Bagarre infuocata stamattina durante il talk show “Brontolo” (video), condotto da Oliviero Beha su Rai Tre. Protagonista d’eccezione: il senatore del Pdl, Carlo Giovanardi, in collegamento da Bologna. Al centro della polemica le dinamiche della strage di Ustica, che, secondo Giovanardi, sarebbe avvenuta a causa di una bomba collocata nella toilette dell’aereo. “Non c’era nessun aereo in prossimità del DC9 nel momento dell’abbattimento” – afferma l’esponente del Pdl, che attribuisce le responsabilità della tragedia alla Libia – “gli Americani e i Francesi hanno risposto settanta volte alle nostre rogatorie, ci sono lettere personali di Clinton e di Giuliano Amato“. E invita i giornalisti presenti in studio a chiedere lumi proprio ad Amato, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio: “Potete chiedere a lui, che è ancora vivo, come ho fatto io. E Giuliano Amato vi risponderà che Cossiga ha sempre parlato di bombe a bordo”. Tra gaffes ed errori marchiani, Giovanardi rimedia una figura poco esaltante: confonde il Sudan col Ciad, fa risalire il disastro aereo di Lockerbie al 1992 (in realtà avvenne il 21 dicembre 1988) e attribuisce a Cossiga tesi puntualmente sbugiardate da una video-intervista curata dai giornalisti Giampiero Marrazzo e Gianluca Cerasola. Le affermazioni di Giovanardi vengono ripetutamente contestate dagli ospiti in studio: non solo dai cronisti succitati, ma anche dal giornalista Andrea Purgatori, dalla senatrice Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di Ustica e da un telespettatore che racconta di essere stato testimone di alcuni fatti avvenuti nella base operativa della Nato in Belgio. Il senatore del Pdl nega, urla, si appella accoratamente al magistrato Imposimato, presente in studio, interrompe reiteratamente al punto che Beha è costretto a far intervenire la regia e a far abbassare l’audio del suo microfono, in modo da non disturbare il dibattito. Nel finale, Giovanardi reagisce duramente e abbandona la sua postazione.
Gisella Ruccia per il Il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2012
Ma quanto è insopportabile quell’uomo, io credo che sia anche più disgustoso del suo capo.