Per la Corte palermitana è confermato il depistaggio e rimane accertata la responsabilità dei due dicasteri per non avere garantito la sicurezza al volo della compagnia Itavia che quella notte, mentre andava da Bologna a Palermo, precipitò nel Tirreno. L’incidente, secondo la Corte d’Appello di Palermo, è da addebitarsi ad un missile escludendosi, ancora una volta ed in conformità con altre 4 sentenze emesse nel 2017, l’ipotesi alternativa della bomba a bordo o del cedimento strutturale. La Corte ha dichiarato la prescrizione al risarcimento da ‘depistaggio’ ma ha confermato il risarcimento ‘da fatto illecito’. La decisione riguarda 7 familiari, altri 68 avevano ottenuto il risarcimento nel 2017.
“Questa sentenza – ha commentato l’avvocato Daniele Osnato, legale dei familiari delle vittime – si aggiunge alle numerose altre che, in sede civile, hanno già restituito giustizia ai parenti e verità dei fatti. Questa sentenza, tra l’altro, ha voluto ulteriormente precisare che non vi è mai stato alcun conflitto tra i giudicati penali e quelli civili. Atteso che nel processo penale non si è indagato sulla causa della caduta dell’aereo, ma piuttosto sulla penale responsabilità di taluni imputati in merito a specifici fatti di reato di natura omissiva (omessa informativa)”.
“Ancora ad oggi – ha aggiunto il legale – i ministeri dei Trasporti e della Difesa hanno ostacolato non solo le legittime aspettative di verità e giustizia ma persino le liquidazioni dei risarcimenti, disattendendo le sentenze e richiedendo di voler interamente compensare tali somme con eventuali vitalizi concessi ai figli delle vittime. Ancora ad oggi, dopo quasi 39 anni, i figli di Ustica non hanno ricevuto alcun pagamento dei risarcimenti decisi da innumerevoli Tribunali e Corti giudicanti”.
“Auspichiamo – ha concluso Osnato – che chi di dovere, dai ministri al presidente del Consiglio, si imponga per restituire dignità a chi non soltanto ha perso i propri genitori ma che ha subito per decenni gli effetti di un ignobile ed inaccettabile depistaggio e che, adesso, si vede negata la liquidazione di quanto disposto dalle sentenze emesse in nome del Popolo Italiano”.