Gli oggetti recuperati nelle operazioni di Search and Rescue - iniziate come s'è detto, intorno alle ultime ore del 27 ad opera degli elicotteri del soccorso e intorno alle prime ore del 28 ad opera delle unità navali, e terminata alle 20.39 del 2 successivo, come risulta dal rapporto di operazioni del Doria - sono dettagliatamente descritte, anche se non sempre con precisione, oltre che dal predetto rapporto del Doria, dalle cronologie degli avvenimenti dalle unità della Marina Militare, dai verbali di recupero delle unità della Guardia di Finanza, dai giornali nautici delle unità mercantili.
In primo luogo le parti dell'aereo o comunque gli oggetti trasportati dall'aereo; oltre i cuscini e gli schienali dei sedili, le valigie, gli effetti personali, i salvagenti passeggeri, gli scivoli d'emergenza, furono recuperati diverse parti strutturali del DC9, anche di rilievo, come tre rottami di raccordi dei vani carrello, l'alula del flap destro, un rottame del Jamb Installation Door MLG, rottami della carenatura posteriore di entrambe le ali, un rottame del cono di coda, un rottame della parte superiore terminale dell'ala sinistra, un rottame di copertura motore, un rottame della rotaia guida poltrone. Su tutti questi pezzi si soffermerà l'attenzione dei vari collegi peritali che si sono succeduti nel corso dell'istruzione. In esito alla descrizione dei risultati delle perizie, si trarranno conclusioni.
In questa sede meritano maggiore attenzione quegli oggetti recuperati nell'immediatezza e nell'area del disastro non appartenenti al DC9. In primo luogo due salvagenti, un rottame rettangolare rosso, un rottame triangolare dello stesso colore, un rottame arancione con impennaggio e due contenitori di plastica cilindrici alti un metro. Quindi due ruotini con pneumatico (diametro circa 35cm) collegati tra loro da un'asse metallico, una sonda meteorologica con antenna ad ombrello, contenuta in imballaggio di polistirolo, un contenitore in materiale plastico.
La Procura di Palermo - lo si ripete e specifica - aveva in effetti disposto il secondo giorno dopo il disastro con fonogramma diretto ai Ministeri della Difesa, della Marina Mercantile e dei Trasporti, alle Questure e alle Capitanerie di porto di Napoli e di Palermo, alle Direzioni degli aeroporti di Punta Raisi e di Boccadifalco, alla Procura di Napoli e all'RCC di Martina Franca, la concentrazione di tutti i "relitti et reperti" relativi al disastro presso l'aeroporto di Boccadilfalco. (v. fonogramma Questura di Palermo, 01.07.80).
I reperti furono sì concentrati presso detto aeroporto, ma non fu redatto alcun elenco del materiale in ingresso, cosicchè non è stato mai possibile ricostruire con esattezza quanti e quali fossero. Una parziale ricostruzione la si è potuta compiere sulla base delle fotografie dell'interno dell'hangar, riprese nei giorni immediatamente successivi al disastro e allegate alla relazione tecnica dei periti La Franca e Magazzù, e sulla base di quelle allegate ad appunto del SIOS per il S.I.S.MI e per il Gabinetto del Ministero della Difesa, in cui si riferisce che il 4 luglio successivo al disastro - lo si è già accennato - esperti aeronautici, ovviamente del SIOS, e dell'Ufficio Sicurezza al Volo del 3° Reparto, avevano visionato in forma riservata, e senza dare alcun avviso all'AG procedente, presso l'aeroporto di Boccadifalco gli oggetti e rottami accantonativi allo scopo di accertare se essi fossero tutti del velivolo precipitato (v. relazione tecnica La Franca-Magazzù 04.09.87 e appunto SIOS 223/11778/IV/80, 09.08.80).
Nella prima serie di fotografie appaiono con chiarezza - oltre ad altri oggetti di non facile riconoscimento che sono riprodotti accatastati - il frammento del cono di coda, contenitori cilindrici, due ruote collegate ad un asse metallico, bagagli, sedili, schienali, una radiosonda, parti di flap. Nella seconda serie appaiono con altrettanta se non maggiore chiarezza cuscini, sedili, valigie, borse, rottami metallici e di materiale fibroso, le due ruote collegate già dette, due salvagenti, un gommone, la sonda e i contenitori cilindrici già detti.
Di rilievo il contenuto dell'appunto in questione che dà una descrizione specifica di tutti gli oggetti fotografati, precisando peraltro che nell'hangar era stato raccolto anche altro materiale, che però non era stato possibile visionare in quanto già chiuso in grandi scatole sigillate.
A giudizio degli esperti in quel materiale vi erano: a. oggetti certamente del velivolo precipitato; b. presumibilmente presenti a bordo del velivolo; c. non facenti parte sicuramente del velivolo.
Nella prima categoria vi erano: 1. rottami metallici e di materiale fibroso (cono posteriore, rivestimento esterno con pompa idraulica collegata, pompa idraulica separata dello stesso tipo; bombola di ossigeno; ecc.), 2. imbottiture di sedili con spezzoni dell'intelaiatura metallica, e di cuscini; 3. la parte superiore di un seggiolino della cabina di pilotaggio con cinghie e dispositivi di retrazione (a molla).
Nella seconda: 1. una rete in fibra plastica, verosimilmente usata per fissare carichi di stiva; 2. gommone giallo pluriposto (4-6 posti); 3. due ruotini con pneumatico (del diametro di circa 35cm) collegati tra di loro da un asse metallico, al centro del quale era saldato uno spezzone di tubo per probabile innesto di una barra di traino (carrello per gommone? si chiedono gli estensori); 4. oggetti personali come valigie, borse ed altro.
Nella terza: 1. un salvagente di colore rosso sbiadito di tipo marino con imbottitura galleggiante che portava stampato sul tessuto le sigle "NSA OMB" e sulla targhetta bianca in tela nella parte interna del giubbotto "Fibrus Glass Life Preserver Manufactured at the savegard corp. 1975-DSA-700-75-C-5924 in accordance sec 2 - Charter 33 - Buships Manual"; 2. altro salvagente di caratteristiche identiche al primo con le sigle "CV60 UB4 DECU" e sulla targhetta i numeri d'identificazione del materiale "DSA 700-74-C-6476"; 3. una sonda meteorologica con antenna ad ombrello, contenuta in imballaggio di polistirolo, con le parti in alluminio ed i componenti interni visibilmente intaccati dalla salsedine; 4. due contenitori tubolari in materiale fibroso (di circa 80x75cm) per boe sonore; un contenitore in materiale plastico, di dimensioni leggermente superiori ai due precedenti.
Concludevano gli esperti riferendo di poter escludere che i materiali elencati nella terza categoria costituissero parte integrante dell'equipaggiamento o carico di bordo. Era "presumibile che essi provenissero da natanti in transito, ad eccezione della sonda meteorologica, caduta in mare in data imprecisabile" (v. appunto SIOS, 04.07.80).
Dietro |