TITOLO 3

Conclusioni sul contesto.

Questo è il delicatissimo quadro internazionale e nazionale in cui venne a cadere il 27 giugno 80. Si sono viste le altissime tensioni, le lacerazioni, i conflitti tra i Paesi. Si è fatto riferimento ai forti irrigidimenti tra i due blocchi, resi ancor più forti dall'invasione sovietica in Afghanistan. Si sono visti i "conflitti" della Libia di Gheddafi con altri Paesi arabi, europei e gli USA. Il quesito che ci si pone di fronte a queste tensioni è se nel caso di responsabilità dirette o indirette, dolose o colpose, nella sciagura occorsa al DC9 dell'Itavia, potessero queste essere rese note al mondo intero. Ci si domanda cioè quale sarebbe stata l'impatto e la reazione dell'opinione pubblica alla notizia che un incidente aereo di un velivolo civile era stato causato da responsabilità di un Paese alleato o amico o prossimo. Proprio in quell'anno, come s'è visto, si svolgeva il dibattito sulla opportunità per il nostro Paese della installazione dei missili Cruise e Pershing. E' fuor di dubbio che una eventuale pubblicità sulla responsabilità di Paesi della NATO avrebbe incrinato i rapporti tra l'Italia e gli altri Paesi dell'Alleanza. E' fuor di dubbio che le opposizioni di sinistra ed in particolare il partito comunista - che non vedevano di buon occhio l'installazione dei missili - avrebbero messo in moto accesissime campagne politiche, mobilitando dissensi e contrarietà ed ostacolando in questo modo l'installazione dei missili nel nostro Paese. Installazione che il Governo si era proposto e che avrebbe costituito il primo passo nel cammino contro la superiorità bellica dell'Unione Sovietica, persa sulla distanza di alcuni anni. Sconfitta che a sua volta sarà una delle cause del crollo di quell'impero.

Per tale motivo l'eventuale responsabilità di un Paese o più Paesi "amici" non avrebbe potuto o meglio non avrebbe dovuto esser resa nota. Pertanto si stima che ci si sia trovati innanzi a qualcosa che è sfuggito e ancora oggi sfugge al controllo istituzionale ed alle garanzie poste dall'ordinamento. Ci si trova in presenza di una forma alquanto anomala di opposizione del segreto di Stato che viene opposto non secondo la rituale procedura - giacchè le relative norme non contemplano l'opposizione nei procedimenti penali per fatti di strage- bensì attraverso la "scomparsa", in altre parole l'occultamento e la negazione dell'esistenza stessa del segreto. Non si è fatto altro che rendere segreto il segreto stesso, impedendo in questo modo che lo stesso potesse essere soggetto al controllo politico istituzionale previsto dalla normativa. Da un punto di vista formale il segreto non esiste; nella sostanza invece esiste ed è stato opposto nei fatti ostacolando ed impedendo di accertare gli eventi e le responsabilità.

Ma se segreto c'è, ed è stato occultato, ci si chiede quali siano le autorità che ne sono state a conoscenza e che a tutt'oggi lo sono. A questa domanda per anni si è tentato, tra polemiche acerrime, opposizioni fortissime e complesse deviazioni, di dare una risposta e solo da ultimo sono emerse solide prove di uno scenario di quella sera che ben s'adatta al contesto del tempo. Dallo scenario ovviamente discendono responsabilità e si scoprono i primi volti della teoria di coloro che sapevano, e sanno, ed hanno occultato.

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