“Comprenderà che sono tenuto a rispettare un obbligo di segretezza che mi impedisce di divulgare informazioni sulle attività operative, ad eccezione di quelle che possono essere verificate da qualunque comune mortale”. C.M. è un ex militare dell’Armée de l’air. La notte del 27 giugno 1980 prestava servizio nella Base 126 “Capitaine Preziosi” di Solenzara in Corsica. L’avevamo rintracciato prima che i magistrati della Procura della Repubblica di Roma che indagano sulla strage di Ustica ottenessero l’autorizzazione ad interrogarlo insieme a 13 colleghi, dopo una lunga contrattazione con le autorità francesi che nelle scorse settimane hanno dato il via libera alla rogatoria internazionale.
E’ la prima volta che Parigi sembra cambiare atteggiamento, mostrando di collaborare alla ricerca della verità sull’abbattimento del DC9 Itavia e la morte delle 81 persone che si trovavano a bordo. Tuttavia, le contraddizioni tra le numerose prove in possesso della magistratura italiana e le risposte francesi rimangono e sono in alcuni casi pesantissime. Il sospetto è che proprio da Solenzara si siano levati in volo i caccia che intercettarono l’intruso che nascosto nell’ombra radar del DC9 Itavia (un Mig, forse due), e che nello scontro sia stato colpito per errore l’aereo in volo da Bologna a Palermo. Tesi messa a verbale anche dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che disse di averlo saputo dall’allora capo del Sismi (il servizio segreto militare), Giovanni Santovito.
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