Capitolo V

I tramiti inconsapevoli di attività di inquinamento.

1. Le narrazioni di Ciancarella Mario.

Oltre alle gravi intossicazioni delle indagini prodotte da entità con precise finalità, ed oltre quelle di minor peso, facilmente smontabili, messe in circolazione da deboli di mente, vi sono state nel corso di questi lunghi anni anche non poche dichiarazioni di persone che in buona fede riferivano ricostruzioni obbiettivamente devianti. Come quelle che di seguito si riportano.

L'ex ufficiale dell'AM Mario Ciancarella - di cui si dirà sulla carriera e le circostanze che ne hanno determinato l'allontanamento dalla Forza Armata - ha più volte avanzato il sospetto che la morte del tenente colonnello Sandro Marcucci, scomparso in un incidente aereo il 2 febbraio del 92, fosse riconducibile ad informazioni sulla vicenda di Ustica da lui conosciute e confidate ad esso Ciancarella, che le riteneva inquietanti.

Il capitano Mario Ciancarella si era arruolato nell'AM nel 69, frequentando il corso "Ibis III" presso l'Accademia di Pozzuoli. Nell'80 rivestiva il grado di capitano in servizio alla 46a Aerobrigata di Pisa con funzioni di addetto alla sala operativa. Negli anni 76 e 77 aveva cominciato a frequentare il Movimento Democratico dei Militari e nell'80, a seguito di reiterati comportamenti tenuti in servizio, per i quali gli furono contestate responsabilità penali, venne sospeso dall'impiego anche in considerazione dell'ordine di cattura eseguito nei suoi confronti nel settembre di quello stesso anno. In particolare l'ufficiale era accusato dei reati di disobbedienza, diffamazione ed insubordinazione. La Corte Militare di Appello di Roma, il 27.10.82 dichiarava di non doversi procedere in ordine ai primi due reati per "intervenuta amnistia" e per l'ultimo reato per "difetto di richiesta".

Per le suddette fattispecie penali e per altri atti lesivi dell'Arma, il Ciancarella veniva sottoposto ad inchiesta formale conclusasi con la proposta di sottoposizione al Consiglio di disciplina. Consiglio che, con verdetto del 12.05.83, giudicava il militare "non meritevole di conservare il grado" e di conseguenza gli infliggeva la massima sanzione disciplinare di stato (ai sensi dell'art.70 nr.4 della legge 113/54 sullo stato giuridico degli ufficiali) che ne determinava la definitiva perdita del grado a partire dall'11.10.83.

L'ufficiale ha prodotto dal 92 ad oggi numerosi e spesso cospicui scritti, segnalazioni ed esposti che in parte contengono riferimenti e circostanze che potrebbero essere definite private ed in parte concernono le vicende del DC9 di Ustica e del MiG23 libico; scritti tutti connotati da osservazioni e considerazioni che appaiono ispirate, o quanto meno influenzate, dal particolare rapporto con l'Aeronautica. L'esponente si è rivolto alle più disparate autorità ed istituzioni: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente della Camera dei Deputati, diverse Autorità Giudiziarie nelle varie sedi, giornali, reti televisive ed altri media.

Nel febbraio del 92, il tenente colonnello Marcucci, mentre pilotava un Piper appartenente alla Regione Toscana, impegnato in una operazione antincendio in alcune località della provincia di Carrara, si schiantava al suolo insieme a Silvio Lorenzini, passeggero-avvistatore deceduto pochi giorni dopo a seguito delle ferite riportate.

Sull'incidente la Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Massa, nel concordare con l'esito dell'inchiesta disposta dal Ministero dei Trasporti - Direzione Generale dell'Aviazione Civile - ha richiesto al GIP l'archiviazione del relativo procedimento penale per "...insussistenza di ipotesi di reato, essendo emersa dalla relazione di inchiesta tecnico-formale disposta dal Ministero dei Trasporti che l'incidente si verificò per il mancato rispetto delle quote minime di sicurezza; rilevato che utili elementi a conferma di tale conclusione sono desumibili dalle dichiarazioni rese da Lorenzini Silvio prima della morte...". Con queste motivazioni il procedimento è stato archiviato nel novembre del 92.

La vicenda relativa alla morte del Marcucci viene seguita con particolare interesse da Mario Ciancarella, che ha avanzato il sospetto che la morte del collega fosse riconducibile alle sue precorse controverse vicende con l'Aeronautica Militare ed in particolare alla conoscenza di circostanze relative al caso Ustica confidategli prima della morte.

Secondo quanto rappresentato da Ciancarella, il Marcucci sosteneva che il MiG precipitato sulla Sila, ufficialmente rinvenuto il 18 luglio dell'80, sarebbe invece decollato dall'aeroporto di Pratica di Mare proprio il 27 giugno di quell'anno. Questa circostanza non appare però disgiunta da un altro episodio, anch'esso relativo al caso Ustica, e di cui il Ciancarella era venuto direttamente a conoscenza. L'ex ufficiale riferisce infatti di due colloqui telefonici intercorsi con il maresciallo Dettori, appena dopo la sciagura del DC9 Itavia, il cui contenuto è connotato da gravi e sconcertanti dichiarazioni del sottufficiale, in servizio nell'80 presso il CRAM di Poggio Ballone e trovato morto suicida nell'87. Il sottufficiale, senza mezzi termini, gli avrebbe riferito che l'abbattimento era dovuto ad aerei militari italiani. L'ufficiale in particolare ha ricordato la colorita affermazione del suo interlocutore: "Ha visto il casino di Ustica? Siamo stati noi". (v. esame Ciancarella Mario, GI 23.04.92). E ha descritto lo stato di agitazione di Dettori, che evidentemente temeva per la sua incolumità, ricordando di aver invitato comunque il sottufficiale a non parlare con alcuno di questa sua verità e a richiamarlo in qualsiasi momento. E in effetti egli, ai primi di agosto, viene raggiunto da una seconda telefonata del Dettori, il quale gli avrebbe riferito nei seguenti termini: "Dopo questa puttanata del MiG, le posso solo dire di cercare gli orari di atterraggio, i missili a guida radar e a testata inerte".

Prima di questo esame testimoniale, le circostanze relative alla vicenda di Ustica avevano trovato ampio risalto sugli organi di stampa. Le ipotesi giornalistiche formulate nelle affermazioni di Ciancarella riguardo alla tragica morte del Marcucci e alle sue conoscenze sul caso nonché alle presunte dichiarazioni attribuite al Dettori, non appaiono, prima facie, confortate da elementi di prova. Tuttavia, a seguito di una memoria presentata nel corso di altro esame testimoniale (v. esame Ciancarella Mario, GI 05.05.92) che nel frattempo ed anche in epoca successiva aveva prodotto altri analoghi scritti posti all'attenzione di molteplici destinatari, ci si induceva alla verifica dei fatti rappresentati.

Occorre ad ogni modo precisare preliminarmente che gli scritti del Ciancarella costituiscono un forte atto d'accusa a carico dell'AM. Non mancano espliciti riferimenti al generale Tascio, comandante della 46a Aerobrigata ove l'ex capitano prestava servizio (non ultimi i negativi commenti contenuti in una lettera risalente ai primi di gennaio del 99 diretta al Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare e di cui si accennerà brevemente nel prosieguo), che evidentemente aveva adottato provvedimenti nei confronti di alcuni militari - tra i quali Ciancarella - per le responsabilità penali derivanti da fatti commessi in servizio.

Peraltro, si sottolinea come lo stesso Marcucci si fosse reso responsabile di gravi reati nei confronti dell'Amministrazione militare di appartenenza, tanto da essere stato arrestato nel 1981 con l'accusa di truffa e falsificazione di fogli di viaggio.

In sintesi, Ciancarella sostiene che Marcucci era stato deliberatamente ucciso. Il movente da lui addotto appare riconducibile ai fatti di Ustica, e cioè alle conoscenze che sia lo stesso Ciancarella che Marcucci possedevano e alle "implicazioni che quella vicenda misteriosa poteva avere per alti vertici militari". Il punto è che in tutti gli scritti, segnalazioni ed esposti del Ciancarella sono riportate vicende private che mal si conciliano con gli episodi concernenti la vicenda di Ustica segnalati dall'esponente e su cui si innestano considerazioni ed osservazioni del tutto personali. In ognuno degli scritti emerge il tentativo di "riabilitare" il Marcucci, quasi una vittima dell'atteggiamento persecutorio assunto dalla Forza Armata. Tentativi che si rincorrono nel tempo ed attraverso i quali Ciancarella si prodiga presso le varie al fine tentando di suscitare un qualche interesse verso il caso "Marcucci".

Nel giugno del 92 alcune circostanze evidenziate in uno scritto del Ciancarella attirano l'attenzione sul disastro. In particolare, vi si riferisce della rivelazione fatta da un militare dei CC. ad un sacerdote e successivamente allo stesso Ciancarella su un presunto colloquio intercorso tra un ufficiale superiore dell'AM, del Distaccamento di Cadimare, in La Spezia e l'appuntato dei CC. Stivala in servizio presso la Stazione dell'Aeroporto di Pisa, nel corso del quale sarebbe stato detto: "Abbiamo chiuso la bocca a Marcucci, ora dobbiamo chiuderla a Ciancarella".

Il sacerdote, identificato in Mario Visibelli, viene escusso per ben tre volte al fine di acquisire più dettagliati elementi di riscontro in ordine alla circostanza segnalata dal Ciancarella. Il sacerdote confermava di aver appreso quella circostanza nel corso del suo ministero, acquisita in sede di confessione di un proprio parrocchiano, che già in precedenti occasioni, gli avrebbe riferito "di aver appreso da suoi colleghi che al momento dell'incivolo il personale impiegato in un ufficio di quella base si era improvvisamente dileguato tranne le persone addette alla sorveglianza". Sempre dal militare, il sacerdote avrebbe appreso che una delle persone a conoscenza della cennata vicenda sarebbe deceduta in un incidente stradale (v. esami Visibelli Mario, GI 13.07.92 e 12.08.92).

Il carabiniere, identificato in Lampis Cristoforo, in servizio presso l'Aeroporto di Pisa, corregge il tenore delle dichiarazioni rese dal Visibelli. Il militare confermava che nel marzo del 92, in occasione di una visita periodica effettuata dal comandante della Stazione dell'aeroporto di Pisa presso il Distaccamento di Cadimare in La Spezia, aveva assistito ad uno scambio di opinioni tra l'appuntato dei CC., Stivala ed un tenente colonnello dell'AM di cui non ricordava il nome, in ordine ad un articolo stampa apparso sul quotidiano "Il Tirreno", scritto dallo stesso Ciancarella, sulla morte del tenente colonnello Marcucci. Egli ha ricordato che l'ufficiale superiore così commentava la notizia: "Ora non parla più. Se non sta attento fa una finaccia". Battuta, quest'ultima, che evidentemente si riferiva al Ciancarella, che, tra l'altro, non conosceva. Il Lampis confermava comunque che don Mario Visibelli, appresa la circostanza come da lui riferita, gli aveva suggerito di contattare il Ciancarella per avvisarlo del fatto. Quest'ultimo si sarebbe limitato a dire che quelle non erano le prime minacce che aveva ricevuto.

Detta circostanza, viene smentita decisamente dal carabiniere, l'appuntato Stivala Filippo, il quale, nell'accennare genericamente alle gravi e pesanti responsabilità penali a carico del Marcucci e del Ciancarella, escludeva, ribadendolo, di aver sentito dire o profferire frasi di minaccia verso Ciancarella in relazione all'episodio della morte del collega.

Nell'ultima deposizione il carabiniere Lampis escludeva di aver sentito dire e quindi riferito che dopo la tragedia di Ustica alcuni militari si sarebbero allontanati dalle postazioni radar della base di Poggio Ballone mentre sarebbero rimasti quelli addetti alla sorveglianza. Inoltre, per quanto di sua conoscenza, nel periodo di servizio a Grosseto (anni 89 e 90), non gli risultava che militari appartenenti all'Arma dei CC. ed all'AM di stanza a Grosseto e Poggio Ballone fossero periti in incidenti stradali. (v. esame Lampis Cristoforo, GI 08.09.92).

Ciancarella è stato sentito anche in epoca più recente. In questa sede formulava una serie di ipotesi sull'abbattimento del DC9 Itavia e sugli interessi gravitanti intorno alla tragedia, ma senza tuttavia fornire alcun elemento o notizia circostanziata in ordine a quanto affermato. (v. esame Ciancarella Mario, GI 28.01.94)

Questo esame rappresenterà poi il prologo della sua audizione in Commissione Stragi, che avvenuta nel 95, era stata richiesta insistentemente dallo stesso Ciancarella. L'audizione fu obiettivamente deludente, atteso che a fronte delle mirate e circostanziate domande della commissione, Ciancarella forniva risposte evasive ed inconcludenti.

Con un'ultima nota del gennaio del 99, diretta all'allora Capo di Stato Maggiore dell'AM generale S.A. Arpino, il Ciancarella, nell'esprimere le proprie congratulazioni all'ufficiale generale in occasione delle sue aperte dichiarazioni sulla vicenda Ustica rese nel corso della sua audizione del 13.11.98 in Commissione Stragi, delineava tuttavia i limiti di una deposizione giudicata ancora parziale e insufficiente. In sintesi il Ciancarella si rammarica e si mostra indignato per la continua omissione di alcuni pregressi episodi che, a suo dire, attendono ancora di essere chiariti - si riferisce in particolare alla strage di Ustica, a quella presunta del Monte Serra ed all'altrettanto presunto omicidio del tenente colonnello Sandro Marcucci.

La lettera riporta quindi una serie di argomentazioni in cui trovano collocazione varie ipotesi relative ai motivi che hanno determinato l'abbattimento del DC9 Itavia e ove si innestano proprie vicende personali, già proposte in suoi precedenti scritti e segnalazioni.

2. Le dichiarazioni del senatore
Boso Erminio Enzo sulla vedova Natale.

Nel 94 il senatore Boso Erminio Enzo rilasciò delle dichiarazioni alla stampa, secondo cui un maresciallo dell'Esercito gli avrebbe parlato di Ustica come di una strage nella quale erano coinvolti gli americani.

A seguito di tale rivelazione in data 15.11.94, la Commissione Stragi convocò il Senatore e durante l'audizione il predetto riferì che anni prima, un sottufficiale dell'Esercito, deceduto in Jugoslavia in seguito all'abbattimento dell'elicottero, sul quale viaggiava per una missione di pace della CEE, gli avrebbe riferito che il DC9 Itavia era stato abbattuto da un missile dell'Aeronautica Militare Italiana, denominato "ibrido", specificandone i particolari sistemi di funzionamento. Altre persone secondo Boso gli avrebbero telefonato riferendogli che altro personale dell'AM era stato allontanato dall'Arma azzurra perchè si erano chiedeva chiarimenti sulle morti "strane" di alcuni colleghi, che si erano verificate in tempi successivi al disastro di Ustica; in particolare sulla morte di un maresciallo di Grosseto e dello stesso comandante di quell'aeroporto. Escusso da questo GI, il Senatore confermava le dichiarazioni alla Commissione Stragi, aggiungendo di aver conosciuto il maresciallo in quanto la moglie era originaria del suo stesso paese cioè di Pieve Tesino (TN). Il sottufficiale gli aveva parlato della vicenda di Ustica, occasionalmente, mentre si trovavano in un bar e alla televisione stava andando in onda un servizio giornalistico sui fatti. Il DC9, secondo quella narrazione, era stato abbattuto da un missile denominato "ibrido" contenente all'interno della testata alcune biglie di piombo, e che tale tipo di missile era in dotazione all'Aeronautica. Personale dell'AM gli aveva riferito anche di essere stato minacciato più volte, e che tra costoro vi era il sottufficiale che si era impiccato a Grosseto e un ufficiale che era perito in un drammatico e strano incidente stradale. Il Senatore aggiungeva che gli aerei di cui gli aveva parlato il personale dell'AM erano due F104 dell'AM, decollati da un aeroporto toscano.

In data 14.12.94 veniva sentita Nervo Giovanna, vedova del maresciallo Natale, la quale riferiva di conoscere personalmente il senatore Boso e la sua famiglia, in quanto originari dello stesso paese della madre; riferiva altresì di non essere mai stata presente ad un incontro tra il senatore Boso e il marito. Il coniuge non le aveva mai confidato alcunchè sulle vicende di Ustica e di Ramstein. In merito all'incidente in cui aveva perso la vita il marito, esso era avvenuto per la situazione di "ostilità" verificatasi nei confronti della CEE nei Balcani, cioè in Croazia, Bosnia e Serbia, ove il sottufficiale era in missione. Il marito non aveva avuto alcun ruolo nella vicenda di Ustica.

Le dichiarazioni fatte dal personale dell'AM al senatore Boso non trovano riscontro nell'inchiesta, anche al riguardo della vicenda di Ramstein, le cui cause erano state attribuite ad un errore umano da parte del solista, Ivo Nutarelli, durante l'effettuazione della manovra del cardioide, e non per qualche "sabotaggio" del velivolo. Anche la morte del comandante della base di Grosseto, colonnello Tedoldi, deceduto in un incidente stradale, ritenuta "misteriosa", secondo gli accertamenti tecnici e le testimonianze raccolte, rientrava nella comune statistica di infortunistica stradale, e non erano stati riscontrati particolari anomali che potessero aver influenzato o condizionato la dinamica dell'incidente.

Altra circostanza riferita da personale AM al Senatore è quella relativa al missile "ibrido" dotato di pallini di piombo, che sarebbe stato il responsabile dell'incidente di Ustica per aver provocato al bersaglio una serie di fori. Tali circostanze non hanno trovato alcun riscontro nelle indagini così come le perizie hanno smentito tale ricostruzione.

3. La trasmissione "Svista Mortale" di Gumpel Udo.

Nel mese di agosto 95 si veniva a conoscenza che in data 30 luglio precedente era stata mandata in onda sulla rete televisiva WDR di Colonia in Germania, la trasmissione "Svista Mortale" di Udo Gumpel, sul disastro di Ustica con interviste e filmati inediti dell'epoca relativi ai soccorsi sul luogo del disastro. Il 22 agosto 95 questo GI emetteva un decreto di sequestro dell'originale o in mancanza della copia del filmato della trasmissione dal titolo "Svista Mortale", conservati presso l'abitazione del detto Gumpel o presso la RAI.

Lo stesso giorno il R.O.CC. delegato all'esecuzione del decreto, riferiva che il Gumpel non era stato rintracciato presso la propria residenza in Frascati e che pertanto si era proceduto alla notifica del decreto presso la RAI di Roma-Saxa Rubra nella persona di Roberto Scardova, giornalista, il quale aveva consegnato due video cassette contenenti i servizi di "Svista Mortale". L'indomani il giornalista Gumpel, rintracciato telefonicamente, faceva pervenire ai Carabinieri del Reparto Operativo, tramite la RAI, la videocassetta oggetto del provvedimento.

In data 24.08.95 questo GI emetteva un ulteriore decreto di acquisizione relativo a tutto il materiale filmato (girato da tecnici dipendenti, acquistato o detenuto a qualsiasi titolo) nei giorni 28, 29 e 30 giugno 80 in possesso della RAI e concernente la caduta in mare del DC9 Itavia al largo di Ustica e relative operazioni di soccorso e recupero; al fine di poter accertare se fossero state effettuate delle riprese filmate ad opera di privati od altri operatori televisivi sulle operazioni di recupero del DC9 Itavia. I Carabinieri del Reparto Operativo di Roma delegati in data 6 settembre 95 acquisivano presso gli uffici legali della RAI due video cassette, la prima contrassegnata sul dorso dalla scritta "Sciagura DC9 Itavia (Ustica) 27.06.80 1"; e l'altra, contrassegnata sul dorso dalla scritta "Sciagura DC9 Itavia (Ustica) 27.06.80 2."

Dalla visione del materiale filmato, andato in onda nella trasmissione "Svista mortale" trasmessa dal TG3, si appurava che le immagini erano già note e state trasmesse dai TG successivi al 27.06.80 relativi al trasporto delle salme recuperate. Le immagini nelle edizione in lingua tedesca, sono in parte anch'esse del periodo successivo all'incivolo, e compaiono nel materiale agli atti dell'inchiesta - riguardano la nave Doria, il recupero delle salme, la sala di attesa dell'aeroporto di Palermo Punta Raisi del 27.06.80, con riprese dei parenti delle vittime.

Dalla trascrizione del contenuto della video cassetta "Svista Mortale" emergeva che il noto Demarcus durante l'intervista fattagli dal Gumpel, citava il maresciallo Dettori di Poggio Ballone, il quale gli avrebbe riferito che quella sera vi era un aereo "intruso" vicino al DC9, e che questa intrusione ebbe come conseguenza l'azionamento dell'allarme da parte dello stesso Dettori, determinando così il decollo di due intercettori F104 dalla base di Grosseto. Secondo il Demarcus, Dettori quella sera aveva visto chi volava dietro al DC9, ma non aveva potuto riconoscere la nazionalità del velivolo. Gli F104 decollati da Grosseto erano pilotati da due militari delle frecce tricolori, Naldini e Nutarelli entrambi deceduti nell'incidente di volo a Ramstein (Germania) durante una manifestazione aerea.

Viene infine citata la presenza nel giugno 80 di piloti libici presso il poligono di tiro di Salto di Quirra in Sardegna, per corsi di addestramento in accordo con la società Avioelettronica Sarda, specializzata nel settore di bersagli telecomandati.

Nel filmato inoltre, si parla dell'esistenza di un telegramma segreto in codice, originato dal ROC di Martina Franca, quattro minuti dopo l'abbattimento del DC9 Itavia, con il quale si disponeva di allontanare tutto il personale di servizio, di mandarlo in ferie e di raccogliere tutti i nastri radar. Tale documento sarebbe stato trovato durante una perquisizione domiciliare effettuata nel 95 nei confronti di un ex Capo di Stato Maggiore dell'AM, il generale Stelio Nardini.

In data 17.10.95 il Gumpel veniva escusso e confermava l'intervista da lui effettuata nella trasmissione "Svista mortale" mandata in onda sulla TV tedesca WDR West Deutsch Rundfunk di Colonia; specificava che l'intervista al Demarcus era stata sicuramente effettuata tra il 24 aprile ed il 4 giugno del 95, e che parte del materiale filmato all'inizio della nota trasmissione gli era stato fornito da un certo Di Lorenzo Peppino all'epoca militare in servizio a Palermo ed attualmente cineoperatore, aggiungendo che vi era anche altro materiale filmato presso dei magazzini dell'AM, che però il Di Lorenzo non era riuscito ad avere.

Per quanto concerne l'ordine di occultamento del Comando di Martina Franca emesso quattro minuti dopo l'incivolo, il Gumpel riferiva di averne avuto notizia in Germania da sue fonti tedesche in ambiente militare e NATO. Si trattava di un messaggio del seguente tenore: "Attenzione, massima cautela. Non parlare con nessuno. Allontanare immediatamente il personale di servizio e mandarlo in ferie. Raccogliere immediatamente tutti i nastri radar". Il messaggio era in codice e il testo gli era stato dettato al telefono; successivamente aveva provveduto a trascriverlo. Aveva compiuto alcune verifiche sull'indirizzo e sul tipo di criptazione presso fonti tedesche e così aveva appreso che esso era verosimilmente usato all'inizio degli anni 80 nella NATO. (v. esame Gumpel Udo, GI 17.10.95).

Durante l'esame testimoniale del luglio 96 il Gumpel consegnava alcuni documenti dattiloscritti, simili ai messaggi in uso nell'ambiente militare; a suo dire tramite tali messaggi venivano date le disposizione al personale la sera dell'incivolo. Tali documenti erano stati decifrati con la collaborazione di Demarcus. (v. esame Gumpel Udo, GI 18.07.96).

Nell'ottobre 95 veniva sentito Di Lorenzo Giuseppe; questi riferiva che all'epoca della strage di Ustica prestava servizio di leva presso l'11° Comiliter di Palermo con l'incarico di addetto Ufficio Stampa, fotografo e cineoperatore, e che durante tale servizio non era mai stato impiegato per effettuare riprese relative al caso di Ustica; mentre durante un periodo di licenza aveva collaborato con il telegiornale di Sicilia per riprendere avvenimenti relativi a quella strage, unitamente ad operatori della RAI regionale. Le riprese erano state realizzate da un elicottero, e si riferivano al recupero delle salme, alle operazioni di soccorso al DC9 Itavia, ed all'aeroporto di Palermo Punta-Raisi. Durante il mese di maggio 95 il Di Lorenzo era stato contattato da tal Parrisone Mario, direttore dell'Agenzia H24 di Torino, il quale gli aveva chiesto del materiale filmato in quanto ne aveva bisogno il giornalista tedesco Gumpel per realizzare un servizio sulla vicenda. Di Lorenzo gli aveva riferito di non essere in grado di poter recuperare quanto richiesto e che quel materiale probabilmente poteva trovarsi a Roma presso gli archivi dello SME. Aveva spedito a mezzo corriere la documentazione filmata a Colonia (Germania) alla sede della TV tedesca ove lavorava il Gumpel; documentazione consistente in due videocassette.

Le dichiarazioni di Gumpel non trovano riscontri; non è mai stato rinvenuto il telegramma cifrato originato dal ROC di Martina Franca, quattro minuti dopo l'abbattimento del DC9 Itavia, con il quale si davano le disposizioni sopra specificate - allontanamento e messa in ferie del personale in servizio, e raccolta di tutti i nastri radar. Anche l'intervista effettuata al Demarcus appariva di dubbia interpretazione, in considerazione che lo stesso nel 95, nel periodo dell'intervista si era presentato in divisa qualificandosi come ufficiale della Marina in servizio, mentre era già in congedo. Tali fatti, hanno provocato di conseguenza accertamenti gravosi per l'inchiesta e senza alcun risultato utile.

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