Con missiva datata 8 marzo 97 s'è chiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di prender visione del carteggio custodito presso quella Segreteria Speciale afferente l'inchiesta ed altre vicende comunque collegate. All'uopo veniva delegato per la consultazione degli atti ufficiale di PG della DCPP, all'esito della quale inoltrava a quest'Ufficio rapporto con la segnalazione della documentazione ritenuta d'interesse. Ulteriore ricerca veniva espletata presso l'ufficio del Consigliere diplomatico di quella Presidenza, all'esito della quale venivano segnalati ulteriori documenti d'interesse (v. rapporti DCPP datati 21 e 24.05.97).
Tanto premesso con missiva del 24 e 30 maggio 97 veniva rivolta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri richiesta di trasmissione in copia della documentazione segnalata, che veniva trasmessa dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, con più invii.
Di notevole interesse un biglietto rinvenuto all'interno di una cartella all'oggetto "Lotta contro il terrorismo - Piano Paters ( Ministero dell'Interno)", che si riproduce qui di seguito:
La chiosa dell'estensore dell'appunto - come si può ben vedere - è inquietante e ha suscitato non poche perplessità, tenuto conto che l'allora Ministro dell'Interno Francesco Cossiga sottoponeva il piano "Paters" al Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, in pieno sequestro Moro e precisamente a dieci giorni dalla strage di via Fani. Per tale motivo il documento è stato trasmesso alla locale Procura della Repubblica ed alla Commissione Stragi. La Procura apriva procedimento penale nei confronti del senatore Giulio Andreotti per soppressione di atti in concorso con i prefetti Abate e Milazzo. Il relativo fascicolo è stato inviato al Tribunale dei Ministri che ha, a sua volta, avanzato richiesta al Senato della Repubblica di autorizzazione a procedere nei confronti del parlamentare.
Questo ramo del Parlamento nella seduta del 21 aprile u.s. ha deliberato di negare l'autorizzazione a procedere nei confronti del Presidente Andreotti e del suo collaboratore Nicola D'Amato, ritenendo che i medesimi avessero "agito per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo".
Di conseguenza quel Tribunale dei Ministri disponeva, il successivo 17 giugno archiviazione a norma dell'art.4 co.1, L.05.06.89, n.219, del procedimento per difetto della condizione di procedibilità.
Veniva inoltre trasmesso carteggio concernente la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Palermo di una missiva che l'allora sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco, aveva inviato in data 3 maggio 84 al Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi, avente ad oggetto "sciagura aerea di Ustica", di cui aveva fatto cenno il settimanale "L'Espresso" nel numero del 29 luglio 90, nel contesto di un articolo concernente la vicenda di Ustica. La Presidenza del Consiglio dei Ministri con missiva del 27 dicembre 90 comunicava a quella Procura che le ricerche esperite avevano avuto esito negativo. Ignote, pertanto, sono rimaste le motivazioni sull'invio della missiva a Craxi da parte di Insalaco.
Veniva anche trasmesso un carteggio concernente Mike Ledeen, relativo alla richiesta di pagamento di onorario per 30.000 dollari da lui avanzata al nostro Governo. L'onorario richiesto risaliva ad un incarico ricevuto nel 1978 dall'allora Ministro dell'Interno prima che questi lasciasse il dicastero, pertanto prima o durante il sequestro dell'onorevole Aldo Moro. L'incarico era relativo ad uno studio sul "terrorismo".
Sul punto non possono non richiamarsi le affermazioni del prefetto D'Amato rese alla Commissione P2, in cui riferendosi a Ledeen precisa che "era stato addirittura collaboratore dei Servizi italiani, perché aveva tenuto, insieme a due ex elementi della CIA, dei corsi dopo il caso Moro" (v. audizione Federico Umberto D'Amato, Commissione P2, 29.10.82).
Ledeen al fine di ricevere il compenso scrive in data 25 luglio 80 su carta intestata "The Center for Strategic and International Studies" al Presidente del Consiglio Giulio Andreotti: " Vorrei ringraziarla per la Sua gentilezza con me, e spero di poter incontrarLa di nuovo quest'autunno, quando verrò a Roma. Mi è arrivata una comunicazione dal Ministro Rognoni dicendo che il progetto concordato a Washington durante il vertice della NATO è stato annullato. Capisco benissimo che un nuovo ministro vorrebbe fare i suoi progetti in piena libertà, e la decisione è completamente comprensibile. Ma io purtroppo avevo preso degli impegni, e sulla base dell'incarico dato a me a Washington, io ho garantito lavoro a tre esperti americani, uno dei quali si è dovuto dimettere dal Governo americano per poter lavorare con me. Tutti questi signori hanno dovuto rifiutare altri progetti, e spero, Signor Presidente, che Lei sarà d'accordo con me che c'è un debito nei riguardi di questi colleghi. Secondo la prassi locale, essi dovrebbero avere circa $30,000 per il lavoro e il tempo perso. Vorrei sottolineare, Signor Presidente, che io non voglio assolutamente niente per me stesso, e sono fiero della stima da Lei mostrata quando mi ha dato un incarico così importante. Spero che in un prossimo futuro mi sarà possibile essere utile al Governo italiano. E se il Governo non è d'accordo sulla questione del debito verso questi miei colleghi, in qualche modo troverò i soldi per rimborsarli. Spero che Lei troverà la possibilità di passare un'estate tranquilla, e che le vacanze Le offriranno un po' di quella pace che Lei merita dopo tanti mesi di crisi e di tensione. Con la più grande stima per il lavoro da Lei compiuto, per l'Italia e per l'amicizia tra i nostri Paesi, rimango".
Come si vede il Ministro Rognoni, che nel frattempo aveva sostituito il dimissionario Cossiga, non aveva ritenuto di dar seguito ai progetti intercorsi tra Ledeen e il suo predecessore. Ciononostante il Presidente Andreotti stimò di dover risolvere la vicenda senza però ricorrere ai fondi riservati. In tal senso diede disposizioni di contattare il Capo della Polizia Coronas al fine di verificare la possibilità che quel Dicastero prendesse a suo carico la metà del costo dell'operazione. In un appunto del Capo di Gabinetto del P.C.M. datato 04.01.79 la vicenda è così riepilogata: "Il Ministro Cossiga - qualche tempo prima di lasciare l'incarico di Ministro dell'Interno - ebbe ad incontrarsi con il Sig. Ledeen, il quale gli prospettò l'idea di uno studio sul "terrorismo". Il Ministro Cossiga si dichiarò convinto della bontà dell'idea, lasciando intendere che la ricerca sarebbe stata opportunatamente compensata, a ristoro delle spese sostenute. Sta di fatto che - di seguito all'uscita del Ministro Cossiga dal Governo - la cosa rimase sospesa. Riprospettata al Ministro Rognoni, questi - data l'indeterminatezza dei precedenti rapporti - non ritenne di dar seguito (è attendibile l'opinione che, a parte l'indeterminatezza della situazione precedente, la perplessità è derivata dal fatto che - a quanto riferito - il Sig. Ledeen è persona vicina agli ambienti di Kissinger e quindi in posizione di contrapposizione alla attuale Amministrazione USA). I cauti approcci fatti per trovare una soluzione agli aspetti amministrativi - così come prospettava nella sua lettera dal Sig. Ledeen - non hanno portato a risultati pratici, per intuibili motivi (l'eccezione è stata quella della mancanza di fondi; risposta questa avuta sia dall'Interno sia dalla Difesa)".
Il carteggio si conclude con una nota del Segretario Generale del Cesis, Walter Pelosi, datata 14 gennaio 79 del seguente contenuto "Caro Vincenzo (Vincenzo Milazzo Capo di Gabinetto della Presidenza del Consiglio; nde), ho preceduto per la questione Ledeen nel senso concordato e ti sarò grato se vorrai assicurare al riguardo l'Onorevole Presidente del Consiglio". (v. atti trasmessi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con missiva del 3 giugno 97). È facile intuire dal tenore della missiva che il Presidente Andreotti si sia infine rivolto al Cesis, così attingendo ai suoi fondi riservati, per compensare il Ledeen.
Altro carteggio custodito all'interno di una faldone all'oggetto "Governo Forlani - Capo di Gabinetto Consigliere Semprini - Carteggio Riservato avuto dal Sig. Capo di Gab. tramite il Presidente Amato" concerne il maresciallo della Guardia di Finanza Mario Zorzi. Questi in un missiva datata 12.02.80 diretta al Presidente del Consiglio dei Ministri si rammaricava dal fatto di essere stato allontanato dal S.I.S.DE - vi aveva prestato servizio dal 12 maggio 79 al 5 gennaio 80 - e di essere stato trasferito - al rientro nella Forza Armata di appartenenza, inopinatamente e ingiustamente fuori dalla sua sede di residenza che era la città di Bolzano. Causa questa che lo costringeva alle dimissione. Nella missiva il maresciallo Zorzi faceva risalire il motivo del proprio allontanamento dal S.I.S.DE alle informazioni negative che aveva fornito sul conto di un ufficiale della Guardia di Finanza, nipote del Comandante dell'Arma dei carabinieri, generale Corsini, che aspirava ad entrare al S.I.S.DE. Il sottufficiale conclude che qualora non avesse avuto soddisfazione non avrebbe esitato a denunciare certi fatti di sua conoscenza che riguardavano la questione altoatesina e le frodi petrolifere (v. missiva a firma Zorzi in data 12.02.80). La vicenda veniva ricostruita dal Cesis in un appunto per il Presidente del Consiglio classificato "Segreto", datato 15 aprile 81, privo di alcuna decisione da parte dell'Autorità di Governo.
In ultimo con missiva del 27 gennaio 98, pertanto a istruttoria finita, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, trasmetteva gli ultimi documenti richiesti salvo alcuni atti inseriti nei fascicoli ad oggetto "Società Tirrena - Segreto militare - Segreto di Stato" e "Richieste esibizione documentazione esportazione armi a Israele del GI di Venezia" concernenti triangolazioni sulla vendita di armi a Paesi esteri. La mancata trasmissione di questi documenti veniva giustificata dal fatto che il Cesis ed il S.I.S.MI avevano ritenuto tuttora vigente ed attuale il segreto di Stato sui documenti atteso il preminente interesse dello Stato alla salvaguardia ed al mantenimento delle relazioni internazionali.
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