Capitolo I

I terrorismi e la criminalità organizzata.

1. Premessa.

Il 1980 per l'Italia è un anno "difficile" nel corso del quale però, nonostante ogni contrarietà, venivano conseguiti, in special modo nella risposta dello Stato al terrorismo, risultati significativi.

Nelle coscienze di tutti é ancora vivo il drammatico epilogo della vicenda Moro che aveva posto in evidenza, tanto chiara quanto avvilente, l'impotenza delle istituzioni sul fronte del terrorismo e le asprezze tra le parti; affare i cui veleni già si diffondevano e ammorberanno il Paese per decenni sino ai giorni nostri. Di fronte a questa quasi connaturata incapacità a contrastare le più gravi emergenze, una rara forse unica convergenza nella lotta al terrorismo, che molto varrà specie nei confronti di quello interno.

A febbraio anche i più rappresentativi partiti dell'opposizione espressero parere favorevole sul decreto delle misure antiterrorismo (che prevedeva una forma di collaborazione) e la maggioranza nelle forze politiche votò a favore del governo Cossiga.

2. L'instabilità dell'Esecutivo.

Certo il peggior male - almeno al tempo; altri se ne aggiungeranno con il passar degli anni, come le commistioni tra i poteri, almeno per chi crede nella separazione di essi, e la perdita della primazia della politica - che affligge il nostro sistema è quello dell'instabilità dell'Esecutivo. Va innanzitutto ricordato che in quell'anno le funzioni di Capo dello Stato erano esercitate da Sandro Pertini. Nel 1980 si alternarono tre governi. Il primo retto da Cossiga dal 4 agosto 79 sino al marzo del 1980. E' questo un Governo con il sostegno della Democrazia Cristiana, del Partito Liberale e di quello Sociademocratico, con due tecnici di area socialista. Il governo otteneva la fiducia grazie alla astensione del Partito Socialista e del Partito Repubblicano. Il Gabinetto aveva negli incarichi di maggior rilievo Attilio Ruffini alla Difesa, che a gennaio lascerà il dicastero per gli Affari Esteri, venendo sostituito da Adolfo Sarti; agli Affari Esteri, Franco Maria Malfatti che però a gennaio lascia l'incarico sostituito da Ruffini. Sottosegretario alla Presidenza con delega ai servizi di sicurezza è Francesco Vittorio Mazzola. E' questo il Governo che procede il 10 gennaio alla nomina dei nuovi vertici della Difesa. L'ammiraglio Giovanni Torrisi veniva nominato Capo di Stato Maggiore della Difesa; il generale Lamberto Bartolucci, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica; l'ammiraglio Mario Bini, Capo di Stato Maggiore della Marina; il generale Umberto Capuzzo, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri.

Il governo ha durata breve. Il 19 marzo Cossiga era costretto a dimettersi a causa del ritiro dell'astensione del PSI. Decisione presa da questo partito a seguito di quanto era stato stabilito dal congresso della DC, svoltosi a febbraio, nel corso del quale era prevalsa la linea di superamento del progetto di "compromesso storico" sostituita dalla ricerca di intese dirette con i socialisti. Questa linea passerà come quella del "preambolo" di Donat Cattin. Si registravano pertanto da una parte la sconfitta della sinistra democristiana di Zaccagnini e Andreotti, dall'altra le nomine a segretario di Flaminio Piccoli, a presidente del Consiglio Nazionale di Forlani e vice presidente di Donat Cattin.

Cossiga pertanto formava un nuovo Governo con la partecipazione della DC, del PSI e del PRI. Nel Gabinetto tra gli altri: Lelio Lagorio alla Difesa, Virginio Rognoni agli Interni, Emilio Colombo agli Esteri; Mazzola sarà riconfermato nella carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega ai Servizi di sicurezza. Questa è la compagine governativa durante la quale si consumarono nel Paese fatti gravissimi come la vicenda di cui è processo e la strage alla stazione ferroviaria di Bologna. Ma anche la navigazione di questo Governo ha corso breve. Proprio a quel tempo prendeva avvio il caso Marco Donat Cattin, che era stato indicato da Patrizio Peci e da Roberto Sandalo come appartenente all'organizzazione terroristica "Prima linea" con responsabilità molto pesanti. La vicenda provocò la richiesta di messa in accusa del presidente del Consiglio Cossiga, accusato di aver rivelato al collega di partito, Donat Cattin, l'imminente emissione di un mandato di cattura a carico del figlio. La Commissione inquirente il 31 maggio proscioglieva Cossiga dall'accusa. Poiché non era stato raggiunto un voto di maggioranza la vicenda approdò in Parlamento a Camere riunite dal 23 al 27 luglio. Al termine della discussione venne respinta la messa in stato d'accusa e anche quella di un supplemento di indagini. Nel frattempo però Donat Cattin lasciava l'incarico di Vice presidente della Democrazia Cristiana.

Altra inquietante vicenda è quella della pubblicazione dei verbali di Patrizio Peci. Il 5 e 6 maggio il quotidiano romano "Il Messaggero" pubblicava a cura del giornalista Fabio Isman ampi stralci degli interrogatori di Patrizio Peci. Le indagini sulla vicenda portavano all'arresto del giornalista e del vice direttore del S.I.S.DE, Silvano Russomanno, che aveva fornito al primo fotocopie dei verbali di interrogatorio. Entrambi saranno condannati a seguito di un processo a porte chiuse. Il fatto era gravissimo in quanto da un lato si esponeva Patrizio Peci alla vendetta dei suoi compagni, dall'altro si fornivano avvertimenti ai terroristi.

Dopo la pausa estiva il Governo Cossiga si sciolse il 27 settembre a causa della mancata approvazione di un decreto economico già approvato con voto palese e poi bocciato a seguito del voto segreto.

Il 18 ottobre Forlani si insedia con il nuovo Governo. E' questo un Esecutivo retto da democristiani, socialisti, repubblicani e socialdemocratici.

E' certo che crisi politiche a distanza così ravvicinate hanno determinato instabilità e vuoti che hanno inciso negativamente nell'efficacia della lotta al terrorismo sia nazionale che internazionale.

3. Il terrorismo rosso.

Lo sforzo delle istituzioni per arginare l'ondata di terrorismo é forte, ma non basta a contenerlo. Pur essendo l'anno in cui si manifesta un'acuta crisi del terrorismo di sinistra - si registrano le prime delazioni grazie alla nuova legge sulla "collaborazione" - il 1980 si può considerare come l'anno in cui il fenomeno ha mietuto il maggior numero di vittime. Basterà ricordare alcuni gravissimi episodi di quell'anno, di matrice "rossa". L'8 gennaio a Milano tre agenti di polizia vengono assassinati; l'attentato viene rivendicato dalle Brigate Rosse "Colonna Walter Alasia" come saluto all'arrivo a Milano del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il 19 gennaio a Roma una bomba viene fatta esplodere in una caserma della polizia, ponendo in pericolo l'incolumità di tutti gli agenti che vi alloggiavano; l'attentato viene rivendicato dalle "Ronde Comuniste" e dalle BR. Il 25 gennaio a Genova un ufficiale dei Carabinieri ed il suo autista vengono assassinati; l'attentato viene rivendicato da Prima Linea e dalle Brigate Rosse. Il 29 gennaio a Mestre viene assassinato dalle Brigate Rosse, Silvio Gori, vice direttore del Petrolchimico. Il 5 febbraio a Monza viene ucciso da Prima Linea Paolo Paoletti, direttore della Icmesa, la fabbrica che aveva provocato il disastro di Seveso. Il 7 febbraio a Milano viene ucciso da Prima Linea il "delatore" Vaccher. Il 12 febbraio a Roma viene assassinato il professor Vittorio Bachelet, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura; l'assassinio viene letto come risposta delle Brigate Rosse alla visita che il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, aveva fatto a Padova, città tormentata dal terrorismo, l'8 febbraio precedente, nel corso della quale aveva invitato tutti "a una nuova Resistenza per difendere la democrazia e la Repubblica". Nella seconda decade di marzo una ulteriore serie di gravi crimini. Nel mirino dei terroristi ancora una volta la Magistratura. Dal 16 al 19 marzo vengono assassinati tre magistrati. Il 16 marzo a Salerno viene ucciso dalle Brigate Rosse il Procuratore della Repubblica, Nicola Giacumbi; il 18 marzo a Roma il giudice Girolamo Minervini; il 19 marzo a Milano da elementi di Prima Linea il giudice Guido Galli. Il mese si conclude con un assalto da parte delle Brigate Rosse al Distretto militare di Padova, all'esito del quale viene sottratto un ingente quantitativo di armi. Il 1° aprile a Milano un commando delle Brigate Rosse irrompe in una sede della Democrazia Cristiana, gambizzando un senatore ed alcuni dirigenti. Il 28 aprile Corrado Alunni e Renato Vallanzasca insieme ad altri detenuti tentano una rocambolesca fuga dal carcere milanese di S. Vittore; ne nasce un conflitto a fuoco con gli agenti di custodia; sia Alunni che Vallanzasca rimangono feriti; altri invece riescono a fuggire. Il 12 maggio a Mestre viene assassinato il vice questore Alfredo Albanese della Digos veneziana. Il 19 maggio a Napoli viene assassinato l'assessore regionale democristiano Pino Amato. I terroristi nell'occasione vengono intercettati dalla polizia e dopo un conflitto a fuoco per le vie della città venivano arrestati. Il 28 maggio a Milano viene assassinato Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera. Il 3 giugno a Milano un furgone con 10kg di esplosivo vien fatto esplodere dinanzi alla Questura di Milano provocando ingenti danni. Le Brigate Rosse dopo una pausa relativamente calma tornano a colpire in autunno. Il 12 novembre a Milano le Brigate Rosse uccidono Renato Briano, direttore del personale della Ercole Marelli. Il 28 novembre a Milano colpiscono a morte l'ingegnere Manfredo Mazzanti, direttore tecnico della Falc di Sesto San Giovanni. Il 1° dicembre a Roma viene assassinato dalle Brigate Rosse Giuseppe Furci, direttore sanitario del carcere di Regina Coeli. Il 12 dicembre di nuovo a Roma viene rapito a Roma dalle Brigate Rosse il giudice Giovanni D'Urso, responsabile di una sezione della Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione del Ministero di Grazia e Giustizia. L'anno si chiude con l'assassinio sempre a Roma del generale dei Carabinieri, Enrico Galvaligi.

4. Il terrorismo nero.

Non meno cruento il terrorismo di destra. Il 6 febbraio a Roma viene ucciso dai Nuclei Armati Rivoluzionari l'agente di polizia Maurizio Arnesano in servizio presso l'Ambasciata libanese. Il 22 febbraio a Roma lo studente di sinistra Valerio Verbano; l'azione viene rivendicata dai NAR. In un primo momento l'assassinio veniva interpretato alla stregua di una esecuzione del tipo di quella di Vaccher a Milano; ancora se ne sconoscono gli esecutori materiali come le motivazioni. Il 5 marzo a Bari viene assassinato all'interno della sede di "Bari Radio Levante" lo studente Martino Traversa. Il 15 aprile a Roma i NAR compivano sei attentati incendiari. Il 28 maggio a Roma é assassinato l'appuntato di Polizia Francesco Evangelista detto "Serpico". Il 23 giugno a Roma dai NAR il giudice Mario Amato che stava indagando sulle attività eversive dell'estrema destra. Il 30 luglio a Milano esplode una bomba ad alto potenziale a Palazzo Marino, sede del Consiglio comunale, nei cui locali da poco si era concluso una seduta del Consiglio. L'estate dell'80 é dominata dall'eco orribile dell'attentato del 2 agosto alla stazione centrale di Bologna, che può essere considerato, purtroppo, il più efferato crimine nella storia del terrorismo. L'attentato provoca la morte di 85 persone ed il ferimento di altre 177. Il 2 settembre a Roma i NAR uccidono il tipografo del quotidiano "Il Messaggero" Maurizio Di Leo, scambiandolo per il giornalista Michele Concina. L'11 settembre viene rinvenuto il cadavere di Francesco Mangiameli, esponente di "Terza Posizione" in Sicilia; verrà accertata la responsabilità dei NAR. Il 26 novembre a Milano viene assassinato dai NAR il brigadiere dei CC., Ezio Lucarelli.

5. La criminalità di stampo mafioso.

Anche il progresso di questa delinquenza continua. Specie i colpi inferti dalla mafia sono durissimi. Il 6 gennaio cade a Palermo l'on.le Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana. L'attentato viene rivendicato contemporaneamente dalle Brigate Rosse, da Prima Linea e dai Nuclei Fascisti Rivoluzionari. Per molto tempo si seguirà la pista dell'eversione di destra; solo recentemente si sono invece accertate responsabilità di cosche mafiose. Il 5 maggio a Monreale viene ucciso il capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Il 6 agosto a Palermo è la volta del Procuratore della Repubblica, Gaetano Costa.

6. La risposta dello Stato al terrorismo.

Di notevole importanza comunque furono i risultati conseguiti dalle forze dell'ordine contro il terrorismo. La legge n. 15 del 6 febbraio 80 che conferiva rilevanza giuridica al "pentimento" dei terroristi, di quegli associati a bande armate cioè, che, con il loro comportamento, avessero dimostrato la volontà di abbandonare l'eversione e di combatterla, collaborando con gli inquirenti, dava ottimi risultati con il raggiungimento di molti ed importanti risultati nella lotta contro il terrorismo. Tra il 18 ed il 19 febbraio si sviluppava a Torino una complessa operazione che portava all'arresto di importanti elementi delle Brigate Rosse. Venivano catturati Rocco Micaletto, Patrizio Peci e Filippo Mastropasqua. Il 27 marzo un'altra vasta operazione si sviluppava al Nord: i carabinieri del generale Dalla Chiesa irrompevano in un covo delle Brigate Rosse a Genova, in via Fracchia, a pochi metri dell'abitazione del sindacalista Guido Rossa, assassinato dalle Br; nel conflitto a fuoco che ne seguì morirono i quattro brigatisti che si trovavano all'interno dell'appartamento. In aprile altra rilevante operazione dei Carabinieri: trenta le persone arrestate tra il Nord ed il Centro Italia. Nel frattempo cominciano a circolare le voci di un grande "pentimento" quello di Patrizio Peci. In tutto il Paese si susseguono operazioni di polizia a catena. A Milano sono arrestati gli avvocati di "Soccorso Rosso" Sergio Spazzali e Edoardo Arnaldi. Quest'ultimo nel corso del suo arresto riusciva ad appartarsi ed a suicidarsi con un colpo di pistola. Anche a maggio i colpi inferti dal terrorismo sono notevoli. Scoperta di covi (di particolare importanza quello romano di Via Pesci), arresti, sequestri di armi e munizioni. Tra gli arrestati Roberto Sandalo, Salvatore Ricciardi e Anna Braghetti. In ottobre un altro duro colpo. Viene sgominata a Milano la "Brigata 28 ottobre" con scoperta di covi e importanti arresti, tra i quali Marco Barbone, che decideva poi di collaborare con la Giustizia. A novembre invece a Salerno viene arrestato Michele Viscardi ed a Roma Maurizio Jannelli elemento di spicco della colonna romana delle Brigate Rosse. A dicembre a Parigi viene arrestato Marco Donat Cattin di Prima Linea, mentre a Torino venivano arrestati Nadia Ponti e Vincenzo Guagliardo della colonna veneta delle Brigate Rosse.

Anche nella lotta all'eversione "nera" le forze dell'ordine conseguono risultati soddisfacenti, in particolar modo a seguito della strage di Bologna. Il 28 agosto una larga operazione di polizia portava alla cattura di molti elementi di estrema destra, tra i quali il criminologo Aldo Semerari e l'ideologo Paolo Signorelli. A settembre altra operazione di polizia portava all'arresto di molti giovani di estrema destra appartenenti alla cellula eversiva "Terza Posizione". Il 4 ottobre a Roma la Digos intercetta e arresta Luigi Ciavardini dei NAR e Nanni De Angelis di Terza Posizione. Il giorno successivo De Angelis si suicidava in carcere.

7. L'Italia, teatro del terrorismo internazionale.

L'Italia in questo periodo diviene anche teatro del terrorismo internazionale. Il Paese appare una sorta di "campo di battaglia" di gruppi terroristici stranieri in lotta contro i governi della loro madrepatria, tra loro, e contro obiettivi americani, europei ed israeliani Per capire quale clima si respirasse in Italia in quell'anno in relazione proprio al terrorismo internazionale, che veniva ad aggiungersi a quello - non meno cruento - nazionale, devono ricordarsi alcuni tra gli eventi delittuosi avvenuti in quel periodo. Il l8 febbraio a Roma due bombe esplodono a breve intervallo di tempo l'una dall'altra, la prima davanti la sede della compagnia aerea israeliana El Al, la seconda tra le vetrine della Swissair e della Lufthansa. Gli attentati venivano rivendicati da parte dei nazionalisti armeni. Il 10 marzo a Roma due ordigni esplodevano in rapida successione contro gli uffici della compagnia aerea turca. Le due esplosioni provocarono la morte di due persone. L'attentato venne rivendicato dall'"Esercito segreto armeno". Il 17 aprile a Roma l'Ambasciatore turco presso la Santa Sede e la sua guardia del corpo vennero feriti a colpi d'arma da fuoco. L'attentato venne rivendicato dai "Giustizieri per il genocidio armeno". Quindi le "esecuzioni" libiche. Il 21 marzo a Roma veniva ucciso il dissidente Salem El Rtemi. Il 19 aprile a Roma, al Café de Paris, veniva ucciso altro dissidente libico, Gelif Aref Abdul. Il 10 maggio all'aeroporto di Fiumicino venivano arrestati due cittadini dello Yemen, provenienti da New York, che avevano nel bagaglio 10 fucili, 17 pistole, 8 ricetrasmittenti e molte munizioni. L'11 maggio a Roma veniva ucciso il dissidente libico Khazmi El Abdallah. Il 20 maggio sempre a Roma veniva ucciso altro dissidente libico, Fezzani Mohamed Salem. Il 4 giugno un commando islamico assalta l'ambasciata irachena a Roma, inneggiando a Khomeini. Durante l'azione rimane ucciso un impiegato dell'ambasciata. L'11 giugno, questa volta a Milano, era ucciso il dissidente libico Lahderi Azzedine, mentre a Roma era ferito il dissidente libico Momamed Saad Bygte. Il 10 novembre a Roma due esplosioni avvengono quasi contemporaneamente in via di S. Basilio ed in via Veneto dinnanzi agli uffici della Swissair e dell'agenzia di turismo svizzera. Gli attentati sono rivendicati dal terrorismo armeno "Gruppo 3 ottobre". Anche in queste occasioni la medesima tecnica usata dai gruppi terroristici armeni: prima una bomba-esca di limitata potenza e poi, a breve distanza, una di maggior potenza distruttiva.

Nella relazione sulla politica informativa e della sicurezza presentata dal presidente Forlani alle Camere il 4 dicembre 80 veniva sottolineato il crescente fenomeno del terrorismo internazionale. In questo quadro - si legge - l'azione era stata orientata in direzione dei seguenti fatti e situazioni: attentato contro la sede dell'ambasciata dell'Iraq in Roma; attentato contro la Snia Techint di Roma, rivendicato con volantini dai cosiddetti "Guardiani della Rivoluzione Islamica" - società che come si è visto in altra parte aveva ricevuto importanti commesse dall'Iraq -; rinvenimento di un quantitativo di munizioni dinanzi all'ingresso della società "Ansaldo Meccanica Nucleare" a Genova - anche questa società aveva stretto rapporti con l'Iraq -; attentato a Milano contro un magazzino della "Mondadori", società editrice della rivista "Panorama", che, secondo gli autori dell'atto terroristico appartenenti all'"Organizzazione Armena per la Lotta Armata" avrebbe distorto le dichiarazioni di un leader della "Resistenza Armena"; attentato in danno degli uffici delle linee aeree turche a Milano, rivendicato dalla stessa "Organizzazione Armena per la Lotta Armata"; attentato contro gli uffici dell'Alitalia a Madrid, rivendicato dall'"Esercito Segreto per la Liberazione dell'Armenia"; attentato alla nave libica Dat Asswari, ormeggiata per lavori a Genova, rivendicato dal "Fronte Nazionalista Maltese"; la collaborazione tra i movimenti terroristici palestinesi, con capacità di attacchi contro obiettivi occidentali; l'attività libica diretta alla eliminazione dei dissidenti in esilio; situazioni di potenziale violenza nelle colonie di studenti iraniani, siriani, iracheni, giordani e libici in Italia; l'attività terroristica di gruppi armeni.

Nella relazione del presidente Forlani non si rileva alcun cenno alle forti tensioni di attrito con la Libia, nessun riferimento alla caduta del MiG libico, nessun riferimento alla caduta del DC9 Itavia ed alla rivendicazione sulla falsa presenza su quell'aereo di Affatigato e nemmeno alle connessioni con la strage di Bologna che il Ministro Bisaglia aveva invece fatto in sede CIIS.

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