È mancato il professor Mario Pent: credo che il Politecnico, i suoi discepoli, la città di Torino avranno tante occasioni per ricordarlo, per le sue doti di studio e di insegnamento. Ma in questo momento, quando per tante ragioni si disputa della scienza, del suo uso, del rapporto tra cittadini, sapere e potere, (penso ad esempio alle vaccinazioni), credo sia opportuno ricordare anche la sua esperienza come perito nell’Inchiesta giudiziaria sulla strage di Ustica. E lo voglio ricordare, non tanto per il suo rapporto con l’Associazione dei parenti delle vittime, ma per il grande insegnamento di passione civile e di rispetto per la scienza che ha saputo dare. Il professor Pent con altri colleghi del Politecnico, ricordo i proff. Vadacchino e Algostino, entra nella vicenda con una delibera del Senato Accademico, Rettore il professor Zich, nell’autunno del 1990, che non prevede nessun compenso, ma solo impegno assoluto per la verità. Una posizione ribadita più volte formalmente e mantenuta assolutamente nei fatti. E Mario Pent rimane sempre legato a questo ruolo di assoluto apporto scientifico, con quella scienza che si misura strenuamente sui dati. E voglio sottolineatre il quadro complessivo: si era all’interno di una collaborazione difficile, caratterizzato dalla presenza di altri periti che venivano diretti dall’esterno e che in molti casi cercavano soluzioni accomodate. In questa situazione, in questo contesto, Mario Pent ha scritto una pagina essenziale e decisiva. Della tragica notte del 1980 era rimasto solo un documento: un tracciato del volo del DC9. Anche questa “unicità” aveva un senso nell’opera di distruzione e di insabbiamento generale; si voleva rappresentare una assoluta mancanza di traffico aereo, un vuoto che non doveva lasciar spazio a nessun sospetto. E invece dallo studio approfondito e tenace di quell’unico documento, Mario Pent ha aperto il primo spiraglio verso la verità. È questo il dato che voglio sottolineare: il sapere, lo studio, la tenacia del prof. Pent hanno spalancato il varco per arrivare alla verità. Dalla lettura di quel tracciato, per i più volutamente insignificante, Pent ha rilevato e denunciato la presenza di un aereo nascosto sotto il DC9. E da questo dato le ricerche, anche se a fatica, hanno preso nuove direzioni, il cielo poco alla volta si è popolato di molte presenze e alla fine si è arrivati alle conclusioni del giudice Priore. E se oggi ripensiamo a quello che ci hanno raccontato di quella notte (il DC9 è caduto per cedimento strutturale in un cielo totalmente vuoto) e quello che oggi sappiamo, dobbiamo guardare con riconoscenza all’impegno civile e di scienziato di Mario Pent con la consapevolezza che ha scritto una pagina importante, davvero, per la Storia del nostro Paese; dobbiamo pensare a lui come ad un grande scienziato che ci ha dato un’esemplare lezione di “uso” corretto della scienza. E di questo oggi abbiamo grande bisogno. Per dimostrargli in qualche modo riconoscenza, credo che si possa realizzare un’operazione di salvaguardia della sua attività in generale; e in particolare, relativamente proprio alla documentazione come perito “per la verità” sulla strage di Ustica, il Politecnico e gli Istituti Storici di Torino penso abbiano tutte le possibilità.di realizzazione un adeguato progetto. Per ricordare un grande studioso, uomo di ricerca e di insegnamento che ha saputo mettere il suo sapere, con grande impegno civile, a disposizione della ricerca della verità in una pagina terribile della Storia del nostro Paese. (di Daria Bonfietti, fonte La Stampa)