Capitolo III

La Sezione Calderini del SIM

Vicenda su cui si deve, seppur brevemente, scrivere, chè altrimenti andrebbe persa nella massa immane di carte dell'inchiesta, è quella relativa agli atti provenienti dalla cosiddetta "Sezione Calderini" del SIM. A questo carteggio si è pervenuti per effetto di ricerche d'archivio presso il S.I.S.MI, determinate da due decreti di esibizione a questo Servizio datati rispettivamente 02.12.95 e 13.09.96, aventi ad oggetto documentazione relativa sia a certo Fabbri inteso come nome di copertura del noto Era Renato, che direttamente pertinente a costui. Mentre questo secondo decreto e conseguenti ricerche non sortirono effetti, il primo portava all'acquisizione di ben ventuno atti relativi al detto Fabbri senza altre generalità, a volte privo di qualifiche, a volte con qualifiche come maggiore, capitano, sottotenente, aviere, dottore, sabotatore.

La maggior parte di tale documentazione non reca date. Solo sette atti sono datati, e tra il gennaio e l'ottobre del 44. Di altri tre, dall'oggetto deve desumersi che anch'essi si riferiscono al 44. Dei restanti, dal contenuto, può desumersi che anch'essi concernano le vicende di quell'anno.

Di sommo interesse il documento che reca il n.1 di protocollo con classifica di segretezza cioè la Relazione del capitano Pianzola Carlo alias capitano Abba, che riferisce sulla sua attività nella Resistenza, che ebbe inizio il 1° ottobre del 43 con ambito di competenza in Roma, Porto Gruaro, Annone Veneto e Parma, e passaggio delle linee nel novembre 43. Così come gli organigrammi di comandi militari di Toscana; quelli del personale in missione ed eliminato della Sezione Calderini, III Gruppo; gli elenchi, compilati dall'Ufficio Patrioti della Presidenza del Consiglio dei Ministri "con criterio strettamente apolitico", di ufficiali sicuramente patrioti che "dovevano essere comandati presso le varie Commissioni dell'AMG nelle provincie dell'Italia di prossima liberazione"; la struttura del Comando Supremo "Masseria" con le liste dei Gruppi; i nomi di battaglia e le caratteristiche dei componenti. Così come anche le "situazioni missione e personale" al 20 gennaio, al 1° febbraio e al 25 maggio 44; in cui sono riportate, tutte con nomi in codice in inglese, sia le missioni attive con collegamento diretto o tramite altre missioni, sia quelle di cui era atteso il collegamento, sia quelle annullate o rientrate o fallite, sia quelle in preparazione, missioni del 1° Gruppo Informazioni, del 2° Collegamento Bande e del 2° Sabotaggio.

Da ultimo anch'essa di massimo interesse, giacchè vi si rinviene la natura dell'attività di questa organizzazione, la proposta per la concessione della medaglia d'argento al Valor Militare sul campo al capitano S.P.E. di Cavalleria Pianzola Carlo e la Relazione ad essa allegata. "L'attività del capitano, contro l'oppressione nazifascista", vi si legge, "risale all'8 settembre 1943 che lo trova presso il comando del reggimento motocorazzato Lucca a Bracciano dove compie, sino all'ultimo, il suo dovere rimanendo al suo posto fino a che non viene messo in libertà dal suo comandante.

Nell'ottobre 1943 entra a far parte del movimento di resistenza e da questo momento inizia la sua intensa attività per la causa di liberazione.

Prima a Roma, poi nel Veneto, apporta il suo entusiastico e tangibile contributo nella lotta clandestina che attira sulla sua persona l'attenzione della polizia nemica. Continua nell'opera volontariamente assunta assolvendo brillantemente i vari compiti affidatigli.

Verso la fine di ottobre 1944 si offre per passare le linee quale latore di importanti messaggi per il Governo italiano e per una presa di contatto con il comando americano al fine di intensificare l'appoggio alleato verso le formazioni patriote.

Ritornato sul fronte della resistenza verso la metà di novembre, quale capo di una missione di collegamento, reca un notevole contributo nel campo dei rifornimenti ai patrioti del Parmense riuscendo ad armare ed equipaggiare formazioni per una forza complessiva di circa 5 mila uomini.

Appresta un campo di atterraggio per apparecchi destinati a trasportare oltre le linee feriti gravissimi.

Organizzava una formazione di patrioti con compiti di antisabotaggio e di ordine pubblico, destinata ad agire al momento della ritirata delle truppe nemiche. La formazione ai suoi ordini disimpegnò egregiamente il suo speciale servizio riscuotendo l'elogio del comando alleato sopraggiunto in zona.

Durante 20 mesi di attività ininterrotta e coraggiosa al servizio della causa di liberazione del paese dava una chiara prova di forte amor patrio e ottime qualità militari.

Roma, 1 Agosto 1945".

Alla base di questa proposta ed allegata, datata 1° agosto 45, sta ovviamente la Relazione dello stesso capitano Pianzola, datata Roma 22 luglio di quello stesso anno, relazione ove si descrivono le attività clandestine del detto ufficiale e delle formazioni dallo stesso armate ed equipaggiate. In particolare i rapporti con l'O.S.S. - in particolare l'O.S.S. presso il Comando della 5ª Armata, l'entità che, come s'è detto, dopo la guerra genererà la CIA, con i Comandi americani ed inglesi e con quelli partigiani. In particolare le attività di comunicazione tra territorio liberato e formazioni operanti nel territorio occupato, mediante apparecchiature radio trasmittenti e riceventi, e collegamenti telefonici, grazie a telegrafista e tecnico addetto. Le attività di lancio su campi di armi, medicinali e viveri oltre le linee in territorio nemico. Le attività di contatti con cicogne su piste di fortuna. Quindi le rappresaglie, i rastrellamenti, i sabotaggi, le azioni di disturbo su tutte le linee di comunicazioni stradali e ferroviarie dietro il fronte, con blocchi di traffico di automezzi isolati e di colonne in marcia. Poi le catture, i concentramenti in campi, i trattamenti inflitti. "Le rappresaglie dall'una parte e dell'altra erano spesso inesorabili. Il partigiano che veniva trovato armato veniva fucilato sul posto; se disarmato e sospettato per partigiano veniva tradotto nelle carceri del S.D. Germanico per essere interrogato. Questi interrogatori erano di diversi gradi; andavano dalle percosse con bastone e calci di fucile, a clisteri di benzina, alle scosse elettriche. Raramente però succedeva che tali torture provocassero casi di morte. Dopo di che, a seconda delle colpe, i patrioti venivano o impiccati (raramente), fucilati, o inviati in campi di concentramento, oppure tenuti come ostaggi. Per contro "gli agenti del nemico da me conosciuti e a quel tempo trasmessi alla base quali criminali di guerra, all'atto della liberazione, la maggior parte sono stati uccisi sui luoghi dei loro misfatti, altri processati e giudicati, altri internati nei campi di concentramento alleati e pochi ancora latitanti". Infine quanto ai rapporti tra Servizio e partigiani, il relatore esplicitamente afferma di aver ricevuto incarico dal SIM a Roma di portare ai comandanti partigiani, raggiunti in territorio occupato dai nazifascisti dopo essere stato paracadutato oltre le linee, ordini e direttive contenute in lettere firmate dal maresciallo Messe per la difesa di centrali elettriche.

Non v'è chi non veda come tutta l'attività descritta in questi atti corrisponda a quella propria di una struttura di Stay-Behind, dalle apparecchiature di comunicazione alle operazioni di sabotaggio ed antisabotaggio, dalle azioni di infiltrazione a quelle di esfiltrazione, alla clandestinità dell'organizzazione, alle modalità di guerriglia partigiana. Di più addirittura un rapporto di dipendenza in funzioni di sommo rilievo, come la protezione delle centrali elettriche, dal Servizio Militare Nazionale e da quello statunitense.

Tre sono le considerazioni finali. Le organizzazioni di Stay-Behind sono strutture fisiologiche di ogni Armata e sono da sempre state previste da livelli politici e militari per le attività alle spalle del nemico. Quella in questione, per più ragioni, può considerarsi prodromica a quella che in seno alla NATO di lì a qualche anno sarà costituita. E quindi la Gladio nostrana non avrà ascendenze soltanto nel Servizio della Repubblica Sociale, ma anche in quello del Regno del Sud.

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