L'ipotesi dell'esplosione a bordo fu formulata a brevissima distanza di tempo dal fatto da tal De Regibus Alfio da Padova, amministratore delegato dell'impresa Industria Veneta Colbacchini. Costui aveva riferito a Torrani Paolo direttore marketing dell'Itavia che certo Zanetti Emanuele suo concittadino, funzionario della Banca Cattolica di Padova, imbarcato sul volo Bologna-Palermo di quel 27 giugno insieme ai due figli minori Alessandro e Nicola, si sarebbe suicidato. E ciò perchè gravemente ammalato a causa di una grave forma di cancro e perchè separatosi dalla moglie. A conferma aveva aggiunto che lo Zanetti non aveva motivi per recarsi a Palermo con i figli e che non aveva mai viaggiato prima in aereo. Avrebbe attuato il suo proposito portando con sè una carica di esplosivo non precisato. Il Torrani immediatamente riferì alla Procura della Repubblica queste dichiarazioni ricevute dal De Regibus (v. memoria di Torrani Paolo, 08.07.80).
Ulteriori elementi sulla vicenda furono riferiti da Grilli Giorgio, pilota dell'Itavia. Il male dello Zanetti non gli avrebbe concesso più di due o tre mesi di vita; sua moglie sarebbe stata donna di dubbia fedeltà e lo avrebbe abbandonato; egli aveva acquistato per sè e i figli biglietti di sola andata, senza prenotare il ritorno; i parenti da cui si sarebbe dovuto recare, oltre ad essere lontani parenti, non avrebbero avuto notizia del suo arrivo (v. dichiarazioni di Grilli Giorgio in data 15.07.80).
In effetti, le indagini di polizia accertarono che lo Zanetti era stato affetto da tumore maligno delle ghiandole o linfoma a partire da due anni prima del disastro ed era stato in cura ed aveva consultato più medici (v. rapporto Digos Padova, 17.07.80). Così come risultò dagli atti della procedura civile che nel febbraio di quello stesso anno Zanetti e il coniuge Monti Elisabetta si erano separati consensualmente (v. verbale udienza in data 13.02.80).
Il De Regibus confermò al PM le circostanze riferite al Torrani, aggiungendone anche altre sulla condotta della moglie dello Zanetti, sull'attaccamento di costui sia nei confronti della moglie che dei figli, su alcune circostanze relative al disastro. Così testualmente riferiva: "Con lo Zanetti, impiegato presso la Banca Cattolica di Padova, ufficio esteri, ho avuto solo rapporti di affari, cioè strettamente inerenti alla attività creditizia concernente la società di cui sono amministratore. Con lo Zanetti non ho mai avuto occasione di parlare della sua situazione personale e familiare. Ho sempre considerato lo Zanetti una persona intelligentissima, ma i miei rapporti con lui non sono mai andati al di là di una relazione di affari. Dopo il disastro aviatorio del 27 giugno sono venuto a conoscenza di alcune circostanze: 1) che lo Zanetti era affetto da un tumore al cervello e gli era stato prognosticato un periodo di non più di due mesi di vita; 2) che lo Zanetti era molto innamorato della moglie, ma questa lo aveva abbandonato; 3) che probabilmente la moglie aveva un altro uomo; 4) che lo Zanetti era attaccatissimo ai figli, specialmente dopo l'avvenuta separazione della moglie; 5) che i figli gli erano stati affidati per la prima volta dopo la separazione. Sono poi venuto a conoscenza di alcune circostanze relative al disastro aviatorio: 1) che le vittime del disastro presentavano il timpano dell'orecchio danneggiato; 2) che i posti a sedere sull'aeromobile erano dislocati 2 a sinistra e 3 a destra come di regola nei DC9; sicchè presumibilmente lo Zanetti ha occupato i posti di destra per stare vicino ai figli; 3) che lo Zanetti aveva fatto il solo biglietto di andata Bologna-Palermo e non quello di andata e ritorno; 4) che sul volto della hostess ritrovata sul mare di Ustica, a detta di chi l'ha visto, era dipinto il terrore" (v. esame De Regibus Alfio, PM 18.07.80).
Escusso il padre dello Zanetti, costui confermò che il figlio era stato affetto da un tumore alle ghiandole, ma aggiunse che negli ultimi tempi era migliorato molto, che anzi la clinica presso cui era stato ricoverato lo aveva dichiarato clinicamente guarito. Proprio a seguito di questo improvviso ed inaspettato miglioramento il figlio s'era attaccato alla vita, "quasi risorto". La moglie lo aveva sì lasciato per incompatibilità di carattere, ma i due erano addivenuti ad una separazione consensuale; uno dei parenti lo aveva espressamente invitato a Cefalù con i figli; la moglie era a conoscenza del viaggio ed aveva preparato i bagagli dei bambini; era in effetti terrorizzato dei viaggi in aereo, al punto tale che non ne aveva mai compiuti in precedenza; non era assolutamente a conoscenza di esplosivi. Il figlio era laureato ed era, come detto, funzionario di banca (v. esame Zanetti Valentino, PM 18.07.80).
La moglie conferma che le condizioni di salute dello Zanetti già da prima della loro separazione erano nettamente migliorate; dichiara che egli, dopo che si erano lasciati, aveva intrapreso una relazione sentimentale con una ragazza del Lido di Venezia. Non si era meravigliata che avesse acquistato un biglietto di sola andata, sia perchè forse preoccupato di dover tenere i bambini, sia perché, essendo terrorizzato dal mezzo aereo, non aveva scartato l'idea di far ritorno a Padova con altro mezzo (v. esame Monti Elisabetta, PG 17.05.94).
Il medico curante da parte sua conferma che lo Zanetti, ricoverato in fase avanzata della malattia, sin dalla prime terapie aveva reagito positivamente. Dopo un breve periodo di ricovero in ospedale le terapie gli erano state somministrate ambulatoriamente. L'ultimo esame, ad un mese del disastro, effettuato con prelievo del midollo osseo, aveva verificato il miglioramento, giacchè clinicamente era in remissione di malattia. Anche psicologicamente era in ottime condizioni, "come può trovarsi una persona alla quale è stata diagnosticata una grave malattia, che dopo le opportune terapie può dirsi superata" (v. esame Fornasiero Adriano, PG 17.05.94).
Dichiarazioni analoghe quelle dell'assistente sanitaria che lo aveva seguito presso il reparto oncologico dell'ospedale di Padova (v. esame Pavan Emilia, PG 17.05.94).
Anche la parente siciliana presso la quale si sarebbe dovuto recare, conferma di essere stata lei ad invitare il cugino in Sicilia per le vacanze estive. Non ricordava la circostanza del solo biglietto di andata, ma conoscendo la sua paura di volare immaginava che non avesse accantonato l'idea di ritornare in treno. Dopo il superamento della malattia per la quale era stato dichiarato clinicamente guarito, si stava rimettendo in ottima forma sia fisica che psichica. Aveva anche ripreso il tennis e lo sci (v. esame Santomauro Antonino, PG 01.06.94).
Anche altro parente dà risposte simili. Lo Zanetti dopo il miglioramento si era fidanzato con una ragazza che avrebbe voluto sposare. Aveva superato lo stato di prostrazione cagionato dalla malattia e dalla separazione e stava ricercando un appartamento, ove trasferirsi con la sua fidanzata (v. esame di Rasia dal Polo Giuseppe, PG 17.05.94).
Questa ipotesi pertanto deve essere disattesa come aveva stimato anche, in una sua deposizione del 12.07.90, l'allora Capo della Polizia Vincenzo Parisi.
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