Capitolo IX

Le testimonianze dei sottufficiali dell'aeroporto
di Crotone.

1. Le dichiarazioni di Quaranta.

S'è detto di Malfa e del suo rapporto con il capitano Inzolia, che gli richiede quelle informazioni di cui resta traccia nella telefonata registrata dalla Torre di Crotone. Prima di soffermarsi sulla posizione di Malfa e di quanto emerge dalle sue dichiarazioni, si devono però leggere quelle del sergente maggiore Quaranta, in servizio presso quella Torre.

Nel corso di esami di personale in servizio nel periodo d'interesse presso l'aeroporto di Crotone è emersa la testimonianza di questo Quaranta Marcello. Costui nel 1980 era sergente maggiore dell'AM - ora è dipendente dell'Azienda Autonoma Assistenza al Volo - e svolgeva mansioni di assistente al Traffico Aereo nel detto aeroporto. Ritiene di essere stato in servizio sia la sera del 27 giugno che la mattina del 18 luglio di quell'anno - e tale sua convinzione troverà conferma, come si vedrà, nella documentazione acquisita sui turni di servizio dell'aeroporto. Ricorda in particolare, nel suo primo esame, che in un determinato giorno del periodo estivo di quell'anno era stato chiamato in Torre "per circa sei volte e comunque in modo insistente" dall'ACC di Brindisi, che voleva avere notizie in merito al traffico su Crotone. La sua risposta era stata negativa; nell'ultima comunicazione aveva però chiesto ragione di tanta insistenza; Brindisi aveva risposto che la Difesa Aerea di Martina Franca aveva perso una traccia. Egli aveva allora domandato in quale zona dovesse concentrare le ricerche o comunque informarsi e da Brindisi s'era risposto "Su S.Giovanni in Fiore, Sila e Pre-Sila". Altrettanto interessante il seguito delle dichiarazioni che riferendo l'evolversi degli eventi così come affioranti nella memoria del teste, è bene riportare integralmente: "A questo punto mi sono messo in contatto con la stazione dei Carabinieri di Isola Capo Rizzuto e da questi ho avuto il numero telefonico della Stazione CC. di S.Giovanni in Fiore. Messomi in contatto con quest'ultima stazione dei Carabinieri, colloquiai credo con il maresciallo di cui non ricordo il nome, chiedendogli di illuminarmi in merito ad eventuale incidente aereo verificatosi nella loro giurisdizione. Dopo alcune ore venni a mia volta contattato dal medesimo maresciallo dei Carabinieri il quale mi riferì che nulla era avvenuto sul loro territorio. La sera, fui contattato dal maresciallo Malfa Sebastiano, allora comandante ff dell'aeroporto S.Anna, il quale mi disse "Quaranta lo sai che è caduto un aereo!" Non diedi peso alla cosa in quanto detto maresciallo è un tipo scherzoso. Ricordo che dopo la telefonata del maresciallo Malfa, fui nuovamente contattato telefonicamente dai Carabinieri di Crotone, nella fattispecie da un ufficiale, credo il capitano Insulia oppure Onorati, il quale mi chiese informazioni in merito alla eventuale caduta di un aereo, non ricordo se specificò civile o militare." Nella stessa sera fu di nuovo contattato telefonicamente da una sedicente giornalista dell'ANSA di Roma che gli fece le stesse domande; per tutta risposta, le aveva chiuso il telefono in faccia.

L'indomani mattina, allorché già si sapeva della caduta di un aereo militare, egli era stato invitato dall'allora responsabile civile del S.Anna - l'aeroporto di Crotone - per un sopralluogo nel punto di caduta del velivolo nelle zone di Mirto - S.Giovanni in Fiore, comunque in Sila. Il teste continua precisando alcune sue incertezze. Nell'immediatezza di questo primo esame egli appare ricercare tra una serie di ricordi a volte chiari a volte confusi, desideroso comunque, a differenza dei più, di compiere questa opera di ricerca (v. esame Quaranta Marcello, GI 21.01.94).

Chiamato nuovamente, precisa innanzi tutto il funzionamento del suo servizio. Era basato su un turno a quattro; il turno del mattino iniziava all'alba e finiva alle 14, quello del pomeriggio andava dalle 14 alle 21. Questa la situazione all'epoca dei fatti. In precedenza c'era anche un turno di notte durato sino a quando era stata in funzione la linea Roma - Crotone e il postale notturno Itavia, e cioè sino ai primi dell'80. Il Reparto AM del S.Anna era un distaccamento dipendente da Gioia del Colle.

Il comandante era il maresciallo Malfa. I sottufficiali in Torre erano sei: oltre lui, i marescialli Di Filippo, Sfondrini, Pizzelli e Vaccaro e il sergente Sbezzi. Erano tenuti solo tre registri: uno per gli arrivi, un secondo per le partenze - e su entrambi si riportavano sia i voli civili che quelli militari - un terzo solo per i voli locali. Il Controllo del Traffico Aereo competente su Crotone era, ed è tuttora, a Brindisi. Fu proprio questa ACC a chiamare la Torre il giorno di cui ha già parlato. La prima chiamata avvenne nel tardo pomeriggio; le altre si susseguirono sino all'imbrunire, l'ultima fu quella con la quale Brindisi chiedeva di accertare se fosse successo qualcosa di strano su S. Giovanni in Fiore o in Pre-Sila. In quest'ultima telefonata Brindisi aveva comunicato che la Difesa Aerea di Martina Franca li aveva informati di aver perso una traccia. Subito dopo questa comunicazione egli chiamò i Carabinieri, ma non ricorda se la stazione di Isola Capo Rizzuto o la Compagnia di Crotone. Non ricorda se all'epoca il comandante della Compagnia fosse il capitano Inzolia o il capitano Onorati. Comunque, afferma, se parlò con Crotone, sicuramente parlò con uno dei due. Tra Crotone e Isola Capo Rizzuto, ritiene più probabile di aver chiamato Crotone, giacchè ricorda che il suo interlocutore fu un ufficiale che gli chiese il motivo per cui desiderava il numero di S.Giovanni in Fiore. Ricostruisce poi le circostanze di questa telefonata. Chiamò Crotone; rispose il centralinista, al quale si qualificò e chiese il numero di S. Giovanni in Fiore. Il telefonista gli passò l'ufficiale e costui gli chiese il motivo della sua richiesta. Al che egli rispose che si trattava della ricerca di un aereo. Subito dopo aver avuto il numero di S.Giovanni in Fiore, egli chiamò questa Stazione e parlò con il suo comandante, un maresciallo di cui non ricorda il nome. Dopo essersi presentato gli chiese se era successo qualcosa di anomalo nella zona di S.Giovanni, cioè se fosse stato avvistato un aereo a bassa quota o se fosse caduto un aereo. Il maresciallo assicurò che sarebbero state compiute ricerche e in effetti dopo diverso tempo - Quaranta non sa dire quanto tempo sia passato, se siano passate o meno delle ore, ma sicuramente era buio - lo richiamò comunicandogli che la ricerca era stata negativa. Avuta questa risposta egli a sua volta chiamò Brindisi per comunicare che "a S.Giovanni in Fiore non era successo niente".

Subito dopo questa conversazione, egli ricevette una chiamata dai Carabinieri di Crotone e parlò con il capitano che gli chiese se sapeva "qualche cosa su un aereo caduto in Sila". Dopo questa telefonata ne arrivò immediatamente un'altra da parte di una persona di sesso femminile, che si qualificò come giornalista dell'Ansa di Roma e gli chiese notizie su un aereo caduto in Sila. Esso Quaranta però le chiuse il telefono in faccia. Le telefonate con Brindisi, specifica, avvennero tramite telefono diretto e registrato collocato sul "bancone" della Torre. Le altre, quelle con i Carabinieri di Crotone e di S.Giovanni in Fiore come quella della sedicente giornalista, avvennero sul telefono SIP, pur esso collocato sul "bancone". Dopo la telefonata della donna Quaranta chiuse il servizio, spense cioè gli apparati , chiuse la Torre a chiave e scese all'aerostazione. Qui incontrò il maresciallo Malfa che in tono scherzoso gli disse "sai che è caduto un aereo?". Egli, che conosceva Malfa come un soggetto ironico ed amante degli scherzi, ed essendo peraltro in uno stato di nervosismo, tagliò bruscamente esclamando "maresciallo, lascia stare che sono nervoso". In precedenza esso Quaranta aveva riferito che questo colloquio s'era svolto per telefono, in questo esame afferma di meglio ricordare, di aver ricordato cioè che esso avvenne di persona allorché essi si incontrarono al bar dell'aerostazione ancora aperto, bar gestito allora come al tempo dell'atto da certo Chisari Salvatore. Alla domanda di maggior rilievo quella cioè concernente il tempo in cui questi fatti sarebbero avvenuti, egli risponde "tutte queste vicende sono avvenute in un giorno che io colloco tra la fine di giugno e i primi di luglio". Aggiunge di ricordare che il mattino successivo fu di nuovo in servizio e notò un certo movimento di Carabinieri che raggiungevano la sede del Comando ove aveva gli uffici il comandante Malfa. Non sa dire se si trattasse di ufficiali o di gradi minori perché egli dalla Torre riusciva a vedere solo le vetture che si fermavano sotto la sede del Comando, sito al di là della statale che divide la parte militare da quella civile ov'è situata la Torre (v. esame Quaranta Marcello, GI 28.01.94).

2. Le dichiarazioni di Malfa.

Il comandante del S.Anna, Malfa cioè - già noto per la telefonata fatta a Martina Franca su incarico del capitano Inzolia, per chiedere "particolarità od informazioni di un incidente di un DC9" telefonata negata ed ammessa solo alla contestazione dell'evidenza - convocato per il 21 gennaio 94 dapprima tenta immediatamente di mettersi in contatto il 19 con il tenente colonnello Inzolia subito dopo la notificazione della citazione quello stesso giorno - come meglio si vedrà in seguito - quindi invia certificato medico a giustificazione dell'impossibilità a comparire, infine si presenta solo il 31 gennaio successivo.

Anche in questo esame assume il suo atteggiamento reticente su come e da quando - già risultando la risalente amicizia - conoscesse Inzolia; egli infatti risponde di conoscerlo, perché essi, cioè il distaccamento del S.Anna, avevano contatti con i Carabinieri per i piccoli furti che venivano consumati nell'aeroporto. E sul servizio a Siracusa, durante il quale i due si sarebbero conosciuti diversi anni prima, afferma di aver prestato servizio in quella città solo per undici mesi da ultimo prima di andare in pensione.

Ammonito, ricorda i periodi di servizio prestati a Siracusa a partire dal 50. Ricorda di aver incontrato il padre di Inzolia - come già risultava agli atti - sia al Circolo Ufficiali che a quello Sottufficiali dell'AM a Siracusa. Ricorda di aver conosciuto Inzolia da piccolo sui dieci anni e di averlo rivisto, sempre a Siracusa, allorché "giovanetto... si faceva crescere un po' la barba". Ricorda di averlo incontrato di nuovo a Crotone, allorché al momento, nel 79, in cui quest'ultimo era stato trasferito a Crotone quale comandante della Compagnia, gli si era presentato quale comandante dell'Aeroporto.

Inzolia era succeduto ad Honorati ed era ancora a Crotone quando egli lasciò quel sito nell'83. Il figlio Sergio nato nel 63 era entrato a diciotto anni nell'Arma dei Carabinieri - sarà arrestato dall'AG di Catania proprio in quel gennaio 94 per fatti di rilevante gravità, allorché prestava servizio alla Stazione di Pozzallo - era stato segnalato al capitano quando aveva presentato la domanda per l'ingresso nell'Arma. Dopo che era stato assunto, si era recato a salutarlo e a ringraziarlo. In seguito aveva sempre informato il padre delle promozioni e dei trasferimenti del capitano, cosicché potesse tempestivamente mandargli gli auguri. Egli, Malfa padre cioè, sa adesso - al tempo di questo esame - che Inzolia è colonnello e comanda il Gruppo di Palermo.

Queste le prime ammissioni - dopo reticenze, ammonizioni, contestazioni e lunga serie di domande - sui rapporti con Inzolia. Andamento analogo nella parte successiva dell'esame, quella concernente le chiamate di Inzolia, successivamente alla caduta del DC9. Malfa dapprima colloca questo interessamento al mattino successivo, tentando di accreditare questa nuova versione. "Ricordo, egli testualmente afferma, che quando mi telefonò il capitano Inzolia, io stavo leggendo il giornale dove era riportata la notizia del disastro di Ustica. Il capitano mi chiese notizie in merito al disastro; io risposi che non sapevo nulla. Dopo la telefonata con Inzolia chiamai Martina Franca per sapere notizie e mi fu risposto che erano in atto le ricerche. Dopodiché chiamai il capitano Inzolia per notiziarlo di quanto avevo appreso da Martina Franca. Questa telefonata l'ho fatta dalla Torre, perché lì c'era la RITA. Alla sede del Comando c'è solo in collegamento con Bari. Per la Torre ci ho messo poco, perché sono andato con la bicicletta. Sulla Torre c'era qualcuno degli addetti, di cui però ora non ricordo il nome. Inzolia mi aveva detto di chiedere se era un apparecchio civile o militare". Contestatogli che la mattina già si sapeva che si trattava di un DC9 dell'Itavia, risponde asserendo "Può darsi che il capitano pensasse che era caduto un altro aereo. Inzolia voleva sapere anche dove era cascato. Non sono sicuro se mi chiese del DC9 o di un altro velivolo". E subito dopo lancia numerose imprecazioni contro il capitano Inzolia.

Quindi ammette che "la telefonata è avvenuta la sera, Inzolia mi ha chiamato a casa. A casa c'era mia moglie. Io mi misi in contatto con Martina Franca da casa mia tramite centralino. L'indomani mattina Inzolia mi ha chiamato nuovamente per sapere sempre notizie. Questa volta andai a chiamare Martina Franca dalla Torre, raggiungendola in bicicletta. Quando Inzolia mi ha chiamato la mattina, io avevo già letto sul giornale del disastro di Ustica. Dopo questa telefonata non ho avuto più modo di sentire o incontrare il capitano Inzolia. L'ho rivisto solo a Castelsilano quando raggiunsi il luogo di caduta del MiG. Quando mi vide, mi disse "E tu che sei venuto a fare qui?".

Contestatogli che al precedente esame aveva dichiarato che la telefonata della notte era stata fatta dalla Torre, ammette che in effetti aveva chiamato dalla Torre. Aggiunge che c'era uno degli addetti alla Torre, forse Quaranta o Vaccaro. La Torre chiudeva poco dopo il calar del sole; veniva chiusa a chiave; la chiave era portata alla sede di TLC.

Contestatogli che la telefonata di cui si parla era avvenuta a 22.03Z, e cioè a mezzanotte e tre minuti ora locale, dà una nuova versione. Potrebbe aver chiamato uno di TLC, giacchè dormivano in aeroporto Picone e Messina, uno dei quali vi aveva anche l'alloggio di servizio. Questa persona potrebbe averlo aiutato ad aprire la Torre e a chiamare Martina Franca. A questo punto ricorda che quella sera preparò l'autobotte con il cherosene. E così precisa riguardo a tale affermazione "Era stata la Torre a dirmi di predisporre l'autobotte con il cherosene. In aeroporto c'era un rimorchio con il carburante stazionato all'autoparco. Io provvidi con l'aiuto di un aviere ad agganciare questo rimorchio a un camion zavorrato. Il camion poi trasportò, attraversando la statale, il rimorchio con il cherosene sulla pista. Questo cherosene doveva servire per il rifornimento degli elicotteri delle ricerche. Questi elicotteri però non vennero all'aeroporto perché mi fu detto che erano stati impiegati degli elicotteri con autonomia di quattro o cinque ore. La Torre mi notiziò di queste ricerche in atto, chiamandomi a casa. L'operatore in Torre mi disse "maresciallo ci sono degli elicotteri della vigilanza che stanno facendo delle ricerche". Immediatamente provvidi per l'agganciamento del rimorchio con il cherosene e per il trasferimento dello stesso sulla pista. Quando mi ha chiamato Inzolia, dopo che io avevo provveduto al trasporto del cherosene sulla pista, io gli ho detto che già stavano facendo delle ricerche. Devo specificare che la telefonata di Inzolia è avvenuta poco dopo le 10 di sera. Io prima della chiamata a Martina Franca di mezzanotte, ho chiamato Bari o Gioia del Colle per chiedere se c'era il cessato allarme. Per gli allarmi e i cessati allarmi mi mettevo in contatto solo con Bari o con Gioia del Colle. L'autobotte sulla pista io l'ho messa intorno alle 10 di sera e l'ho ritirata dopo mezzanotte, quando ho ricevuto il cessato allarme da Bari o da Gioia. Devo dire che le telefonate quella sera sono state due. La prima verso le 9 o poco dopo le 9, comunque prima del trasporto dell'autobotte sulla pista. In questa telefonata Inzolia mi ha chiesto notizie; mi ha chiesto notizie molto generiche; mi ha detto "sai qualche cosa su un velivolo disperso?" o qualcosa simile. Io ho detto che erano in corso ricerche. Non gli ho detto nient'altro. Inzolia non mi ha chiesto nient'altro. La seconda telefonata gliel'ho fatta io dopo mezzanotte. Quella sera io sono stato in grande attività, proprio per la situazione di allarme. La Torre di controllo mi diede l'allarme, dicendo "siamo in allarme, perché stiamo cercando un velivolo nella zona". Quelli della Torre mi dissero che gli elicotteri in ricerca erano due o tre. Non mi dissero, almeno ora non lo ricordo, da dove venissero gli elicotteri. All'epoca il SAR era a Ciampino e a Brindisi. C'era molta agitazione; io non riuscivo a sapere se gli elicotteri che dovevano atterrare erano due o tre. Avevamo due tipi di carburante; che venivano portati da Bari. C'erano due autobotti: una di cherosene, l'altra di benzina. Quando erano vuote o semivuote le autobotti venivano trascinate da un trattore; quando erano piene da un camion, il 632, che io avevo zavorrato con i "grenly" americani. I "grenly" sono delle tavole metalliche con fori. Ogni "grenly" pesa sui trenta chili. La Torre ci aveva detto di preparare l'autobotte con il cherosene. All'epoca c'erano degli elicotteri che andavano a benzina. Io avevo fatto una richiesta per depositi interrati, ma i superiori comandi non hanno mai provveduto. Devo precisare, ora che ricordo meglio, che i carburanti venivano da Taranto e non da Bari. I rimorchi - che erano come ho detto due, uno grande per il cherosene e uno piccolo per la benzina - venivano parcheggiati sul piazzale dell'autoparco".

A questo punto spontaneamente dichiara "Io mi sono chiesto perché Inzolia mi ha fatto quella telefonata. Ho pensato che volesse incastrarmi per qualche mancanza sul soccorso. Ho pensato a tante cose". Così continua sulle vicende di quella sera "durante queste due ore disposi l'illuminazione sia della pista che del sentiero di avvicinamento; disposi anche l'illuminazione della pista cioè del piazzale degli elicotteri. Per questa illuminazione rimase anche il tecnico dei gruppi elettrogeni e cioè il sergente Ruggiero. Eravamo perciò io, l'aviere, Ruggiero, il sottufficiale in Torre. C'era anche il sergente Di Francesco, che era il sottufficiale addetto all'antincendio. Quello in Torre è più probabile che fosse Vaccaro. Dico questo perché Vaccaro era la persona che era più disponibile degli altri. Era disponibile anche perché aveva l'abitazione a S.Giovanni in Fiore e qualche volta restava anche a dormire presso gli alloggi dell'aeroporto".

Ricorda quindi particolari dei fatti del giorno in cui fu rinvenuto il MiG23 e delle varie visite compiute da delegazioni americane, libiche e inglesi ai resti del MiG. Ma qui appare opportuno completare il discorso sui rapporti con Inzolia, riportando integralmente le dichiarazioni del teste: "Non sono in contatto con Inzolia da molto tempo. Gli ho mandato gli auguri per Natale, ma non mi ha risposto. Di recente gli ho telefonato; è successo tra il 25 e il 31 dicembre. Ho parlato con il centralino, ma il centralinista mi disse che era fuori. Ho chiamato anche un'altra volta, ma mi è stato risposto allo stesso modo. Questo è successo dopo che mi era arrivata la citazione della S.V. Non appena ho ricevuto la citazione, ho chiamato due volte. In entrambe le occasioni mi hanno risposto che era fuori. Facevo un numero che risultava da un biglietto da visita. Era la caserma dei Carabinieri dove presta servizio. Ho solo quel numero. Si tratta del Gruppo di Palermo. L'ho chiamato per dirgli che era arrivata la citazione. Volevo sapere come avrei dovuto comportarmi. Volevo un consiglio da lui; volevo sapere cosa avrei dovuto dire alla S.V. Anche in questa occasione Inzolia non mi ha risposto ... . L'altra volta che fui convocato dalla S.V. chiamai Inzolia dopo essere stato interrogato. Inzolia volle sapere cosa la S.V. mi aveva chiesto. Io gli riferii che avevo detto di averlo trovato a Caccuri con altri Carabinieri. Ho saputo dai sottufficiali del Circolo di Siracusa - lo frequento ogni tanto - che era stato convocato anche Inzolia, e con lui il colonnello Ruspoli e il colonnello Pata dell'AM. Io, quando l'ho chiamato dopo essere stato sentito dalla S.V. l'altra volta, gli dissi che ero stato interrogato anche sulla telefonata che io avevo fatto per suo conto a Martina Franca. Egli disse che questo era compito dei Carabinieri. Io non replicai; egli mi ringraziò e ci salutammo. Devo dire che aggiunse anche che si trattava di cose riservate e che non bisognava parlarne. Mi disse "è meglio non parlarne!". Il tono, di quando gli riferivo delle domande sulla telefonata a Martina Franca, era un po' "incazzato" (v. esame Malfa Sebastiano, GI 31.01.94).

L'indomani il teste aggiunge altri particolari anch'essi degni di essere riportati integralmente "Confermo che la sera del 27 giugno 80 dopo aver ricevuto da un operatore della Torre - non sono sicuro se era il sergente Quaranta o il sergente Vaccaro - la notizia che erano in atto delle ricerche di un velivolo civile disperso, e che vi era la possibilità che degli elicotteri che erano in volo per le ricerche potessero aver bisogno di effettuare rifornimento presso l'aeroporto di Crotone, iniziai ad allertare il personale che era in servizio. Non ricordo il nome dell'operatore in Torre, ma ricordo con certezza che vi era ai gruppi elettrogeni il sergente Ruggiero, al servizio antincendi il sergente Di Francesco; ricordo infatti che costui era sul piazzale in quanto aveva trasportato due estintori su di un carrello; infine vi eravamo io ed un aviere, dopo aver trainato sul piazzale l'autobotte contenente il cherosene per il rifornimento degli elicotteri. Preciso che il tipo di carburante da predisporre per l'esigenza mi fu comunicato dall'operatore della Torre. Insieme all'aviere rimasi dalle ore 22, ora in cui trainai il carburante sul piazzale, sino alle ore 24 ora in cui mi recai in Torre per mettermi in contatto dapprima, non ricordo con precisione, se con Bari o con Gioia del Colle, ma più probabilmente con Gioia del Colle, per chiedere eventuali aggiornamenti sullo stato di allarme e mi fu risposto che potevo cessare l'allarme. Successivamente telefonai a Martina Franca per avere ulteriori notizie sulle ricerche. In detta telefonata l'interlocutore di cui non ricordo il nome, mi chiese a chi interessavano le notizie ed io gli dissi che mi erano state chieste dal capitano dei Carabinieri di Crotone Inzolia. L'interlocutore mi rispose che erano in atto le ricerche. Dopodiché scesi in pista e unitamente all'aviere rimisi a posto il rimorchio contenente il carburante e subito dopo insieme agli altri operatori andammo a casa. Vorrei precisare che non ricordo bene il nominativo dell'operatore in Torre, ma sono quasi sicuro che sino ad una determinata ora, che potrebbe essere verso le 20, vi era il sergente Quaranta; successivamente gli diede il cambio il sergente Vaccaro. Non ricordo la presenza di nessun altro personale oltre a quello summenzionato. Per quanto riguarda le telefonate intercorse con il capitano Inzolia, ricordo con certezza che furono due, la prima verso le ore 21 o poco dopo; telefonata che ricevetti nella mia abitazione. Ricordo che il capitano Inzolia mi chiese notizie relative ad un velivolo civile che era stato dato per disperso ed io risposi che stavano effettuando delle ricerche e che non sapeva altro; il capitano Inzolia mi ringraziò e lì terminò la conversazione. Nella seconda telefonata sono stato io a telefonare al capitano Inzolia per comunicargli che non vi erano altre notizie, ma che erano in corso ancora le ricerche; questo avvenne poco dopo le 24, o meglio dopo che mi fu comunicato il cessato allarme. Una terza telefonata mi fu fatta dal capitano Inzolia il giorno successivo verso le ore 9; ricordo che stavo leggendo il giornale; ricordo infatti che stavo leggendo la pagina relativa alla notizia del disastro aviatorio avvenuto nei cieli di Ustica. Anche in questa telefonata il capitano Inzolia mi chiese se avevo novità relative alle ricerche ed io risposi che non ero a conoscenza di nessuna novità. Dopo la telefonata, presi la bicicletta e mi recai in Torre e mi misi in contatto con Martina Franca per chiedere novità sulle ricerche. L'interlocutore di cui non ricordo il nome mi chiese a chi interessavano queste notizie ed io gli dissi che mi erano state chieste dal capitano Inzolia. A questo punto senza darmi risposta l'altro interlocutore chiuse il telefono. Successivamente mi recai in ufficio e ritelefonai al capitano Inzolia e gli dissi che non vi erano novità e che vi erano ancora in atto le ricerche. Dopo quest'ultima telefonata non ho più avuto modo di commentare l'episodio con il capitano Inzolia nè ho ricevuto altre telefonate dal capitano. Mi sono sempre chiesto il motivo dell'interessamento al disastro di Ustica da parte del capitano Inzolia; mi sembrò strano l'interessamento del capitano in quanto era fuori dalla sua giurisdizione, ma attesi i buoni rapporti con l'Inzolia - per vicende legate a piccoli furtarelli avvenuti all'interno dell'aeroporto tra avieri per cui egli si era sempre interessato sino al punto che ogni tanto di notte inviava una sua pattuglia all'interno dell'aeroporto - reputai opportuno informarlo sui cennati fatti. Vorrei precisare che per quanto riguarda gli elicotteri, mi fu comunicato dall'operatore di Torre che erano in volo per le ricerche, ma non mi fu detto da dove erano decollati o a quale Ente appartenessero. Ricordo con precisione che la sera del 27 giugno 80 il capitano Inzolia non venne presso l'aeroporto di persona, ma si limitò solo alle telefonate che ho accennato. Non venne in aeroporto nemmeno nei giorni successivi. Per quanto di mia conoscenza, la sera del 27 giugno 80 ci fu l'allarme per le sole ricerche del velivolo civile DC9. Vorrei aggiungere che questo episodio vale a dire le telefonate intercorse con il capitano Inzolia, non sono state mai commentate successivamente da me con il capitano Inzolia. Ricordo solo che quando fui citato la prima volta da questo Tribunale, dopo che la S.V. mi interrogò, quando rientrai a Siracusa nella mia abitazione telefonai al capitano Inzolia per notiziarlo della citazione ed egli mi chiese cosa mi era stato chiesto; io gli dissi di aver riferito che quando mi ero recato sul posto dove era precipitato il velivolo libico avevo trovato lui con una decina di Carabinieri. A questo punto il capitano Inzolia mi disse in modo alterato che era compito dei Carabinieri informarsi sul fatto e comunque mi invitò a non parlare di queste cose che erano cose riservate, e quindi era meglio non parlarne troppo. Da allora non ho avuto più colloqui con il capitano Inzolia" (v. esame Malfa Sebastiano, GI 01.02.94).

Anche questo personaggio, come tanti altri in questo processo, rende dichiarazioni tormentate, a volte confuse, ma in definitiva, quando la memoria si riafferma con lucidità, utilissime alla ricostruzione dei fatti. A seguito di molteplici contestazioni, rammenta il suo rapporto con il capitano Inzolia quella notte del 27 e da questa esatta collocazione di dati riaffiorano tutte le attività di quella stessa notte. La riapertura della Torre, l'illuminazione della pista, l'avvicinamento del cherosene. Quella sera ci fu allarme, allarme perché si stava "cercando un velivolo nella zona". Questo allarme, che altro non è che quello di cui parla pure Quaranta - giacchè Malfa ricorda di essere stato avvisato proprio da costui o da altro della Torre - è quello di certo che mette in movimento anche Inzolia. Ed è un allarme che sicuramente non riguarda direttamente il DC9 la cui rotta era in tutt'altra area, ma che potrebbe essere ad esso collegata come indica la richiesta di Inzolia. Allarme che dà origine alla battuta di Malfa nei confronti di Quaranta e che quindi riporta i ricordi di quest'ultimo al 27 piuttosto che ad altri giorni.

E il collegamento fatto da Inzolia deve essere a tal punto preoccupante, che egli ingiunge a Malfa, che gli riferisce dell'atto compiuto dinanzi a questo Ufficio, di non parlare "di queste cose", che erano e restavano riservate. Da sottolineare al proposito che Malfa dopo il primo esame immediatamente riferisce al capitano Inzolia, e in seguito il maresciallo quando viene convocato, tenta più volte di mettersi immediatamente in contatto con quell'ufficiale.

Citato nuovamente a distanza di pochi giorni il teste fornisce ulteriori dettagli, anch'essi meritevoli di essere riportati testualmente. "La sera di cui ho parlato io ricevetti dapprima una telefonata dalla Torre, con la quale mi si avvisava che erano in preallarme per la ricerca di un aereo. Questa telefonata mi fu fatta o da Quaranta o da un altro. Quest'altro potrebbe essere stato Vaccaro. Fu comunque quello che diede il cambio a Quaranta. Io credo che sia stato Vaccai per i motivi che ho detto l'altra volta. Perché era il più disponibile, fu l'unico del personale di Torre che non passò civile, e rimase militare; ricordo che gli potevo dire "resta un'ora, resta due ore", e lui restava senza fare storie - gli altri invece smontavano subito dopo la fine dell'orario - e perché anche abitando lui a S.Giovanni in Fiore, qualche volta restava a dormire, usando la brandina che stava su in Torre. Questa telefonata arrivò più o meno verso le nove e un quarto, nove e mezza. Dopo circa mezz'ora arrivò la telefonata dal capitano Inzolia. Mi disse "cos'è successo?"; io gli risposi "stiamo in preallarme. Stiamo cercando un aereo"; egli rispose "va bene" e attaccò il telefono. Tutte e due le telefonate pervennero a casa mia. Il capitano, non mi disse da dove chiamava. In quel tempo mi sembra che Inzolia vivesse in caserma. Io subito dopo la prima telefonata, ho preso l'autobotte e il rimorchio e ho portato il carburante vicino alla pista. Quando ho fatto questa operazione era già arrivata la telefonata del capitano Inzolia. In effetti questa telefonata è arrivata poco dopo la telefonata della Torre, sicuramente verso le nove e mezza. Accesi anche le luci della pista, anzi diedi disposizioni per questa operazione, giacchè non sapevo farla da solo. Mi aiutò il sergente Ruggiero gruppista. Accendemmo le luci per aiutare gli elicotteri del soccorso. Era stato quello della Torre a dirmi "probabilmente verranno qui a fare rifornimento", non mi disse di quale gruppo erano. Il cessato allarme da Martina Franca arrivò tra le undici e mezza e mezzanotte. Io diedi disposizioni per lo spegnimento delle luci e riportai con l'aiuto di un aviere - come avevo fatto prima - il rimorchio botte all'autoparco. Subito dopo ritornai in casa. Vaccai mi sembra che fosse proprio lui quella sera, rimase a dormire in Torre. Ho fatto una telefonata anche a Martina Franca intorno a mezzanotte. Questa telefonata l'ho fatta per tranquillizzare il personale. Come personale eravamo io, Vaccai in Torre, Ruggiero, l'aviere e Di Francesco, che si occupò di portare l'estintore sulla pista. Di Francesco abitava in campo e lo chiamai io perché c'era l'allarme. Ruggiero era sposato e viveva ad Isola Capo Rizzuto. Quella sera era di servizio. Non ricordo il nome dell'aviere. L'aviere faceva parte dell'autoreparto. A quel tempo gli avieri in servizio all'autoreparto erano sei o sette. Gli avieri autisti dormivano all'autoreparto in una grande stanza. Gli avieri generici dormivano a circa duecento metri di distanza nella camerata. Intorno alla mezzanotte è arrivata la seconda telefonata di Inzolia. Mi ha chiesto come stavano andando le cose ed io gli ho comunicato che era stato dato il cessato allarme. Egli ha detto "va bene, va bene" e mi ha congedato. Prima di andare a casa ho messo il personale in libertà. Gli atterraggi e decolli erano sicuramente registrati. Queste registrazioni avvenivano in Torre. Io non ci mettevo mano. I registri restavano in Torre. Io non mi ricordo se li vidimavo o li controfirmavo. Quelli della Torre avevano un capo e facevano tutto in Torre. Il loro comandante era Di Filippo, romano o almeno con dialetto romanesco.(v. esame Malfa Sebastiano, GI,16.02.94).

3. Le ulteriori dichiarazioni di Quaranta.

Citato nuovamente in quello stesso torno di tempo anche Quaranta, costui confermava quanto già dichiarato e specificava altri particolari di rilievo. Precisava di aver lasciato la Torre qualche tempo dopo le 21.00 locali, mezz'ora tre quarti d'ora dopo. Aveva raggiunto il bar quello dell'aerostazione civile, gestito da Chisari Salvatore - non quello, che è però uno spaccio, sito nella parte militare dell'aeroporto - e lì ha incontrato Malfa. Dopo il breve scambio di battute con costui, già descritto, aveva preso la sua macchina ed era ritornato a casa, a Isola Capo Rizzuto. Come sempre aveva chiuso la porta d'accesso alla parte alta della Torre, porta in parte metallica ed in parte a doppio vetro antisfondamento ed antiproiettile, e come sempre aveva lasciato la chiave nella serratura, cioè non la portò al TLC. La chiusura era avvenuta alle 21, perché in quel periodo quello era l'orario di chiusura indipendentemente dalla stagione. Secondo il suo parere per la riapertura dell'aeroporto era necessaria la presenza di una persona in Torre e dei pompieri; si poteva prescindere dai gruppisti, poiché i velivoli restavano sempre con motore acceso. Quanto al carburante esso era conservato in autobotti parcheggiate a fianco dell'autoparco, sito nel settore civile. Il carburante di cui si disponeva era il GP4 e il GPL a 100 ottani, oltre ovviamente la benzina per gli autoveicoli. In caso di rifornimento queste autobotti venivano portate sul raccordo in prossimità della pista.

Conferma poi i nominativi già emersi degli addetti alla Torre. Tra gli altri quello di Vaccai, che abitava a S.Giovanni in Fiore e restava a dormire in Torre - ove c'era una poltrona letto - quando doveva fare il turno pomeriggio-mattina. I comandi per l'accensione delle luci in aeroporto erano siti in Torre, in un apparato collocato a fianco del "bancone". Mediante esso si accendevano sia le luci della pista che quelle del raccordo. Nel termine luci pista, precisa, erano ricomprese quelle del sentiero di avvicinamento. Non c'erano invece luci sul piazzale elicotteri e di notte questi mezzi provvedevano alla illuminazione con i propri fari ed erano aiutati per l'atterraggio dalla Torre. L'elicottero, aggiunge, se è in emergenza non ha bisogno della riapertura dell'aeroporto, perché vola a vista e può, come detto, illuminare con i propri fari la zona di atterraggio.

Conferma quindi le dichiarazioni sulle chiamate dell'ACC di Brindisi. Queste telefonate pervennero su telefono punto a punto e furono registrate sia presso l'aeroporto che presso l'ACC. Pervennero - e qui dà una nuova precisazione sulla data - tra la fine di giugno e i primi di luglio 80. Nella prima telefonata Brindisi voleva sapere se su Crotone vi era traffico. A questa telefonata fu data risposta negativa. Dopo circa dieci minuti - un quarto d'ora la seconda telefonata, con la quale "chiesero se confermavo che non v'era traffico su Crotone". Anche a questa telefonata dette risposta negativa. "La prima era a titolo informativo; la seconda aveva un carattere più ufficiale; chiedevano cioè una risposta precisa, positiva o negativa". Traffico su Crotone significava traffico locale, cioè nell'area di CTR o di Controllo Terminale Regionale ovvero un'area di cinque miglia di raggio con centro Crotone - pista dell'aeroporto. A distanza di altri dieci-quindici minuti pervenne una terza telefonata, con la quale si comunicava che la Difesa Aerea di Martina Franca aveva perso una traccia e pertanto si chiedeva di informarsi se "nella zona della Sila Presila era successo qualcosa di anomalo".

Contestatogli che nelle precedenti dichiarazioni egli aveva riferito che le telefonate erano state sei, precisa che le telefonate furono tre, quelle provenienti dall'ACC di Brindisi, come meglio si intende dal prosieguo delle risposte. "Certo poi ci sono state le altre telefonate sempre inerenti all'oggetto, e per questa ragione ho detto che furono cinque o sei, certo in totale furono cinque o sei riguardanti questa ricerca. Io richiamai Brindisi per sapere con maggiore precisione la zona "dove più o meno era successa questa caduta di aereo" ed essi mi risposero "la zona di S.Giovanni in Fiore". Tutte le telefonate in questione sino all'ultima, quella in cui S. Giovanni gli dà una risposta negativa, si collocano, ribadisce, tra l'imbrunire e la sera, allorché s'era fatto buio. Non ricorda chi fosse il maresciallo di Isola Capo Rizzuto, nè il nome del sottufficiale di S. Giovanni in Fiore con cui parlò. Ricorda invece il capitano Inzolia, sia la di lui figura che quella della moglie.

Contestatogli il turno di servizio relativo ai mesi di giugno e luglio 80 del personale AM addetto alle comunicazioni al S.Anna, rileva che nel mese di giugno è stato di servizio: il 27 nell'orario 14-21, il 29 nell'orario 7-14, il 30 nell'orario 14-21, mentre nel mese di luglio: il 1° nell'orario 14-21, il 3 nell'orario 7-14; il 4: 4-21, il 6: 7-14, il 7: 14-21; il 9: 7-14; il 10: 14-21; il 12: 7-14; il 13: 14-21; il 15: 7-14; il 16: 14-21, il 18: 7-14.

A seguito di tale lettura afferma che l'episodio della telefonata dell'ACC di Brindisi e delle conseguenti ricerche presso i Carabinieri di S.Giovanni, si colloca al giorno precedente quello in cui fu scoperto il MiG libico. Invitato a meglio ricordare corregge l'indicativo con il condizionale: "questo fatto dovrebbe collocarsi il giorno prima della scoperta del MiG".

Contestatogli che questo fatto si verificò il 18 luglio 80, e che egli aveva dichiarato che le telefonate con Brindisi erano avvenute tra fine giugno e i primi di luglio dichiara: "il fatto potrebbe collocarsi oltre la prima settimana di luglio, e cioè nella seconda settimana, forse tra il 9 e il 13 di luglio."

Contestatogli che se le telefonate con Brindisi avvennero a ridosso immediato del giorno della scoperta del MiG, esse dovrebbero collocarsi al 17 di luglio, dichiara di ricordare bene che l'indomani mattina vi era stato "immediatamente un grosso traffico di Carabinieri da e per l'aeroporto. Questo affollamento cominciò verso le 9 di mattina. Venne anche il capitano Inzolia. Il maresciallo Malfa si dava molto da fare. Io notavo tutto questo dalla mia postazione in Torre. Il giorno successivo cominciarono ad arrivare i VAM da Gioia".

Contestatogli che secondo il documento esibitogli, e cioè il turno dei servizi in Torre a giugno e luglio di quell'anno, egli il 17 di luglio non era stato in servizio, mentre il 18 lo era stato ma nel turno tra le 14 e le 21, non sa spiegarsi queste "incongruenze". Si dichiara però pronto a giurare e confrontarsi con chiunque che il movimento dei carabinieri cominciò intorno alle 9 del mattino.

Contestatogli che la notizia del MiG era pervenuta alle Autorità tra le 11 e le 12 del mattino, non sa spiegarsi queste "divergenze", ma si dichiara certo di quello che ha dichiarato, in particolare che il giorno successivo alle telefonate di Brindisi vi era stato un gran movimento di Carabinieri al S.Anna sin dalle nove circa del mattino (v. esame Quaranta Marcello, GI 08.02.94).

Le dichiarazioni di Quaranta rivestono notevole importanza e nonostante un iniziale percorso tormentato, se ben lette, sono più che chiare.

Quaranta è stato in servizio sia il pomeriggio, dalle 14.00 alle 21.00 del 27 giugno, che la mattina fino alle 14.00 del 18 luglio, come chiaramente risulta dai turni di quel periodo. Quel 27 a partire dal tardo pomeriggio sino a quando non ha cessato il turno ha ricevuto e fatto, stando in Torre, più telefonate, con l'ACC di Brindisi, i Carabinieri di Crotone e S:Giovanni, una donna qualificatasi giornalista dell'ANSA. A volte si confonde, come quando parla del numero delle chiamate dell'ACC, comprendendoci sicuramente anche le altre, o come quando scambia la stazione CC. di Isola Capo Rizzuto con la compagnia di Crotone. Ma poi via via precisa ed inquadra più esattamente i ricordi. Questo modo di procedere è indice della genuinità delle sue dichiarazioni. Non è un soggetto che si è preparato, vuole ausiliare l'inchiesta e progressivamente scava nella sua memoria.

Le telefonate dell'ACC di Brindisi, che aveva nella sua competenza la zona di Crotone, mirano - in una sequenza logica, ben precisa - in primo luogo a conoscere il traffico su Crotone. Quindi, allorché egli dopo aver dato risposta negativa su traffico in approccio a Crotone, aveva chiesto su quale zona dovesse concentrarsi, gli viene detto che l'area d'interesse è quella di S.Giovanni in Fiore, la Sila e Pre-Sila. Ed è in questa telefonata che viene detto anche, dall'ACC, che in quell'area si era persa una traccia. Queste notizie l'ACC le aveva ricevute dalla Difesa Aerea di Martina Franca. E certamente questo ROC/SOC, questo lo si deve dedurre, le aveva a sua volta recepite da uno o più Centri Radar nella sua competenza, primo tra tutti Otranto che aveva diretta "visone" su quella parte della Calabria.

Tra le telefonate dell'ACC quelle con i Carabinieri. Quaranta, che è persona esperta di questioni aeronautiche, "traduce" per i Carabinieri la richiesta dell'ACC. Chiede infatti a S.Giovanni in Fiore se fosse successo qualcosa di anomalo nella zona di sua competenza, se fosse cioè stato avvistato un aereo a bassa quota o se fosse addirittura caduto un aereo. Che si trattasse della ricerca di un aereo egli lo comunica anche a Crotone. S.Giovanni in Fiore, dopo qualche tempo di ricerca, dà risposta negativa.

Se questi fatti si collocano al 27 di giugno - e con ogni probabilità devono collocarsi in quella data sia perché quel giorno egli prestò servizio di pomeriggio-sera fin quasi alle 22.00, sia perché egli li colloca tra fine mese e primi di luglio, sia perché fatti del genere - oltre ci saranno altre prove in tal senso - non possono avvenire tutti i giorni - può spiegarsi anche l'interessamento altrimenti inspiegabile di Inzolia. Perché Inzolia è l'ufficiale di Crotone che parla con Quaranta e da costui riceve notizia della richiesta di Brindisi. Inzolia è anche colui che può seguire, attraverso la rete dell'Arma, l'evoluzione e gli esiti delle ricerche di S.Giovanni in Fiore. E quel movimento dell'indomani di CC. all'aeroporto, ben può essere dipeso dai fatti della sera precedente - ricerca di informazioni presso organi AM, approfondimenti, punto della situazione; dopotutto era scomparso un aereo - e quindi collocarsi al 28.

E in effetti le telefonate dell'ACC di Brindisi e le conseguenti attività con i Carabinieri di Crotone e S.Giovanni non possono porsi nel pomeriggio - sera del 17 luglio, perché egli in quel turno non era in servizio. I suoi ricordi qui si confondono - e qui sta anche il valore della sua testimonianza - e quando gli si contestano dati di fatto precisi egli tende a retrodatare gli eventi. Ma certo secondo la prima versione e le sue conseguenze logiche, la ricostruzione già fatta appare la più chiara e precisa. E ben s'attaglia anche alle dichiarazioni di Malfa.

Le dichiarazioni di Quaranta unitamente a quelle di Malfa, con le quali combaciano, consentono di delineare un quadro preciso di quello che avviene a Crotone, e di dare un'interpretazione ai movimenti di Inzolia.

4. Le testimonianze dei giornalisti dell'ANSA.

Al fine di verificare la circostanza della telefonata ANSA che menziona il Quaranta, sono stati identificati ed escussi più giornalisti di quell'agenzia di stampa. In primo luogo le giornaliste che prestavano lavoro con turni serali presso la sede di Roma, alla cronaca, all'epoca solo due: Curzi Candida e Di Giovacchino Maria Rita.

La prima ricorda di aver fatto numerose telefonate sull'evento, ma non ricorda di averne fatte in Calabria; precisando però che ciò non escludeva che vi fossero state chiamate di tal genere, anzi stimando possibile telefonate ad enti AM ed aggiungendo di ricordare d'aver sentito più volte menzionare proprio l'aeroporto di Crotone (v. esame Curzi Candida, GI 07.02.94).

La seconda non ricorda se quella sera fosse di servizio, ma aggiunge nella sua deposizione considerazioni di interesse. Se la telefonata è effettivamente partita dall'ANSA, potrebbe essersi trattato di un controllo a tappeto su tutti gli aeroporti del Sud. In caso contrario "...non escluderei che potesse trattarsi di un altro tipo di controllo effettuato da addetti ai lavori e comunque da altri ambienti, che possano aver preferito l'anonimato, spacciandosi per giornalisti. Una telefonata del genere alla luce di quanto è accaduto, sarebbe stata oggetto di riflessione tra i colleghi della redazione e probabilmente me ne sarei ricordata". (v. esame Di Giovacchino Maria Rita, GI 11.02.94).

Gli altri giornalisti, il capo della redazione Roma-Lazio Annibale Paloscia - che peraltro ricorda di aver letto su un quotidiano nazionale un articolo in cui si riportava di un MiG libico pilotato da un dissidente atterrato in una base presso Catania (v. esame Paloscia Annibale, 14.02.94) - la responsabile dell'ANSA per la Puglia Clara Zagaria, all'epoca borsista FIEG-FNSI, in servizio presso la sede di Bari, e il redattore scientifico della sede di Roma, Goffredo Silvestri.

La Zagaria esclude di aver fatto la telefonata in oggetto, chè altrimenti lo avrebbe ricordato (v. esame, Zagaria Clara, 04.05.94).

Silvestri non ricorda se tra le tante telefonate compiute possa aver chiamato anche Crotone, ma non lo esclude (v. esame Silvestri Goffredo, 06.05.94).

5. La documentazione dell'aeroporto e le dichiarazioni di Sfondrini.

Durante queste nuove deposizioni si procede anche a nuove ricerche di documenti presso siti di Calabria, - ed in particolare presso l'aeroporto di Crotone - già infruttuosamente richiesti con decreti di esibizione, procedendo per alcuni in particolare con decreti di perquisizione e sequestro.

I provvedimenti davano esito positivo proprio presso il settore civile dell'aeroporto di Crotone, quello militare dello stesso aeroporto e il distaccamento e il teleposto di Monte Scuro. (v. relate di esecuzione 16-17.02.94 e 15.02.94).

Di particolare interesse le vicende dei decreti su Crotone. Questo ufficio aveva decretato una prima volta il 7 febbraio 87 acquisizione dei piani di volo e relative strips e messaggi dei voli compiuti da velivoli militari dell'AM in data 24 luglio 80 presso l'aeroporto di Crotone - al fine di identificare l'ufficiale, forse medico dell'AM che quel giorno aveva raggiunto, proprio con velivolo militare il comune calabrese - e dava delega per l'esecuzione al comandante del Nucleo di PG dei Carabinieri di Roma, colonnello Galatà Giuseppe.

Sfondrini Giuseppe - in servizio presso l'Aeroporto di Crotone - sia all'epoca dei fatti come sottufficiale in Torre con Quaranta - che a quella dell'esecuzione come responsabile dell'Assistenza al volo, cui era stato notificato il decreto, dopo la consegna dei piani di volo di sei velivoli militari di quel 24.07.80, strips e messaggi, aveva precisato a verbale che la documentazione consegnata era l'unica esistente presso l'aeroporto. Pure specificando il decreto che i documenti dovevano essere acquisiti presso l'aeroporto militare di Crotone, l'acquisizione veniva eseguita soltanto presso l'aeroporto civile senza traccia di attività degli operatori di PG presso il distaccamento militare dell'aeroporto.

Una seconda volta questo ufficio il 2 agosto 91 aveva decretato l'acquisizione di tutta la documentazione concernente l'attività della Torre di controllo dello stesso aeroporto, delegando per l'esecuzione i Carabinieri del Reparto Operativo di Roma con facoltà di subdelega. L'indomani i Carabinieri di Isola Capo Rizzuto si erano recati sul posto ed avevano notificato il provvedimento al già detto Sfondrini. Costui dopo aver precisato che la documentazione era già stata consegnata ad ufficiali di PG di Roma in data 13 febbraio 87, in esecuzione del precedente provvedimento, dichiarava "di non essere in possesso di qualsiasi altro tipo di documentazione come da decreto che mi notificate", dichiarazioni che venivano ribadite due giorni dopo nuovamente a verbale (v. relate di notifica 03 e 05.08.91).

Quello stesso giorno, cioè il 3 agosto 91, gli stessi ufficiali di PG, i Carabinieri di Isola Capo Rizzuto, avevano notificato lo stesso decreto a Riillo Francesco, capo addetto al Traffico Aereo, e questi aveva riferito che il registro del movimento del traffico aereo dell'80 era stato ritirato in data 31 dicembre di quello stesso anno, dalla Circoscrizione aeroportuale di Reggio Calabria da cui dipendeva l'aeroporto di Crotone. Il 5 agosto successivo ufficiali di PG di Reggio Calabria avevano acquisito presso tale Circoscrizione il registro in questione. Anche in questa occasione gli operatori di PG non eseguirono alcuna notifica presso il distaccamento dell'AM. Il registro acquisito si presenta in condizioni pietose. Mal ridotto nella rilegatura e nella tenuta dei fogli. Una etichetta con la scritta "voli minori non registrati" ed una seconda sottostante con la scritta "aeroporto di Crotone dal 2 febbraio 63 al 9 dicembre 80". Il modello è il 2015 cat. AM non datato nè sottoscritto nella prima pagina. Il registro è quello del "movimento giornaliero" su cui per regola e prassi - come s'è visto in altri analoghi - devono essere iscritti tutti i movimenti, minori e non, civili e militari. E in effetti nei primi tempi, in cui la tenuta appare non del tutto disordinata, vi compaiono anche voli di linea. Vi è poi una parte dedicata ai voli minori; che dura fino al 66. Quindi una parte dedicata ai voli minori locali, anch'essa fino al 66.

Infine una parte dedicata ai voli interaeroportuali per il 1980. Qui appaiono registrati in arrivo nel mese di giugno quattro voli, uno dell'ALI, due dell'ALI - Genova, uno della Elitos; nel mese di luglio sette, tre della Elitos, uno dell'ALI - Genova, uno dell'Air King, due della Parmalat. Come partenze nel mese di giugno solo tre voli, uno dell'ALI e due dell'ALI - Genova; e nel mese di luglio otto voli, quattro dell'Elitos, uno dell'ALI - Genova, uno dell'Air King, due della Parmalat. Il mese di luglio negli arrivi iniziato una volta e poi cancellato; lo stesso mese nelle partenze iniziato due volte e poi cancellato. Un registro in conclusione la cui tenuta ed iscrizioni, appaiono quasi del tutto inaffidabili.

L'11 novembre 93 questo Ufficio emetteva un decreto di sequestro dei piani di volo, dei registri decolli ed atterraggi e di ogni altra documentazione relativa all'aeroporto in questione, delegando ufficiali di PG della DCPP con facoltà di subdelega. In questa occasione operò il Commissariato di Crotone che seguendo i precedenti notificò il provvedimento sempre e soltanto al detto Sfondrini. Costui in quella sede dichiarava, dopo aver premesso che la documentazione era già stata consegnata nell'87, che non esisteva alcun documento di piani di volo, di registri decolli ed atterraggi ed altri atti concernenti l'80. Citato per l'8 febbraio successivo al Tribunale di Cosenza, si presentò in quella data e consegnò le strips di volo dell'80, dichiarando di averle trovate in una sorta di sgabuzzino situato negli uffici di Assistenza al volo dell'aeroporto (v. s.i.t. rese l'8.02.94). Le strips venivano in quella stessa occasione sottoposte a sequestro (v. decreto sequestro emesso a Cosenza in data 08.02.94).

A seguito di questo sequestro gli stessi operatori di PG della DCPP raggiunsero l'indomani gli uffici dello Sfondrini presso l'aeroporto di Crotone e da costui ricevettero in consegna altro materiale concernente il periodo giugno - luglio 80 (rapporto DCPP, 12.02.93). Anche questa volta la ricerca non fu estesa al distaccamento militare.

Quest'Ufficio emise quindi in data 16 febbraio 94 due specifici decreti di perquisizione e sequestro diretti alla sede militare, per la ricerca del registro arrivi e partenze dell'80, e di tutta la restante documentazione dello stesso anno. L'esecuzione del primo provvedimento dette esito negativo; quella del secondo portò al sequestro di varia documentazione tra cui la statistica del movimento velivoli relativa tra l'altro ai mesi di giugno e luglio 80 (v. verbali di perquisizione in data 16.02.94).

Questa è la storia di un'ordinaria acquisizione di documenti in questa inchiesta.

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