2.4. Il rinvenimento di altri relitti nei mesi successivi.

Il 6.07.80 nel canale di Ischia veniva rinvenuto da tal Cappuccio Gennaro un relitto così descritto: rottame rivestito in alluminio lungo circa metri uno, largo centimetri cinque, di colore rosso.

Altro reperto veniva rinvenuto il 16 luglio 80, dall'equipaggio della barca "Abissi", a 30/40 miglia da Punta Imperatore, su rotta 220°. Il relitto viene così descritto: involucro metallico cilindrico di circa metri uno, di colore bianco e arancione alla parte superiore, con piccola antenna sul terminale.

In data 23 luglio 80, il relitto unitamente a quello rinvenuto dal Cappuccio, risulta consegnato con lettera n.4217, da Circomare Ischia a Compamare Napoli, presumendo una sua connessione con l'incidente del 27.06.80.

In data 05.09.80 il SIOS/M con foglio n.406393, comunicava a Maridipart Napoli che il materiale non presentava interesse per la Marina Militare, invitando pertanto a voler provvedere alla sua distruzione. Il reperto veniva individuato in una boa acustica in dotazione ai reparti aeromobili A/S. Questo Ufficio in data 05.11.88 richiedeva alla PG l'acquisizione di tutta la documentazione ed il sequestro del relitto. La PG in data 09.11.88, con rapporto n.558/3, riferiva che il reperto era, presumibilmente, andato distrutto sulla base della disposizione del SIOS/M del 5.09.80 e trasmetteva n.5 fotografie riproducenti la boa di cui sopra. Non può non rilevarsi come, nonostante la connessione con l'incidente al DC9 Itavia, supposta dall'ente di Ischia, di entrambi i reperti si sia persa ogni traccia.

Il 31.07.80 veniva ripescato al largo di Stromboli un relitto che, ad un primo sommario esame si ritenne potesse appartenere all'ala di un velivolo. Il relitto venne ritirato il 12.08.80 dal tenente colonnello Luigi Borzoghi del 41° Stormo di Catania presso Circomare di Lipari e conservato presso il citato Comando AM. L'esame del reperto, effettuato da ufficiali tecnici del 41° Stormo, in data 29.09.80 escluse che potesse appartenere ad un'ala di velivolo. Dagli stessi fu ipotizzato tuttavia che quel pannello potesse far parte di paratia o strutture interne non resistenti di velivoli o di imbarcazioni.

Poiché anche di questo rinvenimento nessuna notizia era mai giunta all'AG, questo Ufficio richiedeva il 9.02.87 allo SMA la documentazione originale, anche fotografica, relativa al ritrovamento avvenuto in mare tra Messina e Lipari intorno all'agosto 80, di un aereo bersaglio che era stato consegnato al 41° Aerostormo di Catania. Di certo confondendo questo episodio con quello di Stromboli.

Il 3° Reparto dello SMA, in risposta trasmetteva la documentazione (una relazione e quattro fotografie) relativa al ritrovamento avvenuto il giorno 31.07.80 al largo dell'isola di Stromboli - mostrando così di aver compreso, nonostante l'imprecisione della richiesta - di un pannello di relitto che si riteneva potesse appartenere ad un'ala di velivolo e che veniva poi consegnato al 41° Stormo (v. foglio n.SMA-343/3223/G53-1/4, 30.03.87).

Da ulteriori accertamenti veniva appurato che il reperto in disamina era rimasto depositato per diversi anni presso il Comando del 41° Stormo e successivamente, non essendo stato sottoposto ad alcun vincolo di conservazione, era stato alienato. Allo scopo di accertare le modalità attraverso le quali era avvenuta l'alienazione del relitto, venivano escussi dalla PG i responsabili della custodia del reperto. Ma nè dalle dichiarazioni rese nè dalle indagini esperite è stato possibile far luce sulla vicenda. (v. rapp. CC. n.160376/4-30, 14.04.89).

Altro relitto veniva rinvenuto in data 2 agosto 80, sulla spiaggia antistante il campeggio internazionale di Baia Domitia, dai CC. del luogo; relitto in cui si notava la numerazione 1088-1000/0-19KU 239 e consegnato il 15 agosto successivo, al direttore dell'Aeroporto di Napoli Capodichino, Carignano Giovanni. Questi, con missiva del 26.08.80, scriveva al presidente della Commissione Ministeriale, dott. Luzzatti, riferendogli che il relitto avrebbe potuto essere un bersaglio ed era stato esaminato dall'ing.Tango del RAI di Napoli, da tecnici dell'ATI e da certo sig. Casolino Giovanni del servizio CTR della società Itavia. Quest'ultimo aveva redatto dettagliata relazione sulle caratteristiche del relitto. L'Ufficio tecnico dell'ATI escludeva che si fosse potuto trattare di relitto del DC9.

Il 16.09.80 Luzzatti chiedeva che fossero effettuate analisi sul reperto presso i laboratori AM. Gli esami riguardarono soltanto la composizione delle vernici e non la natura del reperto e se ne concluse, in data 30.07.81 che la composizione della vernice apposta sul reperto era diversa da quella riscontrata su alcuni reperti sicuramente appartenenti al DC9.

Questo Ufficio in data 09.02.87 richiedeva allo Stato Maggiore dell'AM, 1) l'originale della documentazione relativa alla fornitura dell'Aeronautica dell'aereo bersaglio col numero di identificazione 1088 (fornitore, data di acquisto, ecc.); 2) l'originale della documentazione relativa alla utilizzazione di detto bersaglio (data di impiego, manovre in cui era stato utilizzato, indicazione del mezzo usato per il lancio, nazionalità dello stesso ecc.); 3) documentazione originale relativa all'impiego del missile destinato a colpire detto bersaglio (tipo del missile usato, fornitore del missile, deposito munizioni ove esso era custodito) ovvero l'Arma cui il missile apparteneva; 4) documentazione originale del ritrovamento di altro aereo bersaglio presso Licola (Baia Domitia) avvenuto il 02.08.80.

Il 19.02.87 il relitto veniva mostrato al prof.Cantoro presso l'aeroporto di Napoli Capodichino al fine di verificare se si trattasse o meno dello stesso relitto da lui individuato a Boccadifalco. Il perito rispondeva che l'oggetto esibitogli non corrispondeva al reperto da lui analizzato nell'80.

Il 3° Reparto dello SMA, riferiva, in merito alle predette richieste:

a) che presso la Direzione Generale delle Costruzioni e delle Armi e degli Armamenti Aeronautici e Spaziali non risultava alcun acquisto di aeromobile teleguidato con numero di identificazione o matricola militare 1088;

b) che a titolo di collaborazione si comunicava che, ponendo attenzione alle possibili ipotesi di significato del numero 1088, esso poteva corrispondere ad uno dei modelli del radiobersaglio del tipo AQM 37/A. In relazione a tale ipotesi si rappresentava: "L'AM dispone di due AQM 37/A (residuati dal programma di sviluppo F104/S svolto negli USA negli anni sessanta), che, tuttavia, non sono stati mai impiegati in Italia dalla Forza Armata; sul Poligono di Salto di Quirra negli anni settanta sono stati lanciati dei radiobersagli del tipo in argomento nel quadro delle prove relative al programma di qualificazione del missile Hawk migliorato, condotte a cura della NPLO (NATO Production and Logistic Organization); l'ultimo lancio di AQM 37/A sul predetto Poligono è stato effettuato nel gennaio 80 a conclusione del citato programma di qualificazione." (v. nota n.SMA-343/3223/G53-1/4, 30.03.87)

In data 30 aprile 87, veniva nuovamente interpellato da questo Ufficio il Cantoro ed in quella occasione il perito consegnava le foto del reperto da lui visionato a Boccadifalco nel 1980, che non corrispondeva assolutamente al relitto preso in esame a Napoli il 19.02.87. Le foto consegnate da Cantoro infatti riproducevano il relitto rinvenuto ad Acquedolci, di cui infra. Cantoro non poteva riconoscere il relitto di Baia Domitia, in quanto rinvenuto in epoca in cui l'istruttoria era già stata trasferita alla competenza della Procura romana e pertanto il relitto non era mai potuto passare per a Boccadifalco.

Il 12 agosto 80 a seguito di una segnalazione della 3a Regione Aerea e su disposizione del Sottocapo generale Ferri, il colonnello Sidoti del 3° Reparto e il colonnello Bomprezzi del 2° Reparto, avevano compiuto un sopralluogo presso l'aeroporto di Palermo Boccadifalco per esaminare un presunto casco di volo rinvenuto in prossimità dell'Isola delle Femmine. L'accertamento aveva come esito l'identificazione nell'oggetto di un casco protettivo ed antirumore, di produzione americana, in dotazione al personale USA. Tale oggetto era stato riconsegnato alla Capitaneria di Porto di Palermo. Così come si evince da un appunto diretto al Sottocapo generale Ferri, redatto dal colonnello Bomprezzi il 19.08.80 e siglato anche dal colonnello Sidoti.

In data 18 settembre 80 nella zona di mare antistante la località "Torre del Lauro", sita nell'agro di Acquedolci (ME) veniva rinvenuto relitto di aereo di colore arancione con distintivo tricolore di nazionalità italiana con scritta in ambo i lati "bulloni attacco ala coppia di serraggio max 1,7kgm". Il 20 immediatamente successivo la Procura della Repubblica di Palermo trasmetteva al Comando Stazione CC di Acquedolci e al Comando Compagnia CC. di Mistretta il seguente messaggio: "Procedo indagini peritali relative disastro aereo 27.06.80. Indispensabile pertanto acquisizione reperto rinvenuto prossimità torrente Furiano et consegnativi. Prego rimettere, massima urgenza predetto reperto at Direzione Militare Aeroporto Boccadifalco Palermo. Dare assicurazione".

Il 22 settembre successivo, il Comando Stazione CC. Acquedolci comunicava al sostituto di quella Procura l'avvenuto versamento del relitto alla Direzione Militare Aeroporto di Boccadifalco.

Si deve però rilevare che il reperto ancor prima di giungere nella disponibilità dell'AG di Palermo, veniva esaminato e fotografato, il 20 settembre dal maresciallo Lollino Salvatore, in forza al SIOS del 31° Sottonucleo AM di Catania ed dal tenente colonnello AM Vignola Domenico, del 41° Stormo di Catania. L'ufficiale AM dopo aver descritto il relitto riteneva di poter escludere che lo stesso fosse stato in mare per molto tempo, perché non presentava tracce di corrosione o di flora marina.

Lo stesso 22 settembre, la Procura di Palermo delegava i periti Cantoro, Pellerito, Magazzù e La Franca a prendere visione del relitto pervenuto a Boccadifalco. Il prof. Cantoro effettuava le foto del rottame (n.5 foto), identificandolo come reperto n.1.

In data 26 settembre, il capo del 3° Ufficio del 2° Reparto SMA, colonnello Edoardo Borzacchini, in un appunto trasmesso alla visione del Sottocapo di SM generale Ferri, che ne prendeva visione il 1° ottobre successivo, dopo essere stato vistato e siglato anche dal capo del 2° Reparto generale Tascio, riferiva in relazione al ritrovamento "1. in data 20.09.80 si è avuta notizia del ritrovamento di un rottame di probabile mezzo aereo nelle acque antistanti la spiaggia di Acquedolci. 2. La stampa ha immediatamente ripreso il fatto avanzando l'ipotesi che il relitto potesse avere connessioni con il DC9 Itavia. 3. Personale del Sottonucleo SIOS di Catania ed un T.C. del 41° Stormo hanno visionato il rottame, prima del suo sequestro da parte della Magistratura, senza poterne però determinare l'origine e scattare le foto. 4. Attualmente sono in atto ricerche presso il 3° e 4° Reparto, il SIOS/M ed il S.I.S.MI, intese ad identificare la provenienza del rottame." (v. acquisizione presso SIOS/A, 08.10.91).

In data 27.09.80, il 2° Reparto SIOS/A chiedeva ai paritetici dell'Esercito e della Marina, notizie sul relitto. Entrambi gli enti in data 17.11.80 risposero di non avere informazioni sul relitto.

Sempre in data 27.09, detto SIOS, interessava sia il 3° che il 4° Reparto SMA al fine di conoscere se fosse possibile una provenienza AM del relitto.

In data 6 ottobre, il 4° Reparto comunicava che dall'esame della documentazione riteneva di poter escludere che il rottame appartenesse alla categoria di vettori, ivi inclusi i radiobersagli, in dotazione all'AM; osservava altresì che per una precisa e definitiva identificazione dell'oggetto, si rendeva indispensabile una visita tecnica da parte di esperti di FF.AA.. In calce alla missiva si poteva rilevare un'annotazione manoscritta del generale Tascio: "2° Ufficio. Bisognerebbe identificare quanto abbiamo. Vediamo se con l'aiuto dei CC. si riesce a guardarlo nuovamente insieme ad un Ufficiale del 4° Reparto. Tascio 9/10"

In data 28.10.80 il SIOS produceva un appunto alla visione sia del Sottocapo di SM, generale Ferri, che del Capo di SM generale Bartolucci, nel quale si leggeva che attraverso le fotografie del relitto si era ritenuto che si trattasse di una parte d'impennaggio di radiobersaglio, normalmente in uso presso il poligono di Perdasdefogu per l'esercitazione al tiro contraereo; si precisava inoltre che dall'esame del materiale pubblicitario presso Costarmaereo emergeva la possibilità che il relitto fosse la parte dell'impennaggio di coda del bersaglio supersonico per missili superficie-aria "Beechcraft AQM-37A", provato nel suddetto Poligono nel corso del programma "Helip-Oplo" relativo alle prove di tiro in Europa del missile s/a "Improved-Hawk". Nello stesso appunto veniva dato atto che il dr.Castelli della ditta Meteor, interessata al programma di cui sopra, aveva confermato: "che il relitto è sicuramente parte dell'impennaggio di coda del bersaglio supersonico AQM-37A; che la ditta Meteor nel corso del programma "Helip-Olpo", ha effettuato, mediante velivolo Camberra, nr.10 lanci tra il 7.06.78 e il 22.01.80 e di cui i primi due bersagli erano sicuramente coccardati e non erano dotati di apparato per autodistruzione, mentre i rimanenti 8, tutti dotati di apparato di autodistruzione, potrebbero essere stati coccardati allo stesso modo; che tutti i bersagli lanciati erano verniciati di colore arancione e tale colorazione è notevolmente resistente agli agenti atmosferici ed al salmastro."

L'appunto concludeva affermando che il relitto non poteva - a motivo soprattutto delle date di lancio, notevolmente anteriori al giugno 80 - essere messo in relazione all'incidente del DC9 Itavia. All'appunto veniva allegata anche una nota consegnata dal dr. Castelli il 22.10.80 concernente l'elencazione dei lanci supersonici tipo AQM-37A lanciati dal 7.06.78 al 22.1.80. Accanto ai lanci effettuati il 7 e 8 giugno 78 risulta apposta la seguente annotazione manoscritta: "Sicuramente coccardati x test volo."; mentre in calce si può leggere la ulteriore annotazione "(KH3, KH1) - 2 coccardati non erano dotati di autodistruzione - gli altri 8 erano originali USA senza coccarda italiana - colorazione arancione".

Non può non rilevarsi subito la contraddizione tra quanto si era affermato nella prima nota, quella del 20 settembre, in cui si escludeva che il relitto potesse essere stato in mare per diverse settimane, non presentando tracce di corrosione, e quanto scritto nel secondo, quello del 28 ottobre, ove si affermava invece di poter escludere che il relitto potesse essere messo in relazione con l'incidente al velivolo Itavia, giacchè i lanci risultavano effettuati in date notevolmente anteriori al giugno 80. Da ciò si può ben intuire che la preoccupazione principale dello SMA - come si vedrà ampiamente e in dettaglio infra - è stata e sarà nel tempo quella di evitare qualsiasi connessione tra i relitti e l'incidente al velivolo Itavia, anche se, come s'è visto, con argomentazioni contraddittorie.

In data 20 e 23 dicembre 80 lo SMA, nelle missive inviate allo Stato Maggiore Difesa ed al PM di Roma - sulle quali si ritornerà ampiamente più oltre - si riferisce del bersaglio AQM-37A: "e in merito poi al relitto trovato in data 20 settembre u.s. nelle acque di Messina, è confermato che si tratta di parte dell'impennaggio di coda di un bersaglio superficie-aria del tipo Beechcraft AQM-37A. Tale tipo di bersaglio è stato utilizzato dalla Meteor sul Poligono di Salto di Quirra nel corso del programma Helip-Oplo relativo alle prove di tiro in Europa del missile S/A "Improved Hawk". In quell'occasione furono lanciati 10 bersagli nel periodo 07.06.79-22.01.80. Tutti i bersagli erano di colore arancione e due di essi sicuramente "coccardati" (come il relitto). Va inoltre segnalato che la vernice usata è resistente agli agenti atmosferici ed alla salsedine. Pertanto il relitto in argomento, presumibilmente trascinato in zona di Messina dalle correnti marine non può essere messo in relazione con l'incidente del DC9 dell'Itavia."

Deve, sin da questa sede, esser rilevato che nell'appunto le date di inizio dei lanci risultano indicate nel 7.06.79 e non 7.06.78 così come riportato nell'appunto del 28.10.80.

In data 23 dicembre 80 il PM dispose il trasporto dei rottami del DC9 custoditi all'aeroporto di Boccadifalco presso i laboratori AM di Roma. Il trasporto avvenne a mezzo di velivolo G222 di Pisa ed al momento del prelevamento a Boccadifalco non era presente alcuno dei periti nominati dall'AG, dei quali invece il Magistrato aveva disposto la presenza. Costoro non furono nemmeno avvisati. Nell'occasione, è bene subito rilevare che il reperto rinvenuto ad Acquedolci non venne, inspiegabilmente, trasferito presso i laboratori AM.

In data 26.02.82, il prof.Cantoro riferisce nel corso di una riunione peritale alla presenza del PM, che il reperto contrassegnato con il nr.1, cioè il relitto di Acquedolci, è certamente caduto in mare diversi giorni dopo il disastro.

Il mancato trasferimento del reperto di cui sopra ai laboratori AM nell'80, determinerà nel collegio Blasi l'errore di considerare il reperto descritto dal prof.Cantoro come quello rinvenuto a Baia Domitia, ma su ciò si rimanda alla parte dedicata alla perizia del collegio Blasi. A margine va detto che soltanto nel 1988 a seguito di richiesta di questo Ufficio la PG recuperava il reperto rinvenuto ad Acquedolci, che era ancora custodito presso l'aeroporto di Boccadifalco. Nonostante che a seguito di una prima ricerca il Comandante dell'Aeroporto di Boccadifalco avesse dato risposta negativa. (v. rapporto CC. n.1083/21-1-1980, 29.11.88).

Va anche rilevato che di altri due relitti, nonostante testimonianze che ne hanno riferito l'esistenza, si sono perse le tracce. Il primo rinvenuto dal signor Picciolini Luciano in data 24.09.80, che, a seguito degli articoli apparsi sui quotidiani "Il Tempo" e "La Repubblica" sul rinvenimento del relitto di Acquedolci, denunciava al Comando Stazione Carabinieri di Ostia Lido, che il 7 luglio 80 precedente, mentre navigava nel tratto di mare tra Ventotene e Ponza, aveva ripescato un relitto di circa un metro quadrato avente le caratteristiche di un'ala o dell'alettone di coda di un piccolo aereo da turismo oppure di un bersaglio aero-trainato. L'oggetto presentava tracce ben visibili di fori di entrata e di uscita di proiettili di piccolo calibro e veniva consegnato alla Capitaneria di Porto di Ponza. Il Picciolini descriveva analiticamente l'oggetto in una lettera inviata ai citati quotidiani. In data 1° ottobre 94 la Capitaneria di Porto di Ponza, a richiesta di questo Ufficio, ha dichiarato di non aver rinvenuto alcuna documentazione né il reperto denunciato dal Picciolini.

Altra notizia del rinvenimento di un relitto giungeva anni più tardi dal professore universitario Gianfranco Missiroli. Questi escusso dal PM di Bologna, dichiarava che nel mese di agosto 80, mentre era in vacanza sull'isola di Ustica, in una spiaggetta poco frequentata, nei pressi dei faraglioni, aveva rinvenuto, un razzo della lunghezza di circa 50cm e dal diametro di circa 10-15cm. Ricordava di aver constatato che sul razzo vi era una fascetta, con parole in lingua inglese dal seguente significato: "Contiene fosforo, chiunque rinvenga questo ordigno, ne dia immediata comunicazione all'Autorità di polizia locale" "U.S. Air Navy". Di tale rinvenimento aveva dato immediatamente comunicazione ai Carabinieri della locale stazione, che giunti sul posto provvidero a rimuovere l'ordigno e a metterlo a disposizione della Capitaneria di Porto di Palermo. Il Missiroli non ricordava di aver reso dichiarazioni scritte. (v. esame Missiroli Gianfranco, PM Bologna 17.09.86).

Richiesti accertamenti al Comando dell'Arma CC. di Ustica non è risultato alcun atto relativo a quanto dichiarato dal Missiroli. (v. rapp. CC. Ustica, 26.11.93).

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