S.MI possa aver chiesto al SIOS una valutazione dei dati di rilevamento radar, né era al corrente su eventuali attività anche informali di collaborazione ai fini d'interpretazione dei dati radar (v. esame Bomprezzi Bruno, GI 23.02.90).
Il rapporto tra SIOS e S.I.S.MI si rivelerà molto più complesso e fitto di carteggi e relazioni personali, di quanto possa apparire da questo primo verbale Bomprezzi, vice di Tascio e figura di primo piano in tutte le attività del SIOS nel periodo immediatamente successivo al disastro. Ma su tali vicende nelle parti specificamente destinate al SIOS/A nei capitoli della 2° fase dell'istruzione formale.
Tra il 20 e 26 novembre 86 vengono escussi i Capi di Stato Maggiore della Difesa amm. Giovanni Torrisi, della Marina Militare amm. Mario Bini e dell'Aeronautica Militare Lamberto Bartolucci.
Questi interrogatori vengono fissati a seguito del dibattito in Parlamento sulla vicenda del DC9 Itavia e della successiva risposta del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio on. Amato in data 30 settembre 86. In quel periodo vi fu una campagna stampa, sia in televisione con la trasmissione "TG1 Speciale" che sui quotidiani, concentrata in particolar modo sui nastri di registrazione di Marsala al riguardo della mancanza di registrazione nei momenti immediatamente successivi all'incidente. Per la prima volta, nel corso della relazione dell'on. Amato alla Camera dei Deputati il 30 settembre 86, viene detto che il cambio del nastro di registrazione a Marsala era avvenuto per effettuare una esercitazione simulata chiamata Synadex, mentre a partire dal 1980 era stato affermato ufficialmente dall'AM con le missive del 20 e 23 dicembre 80, inviate allo Stato Maggiore Difesa e alla Procura della Repubblica, che la sostituzione del nastro di registrazione era avvenuta per dare una dimostrazione al personale. Quindi per ben sei anni l'AM s'era guardata bene dal rivelare la reale causa dei cd. "buchi" di Marsala, e ciò con ogni probabilità perchè ben consapevoli della quasi impossibilità di sostenere i motivi della sostituzione dei nastri. Ma su queste vicende nella parte destinata al sito di Marsala.
Il generale Bartolucci, nell'80 Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, dopo aver descritto i compiti della Difesa Aerea, ricordava la circostanza obiettiva della inesistenza di tracce significative in quelle rilevate dai radar della Difesa Aerea, dei quali indicava come unici che potessero seguire il volo del DC9 quelli di Marsala e Licola. Questa circostanza, della mancanza di tracce in prossimità del DC9, era stata ufficialmente confermata sia dal comando NATO che dal comando della 6a Flotta degli USA. In base alla sua personale esperienza asseriva inoltre che non erano in volo quella sera velivoli militari neppure di altri Paesi.
L'intervento del soccorso aereo era stato coordinato dall'RCC di Martina Franca. Non conosceva né ricordava da quale organo fossero stati effettuati gli accertamenti sui nastri di registrazione di Marsala, e che solo successivamente era venuto a conoscenza della mancanza di registrazione di quattro minuti sui nastri, confermando però la versione Amato e cioè che tale inconveniente era stato determinato dall'inizio di una esercitazione simulata.
Rammentava che nei pressi di Messina era stata rinvenuta una parte di un aereo bersaglio e che ufficiali dell'AM erano stati inviati per visionare il relitto ed accertarne la provenienza. Non ricordava di aver mai avuto notizia del ritrovamento di un frammento di aereo bersaglio rinvenuto nei pressi di Licola.
Nel verbale non vi è alcun riferimento alla conoscenza della notizia della caduta del DC9 da parte del teste e delle successive disposizioni che egli stesso impartì nell'immediatezza del fatto (v. esame Bartolucci Lamberto, GI 21.11.86).
Appare poco credibile che il Capo di Stato Maggiore non sia stato messo al corrente del "buco" di quattro minuti. Ma su ciò e sulle mendaci dichiarazioni di Bartolucci, che assumerà la veste di imputato, si tornerà più diffusamente infra.
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