La riapertura delle indagini era stata disposta dopo un esposto di un’associazione antimafia in cui si ipotizzava che Marcucci, ex colonnello dell’Aeronautica militare, fosse stato ucciso perché in possesso di notizie riguardanti la strage di Ustica, frutto di indagini personali. In particolare, secondo quanto riferito da un suo ex collega, Marcucci aveva raccolto le confidenze di due testimoni, il generale Licio Giorgieri, ucciso dalle Brigate Rosse nell’87, ed il radarista Angelo Garfagna, morto nel ’96.
Salvo improbabili sorprese, e grazie a una rigorosa inchiesta compiuta dalla Procura di Massa, è stato escluso che l’incidente in cui morì Marcucci sia stato causato da una bomba. Conclusioni che certificano, di fatto, anche l’infondatezza di una ricostruzione molto fumosa e carente di riscontri.
Della morte di Marcucci, prima ancora degli accertamenti disposti dalla Procura di Massa, si era occupato anche il giudice Rosario Priore nell’ambito delle indagini sul caso Ustica concludendo che l’ufficiale “era a conoscenza di vicende del DC9 solo de relato”. Così come lo stesso Priore aveva già definito inattendibile (vedi capitolo dedicato ai depistaggi) il testimone che da anni accosta la tragedia di Marcucci a quella di Ustica.