Capitolo VIII

Le risposte dell'ammiraglio Martini alla
Commissione Stragi sulla questione di Ustica.

Purtroppo non s'è tenuto conto delle riflessioni dell'ammiraglio Martini sull'attendibilità delle risposte di altri Paesi sui quesiti loro rivolti nelle presenti indagini; riflessioni che valgono per ogni ricerca effettuata in questa come in altre sedi, se l'interpellato è anche sospettato e le sue dichiarazioni sono inverificabili. Riflessioni dettate dalla conoscenza ed esperienza di quell'ex Direttore del Servizio militare. Erano stati interrogati al tempo della Pratis i Servizi greci, inglesi, israeliani, statunitensi e francesi; sui primi tre nessun dubbio; sugli ultimi due "...se i loro Governi avessero avuto dei coinvolgimenti nella faccenda, probabilmente la risposta non sarebbe stata onesta".

E le considerazioni di Martini così proseguono: "...una volta stabilita che in piedi rimangono due ipotesi. La ipotesi della bomba mettiamola da parte perchè essa presuppone o un fatto di criminalità pura, qualora per esempio si fosse verificato con il giudice Tricomi ... oppure un fatto terroristico probabilmente di destra, qualora fosse stato coinvolto Affatigato ... . Se noi esaminiamo in maniera obiettiva il problema del missile, non c'è dubbio che la chiave del problema non è nei Servizi, n ma è nel radar - e qui l'ammiraglio va al cuore del problema - perchè il missile presuppone un aereo... . L'ipotesi del missile aria-aria è la più probabile... . Quali aerei potevano essere in volo in quella zona? Abbiamo escluso gli aerei italiani e credo che vi siano elementi per affermare che non vi erano in volo aerei italiani. Io ho chiesto a tre Servizi, ma più o meno le risposte sono state scontate, perchè aerei inglesi non ve ne erano; la base di Malta non era più utilizzabile per questi ultimi; ricordiamoci che stiamo parlando di aerei da caccia e non di altro tipo di aerei. Onestamente in merito all'aereo libico devo dire che ho qualche dubbio per un semplice motivo, e cioè che all'epoca - non parlo di oggi - l'aereo libico non aveva alcuna possibilità di andare e tornare, perchè non aveva autonomia sufficiente per farlo. Si entra poi in una serie di ipotesi più o meno fantasiose tipo la pista segreta in Puglia, una cosa che non sta in piedi perchè non è vero che un reattore arriva in un luogo, gli si offre una tanica di benzina, ed esso riparte. Quindi sull'aereo libico nutro onestamente dei dubbi. Tra l'altro esiste un documento scritto da un Servizio al quale mi sono rivolto ... loro escluderebbero il coinvolgimento dell'aviazione libica... . A questo punto non c'è dubbio che le due Aeronautiche che avevano la possibilità di avere degli aerei in volo nella zona sono quella americana e quella francese... . Se lei mi dice: ammiraglio, su questa ipotesi di lavoro quante probabilità dà ai francesi e quante agli americani, le devo rispondere che li metto sullo stesso piano. (v. audizione Martini Fulvio, Commissione Stragi, 20.06.90).

Anche nella successiva audizione l'ammiraglio fornisce notazioni di rilievo sui fatti, in particolare ad altrettanto interessanti domande a commenti dell'on.le De Julio.

"De Julio. Secondo quelle che lei chiama simpatie e antipatie, il generale Santovito aveva tendenze filolibiche o no?

Martini. Non credo avesse particolari simpatie. Molte volte si attribuiscono all'iniziativa o all'intraprendenza di un capo dei Servizi delle attività invece richieste ai Servizi stessi da parte degli uomini politici che li gestiscono. Una delle cose più difficili in questo paese è ottenere una firma su una istruzione che potrebbe essere scottante. Può darsi che il generale Santovito non avesse la forza di chiedere per iscritto delle istruzioni o non si peritasse di chiederle quando gli venivano date disposizioni. Questo a me succede.

De Julio. Quindi lei non crede che il generale Santovito agisse per iniziativa personale, ma ritiene fosse stato condizionato?

Martini. Non dico questo, ma rifacendosi al clima del 1980, quando i nostri commerci con la Libia erano floridi ed era stata decisa una politica per cui si vendevano armi alla stessa Libia, non vedo perchè il generale Santovito avrebbe dovuto condurre attività antilibiche.

De Julio. Io non l'ho detto esplicitamente, ma l'ha fatto lei. Semmai vi erano orientamenti filo e antilibici (più filo che anti), non erano dovuti a posizioni personali di chi operava nel S.I.S.MI, bensì erano determinati da quelle responsabilità politiche che orientavano anche i Servizi.

Martini. Mi sembra ovvio: i Servizi non hanno una vita propria ma sono organi del Governo e seguono la politica che appunto indica il Governo...

De Julio. Lei ha mostrato disponibilità a rispondere su delle ipotesi. Ne vorrei avanzare una, seppure in parte contraddetta dalle valutazioni che lei ha fatto pochi minuti fa. Se consideriamo uno scenario in cui aerei militari francesi ingaggiano un duello aereo con aerei militari libici e in cui per fatalità viene coinvolto il DC9, è evidente (lei ha avuto modo di dircelo, ma mi sembra ovvio) che interrogando i Servizi segreti francesi questi neghino. Però verrebbe il dubbio su come mai, nell'ipotesi di questo scenario, taccia anche la Libia.

Martini. Onestamente non saprei dire perchè la Libia tacerebbe. D'altra parte lei sa che le autorità libiche hanno sempre puntato il dito contro gli americani, il che significa o potrebbe significare che lo scenario da lei ipotizzato non si è verificato.

De Julio. E se il missile fosse stato sparato, anzichè dai francesi?

Martini. Non dico che mi mette in difficoltà, ma non è certo semplice rispondere ad una domanda del genere.

De Julio. Ma in tal caso i libici avrebbero taciuto?

Martini. Credo di sì.

De Julio. Si tratta di uno scenario solo ipotetico, ma ciò che resta da capire in questa vicenda è chi abbia interesse a tacere e chi invece a parlare. Di solito c'è sempre una parte che ha interesse a parlare e l'altra no.

Presidente. In genere è la vittima che ha interesse a parlare.

De Julio. Nell'ipotesi da me avanzata è come se tutti avessero interesse a tacere. (v. audizione Martini Fulvio, Commissione Stragi, 27.06.90).

Come ben si vede il fatto di Ustica è vicenda su cui eccetto gli interventi però senza prove del Colonnello Gheddafi - tutti mostrano di aver interesse a tacere e di fatto tengono ben stretto il segreto, nonostante si asserisca, e da più parti, che un segreto di tal fatta non potrebbe tenere. Non solo: Martini, come Parisi, indica tra le righe - ma a chi sa leggere queste lingue, nemmeno tanto tra le righe - escludendo i vicoli ciechi che spesso si è indotti a imboccare, e ponendo in guardia sugli sviamenti, quale sia la strada da percorrere, ed anche quante siano le capacità possibili di percorso dell'inquirente. E Martini, come Jucci, ben ricostruisce la situazione in cui maturò l'evento, mostrando a chiare linee in particolare lo stato dei rapporti tra il nostro Paese e la Libia.

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